venerdì 25 aprile 2014

Moroni, Stefano (a cura di), La città rende liberi. Riformare le istituzioni locali

Torino, IBL Libri, 2012, pp. 214, euro 22, ISBN 9788864400846.

Recensione di Edoardo Colzani - 08/01/2014

"L'aria della città rende liberi, dopo un anno e un giorno" recita un proverbio tedesco, dal quale è ricavato il titolo del presente volume. In età medievale, infatti, ai servi sfuggiti al proprio padrone bastava vivere un anno e un giorno nelle mura della città per vedere cancellato in maniera definitiva il proprio status di servi. La scelta del titolo evidenzia in maniera chiara la tesi principale di tutto il volume: la libertà costituisce un elemento costitutivo fondamentale delle città. I contributi che lo compongono – che rappresentano

la sintesi di un ciclo di seminari dal titolo "La città rende liberi. Una riflessione sulle politiche urbane oltre la pianificazione" – si interrogano su come la città, ormai profondamente mutata rispetto alla sua configurazione originaria di "motore di prosperità e sviluppo urbano" (Moroni, p. 7), possa favorire oggi una maggiore libertà. L'idea che vi sia una stretta correlazione tra città e libertà è ben evidenziata dalle parole di uno degli autori dei contributi, Giancarlo Mengoli, che definisce la struttura fisica della città quale "estrinsecazione visibile, nella pietra, delle libertà dei cittadini, individui ben distinti e nel contempo aventi continui rapporti sia volontari che fortuiti, ossia liberi, multiformi, strettamente tra loro interreagenti" (p. 36). Sempre Mengoli definisce la città come "il luogo degli uomini liberi", che ha prodotto la civiltà e la legge.
Quest'idea è ampiamente ripresa e sviluppata nell'intero volume. L'analisi viene, infatti, condotta indagando tre macro aree – corrispondenti alle tre parti che compongono il volume – dedicate rispettivamente a "mercato e società", "residenza e commercio", "infrastrutture e servizi".
I contributi in questione, pur accomunati da un comune sentire, affrontano, peraltro senza pretesa di esaustività, solo alcuni dei principali aspetti e risvolti del problema della libertà in relazione ad alcuni settori delle realtà urbane.
Il background condiviso è quello degli autori del liberalismo classico. Moroni parla al riguardo, qui e in altre sue opere, di "liberalismo attivo", proponendo una rivisitazione del liberalismo classico applicato ai fatti urbani e caratterizzato in particolare da 1) individualismo 2) libertà individuale intesa come libertà negativa 3) supremazia del diritto e della legge (rule of law). 
Frequente nei vari contributi è anche il richiamo ad alcune opere dello stesso Moroni che, come noto, ha già trattato altrove il tema. In particolare, ci si rchiama con frequenza alla distinzione, proposta in Rethinking the Theory and Practice of Land-Use Regulation: Towards Nomocracy (2010), tra approccio teleocratico ed approccio nomocratico alla pianificazione. La pianificazione di tipo teleocratico è, secondo Moroni, quella "top-down", caratterizzata cioè da un piano razionale che prevede uno stato di cose desiderato, organizzando le azioni al fine di raggiungere tale stato. La pianificazione nomocratica, al contrario, è di tipo "bottom-up", caratterizzata dall'ordine spontaneo: a differenza della regolazione teleocratica (nella quale le regole sono indirizzate al perseguimento di specifici fini), l'approccio nomocratico alla pianificazione individua nelle regole una sorta di cornice impersonale per la convivenza sociale, in grado di creare le condizioni perché svariati e imprevedibili problemi possano trovare soluzione nel corso dell'interazione sociale (sul punto si veda, sempre di Stefano Moroni, La città responsabile. Rinnovamento istituzionale e rinascita civica, edito da Carocci). Per ulteriormente inquadrare la prospettiva in cui si colloca il volume, vale la pena richiamare alcuni inputs forniti dallo stesso Moroni nell'ambito di un incontro sul tema, tenutosi presso l'Istituto Bruno Leoni il 29 giugno del 2011, dal titolo "Quale urbanistica oggi: per una revisione radicale del ruolo delle amministrazioni locali". Senza dilungarsi troppo sul punto, preme evidenziare in questa sede due aspetti. Il primo è che pianificazione urbanistica e pianificazione economica presentano gli stessi problemi e cioè irrealismo ed inefficienza, ponendo vincoli alla libertà individuale e sancendo altresì disparità di trattamento tra consociati. Il secondo aspetto è che, secondo Moroni, costituisce un luogo comune (oltre che un falso storico) affermare che le città senza pianificazione andrebbero nel caos.
Nella prima parte del lavoro si distinguono tre interventi, a cura di Lottieri, Mengoli e Holcombe che delineano, a partire da un'analisi storica, la relazione tra  città e libertà, per poi passare a proporre alcune ipotesi  di intervento che consentano nuovamente alla città di favorire lo sviluppo della libertà..
Carlo Lottieri, inquadra da un punto di vista storico filosofico l'evoluzione della città distinguendo la città del mercato dalla città del potere. Tale distinzione riflette una differente configurazione dello spazio urbano non solo in senso fisico ma anche in senso sociale: utilizzando le categorie di Miglio, la città del mercato vede prevalere l'obbligo contrattuale (gli obblighi discendono da impegni sottoscritti volontariamente dai consociati), quella del potere l'obbligo politico (gli obblighi a carico dei consociati prescindono da ogni adesione spontanea).
Giancarlo Mengoli, al cui contributo ho in parte già fatto riferimento, nel ripercorrere i tratti caratteristici della città, nella sua conformazione originaria, individua 4 elementi, e cioè: la densità, la legge, la libertà e la civiltà. Proprio la densità, in particolare, agevola e moltiplica gli incontri favorendo rapporti tra cittadini volontari, liberi e multiformi. Per tale motivo, la legislazione in materia urbanistica, secondo Mengoli, dovrà valorizzare questo aspetto. Sul punto, va detto che l'approccio indicato dal liberalismo non è orientato a una mera deregolamentazione, bensì a diverse forme di regolamentazione. A tal riguardo, ad esempio, Randall Holcombe mostra come, di fatto, pianificazione e "mano invisibile" in una prospettiva nomocratica non siano incompatibili tra loro. La mano invisibile del mercato e l'ordine spontaneo generano, infatti, modelli efficienti di uso del suolo, tali da prevenire eventuali conflitti tra le parti. L'esempio classico al riguardo è dato dalla formazione spontanea delle aree urbane in prossimità delle reti di trasporto (prima marittimo, poi ferroviario). In questo senso, dunque, pianificazione e mano invisibile possono convivere se il pianificatore non adotta scelte contrastanti con l'ordine spontaneo: pertanto, la pianificazione potrebbe limitarsi alla sola rete infrastrutturale dei trasporti, lasciando alla regolamentazione generale e all'ordine spontaneo l'individuazione del migliore modello di uso del suolo.
Così inquadrate le linee principali entro cui dovrebbe essere impostato il dibattito sulla pianificazione a livello locale, il volume passa poi ad esaminare nello specifico alcune problematiche.
Come detto, la seconda parte – che ospita gli interventi di Cox, Chiodelli, Sileoni, Brunetta – declina il tema dei rapporti tra libertà e città dal punto di vista delle problematiche di residenza (Cox e Chiodelli) e commercio (Sileoni, Brunetta).
Il contributo di Wendell Cox, specificamente incentrato sul sistema di regolamentazione dell'uso del suolo ad Austin (Texas), fornisce al lettore un esempio di regolamentazione liberale dell'uso del suolo: l'adozione di politiche di regolamentazione liberali (caratterizzate da una legislazione scarna e tale da consentire una riduzione dei costi dei terreni) ha consentito ad Austin di rimanere un  mercato urbano accessibile e ciò in controtendenza rispetto al trend di molte città americane.
Francesco Chiodelli, invece, si occupa del tema poco trattato in ambito italiano delle comunità contrattuali residenziali, ossia "forme organizzative a base territoriale a cui i membri aderiscono volontariamente alla luce di un contratto unanimemente accolto e in vista dei benefici che ciò garantisce loro" (p. 87). Le ragioni di questa scarsa attenzione vengono ravvisate  essenzialmente nell'esistenza di alcuni pregiudizi al riguardo, in particolare di quello, sovente diffuso nel discorso comune e giornalistico, per cui si tratterebbe di luoghi elitari per classi agiate – pregiudizio sconfessato dai dati: nell'approfondire il fenomeno, Chiodelli ne rileva la complessità evidenziando come esso sia trattato con superficialità, spesso distinguendo erroneamente discipline diverse per modelli che sono in realtà assai simili tra loro.
Il contributo di Serena Sileoni passa ad esaminare il tema della liberalizzazione nel commercio, attraverso una rassegna delle principali novità normative e giurisprudenziali in Italia. Liberalizzare – scrive la Sileoni – vuol dire "rimuovere le barriere di carattere giuridico, fiscale o parafiscale che impediscono o quanto meno limitano la libertà di ingresso e di gestione per gli operatori nel mercato" (p. 119) e pertanto un intervento di liberalizzazione nel commercio dovrebbe abolire obblighi o divieti preesistenti e non contenere norme di tipo regolatorio. In questo senso, l'intervento normativo Italiano non è pienamente soddisfacente nella misura in cui si è limitato a trasferire la regolamentazione (relativamente ad esempio a orari, vendite, straordinarie, apertura di esercizi commerciali) dal livello statale a quello regionale e locale. Peraltro, il caso delle liberalizzazioni italiane rappresenta un'eccezione alla regola conosciuta dalle teorie liberali che individua un legame tra decentramento e libertà. Il decentramento, considerato dagli autori liberali (James Madison, Hans-Hermann Hoppe) come un modo per "spezzettare territorialmente" il potere, nel caso italiano (in particolare con la riforma del Titolo V della Costituzione) ha prodotto l'effetto opposto di una moltiplicazione dei centri di potere. Anche l'altro beneficio, che generalmente si fa discendere dal decentramento ossia la creazione di una sana competizione tra le realtà locali, ha creato, secondo la studiosa, una situazione di cartello nella principale legislazione di loro competenza.
Le stesse criticità vengono rilevate anche da Grazia Brunetta che, tuttavia, propone di esaminare le difficoltà relative alla liberalizzazione del commercio, a partire dall'approccio urbanistico al governo dei processi di insediamento delle attività commerciali. Ciò significa, secondo la Brunetta, "promuovere l'integrazione con le politiche territoriali e dei trasporti, ma anche incentivare politiche convergenti tra livelli di governo, volte a innescare la competizione tra territori/operatori per il miglioramento della qualità dei processi di insediamento" (p. 134). Le questioni nello specifico sollevate dalla studiosa sono due: 1) come favorire l'integrazione tra commercio e territorio, 2) quali politiche adottare nell'ottica di promuovere lo sviluppo territoriale
L'ultima parte del volume si concentra sul tema delle infrastrutture e servizi, con gli interventi di Vannoni, Baraggioli, Ponti e Ramella, Cavazzoni.
Sul tema, va preliminarmente notato come l'ottica liberale non si oppone affatto alla fornitura pubblica di alcuni servizi o infrastrutture ma, caso mai, pone delle condizioni sui modi con cui tali servizi o infrastrutture vengono forniti. In quest'ottica, ad esempio, Davide Vannoni prende in esame il tema dei servizi pubblici locali, rilevando come – nonostante specifici interventi legislativi – in Italia manchi ad oggi un disegno di riforma coraggioso e condiviso, che vada oltre le resistenze delle autorità locali e convinca un'opinione pubblica scettica sul punto.
Analogamente, Sandro Baraggioli sottopone a dura critica i tentativi in Italia di affrontare il tema della megautility, etichettati come il tentativo di "costruire un gigante industriale capace di competere sugli scenari internazionali sommando algebricamente le care e vecchie municipalizzate della penisola" (p. 165).
Marco Ponti e Francesco Ramella si focalizzano, sempre nell'ambito dell’analisi delle infrastrutture e servizi, sul tema della mobilità. Viene approfondito, con riguardo alla specifica questione dei trasporti (e la gestione delle problematiche ad essa connesse quali ad esempio l'inquinamento, la congestione stradale, la necessità di introdurre tariffe di congestione), il già richiamato legame tra città, rete di trasporti e densità. La tesi alla base del contributo è che per definire modelli di mobilità urbana a cui riferirsi, secondo i due studiosi, occorre considerare i vincoli tecnici esistenti appunto tra i vincoli di trasporto e le diverse tipologie di città. 
Da ultimo, Filippo Cavazzoni affronta il tema delle politiche culturali, delineando in maniera molto articolata il contesto entro cui le amministrazioni pubbliche (specie quelle locali) si trovano a occuparsi di cultura (e dunque evidenziando le logiche sottese a certe politiche in campo culturale, le relazioni coi privati, il finanziamento delle attività culturali) e proponendo 10 principi a cui andrebbero conformate le politiche culturali. 
In sostanza, dai contributi ora esaminati emerge chiaramente come la città sia non solo un insieme di edifici e spazi, bensì una concentrazione densa e dinamica di individui e gruppi: citando Edward Glaeser, "la città è fatta di vita e non di mattoni".


Indice

Premessa – di Stefano Moroni

Parte Prima 
"Mercato e società: riscoprire il diritto"

Capitolo 1 
La città del mercato e quella del potere di Carlo Lottieri

Capitolo 2 
Per la rinascita della città di Giancarlo Mengoli

Capitolo 3 
Pianificazione e mano invisibile: alleate o avversarie? di Randall Holcombe

Parte Seconda 
"Residenza e commercio: accogliere la concorrenza"

Capitolo 4 
Regolamentazione dell'uso del suolo e mercato immobiliare di Wendell Cox

Capitolo 5 
Abitare liberamente. Oltre i pregiudizi sull'auto-organizzazione residenziale di Francesco Chiodelli

Capitolo 6 
La liberalizzazione del commercio come indice di libertà delle città di Serena Sileoni

Capitolo 7 
Nuove istituzioni per la liberalizzazione del commercio di Grazia Brunetta

Parte Terza 
"Infrastrutture e servizi: promuovere la pluralità"

Capitolo 8 
Servizi pubblici locali tra pubblico, privato e concorrenza di Davide Vannoni

Capitolo 9 
Un'altra volta la megautility. La retorica alla base di un inesistente progetto industriale di Sandro Baraggioli

Capitolo 10 
Una città senz'auto? Forse non si può di Marco Ponti e Francesco Ramella

Capitolo 11 
Politiche culturali. La città, l'intervento pubblico e lo sviluppo delle arti di Filippo Cavazzoni

Note bibliografiche

Nessun commento: