domenica 26 giugno 2005

Carboni, Massimo – Montani, Pietro (a cura di), Lo stato dell’arte. L’esperienza estetica nell’era della tecnica.

Roma-Bari, Laterza, 2005, pp. 215, € 20,00, ISBN 88-420-7644-9.

Recensione di Maria Maistrini – 26/06/2005

Estetica, Filosofia teoretica (filosofia della tecnica)

Dopo la bella e utilissima antologia di Pietro Montani dedicata all’estetica contemporanea dell’anno ultimo scorso [Montani 2004], ecco un’altra preziosa opera a riempire un vuoto editoriale. Sempre in forma di antologia di facile e razionale uso, infatti, stavolta l’attenzione è sul confronto ineludibile e ancora attualissimo fra arte e tecnica, un tema classico rivisitato dagli autori, Massimo Carboni [già Carboni 2003] e Pietro Montani in chiave teorica, cioè senz’altro per “scattare un’istantanea in corsa” ma anche per lavorarci su, assieme ai co-protagonisti del libro.

Sono stati antologicamente selezionati allo scopo, infatti, autori il cui spessore teorico e teoretico sul tema è già in gran parte noto, ma che si ritrovano in quest’inedita occasione proposti e fruibili sotto una nuova e più decisa luce.

Stiamo parlando di storici dell’arte, filosofi, saggisti quali Gehlen, Leroi-Gourhan, Heidegger, McLuhan, Rifkin, Garroni, de Kerkhove, Adorno, Brecht, Benjamin, Bense, Argan, Dorfles, Rognoni, Valéry, Barilli, Maldonado, Debray, Lévy, Baudrillard; suddivisi in una prima parte del libro a cura di Pietro Montani con opportuna Introduzione su “Arte e tecnica: vecchie e nuove forme di dissidio e di alleanza”, e in una seconda a cura di Massimo Carboni con Introduzione dal provocatorio titolo “Nec tecum nec sine te. Le arti e la tecnica”.

Nella sua propedeutica all’opera, dunque, Montani ricorda innanzitutto come, sin dall’antichità, il rapporto fra arte e tecnica non risulti affatto estrinseco, anzi al contrario si caratterizzi di solito come costitutivo. Con tranquillo e sereno rifiuto degli usi e costumi artistici più recenti che spacciano per opera d’arte qualsivoglia – spesso proprio brutto – oggetto estetico, Montani propone di continuare a mantenere la distinzione fra arte e tecnica nata con la fondazione dell’estetica quale disciplina autonoma, se non altro nelle discussioni filosofiche che vogliano candidarsi ad avere una qualche pretesa di legittimità. A tale scopo, il Nostro propone di ritornare prima di tutto indietro con lo sguardo al classico dei classici, la kantiana Critica della facoltà di giudizio, le cui distinzioni fra arte e artefatto, arte e mestiere, risultano in definitiva ancora percorribili al lettore moderno.

Così pure risultano ancora attuali le osservazioni kantiane sulla spontaneità creatrice, incluse nella famosa dissertazione sul genio . Questa dissociazione od opposizione, però, di arte e tecnica risulta di una certa chiarezza solo se si sia disponibili a rimanere sulla superficie del discorso; l’ Autore propone invece di addentrarvisi meglio per cogliere tutta la complessità e la non definitività della questione. Per esempio: se sembra non troppo difficile concordare sull’esempio kantiano che altro è un alveare (ancorché tecnicamente perfettissimo, appunto), e altro l’agire razionale dell’uomo; non altrettanto facilmente si distinguerà, per esempio fra “artisticità” e “tecnicità” di opere d’arte che hanno segnato e anzi determinato il nostro tempo come per esempio il famoso Scolabottiglie di Duchamp. Montani propone a questo proposito – ed è questa una delle molte nuove luci che l’opera getta sulla questione - di spostarsi su un terreno di differenza ontologica: la tecnica dell’ape non è la tecnica dell’uomo, per la buona ragione che l’uomo non può non usare la tecnica come sua protesi. Ma allora essa è naturale, non è estrinseca alla natura umana, e in quanto tale molto più difficilmente dissociabile da essa, appunto.  Montani passa poi a delineare i possibili risvolti filosofici a livello teoretico di tale visione protetica della tecnica, presentando sinteticamente alcuni autori dell’antologia, Heidegger in testa per ovvie ragioni, e Walter Benjamin a fare da contraltare altrettanto naturalmente.

Parimenti e specularmente, problematizza in merito Massimo Carboni, movendo un passo più in là, nel multiverso delle nuove tecnologie. Con la stessa chiarezza e distinzione di idee e di stile con cui si era espresso a suo tempo il grande Rosario Assunto [Assunto 1959], ma cercando anche una fondazione, Carboni si domanda innanzitutto «se siamo attrezzati per la ridefinizione profonda dello statuto dell’arte che quell’incrocio porta con sé» (scil: dell’arte e delle ultratecnologie). E’ ancora il caso, per esempio, di porre la questione in termini di semplicistici schieramenti – i preoccupati/spaventati dalla tecnologia vs. i suoi fan sfegatati o quasi? Probabilmente è ora di far morire questa sterile distinzione, feconda solo di infinite polemiche, non certo latrice di comprensione e apertura alla vera questione (che rapporto c’è fra arte e tecnologia? Quale pensiamo ci dovrebbe essere, casomai non ci stesse bene l’attuale? Che direzione intraprendere in questo caso? etc. etc.).

Carboni propone tre figure della ragione, problematiche, su cui meglio riflettere per affrontare il viaggio alla ricerca di una complessità maggiore, foriera si spera di una maggiore adesione alla realtà dell’arte: questioni, rischi, passaggi.

Ma a questo punto lasciamo libero il lettore di fare le sue scoperte, limitandoci a segnalare alcune piccole chicche, e cioè  l’impressionistico ma significativo spunto su Kiarostami e Bene contenuto fra le Questioni (p. 106); la ferma polemica nei confronti dell’identificazione troppo volentieri e troppo spesso posta fra prodotti estetici/estetizzanti e arte riportata fra i Rischi (pp. 108-109); e infine l’ineludibile passaggio al World Wide Web, finalmente trattato in modo non banale nei Passaggi, appunto.

Riferimenti bibliografici
Assunto 1959: L’integrazione estetica, Edizioni di Comunità, Milano
Carboni 2003: Il sublime è ora. Saggio sulle estetiche contemporanee, Castelvecchi, Roma
Montani 2004: L’estetica contemporanea. Il destino delle arti nella tarda modernità, Carocci,Roma.

Indice

PARTE PRIMA
A cura di Pietro Montani
Introduzione. arte e tecnica: vecchie e nuove forme di dissidio e di alleanza
Che cos’è la tecnica?
L’impatto sull’estetica

PARTE SECONDA
A cura di Massimo Carboni
Introduzione. Nec tecum nec sine te. Le arti e la tecnica
L’impatto sull’opera d’arte
L’orizzonte delle ipertecnologie
Bibliografia

Gli autori

Pietro Montani insegna Estetica nella Facoltà di Filosofia dell’Università di Roma La Sapienza. Tra le sue opere più recenti, L’estetica contemporanea. Il destino delle arti nella tarda modernità (Carocci, Roma 2004) e precedentemente: Estetica ed ermeneutica, Laterza, Roma- Bari 2002 e Arte e verità dall’antichità alla filosofia contemporanea, Laterza, Roma-Bari 2003.

Massimo Carboni insegna Estetica all’Università della Tuscia e all’ Accademia di Belle Arti di Firenze. Tra le sue opere, Cesare Brandi. Teoria ed esperienza dell’arte. Nuova edizione aggiornata, Jaca Book, Milano 2004, L’occhio e la pagina, Jaca Book, Milano 2002, L’ornamentale tra arte e decorazione, Jaca Book,  2001, Il sublime è ora, Castelvecchi, Roma 2003.

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