domenica 22 aprile 2007

Lanfredini, Roberta (a cura di), A priori materiale. Uno studio fenomenologico.

Milano, Guerini e Associati, 2006, pp. 184, € 20.00, ISBN 88-8335-791-4.

Recensione di: Silvano Zipoli Caiani - 22/04/2007

Fenomenologia, filosofia della conoscenza

La nozione di a priori materiale, ovvero l’idea che alla base di ogni datità possibile si collochi una legalità propria dei “contenuti d’esperienza”, rappresenta certamente uno dei temi più stimolanti, ma anche controversi, dello studio fenomenologico. Il libro curato da Roberta Lanfredini intende fornire un chiarimento a questo originale concetto proponendo sei diversi contributi provenienti da aree di ricerca diverse. Comun denominatore dei saggi che compongono l’opera è l’impostazione analitica, i temi sono trattati in ogni caso con metodo rigoroso, non privo di richiami all’indagine storico-filosofica.
Il libro offre un ampio scorcio del dibattito suscitato dalla concezione husserliana, ponendo particolare attenzione a tre orizzonti tematici, uno epistemologico, rivolto alla questione giustificativa, uno ontologico, inteso come indagine attorno alla struttura dell’a priori husserliano e infine uno definitorio, dedicato all’analisi di esempi specifici di a priori materiale.
Di seguito intendo presentare una rassegna dei contributi presenti nell’opera, cercando in ogni caso di evidenziarne e discuterne solo alcuni degli aspetti più interessanti.
Il primo saggio porta la firma di Paolo Parrini e si compone di una serie d’interrogativi relativi allo statuto epistemologico dell’a priori husserliano. Nonostante la posizione filosofica dello stesso Parrini risenta di una vicinanza all’empirismo fenomenologico, il suo intervento si distingue per una non celata prudenza, indotta dal riscontro di alcune ambiguità insite all’interno della proposta husserliana. Questioni che in qualche caso trovano una risposta proprio all’interno dei saggi successivi.
Una prima difficoltà è individua nell’esigenza di chiarire il rapporto tra la concezione trascendentale di Kant e la successiva ridefinizione husserliana. Pur mantenendo importanti differenze, puntualmente sottolineate da Parrini, le due concezioni lascerebbero intravedere analogie in grado di produrre interessanti conseguenze epistemiche. Prima tra tutte la possibilità d’inquadrare anche l’a priori materiale quale forma limitativa dell’esperienza possibile, permettendo una traduzione in chiave fenomenologica degli stessi problemi che affliggono la filosofia trascendentale kantiana. Una condizione questa rigettata dai difensori dell’a priori materiale che, come emerge dai contributi successivi, tendono a escludere un’impostazione del problema dell’a priori condiviso con la filosofia kantiana.
Nella sua analisi Parrini trova spazio per due ulteriori argomenti. Il primo elaborato da Moritz Schlick tenta di contenere l’a priori husserliano entro le due categorie “linguistico-concettuale” (analitico a priori) e della “credenza fattuale” (sintetico a posteriori), l’altro frutto di un’interessante applicazione della lezione epistemologica di Hans Reichenbach.
In quest’ultimo caso Parrini espande la questione relativa ai limiti di scelta dei sistemi di coordinazione, ampliandola a ogni analisi delle condizioni a priori che informano la conoscenza empirica. Applicando l’argomento di Reichenbach ai giudizi a priori materiali emerge la possibilità d’ipotizzare anche per essi una forma indiretta di valutazione legata alle condizioni contingenti dell’esperienza, escludendone l’apoditticità in linea di principio.
Come nota Parrini, se i giudizi a priori materiali assurgono a un qualche valore oggettivo e necessario, ovvero pretendono di essere validi per ogni possibile oggetto dell’esperienza, occorre domandarsi se esistono ragioni fondate per escludere che una loro libera applicazione risulti sempre immune da eventuali contrasti con il campo dell’esperienza, diversamente da quanto accaduto per il sintetico a priori kantiano.
Mantenendo sullo sfondo gli interrogativi avanzati da Parrini, nel saggio di Jocelyn Benoist l’accento si sposta sulla caratterizzazione ontologica dell’a priori materiale. Nella proposta è difesa una distinzione tra contesto trascendentale kantiano e fenomenologico, le ragioni della quale sono ricondotte alla natura dell’impostazione eidetica husserliana.
Mentre nel contesto kantiano il sintetico a priori definisce le modalità attraverso le quali il soggetto esercita le proprie capacità di essere colpito (affeziert) dalle sensazioni, l’a priori materiale introduce una diversa prospettiva soggettiva, facendosi carico delle dimensioni contenutistica e “mondana” dell’esperienza.
Date le influenze provenienti dalla scuola di Bolzano, nella fenomenologia gioca un ruolo determinante il ricorso a un’impostazione ontologica dell’a priori, traducendosi nella proposta di una vera e propria “ontologia formale”. Una classe di verità che, secondo Benoist, andrà a costituire il cuore dell’impostazione eidetica, lontana sia dalla tradizione kantiana, sia dalle formule dell’empirismo positivista.
Cercando una risposta indiretta a una delle domande di Parrini, si potrebbe dire che Benoist propone una terzeità dell’a priori materiale, evitandone l’appiattimento sul piano delle credenze soggettive o su quello delle condizioni linguistiche, sottolineando con ciò la peculiarità dell’impostazione eidetica.
Anche il contributo di Roberta Lanfredini mira a sottolineare con vigore le profonde divergenze che separano la concezione fenomenologica sia dal contesto kantiano, sia da quello dell’empirismo tradizionale. In tal senso si tratterebbe di dar conto della specificità del metodo descrittivo elaborato da Husserl, inserendo la fenomenologia nell’alveo di una filosofia “empirista” non contrassegnata da riduzionismi di sorta, bensì dal carattere “complesso” attribuito alla “datità”.
Accettata la nozione di dato come elemento internamente analizzabile, il passo compiuto da Roberta Lanfredini consiste nel sottolinearne la strutturazione gerarchica. Di particolare rilievo qui la definizione di rapporti di fondazione, ovvero di una legalità che coinvolge generi e specie riconducibili a gerarchie eidetiche diverse, un’analisi all’interno della quale trova ragione la peculiarità dell’a priori materiale.
Secondo Roberta Lanfredini l’idea husserliana di a priori sintetico riscontra validità nell’esame dei soli aspetti contenutistici che costituiscono l’esperienza. Astraendo dal ricorso a strumenti categoriali presenti nel contesto kantiano, la fenomenologia assume la foggia di un empirismo radicale, fedele al proprio intento di mantenersi aderente alle effettive datità empiriche.
Con l’introduzione del concetto di “contro-senso materiale”, distinto dal “non-senso sintattico” e dal “contro-senso formale”, si comprende inoltre come la fenomenologia husserliana non si lasci ricondurre alla dimensione epistemologica proposta da Schlick (si veda anche il contributo di Parrini), assumendo una varietà logica più ricca e differenziata di quella fatta propria dall’empirismo logico.
Il saggio di Roberto Miraglia guarda alla genesi della frattura che ha condotto Wittgenstein e Schlick ad accantonare l’idea di un a priori materiale e a rifiutare nel complesso l’impianto gnoseologico della fenomenologia husserliana. I due appaiono qui accomunati dall’identica tendenza ad appiattire le differenze tra aspetto formale e aspetto materiale, tanto da oscurare l’insieme di proprietà assegnate da Husserl al dominio dei contenuti, giungendo a confondere esemplari di a priori formale con esemplari di a priori materiale (così nel caso di enunciati come “ogni nota ha un’altezza”).
Quelle che Roberto Miraglia definisce “le radici di un equivoco” (p. 108), e che rimandando a una erronea interpretazione del progetto husserliano, sono ascrivibili secondo l’autore alla mancata considerazione della complessità interna al dato fenomenologico, nonché alla maggiore ampiezza della nozione di forma logica che ne consegue. Al fine di comprendere la stretta relazione tra l’impianto della fenomenologia e la teoria dell’a priori materiale occorre infatti considerare l’analisi del “mondo della percezione” quale parte integrante del lavoro husserliano. Per evitare fraintendimenti rispetto a ciò che Husserl considera giudizi sintetici a priori, secondo Roberto Miraglia, risulta determinante conoscerne l’impostazione mereologica, imparando a distinguere tra rapporti d’inclusione entro una stessa gerarchia e rapporti di fondazione tra generi e specie di gerarchie diverse.
Come già nel saggio di Roberta Lanfredini, anche qui emerge la necessità di considerare la fenomenologia quale analisi tutta interna alla datità empirica, in grado di discriminare il rapporto che lega “il rosso alla propria estensione” dal rapporto che collega “la stessa specie di rosso al genere colore”. Due forme di necessità di cui solo la prima rappresenta un esempio di a priori materiale.
Nella direzione di evidenziare la specificità dell’analisi fenomenologica si muove anche il contributo di Emanuele Coppola. Il suo lavoro si distingue per il tentativo d’introdurre all’interno della struttura dell’a priori materiale una connotazione “dinamica”, ottenuta per mezzo di un’analisi fenomenologica della temporalità. Un’operazione apprezzabile, sia per l’originalità del progetto, sia per il rigore e la chiarezza espositiva con cui il tema complesso viene presentato.
Il primo passo di Coppola è quello d’introdurre la nozione di a priori materiale “statico”, volto a chiarire i rapporti contemplabili dall’impostazione gerarchica delle essenze fenomenologiche. A tal fine vengono introdotti alcuni semplici strumenti logici atti a permettere un’idonea formalizzazione delle nozioni di dipendenza e di fondazione. Ottenuta un’impostazione formale delle relazioni che definiscono l’a priori materiale, Coppola procede introducendo il tema della temporalità in quanto concetto costitutivo dell’oggettività fisica, quindi come elemento della corrispettiva regione eidetica.
Proprio l’esame delle relazioni intrattenute dalle strutture eidetiche temporali richiede l’impiego di relazioni di dipendenza dinamiche, spostando l’attenzione dall’essere al “divenire” degli oggetti. Coppola procede così a impostare la formalizzazione di un rapporto di fondazione “trilaterale”, attraverso il quale descrivere la variabilità delle relazioni tra contenuti sensibili, temporalità e spazialità. Divengono determinanti in questo contesto le strutture intenzionali relative ai processi di impressione, ritenzione e protensione, dei quali Coppola introduce in termini definitori le condizioni nomologiche, sottolinendone ancora una volta l’aspetto dinamico.
L’ultimo contributo è affidato a Paolo di Lucia e rappresenta il tentativo di applicare l’analisi dei giudizi a priori materiali a una determinata regione ontologica, quella sociale. Emerge qui la possibilità di far riferimento ai differenti rapporti di fondazione che possono sussistere tra “atti” sociali, come la promessa, e “prodotti” giuridici, come l’obbligazione.
Una questione centrale guida il breve saggio di Paolo di Lucia e riguarda l’esistenza di verità a priori che vincolano all’atto entità differenti dal prodotto. La domanda è scissa dall’autore in due ulteriori questioni. Una prima riguarda l’esistenza di verità a priori che vincolino un certo atto al proprio contenuto. La risposta a questa domanda passa attraverso l’introduzione di una particolare forma d’impossibilità fenomenologica, quella “deontica”. La seconda domanda riguarda l’esistenza di vincoli tra atto intenzionale e materia di cui è composto l’oggetto al quale l’atto è rivolto. Un esempio di tale legame è rintracciato dall’autore in un passo tratto dall’opera del giovane Marx.

Indice

Introduzione (di Roberta Lanfredini)
Capitolo primo, A priori Materiale e forme trascendentali della conoscenza. Alcuni interrogativi epistemologici (di Paolo Parrini)
Capitolo secondo, A priori ontologico o a priori della conoscenza? (di Jocelyn Benoist)
Capitolo terzo, La nozione fenomenologica di dato (di Roberta Lanfredini)
Capitolo quarto, Dove iniziano gli a priori materiali? Schlick, Wittgenstein e le radici di un equivoco (di Roberto Miraglia)
Capitolo quinto, A priori materiali statici e dinamici (di Emanuele Coppola)
Capitolo sesto, Ab objecto actus recipit speciem (di Paolo di Lucia)


La curatrice

Roberta Lanfredini insegna Gnoseologia presso l’Università di Firenze. Assieme a Paolo Parrini e Alberto Peruzzi è curatrice della collana “ Epistemologica” pubblicata dalle edizioni “Guerrini e associati”. Attualmente si occupa principalmente di fenomenologia, di teorie dell’intenzionalità e di filosofia della mente. Fra le sue pubblicazioni: Husserl. La teoria dell'intenzionalità, 1995; Intenzionalità, 1997; Forma e contenuto. Aspetti di teoria della conoscenza, della mente e della morale, 2002; Mente e corpo la soggettività fra scienza e filosofia, 2003; Fenomenologia applicata. Esempi di analisi descrittiva, 2004. Di prossima uscita: Il mito dell'inosservabile: l'intuizione in filosofia della mente (Milano, Guerini).

Gli autori

Paolo Parrini insegna Filosofia teoretica all’università di Firenze. Tra le sue pubblicazioni recenti Conoscenza e realtà. Saggio di filosofia positiva, 1995; Sapere e interpretare. Per una filosofia e un’oggettività senza fondamenti, 2002; L’empirismo logico. Aspetti e prospettive teoriche, 2002; Filosofia e scienza nell’Italia del Novecento. Figure, correnti, battaglie, 2004.

Jocelyn Benoist insegna Filosofia teoretica e contemporanea all’Université Paris-I Pantheon-Sorbonne. Fra le sue pubblicazioni Entre acte et sens. Recherches sur la théorie phénoménologique de la signification, 2002; Les limites de l’intentionalité, 2005.

Roberto Miraglia Insegna Filosofia presso la facoltà di sociologia dell’Università di Milano-Bicocca. Si occupa di teoria della conoscenza fenomenologica e del rapporto tra ontologia, scienza e società. Fra le sue pubblicazioni recenti Forma e materia nel primo Husserl, in Forma e contenuto, a cura di 

Roberta Lanfredini, 2002; Ontologia sociale e comunità politica, 2004.
Emanuele Coppola è dottorando presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Firenze, si occupa principalmente di fenomenologia e filosofia del linguaggio. Fra le sue pubblicazioni L’eterno flusso eracliteo. Il tempo fenomenologico nella fenomenologia di Edmund Husserl, 2004.

Paolo di Lucia insegna Filosofia del diritto presso la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano e nella Facoltà di Teologia dell’Università di Lugano. Tra le sue pubblicazioni L’universale della promessa, 1997; Normatività, diritto, linguaggio, azione, 2003; Ontologia sociale, 2005.

Links

http://www.epistemologia.unifi.it Sito che raccoglie materiali, informazioni ed eventi in ambito epistemologico (il comitato scientifico vede la presenza di Roberta Lanfredini, Paolo Parrini e Alberto Peruzzi; il sito è curato da Roberto Miraglia).

http://www.hiw.kuleuven.be/hiw/eng/husserl/index.php Sito del “International Centre of Phenomenological Research” di Lovanio.

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