giovedì 19 maggio 2005

Horn, Christoph, L’arte della vita nell’antichità. Felicità morale da Socrate ai neoplatonici, a cura di Emidio Spinelli.

Carocci (Frecce), 2004, pp. 249, € 19,60

Recensione di Federico Zuolo – 19/05/2005

Storia della filosofia (antica), Etica (virtù)

Il pregio di questo libro è quello di mantenere insieme una sintetica, e tuttavia precisa, ricostruzione storica e un vivace confronto teorico con le posizioni dei filosofi contemporanei. Il tema è quello della filosofia come pratica di vita, ovvero come insegnamento personalizzato volto al miglioramento personale, che costituisce il filo unitario in tutta la filosofia antica e che la differenzia da quella moderna, dove l’intento principale è quello di fondare norme morali universalmente valide. Questo confronto è la traccia costante, che tuttavia viene analizzata direttamente solo nel V capitolo, mentre nei primi quattro vengono considerati gli aspetti principali dell’etica antica giungendo fino ad Agostino.
L’autore riprende un’idea di Pierre Hadot, in Esercizi spirituali e filosofia antica (che a sua volta si richiama a Paul Rabbow, Seelenfürung. Methodik der Exerzitien in der Antike), secondo cui l’etica antica aveva un intento marcatamente pratico, anzi più precisamente terapeutico, poiché, attraverso esercizi e regole di vita, si ricercava la liberazione dalle passioni e la felicità. (Importante e recente riferimento sono anche le riflessioni di Martha Nussbaum in La fragilità del bene e Terapia del desiderio.) La filosofia in quanto esercizio e pratica di vita volta al raggiungimento della felicità è il carattere fondamentale di quasi tutta la tradizione antica, ma che si realizza pienamente nelle filosofie ellenistiche, cioè soprattutto in stoicismo ed epicureismo. Tuttavia il padre e il costante riferimento, in quanto figura del vero saggio, è Socrate.
Carattere costante dell’etica antica è il teleologismo, che è opposto della moderna etica deontologica, cioè incentrata sul dovere, e concepisce la vita etica come una continua ricerca del fine buono in sé, che è la felicità. L’eudaimonia antica oscilla tra l’idea tradizionale, e in parte aristotelica, di essere la somma di tutto ciò che è buono (ricchezza, salute, onore, virtù) e la concezione stoica (e in sostanza già socratica), secondo cui la felicità è interamente riconducibile alla vita secondo virtù, che è retta ragione. Tuttavia si deve rilevare che l’autore non appiattisce la filosofia antica all’intellettualismo socratico e stoico, ma parti consistenti del libro vengono dedicate ai cirenaici e agli epicurei.
Scopo della filosofia è quindi il miglioramento del carattere e il controllo delle passioni. Per Socrate l’esercizio della virtù era essenzialmente un’attività cognitiva, poiché l’errore etico è un errore cognitivo e non di volontà. Se Socrate è l’estremo del cosiddetto intellettualismo etico si dovrà aspettare Agostino per giungere all’idea che ci sia una sfera della volontà separata dalla conoscenza e dalle passioni. Per gran parte del pensiero antico la ragione è fonte autonoma di desiderio e motivazione, e per questo motivo Horn rintraccia in tutta la filosofia antica un carattere prettamente socratico, ovvero l’idea che a un sapere pieno e valido corrisponda un retto agire e che quindi non si dia in senso stretto una intenzione malvagia, ma soltanto un errore nel comprendere ciò che è il vero bene. Questa è la posizione socratica pura, che poi sarà ripresa e per certi aspetti radicalizzata dagli stoici. In un certo senso è condivisa anche da Platone e da Aristotele, che ammettono fonti psichiche irrazionali, la cui influenza sul comportamento umano può essere annullata solo dalla piena realizzazione della parte razionale dell’anima.
Horn riesce a mantenere unito il filo della ricostruzione storica, senza appiattire le diverse posizioni, ma facendole ruotare attorno all’idea di filosofia come pratica di vita e contrapponendo questa concezione antica a quella moderna. L’intento del libro è quindi anche teorico, poiché, nel delineare il nucleo dei due opposti modelli, Horn soppesa la loro capacità di dare conto della nostra esperienza morale. Se a favore della visione moderna della moralità, rappresentata esemplarmente da Kant, vi sono universalità, indipendenza dagli interessi individuali, continuità tra punto di vista individuale e sociale e il suo essere rivolta potenzialmente a tutto il genere umano, gli aspetti positivi dell’etica antica sono il suo essere adatta a soggetti e contesti concreti, il suo accogliere una molteplicità di motivazioni e il suo essere attaccata al carattere individuale. Dal punto di vista dell’etica moderna, l’etica antica non giunge a distinguere il punto di vista morale in senso proprio, poiché rimane dipendente da argomenti e motivazioni prudenziali. L’etica antica è legata al beneficio che può trarre la singola persona dalla pratica di vita e dall’insegnamento del maestro. Per questo motivo non voleva essere un messaggio per tutte le persone, ma dal nostro punto di vista rimane un messaggio molto più ricco di contenuti concreti rispetto a quello dell’etica moderna.
Senza cercare una improbabile sintesi Horn registra nel finale le diverse posizioni e le soluzioni che i filosofi morali degli ultimi decenni hanno proposto rispetto al valore dell’etica antica, e attraverso la sua ricostruzione mira a far risaltare gli aspetti a noi estranei dell’etica antica, che mettono in luce i punti di forza e i deficit di ciò che per noi è morale. In questa operazione Horn stilizza l’etica moderna, riconducendola a una sua espressione paradigmatica ma estrema, ovvero la morale kantiana, e nel fare ciò istituisce una continuità tra etica antica e moderna, attraverso la contiguità dell’etica stoica e dell’etica kantiana. Questa operazione è suggestiva teoricamente, ma dal punto di vista pratico, basandosi sull’affinità tra universalismo stoico e kantiano, non è certo agevole, poiché connette due filosofie morali che sono lontane dall’esperienza quotidiana e dalla concretezza delle situazioni e del carattere individuale. Quindi ci allontana dall’esigenza di base del libro e della filosofia antica: la filosofia come terapia e pratica di vita.

Indice

Prefazione di Emidio Spinelli
Premessa
Che cosa significa etica nell’antichità
Felicità, benessere e vita di successo
L’antica concezione della virtù
Ostacoli a una condotta di vita razionale
Etica antica e concetto moderno di moralità
Tappe storiche del modello di arte della vita
Bibliografia
Indice degli autori e delle scuole filosofiche
Indice dei nomi

L'autore

Cristoph Horn insegna Praktische Philosophie e Philosophie der Antike presso l’università di Bonn. Si è occupato di diversi autori nell’ambito della filosofia antica, da Aristotele a Plotino, fino ad Agostino, con sempre uno sguardo rivolto alle radici antiche dei dibatti filosofici contemporanei. È stato tradotto in italiano anche una sua monografia generale su Agostino (Sant’Agostino, Bologna, il Mulino 2005)

Links

Pagina personale di Christoph Horn nell’università di Bonn: http://www.philosophie.uni-bonn.de/horn/

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