Recensione di Delia Belleri - 09/04/2006
Storia della filosofia (antica, contemporanea), Filosofia della storia, Filosofia del linguaggio
Pensiero storico e filosofia analitica è una raccolta di contributi eterogenea, frutto del lavoro di ricerca di studiose e studiosi del Dottorato in Discipline Filosofiche presso l’università di Pisa nell’anno accademico 2001/02. Il volume è suddiviso in tre sezioni, corrispondenti a tre diverse aree tematiche: studi di filosofia antica, storia e storiografia, attorno a Wittgenstein.
Gli articoli della prima sezione approfondiscono aspetti del rapporto tra filosofia e altri ambiti della cultura greca antica. Il primo saggio, di Giovanni Panno, si concentra sulle Baccanti di Euripide viste come rappresentazione del declino della polis, nonché ultimo atto della parabola tragica greca. La tragedia euripidea mette in scena la scissione della città dalla sua stessa fondazione religiosa, mitica e rituale. A causa del suo irrigidirsi in una legalità formale ed esteriore, la polis è divenuta incapace di riferirsi al divino, che è il suo altro più remoto, ma anche la radice della sua esistenza. Il destino di Penteo, re di Tebe, sarà lo smembramento, così come il destino della polis sarà la disgregazione. L’unità compromessa rende impossibile vivere la tragedia come momento catartico di recupero dell’identità collettiva. La perdita di unità è perdita del divino e viceversa. Lo spirito del tragico è portato da Euripide al suo estremo compimento sul piano poetico, storico e metafisico.
Platone e Tucidide sono gli autori messi a confronto nello “studio in parallelo” svolto da Claudio Ternullo. L’intento del saggio è mostrare i punti di contatto tra lo storico e il filosofo in merito al valore della storia in generale. Ciò che emerge è un comune interesse verso la “dinamica” della storia, intesa come un movimento costante in cui si alternano figure necessarie e ben determinate sotto il profilo logico (come nel susseguirsi delle tipologie di governo). Il rapporto tra storia e mito è visto da Tucidide con una diffidenza quasi positivistica; Platone esalta invece le virtù pedagogiche, scientifiche e fondative del mito, che narra storie “ideali”. In entrambi si legge la volontà di inserire ogni fatto in un orizzonte più ampio: quello della vita, della storia umana, della ricerca della verità e della possibilità di progettare un futuro a partire dalla comprensione del passato.
L’ultimo contributo della sezione, firmato da Stefano Bellanda e intitolato Ontologia della techne, istituisce un paragone tra il senso della vicenda mitologica di Prometeo nel Prometeo incatenato di Eschilo e il “parricidio” filosofico perpetrato da Platone nel Sofista. Da un lato il titano, latore del fuoco presso gli umani, è punito con l’immobilità; dall’altro il filosofo ateniese, in cerca di una definizione di techne, si arresterà sul punto altamente aporetico del parlare di ciò che non è. Prometeo merita l’immobilità per aver dato agli uomini la possibilità di uscire dal dominio della necessità. Lo scacco metafisico di Prometeo si ripresenta come contraddizione logica nel dialogo platonico, laddove per definire la techne ci si avventura nell’impresa proibita di predicare il non-essere. Il senso filosofico delle due vicende sembra il medesimo: l’impossibilità di violare l’unicità dell’essere, la sua necessità, l’ordine logico e metafisico che esso sancisce.
Gli articoli della seconda sezione perseguono sempre un intento storico-filosofico, applicato questa volta a questioni di filosofia della storia e filosofia della storiografia. Il primo contributo, l’unico a discostarsi leggermente dall’area tematica della sezione, firmato da Olivia Catanorchi, analizza la ricezione della Repubblica e delle Leggi di Platone nell’ambiente intellettuale del Quattrocento italiano. Nel XV secolo si assiste a un recupero del pensiero platonico. Si registra un interesse condiviso dagli intellettuali fiorentini, milanesi e veneziani nell’utilizzare le elaborazioni teoriche dell’ateniese per interpretare e giustificare gli assetti politici vigenti. Si discute sulla forma di governo ideale, sui principi morali cui il legislatore debba ispirarsi, sui nessi tra filosofia platonica e pensiero cristiano.
Luca Basso esplora il ruolo del male nella storia in Leibniz e Voltaire. Per l’autore della teodicea, il male nel mondo si da come fattore necessario, che non contrasta l’avanzamento del cosmo verso una maggiore perfezione. Il perseguimento di un bene assoluto può tollerare la presenza del male, che è sempre relativo, parziale, particolare. Voltaire critica la nozione di migliore dei mondi possibili tacciandola di ottimismo, e nega qualsiasi intervento di Dio nella storia. Chi fa la storia sono gli uomini con le loro azioni. Anche il male è ridotto alla sua accezione empirica, come male fisico o morale (la nozione di male metafisico è tolta). Il rimedio al male nella storia è tutto nelle mani dell’uomo, che con l’azione sociale guidata dalla ragione può arginarne gli effetti. Il progetto illuministico voltairiano è quanto di più estraneo alla prospettiva leibniziana, che integra essenzialmente il male nella storia - suggestiva è la metafora dell’ombra o della dissonanza -, e cattura una visione del progresso storico più complessa e ricca di ciò che l’illuminista francese riesce a cogliere.
Il terzo articolo, di Carlo Altini, attraversa le elaborazioni teoriche di tre pensatori, appartenenti a tre tradizioni diverse, mettendone in risalto contrasti e similitudini. L’uno, Robin George Collingwood, filosofo oxoniense, è esponente di uno storicismo di stampo idealistico, i cui principi cardine sono una concezione della storia come processo del pensiero, e del compito dello storico in termini di recupero dello spirito che è “anima” dei fatti. Leo Strauss, filosofo ebreo tedesco trapiantato negli USA con l’ascesa del nazismo, rileva l’autocontraddittorietà dello storicismo, che afferma come verità assoluta la relatività storica di ogni pensiero. A una prospettiva ermeneutica che lascia allo storico un potere assoluto di interpretazione e critica, Strauss contrappone un approccio “leale” nei confronti dell’oggetto d’indagine, in cui lo storico si assume la responsabilità dell’oggettività e della verità. Arnaldo Momigliano si muove sempre in un orizzonte metodologico che esalta il ruolo veritativo della storiografia. Lo storico non si trova di fronte a fatti, ma a documenti che attestano realtà non più esistenti. Lo storico è chiamato a ricostruire queste realtà perdute, lavorando analiticamente sui dati, e occasionalmente ricorrendo alla propria sensibilità culturale. Lo studioso, che vive e opera pur sempre nella storia, deve riuscire ad armonizzare la ricostruzione scientifica con la comprensione dei fatti alla luce del presente.
L’ultimo contributo, firmato da Francesca dell’Omodarme, è una riflessione sull’opera di Otto Weininger, filosofo austriaco attivo nella Vienna di fine Ottocento. Il suo pensiero è affidato a due libri: il primo, Sesso e carattere, vuole essere una metafisica della sessualità. Vi si individuano due possibili modelli di approccio al mondo: un principio maschile (U), razionale e autocosciente, e un principio femminile (D), istintuale e irriflesso. La liberazione dell’uomo dall’irrazionalità sta nella redenzione della donna, nella neutralizzazione del suo ascendente caotico sulle cose umane. Nel suo secondo libro, raccolta di scritti uscita postuma con il titolo Delle ultime cose, Weininger si propone di tracciare una metafisica a partire dalle categorie psicologiche dell’uomo. Ora, secondo l’autrice i progetti filosofici di Weininger sono supportati da una medesima preoccupazione morale: quella di resistere alla disgregazione del soggetto etico, e di tentare di ripristinare un’aderenza dell’uomo a se stesso e al mondo.
La terza sezione, intitolata Attorno a Wittgenstein, tratta temi che toccano in punti diversi il percorso teorico del filosofo austriaco. Il saggio di Debora Maccanti ha come fulcro la nozione di “vedere” in epistemologia e in filosofia del linguaggio. Il vedere non è un fenomeno passivo, ma un atto operativo di organizzazione del reale. Così, una teoria scientifica è più un peculiare modo di articolare il mondo che un rispecchiamento pedissequo della sua struttura (posto che esista). Nella sua teoria del linguaggio, Wittgenstein si serve del concetto di immagine per mostrare come, alla base delle pratiche linguistico-comunicative, stia un’immagine del mondo, cioè un punto di vista, una prospettiva, un “vedere-le-cose-in-un-certo-modo”. La “visione” è però qui intesa come articolazione concettuale, che non accoglie i dati passivamente, ma è sempre accompagnata da un accostarsi al mondo teorizzante, interpretativo, pensante.
Il rapporto oralità-scrittura nel pensiero wittgensteiniano è il tema dell’articolo di Andrea Moneta. Secondo alcuni studiosi, il passaggio dall’oralità alla scrittura ha prodotto una mutazione antropologica, provocando lo sviluppo delle capacità intellettive che stanno alla base della scienza, della filosofia, dello studio del linguaggio. Così non è per Wittgenstein: la scrittura in sé non può aver prodotto alcun cambiamento sostanziale della prospettiva umana sul mondo che fonda qualsiasi linguaggio (gestuale, orale, scritto). Questa prospettiva o “immagine del mondo” è la nostra “forma di vita”, l’orizzonte delle nostre azioni. Il linguaggio è un insieme di pratiche e usi che determinano i significati. Se il linguaggio ha come fondamento il comportamento peculiare della nostra specie, nessuna istituzione razionale (quale è la scrittura) potrà veramente cambiare l’essenza antropologica del linguaggio.
Nel terzo e ultimo contributo, l’autore Luca Mori si chiede quali possano essere i risvolti etico-politici della filosofia di Wittgenstein. L’assunto di fondo è il seguente: il discorso sul bene e il male eccede già i limiti di ciò che possiamo dire, e si connota come insensato. Come possiamo sperare di dire qualcosa di vero in questo campo? Per riscattare il discorso morale e politico dobbiamo ritenere che le proposizioni etiche non esprimano fatti, ma “modi di vedere” il mondo. Ne consegue che i sistemi etici e le strutture politiche rientrano in “giochi linguistici” di volta in volta emergenti da quella base della comunicazione umana che è la “forma di vita” del linguaggio. Posto che dal linguaggio non si può uscire, tutto ciò che possiamo fare è esplorare dialogicamente i modi di vedere il mondo che le norme e le pratiche linguistiche ci mettono a disposizione. La rilevanza etico-politica di questo discorso sta nell’illuminare i limiti intrinseci del linguaggio, nel prendere coscienza della condizione dell’uomo nella società e nella storia, sospendendo il giudizio tra preferenze conservatrici e progressiste.
Indice
I. STUDI DI FILOSOFIA ANTICA
Giovanni Panno, Disiecta membra della polis nelle Baccanti di Euripide
Claudio Ternullo, Tucidide e Platone. Appunti per uno studio in parallelo
Stefano Bellanda, Ontologia della tèchne: nel Prometeo incatenato e nel Sofista di Platone
II. STORIA E STORIOGRAFIA
Olivia Catanorchi, Platone nel ‘400: il caso della Repubblica e delle Leggi
Luca Basso, Storia e Presenza del male tra Leibniz e Voltaire
Carlo Altini, Oltre lo storicismo: Collingwood, Strauss, Momigliano
Francesca dell’Omodarme, Alcune riflessioni sul simbolismo di Otto Weininger
III. ATTORNO A WITTGENSTEIN
Debora Maccanti, La concettualizzazione della visione
Andrea Moneta, Se un leone potesse scrivere? Linguaggio e scrittura nella filosofia di Ludwig Wittgenstein
Luca Mori, L’emergenza del dire etico e politico in Ludwig Wittgenstein.
Il curatore
Giovanni Paoletti ha conseguito il dottorato di ricerca in Filosofia all’Università di Pisa nel 2000. Attualmente insegna Filosofia e Storia in un liceo scientifico.
26 commenti:
La sezione che recensore dedica a lavori filosofici di O. Weininger ne presenta qualcosa e poi ne contraddice. Presentata opera "Sesso e Carattere", recensore ne descrive inversione antipsicologica quindi sessuofobica, evidente sbadata convenzionalità in ossequio a regolamentazioni sociali ove il femminile razionale nascosto ed il maschile irrazionale esibito quale fio da pagare con la obbedienza alla femmina.
—Tale schema è riconoscibile quale sistema di sopravvivenza di etnie forestiere cui maschilità non dichiarata e cui femminilità dichiarata usata per sopraffazioni matriarcali, sicché i maschi da ricondurre a proprie ragioni sono i non forestieri ma sono costretti alle altrui e si riconosce in questo inganno un tentativo di falsificazione: vittime additate per patriarchi prepotenti o loro complici, ma foresteria etnica non patriarcale ma matriarcale: difatti nascosta femminilità non evita di esercitarne potere senza riuscire in tutto a celarsi, cui maschilità corrispondente in comunanza etnica provvede a far fraintendere esercitando falso potere patriarcale di cui accusata di eccessi od accusata maschilità etnica che subisce invasione. Ma stesso schema è anche di tattica antropologica suicida che fingendo umanità inesistente non vuol viver propria; senonché in tal evenienza, ovviamente alquanto ipotetica e solo con altre impreviste possibili realtà, lo schema stesso è in parte esibito –se ne trova caso in cleri religiosi - pseudoreligiosi antieuropei americanisti in Europa. Sistema etnofobico che ho descritto corrisponde in versione non suicida ad invasione di culture ed etnie dal Meridione del Mondo in specie africano al Settentrione in specie americano, ove convivenza etnica stabile tra comunità etniche nere legate a percorsi e soggiorni alquanto mutevoli in una o solo più generazioni od anche a relazioni naturali assai mediate da civiltà - autocivilizzazione (di mondo arabo-americano) e comunità etniche bianche relazionate alquanto stabilmente e culturalmente più che civilmente con natura circostante (americani non indiani); e tale convivenza è a volte avversata da esclusività velleitaria di estraneità etniche nere e da elusività velleitaria di estraneità etniche bianche, le quali altro sistema usano (degenerazione della "fratellanza nera" in affarismo razzista, degenerazione della "società bianca" in circolo razzista questa con abusi patriarcali però non matriarcali); in Continente (americano) ove maggior convivenza possibile tra differenze etniche, questa cagiona ovvie esigenze alternative di maggiori separatezze od in stesse convivenze o di stessa alternativa a vita assai assieme. Tuttavia in Europa situazioni analoghe accadendo direttamente per invasione etnica straniera, per questo egual sistema sessuofobico di contraffazione utilizzato senza aperti contrasti ma purtroppo con maggior uso secondo vari gradi di rapimento invece che di raggiro ed aggressione più improvvisa e meno ponderabile con difese. Non vi sono in Europa circostanze adatte per compiuta etnofobia contro etnie del Meridione del Mondo e quivi in ambienti colonici essendovene ma in scarsità estrema di occasioni e mezzi criminali; per questo odi etnici in Europa da Europa attuano tattica di falsa ospitalità cioè pongono difficoltà di estraneità stessa col darne ingannevole àdito. Ovviamente è l'incertezza etnica a poter esser violenta, non la stessa vita etnica; tanto che in America (per esempio) si fronteggiano o assommano criminosità africaneggianti nere e indiane non rosse, in Europa criminalità africane nere e americaneggianti bianche... Tal esempio è riferibile a falsità convenzionale che ho descritto secondo due varietà: suicidio violento, parziale dato che vissuto etnico coinvolto, di protesta; violenza, fino a sequestri di persona ed omicidi, etnofobica. ...
MAURO PASTORE
... (La sezione che recensore dedica a lavori filosofici di O. Weininger ne presenta qualcosa e poi ne contraddice. Presentata opera "Sesso e Carattere", recensore ne descrive inversione antipsicologica quindi sessuofobica, evidente sbadata convenzionalità in ossequio a regolamentazioni sociali ove il femminile razionale nascosto ed il maschile irrazionale esibito quale fio da pagare con la obbedienza alla femmina.)
—A far da delittuoso diaframma per evitare reazioni, funge strategia psicologista. Si può infatti risalire a reale sfondo psicologico delle fondamentali falsità di descritto sistema di sopraffazione matriarcale considerando di ciascuna mentalità sessuale, maschile e femminile, la idea innata della alterità sessuale quindi la istintualità di relazionamento con essa. Dunque analiticamente si considera immaginazione dell'altro sesso in assenza di esso e agire senza di esso o non rapportato ad esso altro; ed è tal agire che in maschi si svolge in circolarità di razionalità - irrazionalità - razionalità ed invece in femmine in circolarità di irrazionalità - razionalità - irrazionalità; però sto dicendo di azionabilità od azioni specificamente psico-sessuali: ove maschilità corrisponde a razionalità perché non relazionata al femminile ma alla idea innata che di esso riferisce; e femminilità a irrazionalità perché non relazionata al maschile ma alla idea innata che di esso riferisce; difatti entro il pensare non il pensare a, il dare del maschio ed il prendere della femmina, emotivi, non sono effettivi e quindi son intuiti con rappresentazione incompiuta-parziale. Il maschio pensando al dare non è emotivamente coinvolto se non dà (ovvero coinvolto intuitivamente non si rapporta al femminile); la femmina pensando al prendere se non ha nulla da prendere non è intuitivamente coinvolta (ovvero coinvolta emotivamente non si rapporta al maschile)... Ma ciò appunto non consiste né si risolve in relazioni reciproche tra sessi ed è psicosessualmente a sua volta già compreso da relazione con sé completa non incompiuta-parziale... Ovvero si tratta del gioco immaginativo istintivo e nel giocare necessariamente non con cose ma con sé le simmetrie intellettuali sono sostituite dalle asimmetrie e di se stessi egual psichicità non egualmente utilizzabili entrambe utilizzate: ragione e sentimento in entrambi i sessi in atto, in maschio il gioco a pensar donna si fa pensandone sentimento; in femmina il gioco a pensar maschio si fa pensandone ragione; sia in maschio che femmina tal gioco si fa con ragione e sentimento. Allora la naturale parzializzazione psicosessuale che immagina sol ragione del maschio e sol sentimento della femmina e che è un gioco di rappresentazioni mentali sessuali non di mere rappresentazioni mentali, che accade perché femminilità ignara di un dare che si figura intuitivo perché è un dare e perché maschilità ignara di un prendere che si figura emotivo perché è un prendere, ma entrambi dare e prendere intuitivi-emotivi, solo che il prendere iniziando dopo il dare e non viceversa (da ciò asimmetria della immaginazione di ragione e sentimento sessuali), insomma tutto ciò, essendo anche, così o parimenti, una articolata espressione culturale, è in quanto tale a volte sottoponibile a ragionamenti sopraffattorii, fatta scusa, captata, da alterità culturale antagonista che in caso di contrasto etnico è sempre non accettabile e se violenta sempre anche intollerabile, per stessa natura di umana reciprocità... E proprio l'odio etnico accade in minor pensiero di natura; per cui asimmetria intellettuale di figurazioni dell'altro in assenza dell'altro, son snaturatamente espresse qual idee innate stesse non gioco psicosessuale con esse. Difatti, in realtà: idea innata, maschile, di femminilità, riferisce di alterità sia razionale che sentimentale; parimenti idea innata, femminile, di maschilità, riferisce di alterità sia razionale che sentimentale.
MAURO PASTORE
Leibniz non affermò mai necessarità del male, affermò solo utilità di evenienza del giudicare, a scopi vitali ed in accordo ai fini dell'Universo, male non qualcosa medesima né stessa.
Da tali non medesimanza e non stessità, deriva espressione latina di "privatio boni", non da ignorare realtà indicata dal giudicare.
Considerando utilità del giudizio e realtà non oggettuale né oggettiva del giudicato male, se ne nota in ultima istanza derivazione da intuizione di necessità non ulteriormente universale ma rivolta a piacere e felicità universali, tendere del quale umanità intuisce in lato misterioso della vita e non da medesima vita umana né da stessa vita cosmica per quanto di concretamente atto a codeste...
Misteriosità, anche di scaturigine intuitiva, che religioni monoteiste appellano analogicamente, pre - teologicamente, "Dio", parola di libera disposizione a Mistero stesso della Vita che non indica oggetto ma riferisce di alterità non oggettiva ed assoluta, cui teologie impiegano analogicamente ma che libera disposizione, che dicesi "spiritualità", impiega primariamente qual allusività immaginifica, tramite significare altro di simbolizzazioni dal significato segnico ma asegniche (non non-segniche), solo secondariamente teologico.
Leibniz era monoteista, evangelico cristiano e sua Teodicea — benché rivolta a provveder teologie riformate non solo di negazioni di false arbitrarietà clericali ma pure di concezioni teologiche omologhe a possibili concezioni antropologiche dell'arbitrio (mondo protestante cristiano riformato era già dotato, e prima di cattolico, di psicologia moderna del libero arbitrio, senza necessità di filosofica mediazione cui invece fece uso vasto mondo cattolico, eminentemente attraverso elementi psicologici filosofici in Opera di Cartesio) — era anche una valida diplomazia intellettuale cattolica, per stesso mondo cattolico coinvolto.
Purtroppo vasta contrarietà a mondo riformato cristiano unita ad antimetafisicismo antioccidentale quasi sempre di matrice marxista totalitaria, provvidero ed hanno provveduto a smentire tesi non veramente attribuibili a Leibniz ma a lui falsamente attribuite con tattiche di violenza culturale contro tradizioni latine e con strategie di prepotenza subculturale contro germanesimi europei e tramite inganno di controcultura falsamente alternativa cioè realmente distruttiva ai danni dell'Occidente culturale e non solo.
Tal contrarietà è ancora esistente ed è fomentata da odi da Meriodione del Mondo contro Mondi del Nord, datoché con fine di Guerra Fredda tra Capitalismo e Comunismo essa era restata senza poteri reali ed ora solo con effettivi, sia per disastri di violenza culturale comunista cui effetti non ancora ovviati, sia per intrighi capitalistici ed associazionisti che eccedono realtà oppositiva americana - cinese attuale, sia appunto per le invadenze da Sud a Nord che tentano di scardinare politica nel Nord del Mondo tentando di annullarne poteri culturali settentrionali-occidentali.
...
MAURO PASTORE
In messaggio precedente 'Meriodione' sta per : Meridione.
Reinvierò.
MAURO PASTORE
Leibniz non affermò mai necessarità del male, affermò solo utilità di evenienza del giudicare, a scopi vitali ed in accordo ai fini dell'Universo, male non qualcosa medesima né stessa.
Da tali non medesimanza e non stessità, deriva espressione latina di "privatio boni", non da ignorare realtà indicata dal giudicare.
Considerando utilità del giudizio e realtà non oggettuale né oggettiva del giudicato male, se ne nota in ultima istanza derivazione da intuizione di necessità non ulteriormente universale ma rivolta a piacere e felicità universali, tendere del quale umanità intuisce in lato misterioso della vita e non da medesima vita umana né da stessa vita cosmica per quanto di concretamente atto a codeste...
Misteriosità, anche di scaturigine intuitiva, che religioni monoteiste appellano analogicamente, pre - teologicamente, "Dio", parola di libera disposizione a Mistero stesso della Vita che non indica oggetto ma riferisce di alterità non oggettiva ed assoluta, cui teologie impiegano analogicamente ma che libera disposizione, che dicesi "spiritualità", impiega primariamente qual allusività immaginifica, tramite significare altro di simbolizzazioni dal significato segnico ma asegniche (non non-segniche), solo secondariamente teologico.
Leibniz era monoteista, evangelico cristiano e sua Teodicea — benché rivolta a provveder teologie riformate non solo di negazioni di false arbitrarietà clericali ma pure di concezioni teologiche omologhe a possibili concezioni antropologiche dell'arbitrio (mondo protestante cristiano riformato era già dotato, e prima di cattolico, di psicologia moderna del libero arbitrio, senza necessità di filosofica mediazione cui invece fece uso vasto mondo cattolico, eminentemente attraverso elementi psicologici filosofici in Opera di Cartesio) — era anche una valida diplomazia intellettuale cattolica, per stesso mondo cattolico coinvolto.
Purtroppo vasta contrarietà a mondo riformato cristiano unita ad antimetafisicismo antioccidentale quasi sempre di matrice marxista totalitaria, provvidero ed hanno provveduto a smentire tesi non veramente attribuibili a Leibniz ma a lui falsamente attribuite con tattiche di violenza culturale contro tradizioni latine e con strategie di prepotenza subculturale contro germanesimi europei e tramite inganno di controcultura falsamente alternativa cioè realmente distruttiva ai danni dell'Occidente culturale e non solo.
Tal contrarietà è ancora esistente ed è fomentata da odi da Meridione del Mondo contro Mondi del Nord, datoché con fine di Guerra Fredda tra Capitalismo e Comunismo essa era restata senza poteri reali ed ora solo con effettivi, sia per disastri di violenza culturale comunista cui effetti non ancora ovviati, sia per intrighi capitalistici ed associazionisti che eccedono realtà oppositiva americana - cinese attuale, sia appunto per le invadenze da Sud a Nord che tentano di scardinare politica nel Nord del Mondo tentando di annullarne poteri culturali settentrionali-occidentali.
...
MAURO PASTORE
Faccio esempio particolare di quanto in precedente messaggio esposto:
In alcune schermate di uso in siti internet interattivi, è disgraziato uso ancor oggi invalso di proporre riconoscimenti impossibili di motocicli, evidentemente confusi da responsabili di programmazione informatica coi ciclomotori, che altra cosa sono ed anche altro da biciclette a motore — e queste neppure son motocicli (né motociclette)).
Tal uso entro proponimento di evitare interazioni telematiche parallele disturba le non parallele; e stesso uso in intenzione di evitare interazioni telematiche improprie anche se non parallele ostacola quelle proprie; ed esso, tal stesso uso, corrisponde ad altro, disgraziatissimo, pedonale, improprio di strade ed anche con movimento posizionamento troppo paralleli a motocicli e motociclette per non esser inetti e pericolosi e di solito più per motociclisti, cui proceder, garantito adrenalinicamente da percezione istintiva di morte, ha sempre qualcosa di intenzionalmente minimamente vitale, perché il motociclismo non accade senza autodisciplina vitale cui mezzi ad essa fatti... Ed oltre a pedonale, ve ne è uguale e scelleratissimo automobilistico e peggio se con mezzi pesanti (autotreni, autocarri, bus a pieno carico non anche autocarri ed autotreni (questi ultimi bus nonnsono solo bus e son sempre mezzi pesanti)), invece motociclistico non è possibile a causa di conoscenze previe di motociclisti e su altri mezzi a due ruote poco (nel ciclomotorismo) o nulla (nel ciclismo) data relativissima relativa comunanza conoscitiva del proceder con due ruote (ciclismo ignaro di motociclismo non viceversa). Ovvio che – aggiungo esempio esterno – senza banche, nessun ladro di banche (e neppur impiegati di banca resisi inetti per voler confonfer esempio con non esempio e aggiunte per non aggiunte)... Invece accade che senza saper di motociclismo, proprio in questa ignoranza se ne può trovar occasione di maggiori volontà di torti contro di esso; e non saper del giudizio che precede l'affermar che c'è il male, ad esempio male del far torto a disciplina e categoria per spostamenti in quanto tale possibilmente utile, non conduce ad esser ostacoli preferibili ad incidente, anzi fa conseguire parziale o finanche nulla disponibilità di autobeneficio del proprio diritto alla vita da parte di pedoni od altri osteggiatori ingiusti perché immotivati. Ciononostante, chi preferirebbe che luoghi del Mondo fosser tutti meno soggetti a necessità tecnologiche e tecniche moderne contemporanee, non ha interesse a tutte queste logiche estrinsecazioni e neppure a render non fuorvianti per non conoscenti o per sciocchi schermate di precauzioni telematiche informatiche!
Egualmente si può discettare sulla disgrazia di proporre distinzioni di oggetti tecnologici oppure tecnici parzialmente raffigurati, da foto o disegni, come se vi fosse visione diretta...
Ed ugualmente delle brighe cui sottoposti coloro che di tutto ciò ne dicono e spiegano, per esempio cui oggetti telematici informatici cibernetici e circostanze ed evenienze coinvolti in circostanze e cui coincidenze procurate oltre poteri umani od oltre poteri di umana natura, per aggiunger a esiziali stupidaggini contro oggetti anche esiziali stupidaggini contro pratiche, di scrittura lettura, che persecutori trattano, per esempio, alla stregua di cartelli stradali mettendo a rischio incalcolabile numero di vite anche col negare altrui evenienze negative, drammatiche o tragiche, che in quanto altrui mai potrebbero capire, o finanche con l'obbedire, o confusivamente col tentarne, a scritture come fosser da se stesse presenze vive... E per quanto i persecutori obiettino di esser solo "liberi e diversi" a fronte di segni, ad essi si può far notare che il male è termine di giudizio, non disistima contro universali materia e materialità...!
Con tal molteplice esempio, ho evitato che comprensioni potessero esser ridotte entro mezzo comunicativo col quale io ne ho offerto.
MAURO PASTORE
In precedente messaggio c'è una parentesi in più inoltre: 'nonnsono' sta per: non sono.
Reinvierò.
MAURO PASTORE
Faccio esempio particolare di quanto in precedente messaggio esposto:
In alcune schermate di uso in siti internet interattivi, è disgraziato uso ancor oggi invalso di proporre riconoscimenti impossibili di motocicli, evidentemente confusi da responsabili di programmazione informatica coi ciclomotori, che altra cosa sono ed anche altro da biciclette a motore — e queste neppure son motocicli (né motociclette).
Tal uso entro proponimento di evitare interazioni telematiche parallele disturba le non parallele; e stesso uso in intenzione di evitare interazioni telematiche improprie anche se non parallele ostacola quelle proprie; ed esso, tal stesso uso, corrisponde ad altro, disgraziatissimo, pedonale, improprio di strade ed anche con movimento posizionamento troppo paralleli a motocicli e motociclette per non esser inetti e pericolosi e di solito più per motociclisti, cui proceder, garantito adrenalinicamente da percezione istintiva di morte, ha sempre qualcosa di intenzionalmente minimamente vitale, perché il motociclismo non accade senza autodisciplina vitale cui mezzi ad essa fatti... Ed oltre a pedonale, ve ne è uguale e scelleratissimo automobilistico e peggio se con mezzi pesanti (autotreni, autocarri, bus a pieno carico non anche autocarri ed autotreni (questi ultimi bus non sono solo bus e son sempre mezzi pesanti)), invece motociclistico non è possibile a causa di conoscenze previe di motociclisti e su altri mezzi a due ruote poco (nel ciclomotorismo) o nulla (nel ciclismo) data relativissima relativa comunanza conoscitiva del proceder con due ruote (ciclismo ignaro di motociclismo non viceversa). Ovvio che – aggiungo esempio esterno – senza banche, nessun ladro di banche (e neppur impiegati di banca resisi inetti per voler confonfer esempio con non esempio e aggiunte per non aggiunte)... Invece accade che senza saper di motociclismo, proprio in questa ignoranza se ne può trovar occasione di maggiori volontà di torti contro di esso; e non saper del giudizio che precede l'affermar che c'è il male, ad esempio male del far torto a disciplina e categoria per spostamenti in quanto tale possibilmente utile, non conduce ad esser ostacoli preferibili ad incidente, anzi fa conseguire parziale o finanche nulla disponibilità di autobeneficio del proprio diritto alla vita da parte di pedoni od altri osteggiatori ingiusti perché immotivati. Ciononostante, chi preferirebbe che luoghi del Mondo fosser tutti meno soggetti a necessità tecnologiche e tecniche moderne contemporanee, non ha interesse a tutte queste logiche estrinsecazioni e neppure a render non fuorvianti per non conoscenti o per sciocchi schermate di precauzioni telematiche informatiche!
Egualmente si può discettare sulla disgrazia di proporre distinzioni di oggetti tecnologici oppure tecnici parzialmente raffigurati, da foto o disegni, come se vi fosse visione diretta...
Ed ugualmente delle brighe cui sottoposti coloro che di tutto ciò ne dicono e spiegano, per esempio cui oggetti telematici informatici cibernetici e circostanze ed evenienze coinvolti in circostanze e cui coincidenze procurate oltre poteri umani od oltre poteri di umana natura, per aggiunger a esiziali stupidaggini contro oggetti anche esiziali stupidaggini contro pratiche, di scrittura lettura, che persecutori trattano, per esempio, alla stregua di cartelli stradali mettendo a rischio incalcolabile numero di vite anche col negare altrui evenienze negative, drammatiche o tragiche, che in quanto altrui mai potrebbero capire, o finanche con l'obbedire, o confusivamente col tentarne, a scritture come fosser da se stesse presenze vive... E per quanto i persecutori obiettino di esser solo "liberi e diversi" a fronte di segni, ad essi si può far notare che il male è termine di giudizio, non disistima contro universali materia e materialità...!
Con tal molteplice esempio, ho evitato che comprensioni potessero esser ridotte entro mezzo comunicativo col quale io ne ho offerto.
MAURO PASTORE
Nel caso della teodicea di Leibniz, malamente (forse malvagiamente) citato in recensione da lavoro recensito, è assai attivo pregiudizio contro spiritualità orientale del Tao, cui Leibniz aveva retaggi di culturali affinità.
Persecutori usan linguaggio di estremi e verbali per volgerne contro occidentalità in Occidente finanche negandone originalità od originarietà orientali!
Al fatto che in Occidente e Villaggio Globale si dica di bontà cosmiche e di necessità di giudicar cosa da evitare o che da evitare, cosa evitare, che evitare, non più veri o non veri occidentali al cospetto di tecniche e tecnologie estreme reagiscono col rendersi inetti e violenti ed inetti in stessa violenza che non diminuisce ma peggiora perché a che fare con estremi non accettati. Ed in ciò si inseriscono contrasti pseudoreligiosi, in Italia particolarmente gravi contro mondo cristiano riformato o tale reputato; per cui spesso violenza già grave si accresce se odio contro tal religiosità e contro pratiche estreme, qual il motociclismo; tanto che al motociclista gruppi o persino torme di assassini, che odiano casco ovvero elmetto perché ne inquieta idolatrie di armi da fuoco o peggio, che agiscono per prevenzione in casi seri e già per questo sono omicidi, vorrebber chiedere quale sarebbe loro fede prima di peggiorarci i tormenti che infliggono o tentano di infliggere.
La inadeguatezza tecnica, tecnologica, in ambienti del Nord, suscita, ad ormai o già intrusi, disponibili ad odi contro il Nord, senso di ilare idiota e letale simpatia e giovialità; invece adeguatezza li spaventa ed irrita e perciò il senso ed il valore pratico di giudicar male o bene li rende più ostili.
Quanto prima esposto in molteplice (non quello multiplo inserito) esempio non è comprensibile in tutto e per tutto da chi in errore circa adrenalina la quale è sostanza biologicamente non rilevabile solo notabile né fisiologicamente direttamente notabile e non sempre manifestata o manifestabile fisicamente e non sempre comunicabile psichicamente e neurologicamente inconoscibile irrilevabile non manifestabile non comunicabile.
...
MAURO PASTORE
...Purtroppo stessa realtà antioccidentale ostile che, prima, ho descritto cui ho fatto seguire esempio, non intende appieno rischi e pericoli di Nord del Mondo e per evitare i quali sono fatte tecniche e tecnologie tipiche o caratteristiche nordiche. In particolare, mi riferisco a precedente esempio e particolarmente...: il motociclismo è una forma di spostamento, assai tipica in Europa, cui disciplina ne è parte iniziale continuativa e cui procedere è fatto di reciproco annullamento di rischi con pericoli del proceder stesso, cui altri rischi e pericoli se ne sono ne sono non di proceder stesso, che accade in percezione di morte anche per esperienza terminale non del termine fatta con mezzo stesso del nel procedere, che è oggetto non fatto per termine di vita ma per percezione istintivamente cautelativa di termine di morte od altrimenti non azionabile-usufruibile ed usufruibile-utilizzabile solo in attivazione completa di istinti anche di vita-sopravvivenza, secondo gradi di attivazioni da minime non nulle a maggiori.
Sostanze adrenaliniche non sono biologicamente per tali accertabili perché è l'atto biologico a poterne esser certezza; niente di altro con altro possibile; ma pregiudizio contro vita ed espressioni di vita occidentali non annovera distinzione tra valutazione biologica di atti vitali e testaggi e non solo biologici e confondendo pure adrenalina e adrenalinicità e con le due confusioni sovrapposte a maggior confusione e a scopo peggiore.
Di fatto molti usan parola "adrenalina" senza intenderne ed altri ne suppongo possibili i prelievi, altri ancora apprestano. tormenti e lo fanno anche in nome di bontà delle sostanze e della sostanza cosmica cui poi includono con ovvietà ma doppiamente maligna propri gesti e proprio corpo di torturatori o proprio torturanti.
(Quanto prima esposto in molteplice (non quello multiplo inserito) esempio non è comprensibile in tutto e per tutto da chi in errore circa adrenalina la quale è sostanza biologicamente non rilevabile solo notabile né fisiologicamente direttamente notabile e non sempre manifestata o manifestabile fisicamente e non sempre comunicabile psichicamente e neurologicamente inconoscibile irrilevabile non manifestabile non comunicabile.)
...Nonostante tutto, legislazioni e codificazioni normative occidentali sono direttamente od indirettamente volte ad una non limitata considerazione, la quale proprio anche per questo mai direttamente sempre valevole, cui specificazioni non ambigue ma non monovalenti: può esser giudicabile omicida anche in stessi sgenti dell'ordine il tentare di impedire eccesso di velocità anche perché esso se anche fosse di danno ma il danno potrebbe esser legittima difesa...
Esempi a parte, bisogna capire che finanche codici e leggi occidentali fanno uso relativo non assoluto di concettualità inerente concetti di bene e male e che da assolutizzazione del male consegue inettitudine ad intendere, applicare, considerare realtà non solo legislativa anche normativa ed anche in atto pratico, dacché o per democrazia o solo per diritti di eguaglianza (che deve unificare secondo le non differenze) ed equità (che deve differenziare secondo differenze) anche azione di Stato non è mai monovalente e quindi sempre da potersi a sua volta giudicare non solo da chi in Stato, cui eventuali o non eventuali errori od autotrasgressioni si ha anche non in né da Stato diritto o facoltà di prevenire con mezzi di giusta opposizione ed autodifesa anche estrema verso Stato stesso; e si ha pure facoltà di rappresentare verbalmente relatività di ciò cui o che male.
MAURO PASTORE
In messaggio precedente c'è un punto in più, inoltre provvederò in nuovo invio a migliorarne punteggiatura.
In quello prima c'è uso di singolarità coniugabile per estensione implicita, nella fsttispecie comunanza di fede e religiosità, a pluralità. Ne reinvierò senza questa complicazione.
MAURO PASTORE
Nel caso della teodicea di Leibniz, malamente (forse malvagiamente) citato in recensione da lavoro recensito, è assai attivo pregiudizio contro spiritualità orientale del Tao, cui Leibniz aveva retaggi di culturali affinità.
Persecutori usan linguaggio di estremi e verbali per volgerne contro occidentalità in Occidente finanche negandone originalità od originarietà orientali!
Al fatto che in Occidente e Villaggio Globale si dica di bontà cosmiche e di necessità di giudicar cosa da evitare o che da evitare, cosa evitare, che evitare, non più veri o non veri occidentali al cospetto di tecniche e tecnologie estreme reagiscono col rendersi inetti e violenti ed inetti in stessa violenza che non diminuisce ma peggiora perché a che fare con estremi non accettati. Ed in ciò si inseriscono contrasti pseudoreligiosi, in Italia particolarmente gravi contro mondo cristiano riformato o tale reputato; per cui spesso violenza già grave si accresce se odio contro tal religiosità e contro pratiche estreme, qual il motociclismo; tanto che al motociclista gruppi o persino torme di assassini, che odiano casco ovvero elmetto perché ne inquieta idolatrie di armi da fuoco o peggio, che agiscono per prevenzione in casi seri e già per questo sono omicidi, vorrebber chiedere quale sarebbe sua ((e lor altri)) fede prima di peggiorarci i tormenti che infliggono o tentano di infliggere.
La inadeguatezza tecnica, tecnologica, in ambienti del Nord, suscita, ad ormai o già intrusi, disponibili ad odi contro il Nord, senso di ilare idiota e letale simpatia e giovialità; invece adeguatezza li spaventa ed irrita e perciò il senso ed il valore pratico di giudicar male o bene li rende più ostili.
Quanto prima esposto in molteplice (non quello multiplo inserito) esempio non è comprensibile in tutto e per tutto da chi in errore circa adrenalina la quale è sostanza biologicamente non rilevabile solo notabile né fisiologicamente direttamente notabile e non sempre manifestata o manifestabile fisicamente e non sempre comunicabile psichicamente e neurologicamente inconoscibile irrilevabile non manifestabile non comunicabile.
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MAURO PASTORE
...Purtroppo stessa realtà antioccidentale ostile che, prima, ho descritto cui ho fatto seguire esempio, non intende appieno rischi e pericoli di Nord del Mondo e per evitare i quali sono fatte tecniche e tecnologie tipiche o caratteristiche nordiche. In particolare, mi riferisco a precedente esempio e particolarmente...: il motociclismo è una forma di spostamento, assai tipica in Europa, cui disciplina ne è parte iniziale continuativa e cui procedere è fatto di reciproco annullamento di rischi con pericoli del proceder stesso, cui altri rischi e pericoli se ne sono ne sono non di proceder stesso, che accade in percezione di morte anche per esperienza terminale non del termine fatta con mezzo stesso del nel procedere, che è oggetto non fatto per termine di vita ma per percezione istintivamente cautelativa di termine di morte od altrimenti non azionabile-usufruibile ed usufruibile-utilizzabile solo in attivazione completa di istinti anche di vita-sopravvivenza, secondo gradi di attivazioni da minime non nulle a maggiori. Sostanze adrenaliniche non sono biologicamente per tali accertabili perché è l'atto biologico a poterne esser certezza; niente di altro con altro possibile; ma pregiudizio contro vita ed espressioni di vita occidentali non annovera distinzione tra valutazione biologica di atti vitali e testaggi e non solo biologici e confondendo pure adrenalina e adrenalinicità e con le due confusioni sovrapposte a maggior confusione e a scopo peggiore. Di fatto molti usan parola "adrenalina" senza intenderne ed altri ne suppongo possibili i prelievi, altri ancora apprestano tormenti e lo fanno anche in nome di bontà delle sostanze e della sostanza cosmica cui poi includono con ovvietà ma doppiamente maligna propri gesti e proprio corpo di torturatori o proprio torturanti. (Ripeto: Quanto prima esposto in molteplice (non quello multiplo inserito) esempio non è comprensibile in tutto e per tutto da chi in errore circa adrenalina la quale è sostanza biologicamente non rilevabile solo notabile né fisiologicamente direttamente notabile e non sempre manifestata o manifestabile fisicamente e non sempre comunicabile psichicamente e neurologicamente inconoscibile irrilevabile non manifestabile non comunicabile.)
...Nonostante tutto, legislazioni e codificazioni normative occidentali sono direttamente od indirettamente volte ad una non limitata considerazione, la quale proprio anche per questo mai direttamente sempre valevole, cui specificazioni non ambigue ma non monovalenti: può esser giudicabile omicida anche in (ovvero di) stessi agenti dell'ordine il tentare di impedire eccesso di velocità anche perché esso, se anche fosse di danno... ma il danno potrebbe esser legittima difesa!
Esempi a parte, bisogna capire che finanche codici e leggi occidentali fanno uso relativo non assoluto di concettualità inerente concetti di bene e male e che da assolutizzazione del male consegue inettitudine ad intendere, applicare, considerare realtà non solo legislativa anche normativa ed anche in atto pratico, dacché o per democrazia o solo per diritti di eguaglianza (che deve unificare secondo le non differenze) ed equità (che deve differenziare secondo differenze) anche azione di Stato non è mai monovalente e quindi sempre da potersi a sua volta giudicare non solo da chi in Stato, cui eventuali o non eventuali errori od autotrasgressioni si ha –anche non in, né da Stato – diritto o facoltà di prevenire con mezzi di giusta opposizione ed autodifesa anche estrema verso Stato stesso; e si ha pure facoltà di rappresentare verbalmente relatività di ciò cui o che male.
MAURO PASTORE
Ho corretto in messaggio precedente anche: 'sgenti' in: agenti.
(Aggiungo per eventuale vantaggio di chi ha letto...
Purtroppo tormentosità di circostanze — originate anche da mancanze conseguenti da abusi di agenti — hanno creato solite concomitanze di diaframmi ottici tra schermo ed occhi e pure tra zone di tastiera del mio tablet... peraltro tanto avverse da esser più gravi secondo maggior fisica mia attenzione ed in ciò per ostilità anche da attorno e assai continuate e non è un caso purtroppo... (Peraltro alcune schermate di controllo su questo sito ancora in perdurante confusione oggettuale in mio commento descritta. )
(Assai positivo lapsus di "sgenti", umoristico!, ma non ne intuisco egual positiva risultanza per chi senza etica sufficiente "del relativo". )
MAURO PASTORE
Senza dubbio quanto riportato in recensione sullo studio di D. Maccanti si presenta qual sola logica realmente possibile per terzo escluso; per:
ottica del mondo da pensiero teutonico posta invertendo civiltà - cultura; critica della visione idealista della storia basata sul non riconoscimento della soggettività della direttiva percettiva oggettiva quale determinanza della fattualità scientifica che non è mai neutrale...
(ciò di fatto antiengelismo ed antimarxismo, ché Engels criticò socialità scientifica occidentale senza concluderci alcunché e Marx pretese che la pluralità sensitiva fosse un sistema di usufrutto scientifico, col quale da stalinismo e sovietismo si tentò di sottoporre mondo in Occidente a subculturalità atta solo a trarre giovamenti dalla scienza obliandone datità in provvisorietà tecnica non tecnologica...)
Ne resta, di fatto, la unicità del senso; quella che fu, è stata, la base epistemologica delle Enciclopedie moderne e dei Lavori Enciclopedici pstmoderni, da Età dei Lumi fino a Neoilluminismo
(... quest'ultimo non ha a che vedere con "Wikipedia" ma con la proibizione —da democrazia burocrazia turche a burocrazie di alleati occidentali turchi, non senza rispondenza ufficiale— a "Wikipedia" –col sistema parallelo di conservazione dati "wikiwand-iano"... neanche ha a che vedere coi lavori paralleli e fuori edizioni originali che nel formulare positivamente (cioè anche vanamente o non veritieramente anche ove e se realmente) sono controesempio non esempio enciclopedico
(poco nota vicenda dei lavori paralleli e fuori edizioni originali "Treccani" di biografismo enciclopedico, ripresi da stessa editoria originale, da prima che interrotta per non realizzabilità secondo garanzie e programmi di studi ed edizioni, poi per dovere giudiziario sottoposti prima di conclusione a stima o disistima di lettori anche non competenti od incompetenti, per via telematica (Internet), quindi senza possibile vera edizione ufficiale in futuro ed in presente ufficiosa proposta e non conclusa –né concudibile senza chiusura giudiziaria di sezione relativa di Istituto, d'altronde in precedenza riaperto per necessità giudiziaria a motivo di rimedio a causa dei medesimi lavori fuori edizione condotti senza garanzia possibile di passate competenze di Istituto stesso ("Treccani"))...
Quale il terzo escluso? Implicitamente ed anche se imperizia di studio ancora preliminare, esso sta nella cosiddetta post-moderna - non-moderna: "logica del senso unico" (Levinas - Derrida ...).
Non saprei se tal espressione, forse non medesima anche o non esplicita anche ma comunque da ufficialità di critica d'arte applicata a stile americano dicibile "kitch", è stata in quanto tale già introdotta ed usata in filosofia accademica universitaria, di fatto però ve ne è già il concetto ed espresso variamente, che rappresenta, in studi filosofici della percezione non più solo in generici, il vaglio unico dei sensi e la sua possibilità di attivazione decisionale non decisiva
(...questa ultima condizione fu aporeticamente ignorata da K. Marx cui studi economici politici successivi erano soltanto quanto ad inconsapevole linguaggio, aperto, filosofici, con destino di valere essi stessi non criticamente cioè d'essere eventualmente filosoficamente validabili soltanto qual lavori di estrinsecazioni condotti entro criticabilità non in essi assunta ma da assumersi... insomma: non consulenze filosofiche non autonomamente filosofiche pubblicazioni, da sottoporsi a consulenze filosofiche esterne o da scartarsi (difatti concretezze politiche di socialismi comunismi se ne ritrovano in attività, non marxiste anzi da eversione interna antimarxista, di Lenin e leninisti; restando stalinismo valutabile solo previo giudizio contro crimine stalinista e da non ritenersi filosofico né filosofia).
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MAURO PASTORE
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Certamente, alle prese con studio di D. Maccanti qui su recensito da D. Belleri, non è filosofia del linguaggio ad avvicinare le prospettive necessarie (in mio messaggio precedente esposte); tuttavia essa ne esplicita, di fatto, necessarietà, di àmbito di studi: sensoriali (illuministi...); percettivi (...neoilluministi) (di cui materialismo dialettico non intuiva possibilità occidentale).
MAURO PASTORE
Di escursioni intellettuali per fatti, cultura, filosofia di Grecia Antica, in recensione si presenta un pensiero sintetizzabile, corrispondente a motivazioni primarie del perdurare culturale odierno non del perdurare solo civile attuale.
Tanta essenzialità, con diaframma di ontologia dell'essente a filtrare maggiori rispondenze storiche e dunque con parmenidismo ed eleatismo non Parmenide stesso né scuola stessa di Elea a rappresentare il passato remoto filosofico restante in cultura moderna - post-moderna della Tecnica (cui ontologia dell' essente appartenente anche in notissima versione, ipercritica, data in specie da E. Severino), con tutto quanto di negativo in spettro contenuto nel positivo espresso da tal cultura, tanto fortemente asseverativa quanto originalmente permeata da un distacco originario totale e radicale fino a totalità non antiradicale, dunque in spettrograficamente analogia civile - culturale con la antica città ellena Tebe, senza che si rivalga psicologismi spiritualisti/materialisti con compromissione metafisica modernista contro meta-fisica antica (non greca, postplatonica (aristotelica anche) meta - fisica né platonica meta fisica), nel disegnar –non dunque designare qual invece vizio sia di eccesso materialista sia di accesso spiritualista– parallelo tra figure storiche di Platone e Tucidide, il primo autore di saggezza filosofica di disinganno psicologico non viveversa, il secondo autore di operazioni letterarie diplomatiche, dando informazioni - nozioni su reciprocamente alterità civile naturale e alterità culturale non naturale e dal conto delle vicende resoconto delle non-vicende dando, questo rappresentando l'incontrovertibile non-incontro non da tutti compreso, l'altro l'indimostrabile bensì fatale incontro... insomma tutto ciò nei percorsi diversi dal convenzionale ma con convenzioni dei non diversi percorsi, intellettuali, si compone, nella doppia espressione di realtà di recensione-recensita, in specchio (probabilmente involontario, provabilmente desiderato non voluto poi ché da intender differente da altro intendibile) e non solo specchio perché diaframma non impeditivo, intellettualmente... Sicché ad acume storico anche degli altri da ciò mostrato... si mostra:
l'antico Coro che profetava la fine del falso re (da cui si svela regalità autentica di Tebe antica) non il vero creatore del ripensamento politico occidentale;
la estraneità di Platone alla compiuta manifestazione civile umana (figlio di una amazzone) e l'assenza spartana cui romani obbedirono;
la estraneità al tempo greco della reale impresa storica prometeica non della fatalità dell'impiego non solo utilizzo del fuoco...
ed il tramutarsi medioevale della Ellade al solo utilizzo fattasi infedele...
Da questa ultima non interna esterna implicitezza a quei percorsi di studi postassemblati senza consapevolezza degli effetti da recensore non schierato in pensiero di morale naturale, preassemblati da curatore G. Paoletti senza evidenza di morale naturale, questa da non prominenza non eminenza in recensione e da senso dell'insieme recensivo, in intuizione di altra lettura da piano recensivo imminenza di intuizione, scaturisce il vero senso della storia; in negazione del falso senso di cui stracolma esplicitezza fino a non consistere identitariamente-espressivamente e consistendo in manifestazione-individuazione divergente da individuazione-espressione; e ciò che per sapienza sarebbe morte del sapere, per filosofia che ricerca valori perduti sarebbe nascita dell'altro conoscere
(non altro a questo mio commento).
MAURO PASTORE
Io ricordo che conobbi esclamazione "se un leone potesse scrivere!", durante miei soggiorni in Stati Uniti d'America.
Nei pressi di Las Vegas, non lontano da un albergo ove poi io, conobbi uno sciacallo, che mi aveva notato percorrer con lo sguardo sabbie e pietrisco del deserto antistante, per capire come mai lo scorpione a me accanto non accoglieva benevolmente mia prudenza nei suoi confronti; ne svevo evitato il dardo sulla superfice morbida della mia scarpa ed esso era in procinto quasi di uccidersi temendo di essersi prevaricato con errore e per giunta inutile; allora, la seconda volta, io percorrevo suolo del deserto con mio sguardo cercando un barlume di colore cui poi rifletterlo sulla corazza splendente del guerriero animaletto, che reagiva, più intimorito da occasione eccessivamente positiva per suoi necessari continuativi accorgimenti, proponendomi o suicidio o azione non nemica; terzo percorso del mio sguardo, io potevo meglio intender luminosità celeste; mossomi pacificamente, la sagoma di uno sciacallo disegnava in mezzo ad aria resane diaframma quasi invisibilizzante una manifestazione di perplessità vitale, verso mio procedere che relazionando a sagoma dubitavo anch'io fosse troppo serafico; a questa concomitanza, lo sciacallo smise col proprio calore di elevare miraggi vuoti attorno a lui, interamente mostrandosi non più ombraticamente; ma scorpione per prudenza parimenti era quasi invisibile, un istante prima invisibilmente per riflessi diaframmatici impedendomi il passo sotto mio piede perché io percepii con intero corpo che qualcosa vera non scorgendo... e solo dopo che riuscivo di scarpa ad intuire-percepire non detriti di vita estinta passata sotto, lo scorpione si allontanò, stavolta giocondo, e lo sciacallo si rese disponibile a miei messaggi. Indicai il tedio del vestiario, roba per roba, intero; ne capivo meglio col mostrarne. Lo sciacallo intuendo che esso era proprio per tutto il vestiario, si rese disponibile ad accompagnarmi per le vie di Las Vegas senza invitarmi ad andare con lui per il deserto. Ma sin da prima ci demmo appuntamento in posto che gli feci intender. Entrato io in albergo trovai uno che voleva pensar leoni guardandomi... e dopo, mentre io cercavo quel per cui ero lì, ne trovai un altro, dopo che per evitarmi scarsa igiene a causa di un molesto, io mi ero denudato e avevo girato nudo per i corridoi dell'albergo, fino ad incontrar in un àndito signori e signore sedute. Pensai che potevo trovar informazione ricercata interrogandoli con mia presenza; ed uno inteso che cercavo di altra persona, si inebetì in un improvviso passeggero tedio; cui io profittai per chieder con occhi quel che dovevo sapere; e suo pensiero che espresse significava questo, in modo da tedioso a odioso e fino a minacciarmi:
"se un leone potesse scrivere!"
Del pensante di esso io ero inteso a scrutarne motivazioni e a chieder esplicitamente cosa sapeva di altra persona, ma lo sciacallo, che, nel frattempo..., mi era di nuovo accanto, ancora impolverato parendo troppo fosforescente agli altri per sembrar vero, mi raccomandò prudenza ed io allontanandomi trovai mezza informazione involontariamente elargitami da quello seduto, poi che voleva finger vomito, perché non si convinceva di futuro mondo umano diverso da vita selvaggia e poca e grama...
Aggiunger a quella esclamazione valore interrogativo è un azzardo sociale ma filosofico.
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MAURO PASTORE
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Ad eventualità, di vita selvaggia e poca e grama...
era rivolta la critica illuminista alla teodicea, non a questa in quanto tale! Ed a medesima eventualità pensava il mondo che della scienza aveva fatto suo sistema principale di garanzia, per scongiurarne l'evento;
e non eran giocatori di azzardo ma neanche astuti i tecnici convintisi, con lor procedure genetiche, che gli sciacalli fosser assai varianza di gufi civette e degli altri così, consolandosi essi con vagheggiare misterioso "falco pellegrino" detto' 'hayabusa', che simile a gufi e civette non solo parrebbe, sembra. Un uomo, esso stesso cioè qual vivente, inebetito, su poltrona di albergo, avrebbe potuto, o forse potrebbe, averne visto uno, vederne, in viaggio americano, dove più le illazioni umane su scienza e tecnica erano insidiose?
Ugualmente a sciacalli per tecnici... illazionisti, scritti umani sotto studio, illazionato: con antropologia della scrittura se ne notava mutamento antropico connesso, che per illazioni pareva a stessi studiosi e scienziati mutazione già... Wittgenstein ne aveva già incontrati e scritto di illazione, mostrandone non scientifica datità, di 'Homo Scribens', ma interpretazione epistemologicamente, logicamente!, impossibile, perché il lasciar tracce di significati comunicativi non solo segni è anche stesso evoluto scrivere; senza dunque mutazioni antropiche. Ma che ne è stato, di incontri di uomini e di sciacalli, nel frattempo; nel contempo non filosoficamente illuminato, che ne è?
MAURO PASTORE
Oltre lo storicismo non si può soltanto negando sopravvalutazioni scientifiche né asseverandone le esattezze ma riferendo il tempo della storia ad un tempo meno determinabile ed anche indeterminabile; e ciò include storicismo filosofico ed esclude concezione dimidiata di filosofia cioè priva di autoriferirsi a propria origine non in se stessa, da assensi e crediti non a storici né interni né esterni ad essa.
Qual rapporto di esistenzialità di non filosofia contro filosofia, senza scaturigini da cui filosofia ad illuminare filosofia stessa con necessarie logiche deduzioni negative, la domanda sul senso di dir bene e di dir male annovera il caso del gioco; ma a scorger del novero tutto il significato, stesso caso del gioco e particolare linguistico diventa mònito, che è involontario sol entro inconsapevolezza coinvolta, a non abbandonar teodicea o a farne e sia pur di non dottrinaria cioè a riconsiderar qualcosa d'altro o dimenticato o escluso con chiuder o richiuder evento filosofico a suo principio non ancora principiare cioè tramite pre-filosofico.
Qual relazione di esistentività di filosofia con non filosofia, medesima situazione diventa resa al nemico della filosofia o diviene sottoposizione a logiche prive di saggezza filosofica e sino ad eventuale scacco da parte di coincidenze sfavorevoli o a fine di filosofia per mancanza e concreta della saggezza sua propria, da cui medesimo scacco anche maggiore di interessati, a stessa filosofia; e della inanità oppure pericolosità di questa relazione esistentiva, se ne intuisce da pur semplici esigenze di vita e di chiunque che ne pensasse o pensi senza confinare intuizioni e percezioni da prevenzioni e pregiudizi.
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MAURO PASTORE
Dunque incontrando filosoficamente vanità del giocare con termini, parole, indicanti le scelte da non sbagliare e non mancare e più necessarie se necessarie, si può trovar esito filosofico in considerazione esistenziale non in inclusione esistentiva del gioco stesso; e dell'operato. di L. Wittgenstein bisogna intendere difficoltà di circostanze culturali da lui filosoficamente risolte od a risoluzioni, sia generalmente con logica filosofica tradizionalmente applicata da cultura latina europea medioevale - moderna (il "Tractatus... "), sia particolarmente col resto attualisticamente applicato ed applicabile. Nella prima evenienza testé indicata, si consideri il riferimento, logico, all'elemento mistico ('il Mistico') che permea stesso logos mondano qual inizio-termine della stessa consapevolezza mondana logica possibile. In seconda evenienza testè (testè! non testé) indicata si può studiar la negatività, che Wittgenstein aveva opportunamente mostrato in pensieri logici determinati, di porre razionalmente problema razionale e generale privo di logica risolutiva ad esso interna.
Ciò non bastando a via filosofica analitica per evitar scepsi positivista bastava poi a via filosofica non analitica per ricomporne criticamente; e nel procedere scientifico ideologia positivista si disintegrava con più stretta interdisciplinarità di fisica e chimica, poi con concretezza di chimica - fisica (studi tecnici scientifici su esplosioni fredde) oltre che di fisica - chimica (nuovamente mostrandosi non tecnologicità di armamenti atomici e di tecniche spurie di impieghi non siderali cioè non fuori dal cosiddetto Globo Terrestre e da ambienti simili anche fuori)... Inoltre linguistica scientifica appaiata a glottologia scientifica col maggior procedere di saperi su scienze di esperire non esperimenti ("logiche") impediva perseverando che oscurantismo antiscientifico potesse riproporre ancora forza di scientiste obiezioni: il trovar concordia sociale minima per non esclusione di capacità in base a fedi e non fedi, creder o non creder, non essendo sviamento dagli scopi pacifisti e neoilluministi ed analitici anzi potenziamento col traslarsi di stesse analisi filosofiche in concomitanza laica non anticlericale... Eventi cui Wittgenstein contribuì per minor presente e maggior futuro che ne superò vita ed opere, delle quali però chi invece vorrebbe interpretazioni dimidiate ne fa lacuna culturale poi mancanza anche politica, impedendo di capire accaduti ed accadenti agli accaduti inerenti.
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MAURO PASTORE
Non si tratta di trovar in opere di Wittgenstein alternativa contraria a teodicea e tantomeno a leibniziana; e presentar irrisolutezza di valutazione espressiva di "bene" e "male" è ricorso parziale a contenuti filosofici di opere di Wittgenstein; che concomitanza in disconoscente 'recensorietà' da non conoscente 'curalità' conferisce soggettivamente valenza oggettivamente parzializzante o a rischio di parzializzazione... e ciò sarebbe un disastro se effettivo, anche considerando progressi risolutivi sia filosofici sia politici già accaduti; perché condizioni di politca e non antipolitica hanno potuto ma devon ancor più e meglio potere per agire sia entro vera tecnologicità e vera scientificità sia entro etica non prepotente e morale non vuota.
Trovatisi in relazione recentissima di Accademia culturale i sintagmi, anche pseudoscientifici ma non solo, in cui si intende atomo fisico parimenti di chimico; e tutto ciò a che poteva servire? A non lasciare che, in silenzio, la scienza continuasse a sottoporsi allo scientisno né tecnica a tecnicismo; eppure bisogna ristabilir ordine di valori scientifici puri e semplici, per decifrare le distinzioni culturali e scientifiche alla base delle rapportabilità interdisciplinari, cui purtroppo subculturalità attingeva, e attinge per imporre e tentare di imporre indistinzioni che tecnicismo non vera tecnica relaziona e relazionava... Così accadendo che fosser costruiti ordigni atomici non destinati a spazi siderali in questi ultimi ove radiazioni autocollasanti dove cioè possibile non antiecologico uso ed utilizzo, di difesa ambientale non guerra. Certo quei sintagmi erano in ritardo per taluni ambienti, ma per altri no; eppure non è accademicamente sufficiente accettarne durevolmente né restarne senza riformulazione anche accademica... E fino a che punto guerrafondai ignoranti avevano ed hanno bisogno di accademiche smentite?
La filosofia, che consiste in propria stessa decisione prima che propria ragione, resta imprescindibile ed anche politicamente nel coniugare esigenze deliberative con conoscitive; però a tal scopo se ne deve, della filosofia, intendere interezza.
Non è accettabile perciò che si resti in limitatezze sociali - sociologiche dovute a rifiuti di complete (... oneste!) considerazioni su universalità e non aprioristica religiosità di misteriosità cui in religioni e non solo in religioni; infatti tali limitatezze sono peraltro un destino di margine oltre che di danno.
MAURO PASTORE
In mio penultimo messaggio già inviato c'è un punto evidentemente in più ed in ultimo 'scientisno' evidentemente può star per scientismo non altro. Ma reinvierò.
(Persecutori costrettomi ad estrema fretta e non potevo neppur pulir con cura schermo da detriti e costretto pure a necessità altre e per me vitali.)
(Faccio presente che comunque internet non è una libreria e allora non se ne imputino errori qual sbagli come si fosse davanti a sistema fisso di invio-leggibilità; e non è sol questione di provvisorietà di scritture non riuscite, ma di necessità di volontà di lettura con aspettazioni non pari a non telematiche. )
MAURO PASTORE
Dunque incontrando filosoficamente vanità del giocare con termini, parole, indicanti le scelte da non sbagliare e non mancare e più necessarie se necessarie, si può trovar esito filosofico in considerazione esistenziale non in inclusione esistentiva del gioco stesso; e dell'operato di L. Wittgenstein bisogna intendere difficoltà di circostanze culturali da lui filosoficamente risolte od a risoluzioni, sia generalmente con logica filosofica tradizionalmente applicata da cultura latina europea medioevale - moderna (il "Tractatus... "), sia particolarmente col resto attualisticamente applicato ed applicabile. Nella prima evenienza testé indicata, si consideri il riferimento, logico, all'elemento mistico ('il Mistico') che permea stesso logos mondano qual inizio-termine della stessa consapevolezza mondana logica possibile. In seconda evenienza testè (testè! non testé) indicata si può studiar la negatività, che Wittgenstein aveva opportunamente mostrato in pensieri logici determinati, di porre razionalmente problema razionale e generale privo di logica risolutiva ad esso interna.
Ciò non bastando a via filosofica analitica per evitar scepsi positivista bastava poi a via filosofica non analitica per ricomporne criticamente; e nel procedere scientifico ideologia positivista si disintegrava con più stretta interdisciplinarità di fisica e chimica, poi con concretezza di chimica - fisica (studi tecnici scientifici su esplosioni fredde) oltre che di fisica - chimica (nuovamente mostrandosi non tecnologicità di armamenti atomici e di tecniche spurie di impieghi non siderali cioè non fuori dal cosiddetto Globo Terrestre e da ambienti simili anche fuori)... Inoltre linguistica scientifica appaiata a glottologia scientifica col maggior procedere di saperi su scienze di esperire non esperimenti ("logiche") impediva perseverando che oscurantismo antiscientifico potesse riproporre ancora forza di scientiste obiezioni: il trovar concordia sociale minima per non esclusione di capacità in base a fedi e non fedi, creder o non creder, non essendo sviamento dagli scopi pacifisti e neoilluministi ed analitici anzi potenziamento col traslarsi di stesse analisi filosofiche in concomitanza laica non anticlericale... Eventi cui Wittgenstein contribuì per minor presente e maggior futuro che ne superò vita ed opere, delle quali però chi invece vorrebbe interpretazioni dimidiate ne fa lacuna culturale poi mancanza anche politica, impedendo di capire accaduti ed accadenti agli accaduti inerenti.
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MAURO PASTORE
Non si tratta di trovar in opere di Wittgenstein alternativa contraria a teodicea e tantomeno a leibniziana; e presentar irrisolutezza di valutazione espressiva di "bene" e "male" è ricorso parziale a contenuti filosofici di opere di Wittgenstein; che concomitanza in disconoscente 'recensorietà' da non conoscente 'curalità' conferisce soggettivamente valenza oggettivamente parzializzante o a rischio di parzializzazione... e ciò sarebbe un disastro se effettivo, anche considerando progressi risolutivi sia filosofici sia politici già accaduti; perché condizioni di politca e non antipolitica hanno potuto ma devon ancor più e meglio potere per agire sia entro vera tecnologicità e vera scientificità sia entro etica non prepotente e morale non vuota.
Trovatisi in relazione recentissima di Accademia culturale i sintagmi, anche pseudoscientifici ma non solo, in cui si intende atomo fisico parimenti di chimico; e tutto ciò a che poteva servire? A non lasciare che, in silenzio, la scienza continuasse a sottoporsi allo scientismo né tecnica a tecnicismo; eppure bisogna ristabilir ordine di valori scientifici puri e semplici, per decifrare le distinzioni culturali e scientifiche alla base delle rapportabilità interdisciplinari, cui purtroppo subculturalità attingeva, e attinge per imporre e tentare di imporre indistinzioni che tecnicismo non vera tecnica relaziona e relazionava... Così accadendo che fosser costruiti ordigni atomici non destinati a spazi siderali in questi ultimi ove radiazioni autocollasanti dove cioè possibile non antiecologico uso ed utilizzo, di difesa ambientale non guerra. Certo quei sintagmi erano in ritardo per taluni ambienti, ma per altri no; eppure non è accademicamente sufficiente accettarne durevolmente né restarne senza riformulazione anche accademica... E fino a che punto guerrafondai ignoranti avevano ed hanno bisogno di accademiche smentite?
La filosofia, che consiste in propria stessa decisione prima che propria ragione, resta imprescindibile ed anche politicamente nel coniugare esigenze deliberative con conoscitive; però a tal scopo se ne deve, della filosofia, intendere interezza.
Non è accettabile perciò che si resti in limitatezze sociali - sociologiche dovute a rifiuti di complete (... oneste!) considerazioni su universalità e non aprioristica religiosità di misteriosità cui in religioni e non solo in religioni; infatti tali limitatezze sono peraltro un destino di margine oltre che di danno.
MAURO PASTORE
È comunque utile per me ed altri (anche cosa buffa) far notare:
che in scrittura arcaica italiana termini intendibili negativamente non positivamente posson recare 'n' al posto di 'm': ove ed in quantità purché alcun fraintendimento non possibile direttamente;
e che un punto al mezzo di frase, creante reciproche compiutezze e non ambigue separazioni in ovvietà di senso anche grammaticale, non è considerabile impedimento scritturale neppur sintatticamente oltre che neanche paratatticamente.
MAURO PASTORE
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