giovedì 16 giugno 2016

Schmitt, Carl, Imperium, Conversazioni con Klaus Figge e Dieter Groh 1971

Macerata, Quodlibet, 2015, pp. 304, euro 26, ISBN 978-88-7462-624-3.

Recensione di Gianmaria Merenda - 15/07/2015

Il volume Imperium raccoglie la trascrizione integrale della lunga intervista che Klaus Figge e Dieter Groh fecero a Carl Schmitt a Plettenberg in casa Schmitt per conto dell’emittente radiofonica SüdwestFunk nel dicembre 1971 (trasmessa poi il 6 febbraio 1972). L’intervista ha inizio con un’introduzione di Schmitt sulle sue origini modeste e cattoliche, in contrasto con una società fortemente evangelica e di censo più elevato. Questo deficit socio-economico sembra essere il motore di tutte le decisioni che

Schmitt prese nel corso della sua vita. Apprendiamo che nel convitto cattolico, ai tempi del liceo, a Schmitt viene scoperta una copia della Vita di Gesù di David Friedrich Strauss; i genitori, informati dal preside, ritirarono il giovane Schmitt, costringendolo allo spostamento quotidiano da Plettenberg con un notevole dispendio di tempo ed energia. A quanto pare questo status ai margini della società influenzò molto la gioventù di Schmitt e ne definì il percorso scolastico-universitario come reazione alle ingiustizie subite. Sono tre i “depositi di dinamite nella storia della cultura” che Schmitt indica a conferma delle sue idiosincrasie: i rabbini, i gesuiti e i “più pericolosi” pastori protestanti (p. 59); e tre le svolte culturali: Socrate contro la teocrazia, i cristiani contro l’impero, Cartesio contro la certezza. Il primo nastro, in cui Schmitt disserta della sua infanzia e dei motivi della sua ricerca giuridica, si interrompe con una breve indicazione che dà il titolo al testo: Schmitt specifica, da una lettura di Sant’Agostino, che il katechon della Seconda lettera ai Tessalonicesi, 2,6, è da intendersi come Imperium o Reich, una forza che frena l’avvento dell’Anticristo e la fine della storia.
Anche se interessato alla filologia, Schmitt viene indirizzato da uno zio allo studio della giurisprudenza perché molto più redditizia degli studi umanistici. Questa scelta condizionerà la storia della Germania nazista e quella di Schmitt in particolare. La sua partecipazione al potere è descritta puntigliosamente: si apprende che Schmitt annotava su un diario le date degli incontri con i personaggi più importanti del Reich e i motivi, le scelte prese e le conseguenze di quelle scelte. Non mancano gli aneddoti rispetto ad incontri e ai retroscena di avvenimenti che hanno fatto la storia. Anche se il testo trascrive una lunga intervista, quello che ne esce è un lungo monologo, di tanto in tanto pungolato da domande o precisazioni dei due intervistatori. Apprendiamo in questo modo, dallo sfogo diretto dell’interessato, che la trattazione dello stato d’eccezione, della dittatura, dello stato di guerra, non nasce da una innata malvagità di Schmitt, ma dal suo coinvolgimento diretto con un mondo che aveva necessità di giustificare con la giurisprudenza il proprio agire politico. “Un periodo di gioia nel lavoro” per un giurista (p. 147) che stride con il tragico periodo che l’Europa e il mondo stavano vivendo in quegli anni. Un periodo di gioia professionale per Schmitt che si affianca alla sua idea di impegno civile: ovvero, essere presente e tentare di gestire la ‘cosa pubblica’ che altrimenti avrebbe avuto altro destino (p. 151). Infatti Schmitt chiude l’intervista con un’analogia che descrive in modo deciso ed inequivocabile il suo coinvolgimento con la storia del mondo della prima metà del secolo scorso: il suo impegno per frenare l’agire politico di Hitler può essere visto come il frammento di un romanzo picaresco spagnolo.  Se Schmitt ha avuto modo di agire nella storia del Terzo Reich è perché egli si è sentito un moderno picaro: “Il picaro se ne va in giro, facendo questo e quello, e, quando non sa continuare, dice sempre (questa è la tipica formula in base alla quale lo si riconosce): “io decisi… di diventare attore”, “io decisi di trasferirmi nelle colonie”, “io decisi di condurre una nuova vita”, io ho deciso, mi sono risolto a…, resolvi, ecc.”


Indice

p. 11 Introduzione
di Dimitros Kisoudis e Frank Hertweck

Nastro 1
Cattolicesimo e settarismo

p. 45 1. Infanzia nella diaspora cattolica
p. 53 2. La cerchia intorno a  Kurt von Schleicher
p. 56         3. La famiglia di parroci cattolici
p. 59 4. Florilegio dell’accusatore
p. 60 5. Fiorire del cosiddetto giornalismo postbellico
p. 63 6. Cronologia e calendario
p. 64 7. Il grande parallelo e il katechon

Nastro 2
Cosa dice la Costituzione?

p. 71 8. L’implicito tema della scrittura
p. 75 9. Perché hai studiato giurisprudenza?
p. 77 10. Ubi nihil vales, ibi nihil velis
p. 81 11. Il discorso per l’anniversario della fondazione del Secondo Reich   
                nel 1933
p. 83 12. Il trauma del giuramento del presidente Hindenburg

Nastro 3
Perché hai partecipato al potere?

p. 97 13. Legalità anziché legittimità
p. 109 14. Incontri e libri importanti
p. 118 15. Il potere conferito al positivismo

Nastro 4
On s’engage, puis on voit
p. 131 16. Il bel pellegrinaggio da Goethe
p. 142 17. La mia prima impressione del Terzo Reich

Note di commento

p. 155 Nastro 1
p. 181 Nastro 2
p. 209 Nastro 3
p. 243 Nastro 4

p. 267 Postilla
Come si è giunti a questo colloquio con Carl Schmitt?
di Dieter Groh

p. 277 Indice degli scritti di Carl Schmitt citati
p. 283 Indice dei nomi

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