mercoledì 17 aprile 2013

Priest, Graham, Logica

Torino, Codice, 2011, pp. 192, euro 15, ISBN 978-88-757-8304-4

Recensione di Gianmaria Merenda - 03/10/2012

La succinta guida alla logica di Graham Priest introduce al metodo logico con esempi e semplicità disarmanti, ma, proprio perché logici, di indubbio valore pedagogico. La chiara intenzione dell’autore non è quella di fornire l’ennesimo tomo in cui venga esplicato ogni particolare della disciplina poiché “Il libro procede in ampiezza piuttosto che in profondità” (p. XI). L’intento è invece quello di catturare l’attenzione e di attivare la curiosità del lettore verso un approfondimento che necessariamente dovrà essere fatto su altri testi. Su questo punto Priest è chiaro: 

“Questo libro è un’introduzione a questa materia nel senso in cui i logici contemporanei la intendono oggi. […] Qui l’interesse è rivolto all’esplorazione della logica considerando le sue radici, che affondano nella filosofia” (p. IX). In ogni capitolo del testo è utilizzato un solo esempio facilmente ricostruibile con le indicazioni avute da Priest. Per capire il tono del testo, basti pensare che si inizia letteralmente dallo spiegare che cosa sia un’inferenza, deduttiva e induttiva, e come si possa ritenerla valida: un’inferenza è valida se la conclusione segue dalle sue premesse (p. 9). Si prosegue con le funzioni di verità, vero o falso; con i nomi e il principio di caraterizzazione; con la paradossalità delle frasi autoreferenziali (es: Questa frase che sto leggendo è falsa); con le formalità di necessità e possibilità di un’inferenza; con i condizionali; con il grande problema del tempo e di come esso produca contraddizioni nella logica e nel suo modo di trattare situazioni che accadono in un dato tempo; con la Legge di Leibniz (“Se due oggetti sono identici, qualsiasi proprietà dell’uno è anche proprietà dell’altro”, p. 144); fino ad arrivare al calcolo delle probabilità che complica non poco l’impegno logico – si veda più sotto l’esempio dell’esistenza di Dio. Il lettore, anche quello meno avvezzo alla terminologia tecnica, è portato dalle premesse iniziali alle conclusioni finali passo per passo, senza forzature. Priest invita più volte a ripercorrere i passi compiuti, a tornare ai capitoli precedenti se qualcosa non quadra nel ragionamento, a sviluppare ulteriormente i suoi esempi. A ciò è affiancata l’introduzione della simbologia più appropriata al caso esposto in modo da evitare, in ciascun capitolo capitolo, la necessità di lunghe spiegazioni.
Un problema che ricorre nel testo per la sua importanza è quello dell’esistenza di Dio. Dio è quell’elemento metafisico che permette di sviscerare i ragionamenti logici fino alla loro essenza mettendone in luce i problemi pratici che essi producono. Per sviluppare un’idea logica dell’esistenza di Dio si possono utilizzare differenti argomenti come quello cosmologico (Dio è causa prima di tutto ciò che esiste), quello teleologico (Dio è il fine di tutto), quello ontologico (Dio è l’essere perfetto che proprio per la sua perfezione esiste), fino al ragionamento pratico esposto nel capitolo tredici. In questo capitolo, Priest ci fa notare che quando analizziamo il problema dell’esistenza di Dio spostando l’attenzione da Dio, senza porci domande come ‘Egli è causa?’ o ‘Egli ha le caratteristiche per esistere?’, a noi stessi e al nostro interesse pratico, tutto cambia. Difficilmente si sceglie volontariamente di credere o no in un certo Dio per un tornaconto personale, ma in un testo di logica non è in discussione la moralità di una scelta, semplicemente la sua congruità logica, la sua validità nell’arrivare a delle conclusioni partendo da alcune premesse note. Spostando l’interesse sulle nostre aspettative, Priest espone il ragionamento da fare per arrivare alla risposta più adeguata alle nostre esigenze: credere o no in Dio? Qual’è la scelta  a noi più utile? Lo strumento più adatto secondo Priest per rispondere a queste domande è la teoria delle decisioni, una teoria che spiega come prendere, nel momento di indecisione, la giusta decisione e che utilizza il calcolo delle probabilità e il ‘valore atteso’ più alto (il ‘valore atteso’ o ‘speranza matematica’ è quella quantità che ci si aspetta come risultato alla fine del percorso decisionale, cfr. p. 125) come argomenti. La scelta tra credere o no in un solo Dio nella teoria delle decisioni è abbastanza agevole: è meglio credere, perché le complicazioni rispetto al non credere sono maggiori, soprattutto in termini di aldilà. Mentre la decisione si complica quando un soggetto deve scegliere logicamente tra Dio, Allah, Brahma e altre forme di divinità che le varie culture hanno prodotto nel corso della storia. È forse per questo motivo che Priest, non senza ironia, alla fine del capitolo mette in gioco il Diavolo in persona per spiegare come possa essere possibile salvarsi l’anima in un gioco infinito a testa o croce con il maligno. Anche in questo caso sono utilizzate le probabilità del gioco con la moneta e il ‘valore atteso’ che più probabilmente potrebbe salvarci l’anima: la soluzione del logico Priest è che, a volte, è meglio scegliere irrazionalmente che affidarsi ciecamente al calcolo logico.
A questi problemi capitali segue un insieme di apparati utili a Priest per avvalorare il suo intento pedagogico. Il capitolo quattordici è breve excursus storico, poche pagine per passare dai sillogismi di Aristotele al Novecento con la teoria delle decisioni, con puntuali indicazioni bibliografiche di approfondimento. Seguono un glossario a cui è allegata la simbologia necessaria a capire le formule presentate e una breve bibliografia utile a espandere un primo approccio di letture. Ad esso succede una collezione di problemi da risolvere grazie alle nozioni apprese: un eserciziario per capire se quanto letto è stato compreso fino in fondo o se è il caso di riprendere la lettura dai punti meno chiari.
Da segnalare le precisazioni del traduttore, Ciro Castiello, che in più punti (pp. 28-29, p. 36, p. 121) specifica alcune peculiarità dell’approccio di Priest. L’autore è un logico che aderisce alla dottrina del noneismo, secondo cui gli oggetti sono quantificati indipendentemente dalla loro reale esistenza, e i chiarimenti di Castiello mettono in luce il fatto che anche una disciplina apparentemente ‘dura’ come la logica permetta invece una personalizzazione con interpretazioni leggermente differenti dalla letteratura, ma altrettanto valide e foriere di spunti.


Indice

IX Prefazione
Capitolo 1
Validità: cosa segue da cosa?
Capitolo 2
Funzioni di verità. O no?
Capitolo 3
Nomi e quantificatori: niente è pur sempre qualcosa?
Capitolo 4
Descrizioni ed esistenza: gli antichi greci veneravano Zeus?
Capitolo 5
Autoreferenza: di cosa si parla in questo capitolo?
Capitolo 6
Necessità e possibilità: quel che sarà deve essere?
Capitolo 7
Condizionali: cosa nasconde un se?
Capitolo 8
Il futuro e il passato: il tempo è reale?
Capitolo 9
Identità e cambiamento: le cose sono sempre le stesse?
Capitolo 10
Vaghezza: come smettere di scivolare lungo una brutta china?
Capitolo 11
Probabilità: lo strano caso della classe di riferimento mancante
Capitolo 12
Probabilità inversa: impossibile notare la differenza!
Capitolo 13
Teoria delle decisioni: grandi speranze
Capitolo 14
Un po’ di storia e alcune letture di approfondimento
Glossario
Problemi
Soluzione dei problemi
Bibliografia
Indice analitico

3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Gli Autori Priest e Graham felicemente adottano criterio di esposizione enciclopedico assieme a sistema linguistico di riferimenti specifici e non mancano di affermare l'assolutamente necessario della disciplina di studio della logica: pertinenza ed originarietà filosofica.

Il recensore opportunamente illustra del riferimento all'inizio di tale specifica disciplina, l'opera di Aristotele, includendo poi menzioni assai notevoli per questi nuovi tempi di filosofia: argomenti naturalistici, teologici, etici, che nella opera recensita sono trattati evidentemente senza separazioni decisive e senza la esclusione della logica simbolica, che permette finalmente una trattazione della negatività nell'esistenzialità senza escludere sacrali timori dalle tematiche né libere ragioni con stesse tematiche. Ciò risulta davvero importante dopo decenni di tacita presenza di coincidenzialità tra stesso negativo e disinteresse forzato o citazione arbitraria.
Lo studio logico inaugurato con rigore da Hobbes detto "demonologia" mostrava non esistenza di oggetti assolutamente negativi ma attraverso la constatazione che il negarne non oggettità ne inverava oggettività di sole circostanze avviava lo studio filosofico delle circostanze negative, da Egli stesso svolto in riferimento alla negatività della assenza inconsapevole del potere politico, cui in Evo Contemporaneo si è aggiunto lo studio della circostanza negativa inversa, la necessità non originaria ma imposta di impegno politico non ispirato. Parallelamente hanno però ottenuto negli anni passati vasti successi sociali e letterari gli studi sulla logica del reale non ideale, che derivano spesso da convenzioni culturali tacite e che inclinano a logica immaginaria senza rigorosità e senza intelligenza filosofica-psicologica, mancanza compensata proprio da coincidenze favorevoli ma provvisorie e variamente occulte; per cui tali lavori risultano oltre che secondari inferiori ma dal successo opposto ed allora la completezza logica è diventata una assoluta necessità anche interna (e il libro di Priest e Graham risponde a tali requisiti).

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Un esempio di studio inconsapevole di consistenza logica-immaginaria fu la pubblicazione "Il diavolo in cattedra La logica da Aristotele a Gödel", di un insegnante universitario di Logica a Torino, Piergiorgio Odifreddi.

Si tratta di un rapporto che sarebbe stato perfetto per essere consegnato ad autorità politiche ed accademiche se fosse stato redatto con evidenza criminologica. Invece l'autore ne tratta equiparando senza sagge minime distinzioni procedere logico e procedere matematico, eludendo di trarne sagge conclusioni e limitandosi a raccontare relazioni culturali involontariamente pericolose.
Da prospettiva etica aggiunta dal lettore è possibile notarvi una grande e sviante e disastrosa coincidenza negativa costituita dal sommarsi di accadimenti non logici, non filosofici:
il linguaggio non scientifico di Aristotele che dalla Antichità attraverso il Medio Evo viene frainteso e costituito in pseudologica primaria ed assoluta e la trascuratezza e polemica in reazione agli studi scientifici di Godel sui confini invalicabili delle teorie matematiche, i quali messi assieme consegnarono poteri della cultura scientifica, matematica e fisica, alle incertezze estreme ed alle scommesse più aliene, abbandonando la tecnologia contemporanea agli ingegni improvvisati dei veri costruttori delle bombe atomiche e delle pistole elettriche, che hanno usato unitarietà non immobile in opposizione alla singolarità immobile della vita senza essere stati riconosciuti nella invadenza ai danni degli statuti scientifici e tecnici;
l'assolutizzazione della prospettiva materialista del rifiuto marxiano, marxista. post-non-ex-marxista, attuata entro e contro stessa cultura occidentale sfruttando l'idea aristotelica cosmoteologica del Motore Immobile ma mutata a suo corrispettivo cosmico e con una ulteriore riduzione forzata ai parametri della scienza fisica-dinamica della teoria della gravitazione universale;
la organizzazione di un correlato sociale che instaurandosi avvalora il potere di ciò che l'instaurarsi stesso aveva scopo di contrastare, dando avvio a una macchinazione politica volta a riscattare l'umanità alienata dal rapporto con le macchine ma che stessa macchinazione omologa sostituendo al tedio per ambizioni smentite l'oblio delle ambizioni e la noia della insensatezza...
e di questo tragico circolo vizioso l'autore P. Odifreddi fornisce inavvedutamente le cifre occulte, la falsa unità e le artificiose molteplicità, senza intuirne la vera catastrofe, di quelle che il cristianesimo giustamente definisce ricorrendo alla metafora del diavolo, ma che Odifreddi non intende nella gravità e che non identifica pur individuandola perché rifiuta di vagliare con attenzione il valore dei filosofemi pragmatisti e neopragmatisti capaci di evitare alla scienza di dover agire secondo processi assoggettanti stesse scienze. Per il suo stesso rifiuto, poi esplicitato anche, Odifreddi stesso costruisce sorta di ludoteca del pensiero, dove però i giochi son tutti pericolosi e purtroppo lo stesso impresario non se ne avvede mancando di avvisi per scampare dai rischi. Ciò che può rendere sicurezza infatti non è fornito da impresario, munito di raccomandazione utile soltanto ai già provvisti di opportuna difesa e senza lasciar intendere quanto siano corrispondenti le sorta di beffe descritte a coincidenze negative del mondo vero, perché entro una polemica culturale certamente sensata ma che sarebbe giusta solo se con altri esempi e senza sofisma. Proprio il sofisma nella pubblicazione di Odifreddi domina con la identificazione senza distinzione dell'origine negativa, demoniaca direbbe un credente, con la premessa cosmoteologica, quest'altra distorta in una indifferenza che sfugge per mancanza di stessa completezza logica nel redattore stesso Piergiorgio Odifreddi che però non rinuncia a doppiarne i percorsi smarrendo il senso degli stessi.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Nel mio precedente messaggio ho scritto stesso termine straniero (un cognome) con dieresi e senza (Gödel, Godel) secondo corretta procedura grammaticale e sintattica che ha scopo di evitare di suggerire obbligo per i lettori a pronunce straniere ai lettori stessi.

MAURO PASTORE