mercoledì 14 settembre 2005

Gobry, Ivan, Vocabolario greco della filosofia.

Trad. it. di Tiziana Villani, Milano, Bruno Mondadori, 2004, pp. 243, € 16,00, ISBN 88-424-9181-0.
[Ed. or.: Le vocabulaire grec de la philosophie, Ellipses, Paris 2000.]

Recensione di Massimo Pulpito – 14/09/2005

Storia della filosofia (antica), Strumenti

La filosofia è sorta nel momento in cui gli antichi “sapienti”, che si interrogavano sulla natura del cosmo e sulle leggi del pensiero, hanno cominciato a convertire e allargare il significato di termini di uso comune. Il termine greco hyle, ad esempio, utilizzato dai filosofi per indicare la “materia”, in origine designava il legno, gli alberi, la foresta, la legna da ardere. Esso dunque si prestava a indicare il carattere indifferenziato del sostrato materiale delle cose. Physis, la “natura”, è il prodotto della concettualizzazione del più comune phyomai, “nasco” (concetto presente anche nel corrispondente termine latino). Per non parlare dell’idea platonica, dall’originario significato visivo, esteso poi alle forme eidetiche, appunto come oggetto di “visione” intellettuale. Col tempo si venne a creare, così, un lessico tecnico della filosofia, divenuto sempre più standardizzato con il crescere delle discussioni tra le diverse scuole, tanto che oggi sarebbe inimmaginabile accostarsi alla filosofia greca senza prestare attenzione a questo notevole edificio terminologico. Un edificio che sarebbe stato consegnato con leggere modifiche alla filosofia medioevale e cristiana e da questa a quella moderna.

L’intento meritorio del testo di Ivan Gobry, curato nell’edizione italiana da Tiziana Villani, è quello di utilizzare questo lessico come chiave di lettura del pensiero antico. Servirsi insomma delle parole dei filosofi, organizzate non per ordine tematico, ma in quello rigorosamente alfabetico, per descrivere la filosofia greca. Un’operazione di un certo interesse per gli specialisti, e senza dubbio utile anche (e forse soprattutto) per i semplici appassionati.

Tra i trecentosettanta termini, nel vocabolario troviamo naturalmente quelli immancabili come apeiron, arche, atomos, dialektike, dynamis, doxa, eidos, hypostasis, kategoria, logos, nous, ousia, stoicheia, symbebekos. Vi sono tuttavia anche alcune assenze di rilievo (si pensi, ad esempio, a exaiphnes, apokatastasis e hyparchein).

Sebbene, come si è detto, il testo compia un’operazione utile sia agli specialisti che ai cultori della materia, il taglio sembra però prediligere questi ultimi. Ne è traccia l’ordine alfabetico, che non fa riferimento alle lettere iniziali dei vocaboli in carattere greco (che pure sono riportati) ma alle iniziali delle parole traslitterate, presentate come voci del lessico. Ne derivano così esiti infelici come physis prima di pistis oppure chronos prima di daimon, per non parlare degli stravolgimenti dovuti alla conversione dello spirito aspro in h-. Ciò è aggravato, poi, da alcune distrazioni nella traslitterazione e da occasionali refusi.

Il vero problema del testo è però rappresentato da quella che si potrebbe chiamare “deriva dossografica”. Per ragioni di sintesi (e anche questo può essere addebitato al taglio non specialistico), la descrizione dei vocaboli tende a ridursi spesso in un elenco di citazioni, a volte sconnesso, senza un evidente ordine logico o quantomeno cronologico, a scapito di una presentazione più discorsiva, al contrario di ciò che avviene generalmente nei lessici filosofici.

Oltre a ciò, la necessità di sintetizzare e riportare i contenuti essenziali delle dottrine dei filosofi menzionati, comporta in alcuni casi vere e proprie forzature ermeneutiche, o si espone al rischio di banalizzarne il pensiero (un caso fra tutti: la distinzione tra essere e non-essere di Parmenide ricondotta senza ragione a quella tra verità e opinione, quando, com’è noto, quella distinzione rientra nell’ambito del discorso sulla verità, mentre all’opinione attiene la confusione tra essere e non-essere). Questo può forse prestarsi a un uso più leggero della storia della filosofia, adatto a coloro che sono mossi da interessi teoretici e ricercano nel passato il suggello erudito alle proprie idee (è una pratica diffusa nella filosofia continentale – e non solo – del Novecento). Ma segna una distanza incolmabile dal lavoro degli storici che invece si sforzano di rendere più articolate e fedeli le visioni dei filosofi antichi, opponendosi a facili etichettature manualistiche, oltre che alle insidie dell’anacronismo.

L'autore

Ivan Gobry è professore emerito all’Università di Reims. È autore di importanti opere sulla filosofia tardo-antica e medioevale.

Links

Quaderno di Filosofia antica dell’Università di Milano: http://users.unimi.it/~antica/homepage.htm

Nessun commento: