giovedì 24 ottobre 2013

Bruni, Marco, La natura oltre la storia. La filosofia di Karl Löwith

Prefazione di A. Tagliapietra, Postfazione di M. Donà, Saonara, Il Prato, 2012, pp. 185, euro 15, ISBN 978-88-6336-183-4.

Recensione di Giovanni Basile - 18/06/2013

Il lavoro condotto da Marco Bruni attorno al pensiero di Karl Löwith (Monaco1897 – Heidelberg 1973)  ripercorre in modo chiaro e ben strutturato la figura ed i concetti filosofici di uno tra i grandi pensatori tedeschi del  Novecento. Muovendo dalla ricostruzione dei prodomi della riflessione di Löwith attorno alle questioni di Physis e Kosmos, e puntando così dritto al cuore della filosofia löwithiana, Bruni si interroga e propone al lettore, come punto di partenza, la disamina della riflessione sull’essere. Questo perché Löwith, che ebbe come maestro Martin Heidegger, 

inizia il proprio percorso attorno alla filosofia della natura partendo dalla scepsi del concetto di essere ed esaminando in successione la questione della verità. Concentrandosi sull’evidenza fenomenologica quale principale caratteristica della verità, il filosofo tedesco ritorna alle concezioni aristoteliche del vero e, poggiandosi su quest’ultime, coglie l’Essere nella Natura (cfr. pp. 21-24). Infatti, proprio da queste considerazioni tratte dalla filosofia antica, giunge alla concezione della verità come, «innanzi tutto, il manifestarsi innegabile della natura che non ha bisogno di giustificazioni, perché presentatesi da sé. Il pensiero deve solo adeguarsi all’evidenza del dato naturale» (p. 23). Ciò che Löwith ci consegna è una riflessione antica, ma ritrovata, su di una natura che si manifesta palesemente vera per il suo mantenersi immutata, ed immutabile, nonostante i cambiamenti che interessano le cose che sono poste dentro il mondo stesso. La concezione della immutabilità della natura e del suo essere vera si dimostra anche per il suo duplice essere produttrice (physis) ed organizzatrice (logos) delle cose, qualificandosi così come una realtà totale ed unica e che si dimostra come una essenza superiore se paragonata all’uomo. D'altra parte noi uomini «non possiamo esistere neanche un istante senza il mondo, ma questo può essere anche senza di noi» (p. 43). Questo tentativo di riacquistare una concezione della natura come «auto-manifestatività (nonché auto-movimento) dell’esistente» ed «esclusione del non-essere assoluto» (p. 54), recuperando il pensiero naturalistico della filosofia antica e moderna, sarà il punto centrale dell’itinerario löwithiano, e farà da substrato all’intera struttura del saggio di Bruni. 
Concluso il quadro introduttivo di carattere, potremmo dire, ontologico, il lavoro su Löwith si corona di approfondimenti che inquadrano il pensiero del filosofo tedesco e permettono al lettore di cogliere i passaggi che hanno attraversato la sua scepsi filosofica. 
A tal proposito, l’analisi intorno alla concezione della natura in riferimento al pensiero giudaico-cristiano evidenzierà il “come”, per Löwith, si sia affermata la denaturalizzazione del cosmo. Tale passaggio chiarisce la posizione in cui si colloca il filosofo di Monaco, il quale  considera la natura  «né una creazione di Dio, né la creazione del soggetto» (p. 53), ma un’essenza increata e sussistente in sé. Concentrandosi su questo percorso attorno alla natura e ripercorrendo il pensiero naturalistico dei filosofi antichi e moderni, Bruni, evidenzia la solidità filosofica del sistema di Löwith, incalzando, diverse volte, sulla struttura dell’impianto concettuale löwithiano. Il costante rimando ai testi del filosofo tedesco, (utile strumento per chi non conosce l’autore e vuole scoprirlo leggendo dai suoi testi), spinge il lettore a rendersi conto, quasi immediatamente, della novità filosofica a cui assiste. Löwith, infatti, nonostante lo si possa etichettare come un filosofo “naturalista”, non esclude l’apporto della scienza ai fini della conoscenza, ma ne critica principalmente l’uso della “matematicizzazione della natura” (p. 57)  poiché svuota la presenza di quell’immediatezza ed immutabilità presente nella natura. Ma non soltanto di scienza si occuperà di indagare Löwith bensì, come evidenzia puntualmente Bruni, indagherà anche i rapporti che intercorrono tra la storia e la natura. 
Infatti, contestando apertamente la concezione escatologica del pensiero giudaico-cristiano, Löwith, segnala come l’idea di concepire le vicende umane quali eventi tendenti ad un fine in un tempo futuro (p.59), pensiero che resta del tutto estraneo al mondo greco, abbia minato il primato della natura nei riguardi della storia naturale. Dopo un attento passaggio in merito ai concetti di storia in Hegel, Marx ed Heidegger (cfr. pp. 65-80), Bruni prosegue il cammino intorno a Löwith, spostandosi dal piano ontologico a quello antropologico. 
Ripercorrendo ancora le orme di Aristotele, Löwith identifica l’uomo come animale politico. Tale animalità dell’uomo troverà la sua declinazione appropriata attraverso la lotta per la conquista del  potere politico. Infatti, sottolinea Bruni, «il potere è il mezzo, attraverso il quale la conservazione umana viene garantita» (p. 85). Questa conflittualità politica espressa dall’uomo apre Löwith alla considerazione della particolarità della natura umana che, specialmente se paragonata alla vita dei vegetali e degli animali, si dimostra assai mutevole. Tale conflitto umano, rintracciato da Löwith -come ricordato poco sopra - nella lotta per il potere politico, non può non considerarsi fuori dalla logica naturale ma rientra in quei canoni di «soddisfacimento dei bisogni più elementari, come il nutrirsi per vivere» (p. 90). L’uomo löwithiano, vivendo secondo natura, saprà uniformarsi ad essa e riconoscere i tempi ed i limiti entro cui muoversi in lei. In tutto ciò Bruni sottolinea, più volte, come questo prendere atto dell’uomo dei tempi del mondo, altro non è che una vera e propria “contemplazione filosofica” (p. 101). Questa idea si collega ulteriormente al pensiero dell’uomo come animale razionale (Aristotele), il quale raggiunge il suo fine umano attraverso la contemplazione filosofica (cfr. p. 104).
Tale prospettiva contemplativa della natura apre l’uomo alla tranquilla accettazione degli eventi del mondo e ciò perché l’uomo naturale sa di essere parte integrante di questo mondo. Un mondo che permette di vivere con serenità gli eventi che lo attraversano, poiché la natura non coltiva speranze ultramondane. Lo stesso Bruni, su questi passaggi, afferma: «La serenità, nel pensiero antico, è, infatti, agli antipodi dal pathos della speranza e riguarda la percezione del fatale andamento degli eventi che rende stabili e sereni qui ed ora […] e non in una improbabile trascendenza» (p. 121). 
Il lavoro di Bruni cerca, ormai alla fine del suo libro, di portare Löwith a confronto con Hans Jonas e con il pensiero nichilista. Questi accostamenti ci chiariscono le tesi di Löwith attorno alle questioni sulle doti naturali  dell’uomo e, attraversando l’ accusa che Jonas rivolge all’utopia marxista (cfr. pp. 123-132), viene a chiarificarsi la critica all’escatologia giudaico-cristiana. L’approfondimento su Jonas prepara all’ulteriore passaggio operato da Bruni e rivolto stavolta ad interrogare e «mettere del tutto in luce il risvolto simbolico ed esistenziale che la filosofia della natura di Löwith può fornire all’uomo moderno, incapace, ormai, di trovare un senso al dolore e alla sua finitudine» (p. 141). Per far ciò l’Autore del saggio, in ultimo, si riallaccia ai nodi centrali esaminati lungo tutto il suo libro, ripercorrendo anche la critica che Löwith attuò “contro l’escatologia dell’essere di Heidegger”(p. 149). Questo ulteriore passaggio attorno all’escatologia riprende, per poi concludere così il percorso fatto su Löwith, il concetto del fatalismo löwithiano che, come sottolinea lo stesso Bruni, ci invita ad una costante riflessione sugli eventi del mondo naturale che, se accettati in quanto segni dei ritmi della vita naturale, ci aiutano a ripensare l’accidentalità della storia e la preminenza della stabilità della natura e dei suoi eventi. 
Di grande utilità la Prefazione di A. Tagliapietra, (pp. 5-15) che apre il lettore alla questione della critica dell’ideologia moderna e nichilista. Stesso dicasi della Postfazione, di M. Donà, (pp.162-167), che ripercorre le idee centrali del concetto di natura esposte da Bruni in questo libro. Prefazione e  Postfazione si collocano come due magneti che intrappolano l’intero percorso appena fatto da Bruni e  pertanto, a mio avviso, il lettore troverà utile, una volta letto integralmente il saggio, ritornare ad entrambi i contributi di Tagliapietra e Donà, poiché gli permetteranno di centrare al meglio i passaggi esposti dal Bruni. 
Complessivamente, il lavoro condotto in questo saggio sulle riflessioni di Löwith intorno alla natura oltre la storia, si dimostra una guida utile e sintetica per la comprensione non soltanto dei concetti ma anche dei contesti in cui visse e si formò il filosofo di Monaco. L’ampia e ben curata Bibliografia, (pp. 169-185), in fine, chiarisce il panorama intorno a cui ruotano le riflessioni contemporanee su Löwith e sul concetto di natura.


Indice

Prefazione di Andrea Tagliapietra

1. Introduzione. La filosofia come physiologia

2. Physis
2.1 L’evidenza fenomenologica
2.2 La potenza generatrice di tutte le cose
2.3 Spinoza, Goethe, Nietzsche, Valéry e il ritorno alla natura

3. Kosmos
3.1 L’Uno-Tutto
3.2 Ex nihilo nihil
3.3 La denaturalizzazione cristiana e moderna

4. Natura e storia
4.1 Vico, Hegel e Marx contro la natura
4.2 Heidegger e lo storicismo dell’essere
4.3 La temporalizzazione della storia

5. La natura umana
5.1 Razionalità e politicità dell’uomo
5.2 L’humanitas
5.3 Interrogazione e felicità

6. Vivere secondo natura
6.1 Apoliticità e contemplazione
6.2 La fatalità del progresso e il rimedio possibile
6.3 Il fatalismo löwithiano

7. La natura oltre il nichilismo e la speranza smisurata
7.1 Löwith e Jonas
7.2 La natura, il nulla, il dolore
7.3 Contro l’escatologia dell’essere di Heidegger

Postfazione di Massimo Donà

Bibliografia

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