giovedì 23 giugno 2005

Meloni, Maurizio, L’orecchio di Freud. Società della comunicazione e pensiero affettivo.

Bari, Dedalo, 2005, pp. 224, € 15,00, ISBN 88-220-5348-6.

Recensione di: Federica Scalì - 23/06/2005

Filosofia teoretica (ermeneutica)

L’orecchio di Freud si presenta come il tentativo di offrire un “ascolto psicoanalitico” del testo filosofico e delle istituzioni sociali. Da una parte l’incontro tra linguaggio filosofico e setting freudiano, dall’altra il pensiero che non riesce a cogliere la molteplicità delle cose.

La riflessione dell’autore si muove dalla domanda se quella relazione instaurata da Freud basata sull’“ascolto” si contrappone al nostro tempo, invece dominato dallo “sguardo” in cui il linguaggio va perdendo la sua densità.

“L’orecchio” su cui si basava la tecnica freudiana va a contrapporsi all’”occhio”. La società contemporanea è una “società della comunicazione” dove dominano «riflettori e [...] microfoni [...] media e [...] spin doctors» (p. 15). In questa società il linguaggio diviene uno scambio generalizzato di messaggi e informazioni «in cui il codice segnico fa collassare quello simbolico [...] in un simile trionfo, la parola si fa satura e si autodistrugge» (p. 19).

La tecnica freudiana «libera il linguaggio dall’essere parte di una strategia comunicativa» (p. 47) e lo fa divenire «una sorta di cosa in sé» (p. 47). Così Meloni evidenzia che «Freud si fa promotore di una relazione antiestatica, anticomunicativa e antispettacolare» (p. 48).

Non mancano i riferimenti al «visuel Charcot» (p. 42) e al «pensatore del primato dell’orecchio» (p. 38), ossia Heidegger che «è l’ispiratore essenziale di tutti i pensieri antioculocentrici del Novecento» (p. 38).

É così ipotizzato un ascolto psicoanalitico del testo filosofico per mettere in luce gli aspetti affettivi di autocura della mente che si trovano nel pensiero. Il primo a spingersi verso una radicale “auscultazione” (p. 58) del pensiero e del linguaggio fu Nietzsche, che partendo da un’ auscultazione del testo si chiedeva quale istinto prendesse il sopravvento nelle varie correnti di pensiero, nelle filosofie e nelle religioni.

Ma possiamo pensare un sapere di autotrasformazione? Il riferimento preciso è alla domanda che Foucault si poneva sulla possibilità di un sapere “etopoietico”, «costruttore cioè di ethos [...] in opposizione a un sapere solo ornamentale o di mera conoscenza di un oggetto esterno» (pp. 108-109). Un sapere, capace di toccare/ affezionare/trasformare il soggetto che lo fa proprio. Appunto la ricerca di tale sapere nasce dalla necessità di oltrepassare la scissione moderna tra conoscenza e trasformazione del soggetto conoscente.

Così alla domanda sul modo con cui si può passare da un sapere che interpreta ad uno che trasforma, va ora a coinvolgere la polis. Meloni chiama in causa J. Butler, che in The Psychic Life of Power, Theories in Subjection, si proponeva di pensare una teoria del potere insieme ad una teoria della psiche.

É messa in evidenza la possibilità di una congiunzione tra «intimità della pratica psicologica» e «pubblicità dell’esibizione politica» (p. 159) che caratterizzano la modernità. Si allude ad una teoria della mente insieme ad una teoria della società.

Ma «che tipo di affezionamento si produrrebbe se noi pensassimo la polis e l’agire politico a partire da un ascolto testuale-teatrale?» (p. 160).

Qual è quindi il grande contributo freudiano e psicoanalitico? Tale contributo consiste nell’elaborazione di una temporalità doppia in grado di perturbare l’antologia banale e monotemporale che domina molte delle riflessioni filosofico-politiche contemporanee. É questo il tema della “hantologie” di cui parla J. Derrida in Spectres di Marx.

Per riuscire ad «aumentare il nostro spettro visivo, per permetterci di vedere doppio, di vedere lo spettro nello spirito» (p. 203) occorre una “hantologie”.

Gli spettri sono numerosi nelle filosofie politiche, così come sono molte le simmetrie e asimmetrie nella mente. Per tale presenza, i tentativi di prendere completamente in mano la realtà, di definirla, teorie della mente e ontologie politiche sono destinate a naufragare.

“Pensare Freud” significa far notare nel dibattito contemporaneo la possibilità di un sapere visto come costituzione mista cognitivo-affettiva.

Indice

Presentazione
Il linguaggio al tempo della comunicazione
L’orecchio di Freud. Ascolto psicoanalitico e filosofia
Possiamo pensare un sapere di autotrasformazione? Pluralità di regimi della verità
Dalla teoria della mente alla teoria della società. Spettri della politica
Bibliografia
Indice dei nomi

L'autore

Maurizio Meloni (Roma 1971), laureato in filosofia, ha recentemente conseguito un dottorato sulla cittadinanza europea presso l’Università di Catania. Ha collaborato per molti anni con riviste del mondo delle organizzazioni non governative sui temi delle relazioni tra Nord e Sud del pianeta. Suoi contributi sono apparsi negli scorsi anni in Lessico postfordista (Feltrinelli), su «Lettera Internazionale» e «Il Manifesto». Sul «Journal of European Psychoanalysis» ha pubblicato A Triangle of Thoughts: Girard, Freud, Lacan (2002).

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