venerdì 27 marzo 2015

Denunzio, Fabrizio, Metamorfosi e potere. Il conflitto vitale tra Canetti e Adorno

Verona, Ombre Corte, 2013, pp. 142,  euro 13, ISBN 978-88-97522-60-7.

Recensione di Giovanni Basile - 25/02/2014

Tradendo le aspettative di una buona recensione, che riserva in genere i complimenti o le critiche per il finale, debbo da subito scrivere che l’operazione saggistica di  Fabrizio Denunzio in questo Metamorfosi e potere. Il conflitto vitale tra Canetti e Adorno mi ha colpito in modo del tutto positivo. L’idea del nostro Autore, docente di Sociologia della comunicazione radiotelevisiva e Sociologia dei processi comunicativi presso l’Università degli Studi di Salerno, di proporre una lettura sociologica dell’intervista radiofonica intercorsa fra Theodor L.

W. Adorno (filosofo e sociologo; Francoforte sul Meno 1903 – Visp 1966) ed Elias Canetti (scrittore e saggista, Ruse 1905 -  Zurigo 1994) sul saggio di Canetti, Massa e potere, è a mio avviso davvero interessante e utile. L’interesse nasce in primo luogo dalla possibilità di leggere una intervista che fino ad oggi aveva trovato ospitalità soltanto all’interno di riviste e collettanee (cfr. p. 7). Denunzio, togliendola al nascondimento, la colloca al livello di interesse comune che merita. L’utilità, invece, si trova propriamente nel lavoro sociologico sviluppato da Denunzio nel corso del saggio; in modo particolare nella seconda parte del libro (pp. 45-131). L’interpretazione sociologica che verrà applicata all’intervista, utilizzando anche l’analisi goffmaniana (pp. 74-88), porterà il lettore a svolgere e riavvolgere il “nastro linguistico” utilizzato dai due autori al fine di sviscerarne i dettami comunicativi che furono messi in atto in questo  intenso dialogo. Quando Adorno nel 1962 chiamò Canetti per l’intervista in radio, Massa e potere era già stato dato alle stampe da due anni e godeva di un discreto numero di lettori; lettori che aumenteranno dopo quest’intervista. Sin dalle prime battute sembra quasi impossibile che a condurre il programma in radio, con un certo garbo ed una puntuale attenzione all’ascoltatore, sia proprio T. W. Adorno, lo stesso Adorno critico denigratore del medium radiofonico (cfr. p.45) che negli anni quaranta in A Social Critique of Radio Music scriveva: “Nonetheless, music under present radio auspices serves to keep listeners from criticizing social realities; in short, it has a soporific effect upon social conosciusness”(T.W. Adorno, A Social Critique of Radio Music, in “The Kenyon Rewiew” VII/2, 1945, p.212). Per tali motivi è interessante comprendere come Adorno si sia mosso proprio dentro un mezzo così tanto criticato. Il nostro Autore, dopo aver dedicato tutta la prima parte (pp. 15-44) alla trascrizione dell’intervista, è nella seconda che si dedica alla scomposizione del testo per trarne fuori quelle caratteristiche sociologiche che difficilmente sarebbero potute venire allo scoperto da una semplice e fugace  lettura. Ciò che emerge dall’analisi di Denunzio è principalmente il trovare un Adorno particolarmente comunicativo, disponibile ed attento al pubblico radiofonico (cfr. p.15; p.45) ed attento conoscitore di Canetti e del suo Massa e potere. Per tali ragioni Adorno cercherà sin da subito di porre l’intervistato in una posizione di “apparente comodità comunicativa”; collocazione che nel breve tempo dell’intervista si tramuterà nel vero punto di forza del pensatore della Scuola di Francoforte. Sottolineare il ruolo ed il luogo natale del pensiero in cui si muove Adorno, come più volte evidenzia Denunzio, non è soltanto un rilievo semplicistico o dovuto, ma si dimostrerà il vero centro nodale su cui riflettere per poter comprendere il ruolo assunto da Adorno nel suo essere conduttore. Le questioni poste a Canetti principalmente furono tre: le masse invisibili, la muta di accrescimento e la teoria del comando. Su questi tre punti Adorno più volte incalza Canetti il quale, invece di “comandare” l’intervista, sembra esserne comandato. Questa spiacevole sensazione, ci spiega Denunzio, ha un chiaro fondamento veritativo. Nella seconda parte di questo saggio, il lettore inizia a comprendere come accanto alla evidente performance radiofonica di Adorno, ci sia una prestazione intellettuale più nascosta. L’intervista infatti, pur svolgendosi in modo fluido e cordiale, pone Adorno in un ruolo che giustamente verrà identificato da Denunzio con il termine di metamorfosi. C’è una trasformazione che pone Adorno da intervistatore a protagonista della stessa, al punto tale che alcune parti dell’intervista si paleseranno come “una battuta di caccia in cui all’intervistato tocca il ruolo della preda” (p. 84). La domanda che ci si pone è la seguente: cosa spinse Adorno a mutare ruolo? Cosa lo ha mosso ad andar contro Canetti? L’Autore del nostro libro ci spiega come, in un modo non del tutto velato, il mutamento di Adorno trova un possibile inizio già nelle prime domande dell’intervista. Leggiamo infatti: “A questo proposito vorrei anche dire, dopo quello che Lei ha detto finora, che in Lei esiste una certa superiorità dell’immaginativo” (p. 21). È propriamente questa superiorità dell’immaginativo che fa, e non solo letteralmente, mutare Adorno. Il trovare in un trattato spiccatamente sociologico “troppa immaginazione” (p. 46) indispone il direttore dell’Istituto di Francoforte, e non poco. Tale indignazione non è dettata da un momentaneo impulso, ma nasce, e questo ci viene spiegato da Denunzio lungo tutto il suo saggio, da un lavoro di riflessione pregressa sul testo di Canetti. Denunzio ci mostra come quest’intervista nasca da una  non troppo nascosta esigenza di dimostrare che il lavoro di Canetti sulle masse non sia altro che narrazione e non trattazione sistematica. Per far questo, Adorno prepara il terreno dell’intervista proprio per condurre il suo interlocutore dentro dei fossati concettuali ben preparati. C’è pertanto un sotto testo, un “testo parallelo” di cui sembra servirsi Adorno (p. 95).  La struttura di tale sotto testo si evince già dal ritmo crescente che mantiene Adorno durante il tempo radiofonico e dall’empasse in cui spesso viene a trovarsi Canetti. Nonostante quest’ultimo risponda in modo sicuro ed immediato alle domande poste da Adorno, si nota come il suo essere soprattutto un narratore diventi un vero e proprio gap, in special modo quando l’intervistatore lo porta a distanziarsi dal confronto con gli elementi arcaici ed archetipici,  che sono fattori essenziali in Canetti per la comprensione dello statuto delle masse. Tale “difetto canettiano”, una volta individuato da Adorno, diventa il leitmotiv dell’intervista e si dimostra il vero obiettivo del sociologo francofortese. Tale manchevolezza canettiana, ci racconta Denunzio, non sembra essere stata evidenziata soltanto da Adorno ma anche dagli eredi del pensiero di Francoforte. Tra i tanti Denunzio delinea le riflessioni di Axel Honneth (p. 48-52) e di Furio Jesi. Quest’ultimo si dimostrerà aspro nei riguardi dell’indagine e della ricerca condotta da Canetti intorno alle masse al punto da sottolineare, e con piglio deciso,  come il “torto più grave del libro sia distogliere l’analisi del dettaglio, da quei fatti semplici ed elementari di cui è fatta la storia” (p. 55), e ciò si pone in continuità con l’accusa adorniana al testo di Massa e potere. 
Dopo essersi concentrato sul nucleo tematico e concettuale del testo dell’intervista, l’indagine di Denunzio continua attraversando in modo trasversale i due attori, questa volta analizzando le caratteristiche che evidenziano la dinamica comunicativa che verrà messa in atto in radio. Denunzio la percorre portando il lettore ad avvicinarsi al sovra-testo ed al sotto-testo. Queste prospettive vengono analizzate innanzitutto usando i metodi sociologici di Erving Goffmann. Da queste analisi  deriva che il ruolo assunto da Adorno, ovvero quello di conduttore, se per un verso lo pone ad allontanarsi dalla carica di direttore dell’Istituto di Francoforte, dall’altro, proprio per questa distanza dal suo ruolo principale, lo aiuterà a trasformarsi in conduttore, guadagnando un volto neutrale che sin da subito metterà a proprio agio Canetti e che lo distrarrà dal “pericolo adorniano”. Infatti attraverso la voce calma, attenta e conciliante ci si dimentica che dietro questa maschera di affabile conduttore si nasconde il direttore dell’Istituto di Francoforte. Questa veste camaleontica di Adorno si manifesterà vincente e ben riuscita. Se consideriamo infatti che, da quanto riportato da Denunzio, Canetti dopo questa intervista non nutrirà chiare simpatie per Adorno, l’operazione messa in atto ha sortito l’effetto sperato. Come si leggerà dal carteggio tra Canetti e Rutigliano (1989) ed in una lettera indirizzata anni prima a C. Magris del 1974 (pp. 57-59; 112), Canetti non nasconderà il suo astio nei riguardi di Adorno. 
L’indagine comunicativa proposta da Denunzio ci porta adesso ad attraversare i movimenti della  metamorfosi operata ad Adorno all’interno del medium radiofonico. Tale dinamica si dimostrerà vincente per Adorno al punto da porre Canetti nella scomoda posizione di “preda” mediatica. Questo non soltanto perché Adorno colpisce al cuore delle debolezze della struttura concettuale di Massa e potere, ma soprattutto perché, anticipando le mosse di Canetti, impedisce al suo interlocutore di prendere il sopravvento durante tutto il tempo dell’intervista; per più di dieci volte prenderà la parola ed interromperà Canetti nel corso delle sue repliche. Proprio la padronanza del tempo radiofonico e del mezzo di comunicazione sono il vero punto di forza di Adorno il quale, a differenza di Canetti, non sottovaluta né il suo avversario né il ruolo che il tempo “breve” della radio gli impone. Padroneggiando il mezzo radiofonico, Adorno “mette all’angolo” Canetti e lo conduce lì dove desidera: fuori dalla porta, e dalla portata, della comunicazione con i suoi ascoltatori. 
In modo chiaro e ben strutturato, il lavoro di Denunzio si palesa un utile strumento per la comprensione non soltanto dei mezzi di comunicazione in generale, ma delle dinamiche del potere che possono riversarsi negli strumenti mediatici. Rileggere questa intervista nei suoi tratti conoscitivi e comunicativi significa per il lettore contemporaneo, lettore magari sprovvisto di cognizioni sociologiche, apprendere come la padronanza dei mezzi di comunicazione di massa sia determinante non soltanto sul fronte del mero commercio, ma anche per la commercializzazione del proprio pensiero e per la buona riuscita delle proprie idee. 


Indice
Introduzione

Parte prima: In radio
L’intervista di Theodor Wiesengrund Adorno a Elias Canetti

Parte seconda: Interpretazione
Capitolo Primo – La Scuola di Francoforte, Massa e potere  e la teoria sociale
1. Adorno e Massa e potere; 2. Honneth e Massa e potere; 3. Tra Adorno e Honneth: Jesi lettore di Massa e potere; 4. Il carteggio di Canetti con Rutigliano: Ulisse e il no di Massa e potere alla Dialettica dell’illuminismo; 5. La Dialettica dell’illuminismo e Ulisse: il mito; 6. Massa e potere e Ulisse: il mito; 7. Sul metodo mitologico di Massa e potere: il silenzio di Jesi; 8. Massa e potere e Dialettica dell’illuminismo: Ulisse e la nascita di una teoria sociale; 9. Massa e potere e Dialettica dell’illuminismo: Ulisse tra imitazione e simulazione

Capitolo secondo – Un’analisi goffmaniana dell’intervista
1. L’intervista di Adorno a Canetti come sistema situato di attività; 2. Ruolo ed esecuzione di ruolo: il Sé di Adorno tra direttore dell’Istituto e conduttore radiofonico; 3. Retroscena e ribalta di un “testo” radiofonico; 4. La Teoria critica come retroscena possibile; 5. Gesto non intenzionale, lealtà drammaturgia e azioni di ri-allineamento: come la difesa di una teoria sociale fa funzionare un’intervista radiofonica; 6. Il controllo delle impressioni: il Sé di Canetti nell’eseguire il ruolo di intervistato; 7. Quando l’intervista si trasforma in una battuta di caccia: tecniche di difesa dell’interrogato; 9. La ricezione delle esecuzioni in ruolo: la funzione del pubblico

Capitolo terzo – Il potere di controllo sul tempo radiofonico
1. Pianificazione di un’intervista radiofonica; 2. Costruzione di un testo radiofonico parallelo; 3. Il testo radiofonico parallelo;  4. Distribuzione del testo parallelo nella temporalità radiofonica; 5. Tecniche di esercizio del potere sulla temporalità radiofonica

Capitolo quarto – Il comando sul pubblico
1. La domanda di Adorno sulla teoria del comando: un rischio calcolato; 2. La teoria del comando di Canetti: oratore e massa; 3. Il modello comunicativo della teoria del comando: Karl Kraus; 4. L’adesione al comando: da Kraus a Simmel; 5. L’altro rischio della domanda sulla teoria del comando: Adorno e Simmel

Capitolo quinto – Politica della metamorfosi
1. Una quarta tecnica di potere: l’indifferenza calcolata di Adorno; 2. Le metamorfosi di Canetti; 3. Un Boscimano in radio

Capitolo sesto – Modelli di lavoro astratto a confronto
1. Il lavoro al tempo della radio; 2. Il modello adorniano di lavoro astratto; 3. Il modello canettiano di lavoro astratto

Capitolo settimo – Un fantasma si aggira nella trasmissione: la presenza di Benjamin tra Canetti e Adorno
1. Canetti e Benjamin: l’esclusione del pubblico; 2. Adorno e Canetti: l’inclusione del pubblico

Bibliografia

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