mercoledì 3 giugno 2015

Eco, Umberto, Fedriga, Riccardo (a cura di), La filosofia e le sue storie. L’età moderna

Roma-Bari, Laterza, 2015, pp. 565, euro 34, ISBN 978-88-581-1742-2.

Recensione di Matteo Sozzi – 19/04/2015

Umberto Eco e Riccardo Fedriga sono i curatori dell’opera La filosofia e le sue storie di cui il testo L’età moderna costituisce il secondo volume edito dopo L’Antichità e il Medioevo. Il libro si articola in 8 capitoli che trattano la storia del pensiero moderno secondo una prospettiva diacronica. Così, dopo l’esame dei più rilevanti autori del Quattrocento e del Cinquecento (capitoli 1 e 2), si considera lo snodo cruciale del passaggio dal Cinquecento al Seicento segnato dal problematico intreccio di filosofia, teologia, astronomia, alchimia, magia, cabalismo ed ermetismo (capitolo 3).

Viene quindi delineato il percorso della riflessione del Seicento (capitoli 4, 5 e 6) e del Settecento (capitolo 7), per concludere con un’analisi dei caratteri degli Illuminismi italiano e tedesco con particolare attenzione alle speculazione kantiana (capitolo 8). 
Ciascun capitolo presenta inoltre digressioni che accompagnano il lettore all’approfondimento di specifici temi (ad esempio, a margine della parte dedicata a Newton, la pagina 302 tratta specificatamente l’osservazione del suo rapporto con l’occulto) o autori particolari (è il caso, ad esempio, della scheda delle pp. 413-414 curata da Cristina Paoletti su Thomas Reid all’interno della trattazione sull’Illuminismo) o argomenti d’indubbia rilevanza (come si propone la sintetica riflessione di Enrico Berti sul pensiero metafisico nell’età moderna alle pp. 244-245 a conclusione del capitolo sul Seicento). Completano poi ciascun capitolo sia alcuni testi dedicati agli Ambienti culturali, nei quali si descrivono aspetti della cultura materiale del periodo storico esaminato, sia alcuni approfondimenti volti a suggerire una visione d’insieme attraverso l’esplicitazione dei rapporti tra il pensiero filosofico e altre discipline o particolari eventi storici. 
Questa struttura del volume richiama certamente l’esposizione cronologica della storia del pensiero e sembra pertanto porsi in continuità con l’impostazione tradizionale delle storie della filosofia. Tuttavia, la visione con cui quest’opera è stata costruita rivela un approccio ai contenuti innovativo almeno per un duplice aspetto. 
Innanzitutto, non si ritrova un interesse prioritario per i pensatori e la filosofia rispetto al relativo contesto storico e culturale. L’opera infatti non evidenzia una mera attenzione ai fatti coevi alle filosofie, né l’aspirazione alla valorizzazione di altre discipline (come ad esempio la storia dell’arte o la storia della letteratura). In questo volume il focus è, al contrario, posto direttamente sulla storia della cultura ― anche materiale ― di cui i filosofi furono certamente protagonisti, ma anche debitori. Questa visione d’insieme fonda l’avvicinamento e l’approccio ai contenuti speculativi che emergono proprio da un ampio orizzonte storico e culturale. Ad esempio, appare chiaro come i filosofi della fine del Quattrocento e del Cinquecento siano incomprensibili senza un’attenta considerazione delle concezioni della natura che in quel periodo andavano maturando anche in opposizione alle prospettive tradizionali, a tal punto che si afferma che «il XV secolo è veramente un’epoca di transizione in cui vengono a confliggere e a comporsi al tempo stesso i fermenti di due epoche» (p. 5). Parimenti, gran parte del pensiero seicentesco è da leggersi all’interno della rivoluzione scientifica che investì la modernità e portò all’affermarsi della scienza moderna, di cui si sottolinea il processo collettivo di formazione: «si trattò peraltro di un movimento tutt’altro che uniforme, anzi attraversato da forti contrasti e segnato da differenze evidenti, ancorché spesso sottostimate nelle ordinarie rappresentazioni trionfalistiche dell’avvento della scienza: scienza che fu insieme baconiana, galileiana e cartesiana (prima di essere definitivamente newtoniana) e spesso senza consapevolezza di quanto potenzialmente contrastanti fossero queste spinte interne» (p. 251).
In questa visione la storia, la storia dell’arte, la storia della letteratura e la storia della scienza non sono fonti per importanti completamenti, ma per quell’essenziale storia della cultura che non vive di separazioni disciplinari, ma di una intrinseca unitarietà. Sarebbe come voler trattare del filosofo Newton e del filosofo Galilei prescindendo dallo scienziato Newton e dallo scienziato Galilei, o voler distinguere in Voltaire il pensatore dal letterato, o aspirare a comprendere il Seicento prescindendo dal Barocco, dalla musica e dal teatro che in quel secolo trovarono espressione. Anche la scelta di sottolineare dati meramente storici entra in questo progetto di comprensione globale di una cultura e di una visione del mondo in cui la filosofia si inserisce, facendosene interprete e promotrice. Come si potrebbe anche solo intuire l’uomo della fine del Quattrocento e del Cinquecento senza riflettere sulla conquista turca di Costantinopoli (oggetto di un’analisi di Silvia Ronchey alle pp. 23-26), sui viaggi e sulle esplorazioni oceaniche (a cui sono dedicate le pp. 79-86 curate da Corrado Vivanti) o senza considerare la diffusione della cultura attraverso la stampa (di cui si occupa Vittorio Beonio Brocchieri al fondo delle pp. 219-230)? O come potrebbe essere compresa l’affermazione dell’Illuminismo in Europa prescindendo dalla massoneria, oggetto dell’indagine di Umberto Eco alle pp. 519-532? Così, un paragrafo dedicato a L’homme de lettres  (pp. 430-434) all’interno del capitolo sul Settecento non appare essere un semplice approfondimento, ma una parte importante del tentativo di affermare una visione globale della cultura, prospettiva oltretutto certamente vicina al sentire di quei secoli.
La seconda discontinuità rispetto a un’impostazione più tradizionale è costituita dall’articolarsi del volume in numerosi contributi monotematici redatti da autori diversi (ben oltre la ventina). Questo comporta non solo il guadagno di una scrittura che varia il proprio stile e riesce a incontrare i diversi interessi del lettore, ma anche la possibilità di offrire una visione strutturalmente plurale, capace di delineare sintesi efficaci di temi e autori. Non deve stupire che, ad esempio, un pensatore come Kant in un volume dedicato alla storia della filosofia dal Quattrocento al Settecento occupi solo una decina di pagine sulle oltre 550. Ogni protagonista della storia del pensiero è infatti presentato per l’originalità del proprio contributo alla storia della cultura e non con il fine di delinearne la speculazione in modo il più possibile esaustivo.
Quest’opera arricchisce sia il lettore ai primi passi nella conoscenza della storia della filosofia, sia lo studioso esperto: al primo, infatti, offre una mappa con la quale orientarsi all’interno della storia del pensiero in modo certamente sintetico per la conoscenza del singolo autore, ma anche con una visione capace di far cogliere il valore di ciascun filosofo all’interno di un’epoca e di una cultura; al secondo, invece, questo volume offre non solo interessanti sintesi, ma suggestivi, e sovente scarsamente valorizzati, raccordi tra la filosofia, la storia e le altre dimensioni della cultura (dall’arte alla musica, dalla scienza al teatro, dalla letteratura alla teologia), quasi delle tracce che invitano a essere ulteriormente approfondite. A entrambi infine propone un percorso di riscoperta dei grandi temi elaborati dalla modernità, di cui i migliori uomini di cultura sono stati i riferimenti e gli interpreti, presentando il vantaggio di essere al contempo opera leggibile sia nel suo sviluppo, sia a partire da specifici temi che animino il lettore.


Indice

Continuità e rottura: il Quattrocento

1. La rinascita scientifica di Luca Bianchi
2. Nicolò Cusano di Matteo D’Alfonso e Riccardo Fedriga
    Platone e Aristotele: dal confronto alla conciliazione di Luca Bianchi
    La caduta di Costantinopoli di Silvia Ronchey
3. La tradizione aristotelica nell’Italia del Quattrocento di Luca Bianchi
4. Scienza e vita civile nell’Umanesimo italiano: salutati, Bruni, Valla di Claudio    
    Fiocchi
5. Filosofia e scienza in Leonardo da Vinci di Giorgio Stabile
6. Leon Battisti Alberti: l’homo faber, il tempo e la pedagogia filosofica di 
    Stefano Simoncini
   Teorie e tecniche della visione dal medioevo al Cinquecento di Antonio 
   Clericuzio
7. Marsilio Ficino e l’ermetismo umanistico di Umberto Eco
8. Pico della Mirandola: filosofia, cabala e concordia universalis di Federica 
    Caldera 
9. Limiti e statuto della filosofia di Pietro Pomponazzi di Luca Bianchi
    Feste, farse e sacre rappresentazioni di Luciano Bottoni

La nascita della modernità

1. Viaggi, esplorazioni e scoperte di Corrado Vivanti
    Cultura dotta e cultura popolare di Laura Barletta
2. La nascita della politica di Corrado Vivanti
3. Utopia e politica tra Cinquecento e Seicento di Luca Pinzolo
    Le utopie letterarie di Arrigo Colombo
    La servitù volontaria e l’amicizia: Montaigne e la Boétie di Nicola Panichi
4. La filosofia alla prova dei nuovi mondi  di Giuseppe D’Anna
5. Filosofia e Riforma protestante di Antonio Clericuzio
    Libertà e servitù: la polemica tra Erasmo e Lutero di Fosca Mariani Zini
6. L’uomo e il cosmo di Corrado Vivanti
    Il mondo alla rovescia: Rabelais e il codice della parodia di Silvia Contarini
7. L’astronomia nel Cinquecento di Antonio Clericuzio
    Logica e metodo di Riccardo Pozzo

Natura e magia tra Cinquecento e Seicento

1. Astrologia e influenze celesti di Antonio Clericuzio
2. Giovanbattista Della Porta di Antonio Clericuzio
3. Girolamo Cardano di Antonio Clericuzio
    La filosofia mistica di Jacob Böhme di Cecilia Muratori
    La scienza del corpo e le sue malattie di Antonio Clericuzio
4. Cabalismo, lullismo, scritture segrete di Umberto Eco
    Magia e scienze ermetiche di Umberto Eco
5. Dall’alchimia alla chimica alle soglie dell’età moderna di Antonio Clericuzio
6. L’uomo di lettere nelle corti del Rinascimento di Ezio Raimondi
7. I dibattiti cosmologici fra XVI e XVII secolo e la crisi dell’antropocentrismo di   
    Luca Bianchi 
8. Bernardino Telesio di Elisabetta Scapparone 
9. Giordano Bruno di Nicoletta Tirinnanzi
    Morire da filosofi: ateismo e libertinismo in Giulio Cesare Vanini di Mario  
    Carparelli
10.Tommaso Campanella di Germana Ernst
     Magia naturale e astrologia in Campanella di Germana Ernst 

Il Seicento tra certezza e inquietudine

1. Il mondo è teatro di Mariateresa Fumagalli Beonio Brocchieri
    Musica e musicisti nel Seicento di Roberto Leydi
2. Tra immagine e parola: la “repubblica delle lettere” nel Seicento di Ezio   
    Raimondi 
    La ragione e la sua ombra: il barocco di Anna Ottani Cavina
3. Lo scetticismo moderno: da Montaigne a Bayle di Gianni Paganini 
    Libri, stampa e libera circolazione del sapere di Vittorio Beonio Brocchieri 
4. La tradizione magica ed ermetica di Roberto Pellerey
   Ontologia, libertà e metafisica: le tradizioni scolastiche di Riccardo Fedriga e  
   Roberto Limonta
   La metafisica in età moderna di Enrico Berti

Filosofia e metodo

1. Filosofia e metodo scientifico da Bacon a Newton di Gianluca Mori
2. Francis Bacon di Giulio Blasi 
    Scrivere e comunicare la nuova scienza di Antonio Clericuzio
3. Galileo Galilei di Antonio Clericuzio 
    Scienza e filosofia nel Seicento: il caso Galilei di Luca Bianchi
4. René Descartes e la filosofia “secondo la regola della ragione” di Mariafranca 
    Spallanzani 
    Le passioni dell’anima di Gianluca Mori
    Matematica e geometria di Paolo Conte
5. Isaac Newton di Antonio Clericuzio
    Alchimia e teologia: Newton e l’occulto
    Il ruolo dell’esperimento mentale nella filosofia del Seicento di Francesco 
    Bianchini

La pluralità delle tradizioni nel Seicento

1. Thomas Hobbes di Vittorio Morfino
    Il giusnaturalismo nel Seicento di Vittorio Morfino
    Le teorie della materia nel Seicento di Antonio Clericuzio
    Pierre Gassendi di Francesco Cerrato
2. Filosofia e dibattiti teologici: Malebranche e gli occasionalisti di Riccardo     
    Fedriga 
    L’ascesa della “via delle idee” di Gianni Paganini
3. Il problema della teodicea di Luca Fonnesu 
4. Port-Royal e il giansenismo di Roberto Pellerey 
5. Blaise Pascal di Riccardo Fedriga
    L’ideale dell’honnête homme
    Il libertinismo erudito di Roberto Pellerey 
6. Baruch Spinoza di Umberto Eco 
7. John Locke di Umbero Eco
    I platonici di Cambridge di Riccardo Fedriga
8. Gottfried Leibniz di Massimo Mugnai
    Le monadi
    Il pensiero cieco di Umberto Eco
    Il calcolo infinitesimale di Francesco Giampietri

Senso comune ed età della ragione

1. La filosofia inglese e i liberi pensatori di Antonio Senta
2. George Berkeley di Gianni Paganini 
3. David Hume di Paola Zanardi
   Il pensiero politico: dalla teoria dello Stato alla filosofia della storia di Massimo 
   Mori
   Thomas Reid e la filosofia del senso comune di Cristina Paoletti
4. Pierre Bayle di Gianluca Mori
5. Montesquieu di Lorenzo Bianchi 
6. Voltaire di Lorenzo Bianchi 
    L’homme de lettres di Ezio Raimondi
7. Condillac di Gianni Paganini 
    D’Holbach e Helvétius
8. Diderot di Elio Franzini 
    Gli idéologues di Silvia Rodeschini
9. L’Encyclopédie: storia di un progetto filosofico di Walter Tenga
    Enciclopedia: genesi e storia di un’idea di Umberto Eco 
10. La filosofia al femminile nel Settecento di Paolo Quintili
      I conti philsophiques come genere filosofico di Paolo Quintili
      Il libertinismo letterario
      La musica delle rivoluzioni di Roberto Leydi

Dalle ombre della ragione al pensiero di Kant

1. Giambattista Vico tra Seicento e Settecento di Giuseppe Cacciatore
La scoperta della società civile di Corrado Vivanti
2. Jean-Jacques Rousseau di Alberto Burgio 
3. L’Illuminismo tedesco di Paola Rumore
    Estetica: nascita e sviluppo della scienza del bello di Elio Franzini 
4. L’Illuminismo italiano di Antonio Senta
    Il dibattito sull’intelligenza animale di Umberto Eco
5. La massoneria tra illuministi e illuminati di Umberto Eco
6. Kant di Umberto Eco
    Statuto e limiti della scienza di Kant di Pietro Corsi

Appendici

Bibliografia
Indice dei nomi

10 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Benché minato in stesse fondamenta dagli attuali accadimenti politici, etnici, sociali, il prospetto multiplo e molteplice di questo libro è politicamente sorpassato ed a pensarlo altrimenti diventa o diventerebbe storicismo di bassa lega, difatti anche il sèguito, svolta funzione integrativa e di moderazione, adesso vale quale esempio di storicità passata, contrariamente a questo limite invece si fa storicismo di bassa lega e ciò condurrebbe a certa fine della politica e sicuramente a sconfitta della filosofia per sommersione da subcultura ed impossibilità culturali.
(...)
MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

I rapporti tra cultura e filosofia che basano tale pubblicazione curata da U. Eco e R. Fedigra si riferiscono alle filosofie politicamente ideologizzate e non ideologizzanti. Essi furono istituzioni poi destituzioni politico-culturali adesso sono necrologi, utili per capire a patto di riconoscerne l'anacronismo della composizione non per programmare futuri né per accantonare storie né per abbandonarle a favore di vuote convenzioni, ma purtroppo esiste il rischio che possano essere usati per tali ultimi negativi scopi se la cultura non si avvede che essi sono rapporti storici non relazioni storiche.
(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Domandando pubblicamente e senza siffatta amenità perché mai non si volesse pensar di più alla introduzione delle patate nelle coltivazioni tedesche invece che pensare a spiriti e spiritelli, Umberto Eco additava enormità di questione che ora a resuscitarla non val la pena neppure negarla e neppure affermarla.

Dovendo Entrare nel merito dei fatti, si riscontra nella storia della filosofia un materialismo storico, un materialismo dialettico, quest'ultimo accusato di ingiustizia perché volto alla sopraffazione negando reciprocità storiche e tentando di imporre dittatura del proletariato, l'altro in ciò coinvolto quale premessa assolutizzata ma in quanto tale era solamente un ambiente culturale, così le dittatute di massa evitavano di farci i conti. In particolare, il materialismo storico era uno tra tanti possibili, sorto dalle critiche di Marx e marxiane allo spiritualismo religioso soprattutto cristiano e basato su un tentativo di interpretazione che oggi direbbesi "forte" degli studi di Feuerbach sulla attualità del cristianesimo. Tali studi, post-sensisti, mostrarono che la teologia trinitaria era irriducibile alle sintesi dialettiche hegeliane anche nelle stesse inconcludenze dialettiche descritte dai riduzionisti hegeliani, inoltre in essi si mostrava pure condizione isolata e non determinante religiosamente del razionalismo idealista dialettico di appartenenza cristiana degenerato quindi in imperialismo culturale ed ex cristiano in Germania. Attraverso queste precisazioni Feuerbach lasciava emergere un ritratto storico del cristianesimo, in questo applicando metodo dialettico negativo, lo stesso adottato da Hegel che solamente poi si era reso conto della necessità di un relativismo per dare senso al proprio sistema. Feuerbach invece decostruiva la dialettica positiva mostrandone inadeguatezza di inizi, separati dai principi che notava discendevano da triadi teologiche trinitarie, dalla etica pastorale alla cultura laica alla filosofia europea e tedesca, poi private delle motivazioni e non dismesse ma erette a simulacri ovvero veri e propri idoli di pensiero, i quali assumendo disposizioni interiori rivolte a misteri della storia le trasformavano in condizioni sociali sovrastimando le presenze sociali degli stessi che erano in cotali disposizioni ovvero spiritualità. Nella pratica alcune prassi sociali erano ritenute espressioni di poteri fatalmente ricorrenti, ciò perché non si voleva usare con scrupolo il vaglio dei sensi per notare mancanze ed eccezioni. Secondo gli storici tedeschi vi era in Europa e del tutto manifestamente in Germania una inspiegabile disparità tra mezzi materiali a disposizione e strumenti intellettuali pratici tradizionali e ciò per alcuni era dimostrazione di creatività, per altri di forza interiore, per gli assolutisti hegeliani era questione di organizzazioni geniali. ...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :... Per Feuerbach era creatività e forza interiore unite da propositi consapevoli di salvezze non a fronte di eventi determinati però proprio di eventi ma indeterminati. Il criterio sensista era usato da Feuerbach sia per le individuazioni che per le non indivuduazioni, perché Egli aveva allargato la prassi illuminista fino ad includere coi risultati dei sensi i dati dei sentimenti a prescindere da psicologiche emotività. Definibile specificamente tale filosofia, analogalmente a filosofia materialista e non altramente, sensualismo (sens-ual-ismo, analogalmente a mater-ial-ismo), essa verificava il vantaggio pratico della religione senza definirla positivamente perché la unicità della sensazione non esponeva ad assolutismi di sorta e non era necessario definire oggetti di studi filosofici, bensì solo identificarne. Marx a contatto con tali studi li aveva usati per comporre un materialismo ex-hegeliano, assumendone terminologia ed estraniandola e poi sostituendola alla terminologia hegeliana, prestandosi allo scopo solo l'esito assolutista di questa ultima né Marx sentiva altra necessità perché essendone stato uno dei realizzatori egli stesso. Questa attività era più estrema nei marxiani, che continuarono dopo che Marx stesso ravvedutosi degli eccessi si era voluto fermare abbandonando e negando il comunismo da egli stesso avviato.
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :... La cultura meccanicista illuminista poi illuministica era stata generico materialismo storico quindi dialettico attraverso i tentativi di Marx e dei marxiani, definendosi col marxismo in particolarità che si fondava sulla tesi-antitesi storicamente sostenibile di borghesia-proletariato, ma tale sostenibilità era in inizio fortuita e coincidenziale, poi quando l'Europa era stata liberata ad opera del sindacalismo soprattutto bolscevico dalle coincidenze che ne facevano vigere dramma lo stalinismo ne faceva vigere identico più immenso dramma per delitto politico contro Occidente e poi Villaggio Globale. In Italia i marxiani sfruttarono componenti ereticali del cattolicesimo e parti clericali oscurantiste quali referenti adatti per il vigere della tesi-antitesi, cui sintesi era in realtà fine di Occidente e di politiche globali e dunque termine di vantaggiosi provvedimenti politici per aiutare indigenti oltre che poveri. Tale sfruttamento in principio era critica non nuova e meno valida anche perché indistinta, contro la repressione sessuale e contro le imposizioni intellettuali, che negava il mondo politico italiano assumendo stesso oscurantismo cattolico per premessa e che avversava universo religioso italiano assumendo i mezzi di comunicazione ereticali privati dei contenuti dei messaggi ed usati per retorica. Anche perché i socialisti non comunisti ne sovvertivano i fini occulti da criminosi a socialmente utili, tali operazioni marxiane parvero opportune e si formò un movimento marxista in Italia. Esso non riusciva nella distruzione, ma perdurava a causa dello stalinismo internazionalizzato, che obbligando a divisioni sociali in borghesie e proletariati costringeva ad analogie sociali e filosofiche e politiche. Giunto al culmine del potere, questo triste gioco trovava primo rifiuto internazionalmente ed effettivamente attuato nel comunismo interclassista non economico dello Stato di San Marino, che il sovietismo si era illuso di aver conquistato ai propri sistemi a causa del rifiuto stalinista della simbologia politica culturale e della conseguente prassi alternativa di esclusivo livello semiotico. I sovietici in Italia agivano culturalmente-politicamente non viceversa, in ciò prevalendo componente comunista antistalinista ovvero non imperialista, mentre gli stalinisti usavano comunicazioni e intromissioni negando comprensioni tipiche di segni culturali tipici: dalle critiche rissose contro il segno cristiano della croce fino alla svalutazione di saperi matematici tramite occupazioni universitarie. ...
MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :... Giudicato inconsistente autonomia, il comunismo pratico sammarinese era in realtà comunione di intenti in comunanze simboliche-comunicative mentre le strutture comunicative apparenti erano solo omologhe non omologate a quelle sovietiche. Ma proprio lo stalinismo impediva che resto di Italia ne giovasse ed allora il marxismo trovò primo passo falso nella critica dialettica di cui P. P. Pasolini fu maggiore esponente e poi autore di dialettica critica, inserendo nei quadri politici spciali sovietici per l'Italia attraverso le attività del partito comunista italiano un elemento alieno e non astratto, basato su una triade non risolutiva e distruttiva, che prospettava sintesi in ecologico ritorno di civiltà contadina e regresso sociale in logiche ex proletarie. La dissoluzione insinuata per gradi, di fatto la cultura comunista ne restò divisa e prevalse del tutto nel P. C.I. (Partito Comunista Italiano) la componente moderata (gramscista) che usava il comunismo marxista soltanto per minacciare ed impedire il capitalismo selvaggio. Entro questo ultimo quadro culturale si colloca attività politica filosofica di Umberto Eco, che in qualità di scienziato di semiotica era attivo repubblicano ed antistalinista. U. Eco dunque usava il materialismo storico particolare, marxiano-marxista, senza potere totalitario, a scopo anticapitalista e di integrazione culturale. Tale anticapitalismo colpiva i poteri forti ed invadenti del mondo finanziario non comunista ma ne esimeva gli altri. Quindi Eco diede svolta culturale diversa nel... segno di un recupero di tradizioni, che per quanto religiosamente ereticali mostravano origini negate di marxiani e marxismi in Italia, ciò con un sublime ed avveneristico romanzo, "Il nome della rosa", e molte riflessioni pubbliche. Filosoficamente poi dava ottimi incentivi per una critica dell'estremismo relativista, proprio quello iniziato da Marx negando aporeticamente il valore delle unicità delle sensazioni, nelle prassi filosofiche politiche dai marxiani incapaci di cogliere ripensamento di Marx capovolte del tutto in politiche-filosofiche senza risvolti pratici validi. Quale storico Eco agì in senso relativista-illuminista, decostruendo non costruendo. Ne consegue risultato temporalmente e contestualmente assai limitato e di valore critico non di critica. ...
MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE... : Riccardo Fedriga ha agito ereditando stesso quadro ma senza ugual saggezza filosofica. La sua attività non reca alcuna lezione essenziale dal pensiero di Eco e proprio per questo tal pensiero agisce decostruttivamente esternamente ma distruttivamente internamente ai prospetti comunicativi omologativi del totalitarismo di sinistra. L'insegnamento della comunicazione fatalmente avviato a una crisi di scontri ideologici e predato dalla bassa cultura si trova non messo a nudo dalla saggezza ma aperto a prospettive non previste dai sistemi comunicativi che impongono oggetti di studi pure. Eppure la bassa cultura agisce per proprio tornaconto in quanto non ha chi dirigere senza essere impedita dalle negazioni esplicite od ovvie della alta cultura. Fedrigra ha interpretato le comunicazioni culturali medioevali rifiutandone conclusioni non cattoliche eppure esiste una altra modernità cristiana riformata non cattolica iniziata da ugual medioevo non cattolico. Questa ultima fu vero ambiente culturale per Leibniz e le illustrazioni comunicative di Fedrigra sono anche concezioni comunicative ed intransigentemente di parte, oltretutto di provenienenza in definitiva ostile a stesso resto di stessa parte. Studiando l'etica medioevale-moderna bisogna distinguere tra morale pratica e ideale ma queste furono invertite di senso e rovesciate di posto dallo pseudocattolicesimo che dal medioevo stesso alla modernità si configurava quale falsa ideologia cattolica senza riconoscersi per movimento irreligioso poi ateo. Tale accorgimento non è possibile senza del tutto contraddire lo schema marxista ed il materialismo dialettico marxista e senza studi su etica medioevale-moderna non è possibile analisi di attualità politica perché le leggi che possediamo sono di origine salica cioè discendono dalla etica medioevale e allora nessuna etica filosofica è possibile nel quadro di scontro politico - antipolitico e nessun moraleggiare consiste realmente se si interpreta la teodicea leibniziana secondo contesti impropri e scambiandola per un invito a coprire il male commesso. Essa infatti descrive propriamente l'ovvietà della bontà dell'accadere della esistenza perché al volgere della fine del Medio Evo ed in principio di Modernità quando questa era ancora precaria bisognava negare le critiche estreme ai nuovi tempi. Per Plotino si trattava di contemplare l'armonia che i giudizi etici offrono, per Leibniz era necessario descrivere la funzione di tali giudizi. Certamente dunque chi pensasse ad un subissamento repressivo non starebbe leggendo realmente i testi di Leibniz, che non vanno riferiti alla realtà criminologica dei tempi recenti del papa polacco e per non esporsi a confusioni bisogna allora conoscere la cultura riformata. Senza di ciò l'altra storia del medioevo e modernità accadute da Bisanzio e senza Bisanzio non è neppure concretamente identificabile perché essa non si svolse conquistando i tempi naturali per la civiltà ma attuandoli direttamente. Questa era la storia entro cui fu costruita la politologia antimarxista dei bolscevichi in Russia e con la quale in Italia agì il reale potere democristiano per intera nazione, che fu anticlericale e in opposizione alle pratiche vaticane in ultima fase e che di fatto non tramontò del tutto e restò parte determinante e minima, fino ad oggi. Questo potere filosoficamente non vive di ristrettezze ma si avvale di prospettive multiple che integrano la varietà delle interpretazioni cristiane. ...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE : ...

Da tutto quanto ho esposto, risulta chiaro che pur nella differenza di attualità resta per intero la problematicità della operazione culturale cui hanno collaborato Eco e Fedrigra che il recensore ha individuato in tratti importanti non soggettivamente consistenti ma oggettivamente consistenti entro accadimenti legati tra loro sia pure da termini e in differenti problematiche filosofiche.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Si notino le seguenti correzioni che apporto ai testi dei miei messaggi precedenti:

'Fedrigra' e 'Fedigra' stanno per: Fedriga.

'Dovendo Entrare' sta per: Dovendo entrare.

'indivuduazioni' sta per: individuazioni.

'spciali' sta per: sociali (esistevano comunque quadri sociali speciali nella quasi per niente nota URS ente statale prima della URSS, questa ultima però dal valore ufficiale provvisorio).

Sono spiacente per gli errori che sono dipesi da più o meno volontari altrui disturbi venuti dai pressi dove sto, i quali mi hanno costretto a minor concentrazione relativa né impegno maggiore reputerei saggio da parte mia, dato che Internet è un mezzo di acquisizione dati non una libreria.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Benché minato in stesse fondamenta dagli attuali accadimenti politici, etnici, sociali, il prospetto multiplo e molteplice di questo libro è politicamente sorpassato ed a pensarlo altrimenti diventa o diventerebbe storicismo di bassa lega, difatti anche il sèguito, svolta funzione integrativa e di moderazione, adesso vale quale esempio di storicità passata, contrariamente a questo limite invece si fa storicismo di bassa lega e ciò condurrebbe a certa fine della politica e sicuramente a sconfitta della filosofia per sommersione da subcultura ed impossibilità culturali.

I rapporti tra cultura e filosofia che basano tale pubblicazione curata da U. Eco e R. Fedriga si riferiscono alle filosofie politicamente ideologizzate e non ideologizzanti. Essi furono istituzioni poi destituzioni politico-culturali adesso sono necrologi, utili per capire a patto di riconoscerne l'anacronismo della composizione non per programmare futuri né per accantonare storie né per abbandonarle a favore di vuote convenzioni, ma purtroppo esiste il rischio che possano essere usati per tali ultimi negativi scopi se la cultura non si avvede che essi sono rapporti storici non relazioni storiche.

MAURO PASTORE