mercoledì 13 marzo 2013

Parinetto, Luciano, Teorie dell’alienazione. Hegel, Feuerbach, Marx

A cura di Dario Borso, Milano-Rimini, ShaKe, 2012, pp. 176, euro 16, ISBN 978-88-97109-18-1 

Recensione di Silvia Baglini - 25/11/2012 

Curate da Dario Borso, con aggiornamenti e correzioni ove necessario – come ci avverte la nota alla Prefazione – alle traduzioni delle lunghe citazioni che costituiscono parte integrante del testo, vengono qui pubblicate in volume le lezioni tenute nell’a.a. 1966-67 da Luciano Parinetto, professore di filosofia morale a Milano per oltre trent’anni, allievo di Mario Dal Pra e marxista, come si suol dire, ‘eterodosso’. 
Il contesto storico nel quale il corso si svolse è significativo: tanto per l’interesse conosciuto negli anni Sessanta 

del secolo scorso dalle tematiche dell’alienazione – che in particolare nella lezione degli ‘americani’ (Marcuse, Fromm), distanti dall’ortodossia dell’Europa orientale ma in stretto contatto con la società capitalistica avanzata, trovarono nuova linfa –, quanto per la vivacità delle discussioni intorno all’opera di Marx che nuove e per certi versi sovversive interpretazioni, quali quella di Althusser e del gruppo di Lire le Capital, venivano animando. C’è poi anche una ragione ‘in negativo’ che rende la datazione del corso rilevante, in particolare per il contesto italiano: esso infatti precedette di pochi mesi la pubblicazione della traduzione italiana dei Grundrisse, quel testo in cui la nozione di alienazione riveste tanta importanza e che mostrò come, per Marx, l’originario concetto filosofico e hegeliano potesse conoscere un’applicazione e un ripensamento all’interno degli studi, ormai avanzati, sull’economia politica. È dunque tenendo presenti questi fattori, che ci si accinge a parlare del libro che Borso ha tratto dal ciclo di seminari di Luciano Parinetto. 
Anzitutto Parinetto conduce un’operazione intellettuale lucida, lodevole e la cui proficuità risulta tutt’altro che superata: egli infatti traccia, con grande chiarezza e con rigore testuale, un itinerario attraverso la prima metà dell’Ottocento che illustra lo sviluppo delle problematiche e del concetto di alienazione, in Hegel e quindi nel pensiero di due tra i suoi più grandi ‘discepoli’. Questa scelta comporta anzitutto un’opzione di storiografia filosofica: quella di collocare la riflessione sull’alienazione pienamente entro la storia dell’eredità hegeliana e di quel contesto noto come «sinistra hegeliana». Si tratta di una questione dibattuta, come è noto, non tanto forse per quel che concerne Feuerbach (del quale pure si riconoscono i debiti verso altre tradizioni di pensiero oltre l’hegelismo), quanto riguardo alla formazione di Marx: e Parinetto non può ignorare, come in effetti non fa, la discussione intorno ai rapporti tra il Marx ‘filosofo’ e il Marx ‘economista’, nonché la famosa frattura epistemologica althusseriana, con la quale egli sostanzialmente consente, indicando in quella che definisce come una ‘sparizione dell’alienazione’ il sintomo del passaggio da una prospettiva filosofico-hegeliana ad un «perfezionamento scientifico della teoria marxiana» (p. 174). 
Tuttavia occorre sottolineare che per Parinetto la riflessione filosofica sull’alienazione fin dal principio non appartiene affatto ad un ambito di speculazione teoretica avulsa da una comprensione storico-politica del reale. Questo risulta evidente dall’inizio della sua trattazione, là dove egli anzitutto indica l’ascendenza rousseauiana di tale problematica, e conduce quindi una ricerca approfondita nei testi del ‘giovane Hegel’ per ricostruire lo sviluppo del concetto negli scritti precedenti la Fenomenologia dello spirito. Ciò porta in luce l’afflato etico, ancor prima che teoretico, della riflessione hegeliana, ma soprattutto mostra l’approfondirsi della sensibilità dell’autore per le specificità storiche degli oggetti della sua indagine: se inizialmente una riflessione storica di stampo speculativo prevale, vengono altresì sempre più imponendosi considerazioni di ordine sociale e politico che collocano l’alienazione entro un ordine definito del consorzio umano. 
All’origine della problematica del potere alienato si può sentire chiara la voce della Rivoluzione francese e della necessità con cui essa si impone alla riflessione dei filosofi suoi ‘successori’. Ma anche della novità costituita dalla trasformazione in senso borghese dei rapporti economici che, seppur in un quadro politico – quello prussiano – diverso tanto da quello francese, quanto da quello dell’Inghilterra in piena rivoluzione industriale, non manca di incidere nel passaggio da un concetto di alienazione maturato in ambito teologico ad uno che investe primariamente i concreti rapporti intersoggettivi, e particolarmente la questione del lavoro: tematica che si presenta come momento chiave nella costruzione della dialettica hegeliana. Sarà l’interesse di Hegel per le condizioni dei rapporti sociali moderni, borghesi, a stimolare l’identificazione tra oggettivazione e alienazione che egli studia come fase del ‘percorso’ dello Spirito nella Fenomenologia (e che Parinetto analizza mettendo in luce distinzioni e nessi nell’uso correlato, ma non perfettamente intercambiabile, dei termini Entäusserung ed Entfremdung); e sarà, allora, la sostanziale identificazione della propria filosofia con questa epoca storica e il suo ordine a determinare il limite del pensiero hegeliano con cui Feuerbach, e poi Marx, andranno a scontrarsi.
Propugnando questa lettura, Feuerbach indica nella filosofia di Hegel il culmine dell’auto-alienazione accettata e anzi persino ‘santificata’: la reazione materialistica più che alla religione si indirizza perciò alla riflessione filosofica che si muove nello spazio dell’estraniazione, dimidiando l’uomo delle forze e delle ricchezze che appartengono alla sua natura con il trasporle in «essenze» (delle quali la più alta è lo Spirito stesso) che vengono a dominare la concreta individualità empirica, legittimando l’ordine presente e le diverse forme (tra cui quella religiosa) di alienazione in esso regnanti. L’atto filosofico feuerbachiano sarà allora quello di ricostruire la ricchezza dell’essenza umana, attraverso la restituzione di quanto la speculazione le ha tolto appropriandosene. Parinetto indaga anche per Feuerbach tanto l’itinerario intellettuale precoce quanto l’opera più famosa, L’essenza del cristianesimo, nonché gli sviluppi ad essa posteriori: mostrando per ciascuna fase sia la dipendenza dal metodo dialettico hegeliano, sia quanto di promettente e innovativo (benché non sempre compiutamente acquisito) vi si trovi; senza mai lasciare che l’ombra di chi lo avrebbe seguito si proietti all’indietro offuscando l’originalità del contributo che Feuerbach ha dato al percorso qui indagato.  
Marx muove dal ‘punto di approdo’ feuerbachiano per approfondirne la critica radicale, fino ad arrivare a scardinarne i presupposti: non la «natura umana», ma l’organizzazione determinata dei rapporti sociali è il «segreto» dell’alienazione degli esseri umani; ed è perciò a quest’organizzazione che deve rivolgersi la riflessione filosofica che tale alienazione voglia ‘togliere’. 
Fin qui Marx sviluppa il discorso hegeliano; analogamente a quanto fanno gli altri ‘giovani’ nella cui compagnia egli compie la propria formazione intellettuale e ai quali finirà per rimproverare un’antropologia tanto astratta – e, dunque, alienante – quanto la filosofia che essi vorrebbero criticare. Dopo aver seguito il cammino attraverso il pensiero di Hegel, poi il confronto critico con Bauer e quello vivificante e persino decisivo con Feuerbach del «giovane Marx», nel momento della resa dei conti costituita dall’Ideologia tedesca essenzialmente Parinetto si interrompe, dichiarando che l’analisi scientifica del Marx maturo comporterà l’abbandono della nozione di «alienazione» in quanto tale. E’ indubbio che Marx compia un passo decisivo oltre Feuerbach e l’hegelismo, con l’affermazione che non alla filosofia spetti di superare l’alienazione: poiché quest’ultima è reale, e non meramente teorica, e dunque solo un movimento reale a sua volta può oltrepassarla. È la dialettica stessa, nel cui alveo ancora Feuerbach, o Stirner, si muovevano, ad essere posta in questione: con un’audacia di pensiero che non può essere ignorata quando si voglia comprendere il carattere rivoluzionario del cosiddetto «materialismo storico». Ed è altresì significativo che Parinetto dedichi tanta attenzione proprio a questi aspetti meno ortodossi di un Marx che stava allora scoprendo le linee più originali del proprio pensiero: in un moto ‘umanista’ non consolatorio, in un contesto diverso da quello americano a lui contemporaneo, Parinetto insiste sull’alienazione come problema centrale di un pensiero che si interroga sulle fratture, ma anche sui limiti profondi, di quelle trasformazioni che ci fanno parlare dell’«epoca contemporanea».
Ma se pure Marx abbandona lo stile filosofico della sinistra hegeliana, più controversa è la questione riguardo il concetto di alienazione. ‘Nuove’ evidenze testuali ci obbligano a mettere in dubbio l’idea di una tale radicale cesura: i summenzionati Grundrisse anzitutto, e inoltre una produzione critica successiva a quella, pur ricca, cui Parinetto attinge (e altre considerazioni potrebbero svilupparsi a partire dalla ripresa della pubblicazione della MEGA2). Ma è piuttosto in relazione ad elementi che il testo tratta che si vorrebbe qui, non muovere una critica, bensì cercare una via per riflessioni ulteriori. 
Giustamente Parinetto indica come in Marx non l’«uomo», ma l’«operaio» – per meglio dire, il salariato – sia il soggetto alienato; giustamente egli evidenzia come per il filosofo nativo di Treviri l’essenza del Gattungswesen non sia eterna, ma si determini invece entro relazioni sociali ed economiche storicamente definite: di qui la sua affermazione decisiva che non il lavoro in quanto tale, ma il lavoro nelle condizioni delle società in cui domina il modo di produzione capitalistico, è alienante. 
Tuttavia è importante sottolineare come l’alienazione non sia solo il risultato ‘subìto’ delle condizioni di lavoro, quali vengono avvertite dagli operai: essa è anche – e forse soprattutto – il processo con cui il modo di produzione capitalistico si riproduce, e riproduce i rapporti sociali, nella forma tipicamente borghese, e questo Marx lo dice chiaramente sin dai Manoscritti del 1844. Varrebbe allora la pena di approfondire questa traccia potente che corre nelle opere di Marx, anche nella maturità, perché il pericolo è che l’approccio alternativo potenzi indebitamente l’attenzione al piano dell’’economico’ puro (che invece in Marx non si dà mai come tale) per ricondurre l’alienazione a dimensione vissuta soggettiva, là dove essa meglio funziona, a parere di chi scrive, come categoria di comprensione storico-sociale. L’alienazione è in Marx condizione individuale e condizione della socialità: essa permane negli scritti della maturità, e nello stesso Capitale il cui famoso capitolo sul «feticismo delle merci» ne riprende i temi, misurando la potenza del concetto stavolta con la forza naturalizzante dell’economia politica: l’alienazione è divenuta il «segreto» della legge dello scambio del lavoro con il salario, il suo ‘svelamento’ sarà quindi un tentativo di demistificare le ferree regole per le quali il problema economico è materia di scienza specifica, col riportarne a fuoco la natura storica e politica anzitutto. Trascurare questi aspetti della riflessione sull’alienazione rischia di smorzare la carica dirompente, appunto, politica del pensiero di Marx, come alcuni interpreti novecenteschi pur ‘radicali’ hanno parzialmente fatto. 
Il testo di Parinetto può risultare allora, a quarantacinque anni dalla sua stesura, una parola forse non definitiva, ma importante come ‘chiamata alle armi’: un’utile, interessante e appassionata ricognizione di un contesto e di un percorso filosofici solo a prima vista inattuali, le cui potenzialità critiche chiedono invece nel presente, e con urgenza, di essere messe alla prova.


Indice

Prefazione, di Dario Borso

Introduzione

PARTE PRIMA: L’ALIENAZIONE IN HEGEL
1. Premessa
2. Gli scritti giovanili
1. Il Frammento di Tubinga
2. La Vita di Gesù
3. La Positività della religione cristiana
4. Lo spirito del cristianesimo e il frammento su L’amore
1. Dagli scritti giovanili alla Fenomenologia dello spirito
2. La Fenomenologia dello spirito

PARTE SECONDA: L’ALIENAZIONE IN FEUERBACH
1. Gli scritti precedenti a L’essenza del cristianesimo
1. La tesi di laurea
2. I Pensieri sulla morte e l’immortalità
3. La Storia della filosofia moderna
4. Pierre Bayle, contributo alla filosofia e alla storia dell’umanità
5. Sul miracolo
6. Filosofia e cristianesimo
7. Per la critica della filosofia hegeliana
1. L’essenza del cristianesimo
2. Necessità di una riforma della filosofia
3. Le Tesi provvisorie per una riforma della filosofia 
4. I Principî della filosofia dell’avvenire
5. Le Lezioni sull’essenza della religione

PARTE TERZA: L’ALIENAZIONE IN MARX
1. Premessa
2. La Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico
3. Sulla questione ebraica
4. L’Introduzione alla filosofia del diritto di Hegel
5. I Manoscritti economico-filosofici del 1844
6. Dopo i Manoscritti

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