martedì 3 luglio 2007

De Caro, Mario – Spinelli, Emidio (a cura di), Scetticismo. Una vicenda filosofica.

Roma, Carocci, 2007, pp. 298, € 20,00, ISBN 9788843040674.

Recensione di Antonio Allegra – 3/7/2007

Storia della filosofia, Filosofia teoretica (gnoseologia)

Il volume curato da De Caro e Spinelli è una raccolta di studi che affrontano, da differenti prospettive, vari aspetti del problema dello scetticismo. Complessivamente, i testi rappresentano una sorta di introduzione ragionevolmente completa, anche se piuttosto articolata al suo interno, alla questione.
Il libro è organizzato in tre sezioni. La prima affronta la storia dello scetticismo dall’antichità al rinascimento; la seconda si concentra sull’età moderna; mentre l’ultima analizza l’età contemporanea. Appare dunque evidente un maggiore peso, comparativamente, dell’ultima parte, il che può essere spiegato dal consistente recupero contemporaneo di alcuni temi scettici: in effetti, mentre la maggior parte dei contributi si concentrano su classiche questioni storiografiche, la sezione dedicata agli sviluppi recenti si caratterizza per una precisa e opportuna attenzione nei confronti del dibattito epistemologico che ha luogo nella filosofia analitica attuale. Ma più in generale tale taglio epistemologico, piuttosto che semplicemente ricostruttivo, appare dominante nell’impostazione dell’opera.
Non a caso il problema viene compendiato in questo modo: come possiamo disporre di un accesso “epistemologicamente incontrovertibile” nei riguardi del mondo (p. 10)? Questa è la domanda che spiega la presenza incombente dello scetticismo ovvero l’importanza della tentazione scettica all’interno dell’impresa epistemologica della modernità; ma già dal proprio inizio l’avventura dello scetticismo è caratterizzata da una serie di consistenti e interconnesse ambiguità che anticipano alcune classiche posizioni dei diversi orientamenti epistemologici. Fin da Pirrone e dal primo quadro retrospettivo offerto da Sesto emerge una distinzione emblematica, tra scetticismo come dogmatismo negativo e “autentico pirronismo” (i cui caratteri, d’altra parte, non è facile determinare precisamente); così come la storia dello scetticismo accademico mostra subito una costante, ovvero la possibile interpretazione in termini di fideismo od illuminazione (cfr. soprattutto il saggio di Spinelli) destinata a tanta fortuna ad esempio nell’opera di un Bayle.
Questo coacervo già complesso viene a trasmettersi alla filosofia moderna all’epoca di Montaigne, epoca che vede, emblematicamente, tutta una serie di autori tra i quali spicca Francisco Sanches; e viene crucialmente radicalizzato da Cartesio (al quale gli scetticismi libertini appaiono, in certo senso, troppo moderati). Da allora in poi lo scetticismo fa parte del quadro fondamentale dell’impresa filosofica: e precisamente le sue tipiche ambiguità gli assicurano peso epistemologico. La posizione cartesiana diventa praticabile, ad esempio, proprio nella misura in cui dubitare di tutto significa asserire qualcosa di positivo (sullo schema de “la verità non esiste”). Detto diversamente, non appena la sospensione del giudizio o il silenzio scettico vengano dichiarati impraticabili, la ricostruzione conoscitiva è immanente; e tuttavia, l’origine nello scetticismo della conoscenza così conquistata non mancherà di gettare la propria ombra sulla peculiare fragilità di “cose” che sono divenute “oggetti”, ovvero enti resi trasparenti al pensiero (cfr. pp. 91-93 e passim del bel saggio di Paola Rodano, con riferimento a note analisi di Alquié e Marion). Ciò significa, a ben vedere, che il rapporto tra rappresentazionalismo e scetticismo è connaturato e ben lungi dal risolversi unicamente a favore della conoscenza, come la vicenda dell’empirismo mostra efficacemente (e come le stesse riflessioni cartesiane sui temi dell’onnipotenza divina e sul Dio ingannatore manifestano opportunamente). D’altra parte, la storia della tendenza scettica oltre Cartesio, soprattutto in Hume da una parte ed Hegel dall’altra, mostra quanto il sapere continui a venire direttamente od indirettamente attraversato dall’incertezza, anche se con esiti ben diversi in virtù della differente decisione di arrestarsi alla scoperta scettica, oppure di pretendere di rovesciarne il senso.
In effetti, il tentativo di fare dello scetticismo un peculiare alleato dell’impresa conoscitiva, di depotenziarlo senza pretendere di annullarlo, è visibile anche negli autori contemporanei al centro dell’ultima sezione. Si tratta, ad esempio, di mostrare in che senso il fallibilismo, piuttosto che il fondazionalismo, può essere una risposta credibile alla sfida scettica (Dell’Utri); oppure di tentare di distinguere le sorti della conoscenza da quelle della giustificazione (dato che è quest’ultima ad essere messa soprattutto in crisi dal punto di vista scettico: cfr. in modo diverso Egidi e Coliva.).
In generale, l’ultima parte del volume mostra non soltanto la presenza delle ipotesi scettiche, ma anche il ritorno di scorciatoie naturalistiche, più o meno aggiornate, di cui è ragionevolmente semplice mostrare l’inadeguatezza (De Caro). Appare piuttosto evidente che fare riferimento ai metodi della scienza naturale per dimostrare che lo scetticismo è ingannevole non è una strategia promettente – visto che lo scettico pone un problema di ordine anzitutto concettuale, e non empirico. Al contrario, più incoraggianti appaiono le analisi di ordine appunto concettuale, ovvero attinenti all’ordine della giustificazione (sia pure variamente intesa) – e dunque, anch’esse aggiornamenti di mosse argomentative classiche spesso dal sapore elenctico.
Il volume presenta, dunque, questi indubbi punti di forza: si tratta di una introduzione ragionevolmente completa (più di quanto è potuto emergere in questa recensione, per forza di cose parziale) al problema dello scetticismo; inoltre, proprio in virtù di questa completezza mostra come alcuni plessi cruciali siano destinati a ripresentarsi. D’altra parte, è opportuno notare una certa eterogeneità stilistica e per così dire di registro comunicativo delle sue parti, quale prezzo che viene pagato precisamente a questo obiettivo di completezza.

Indice

Introduzione: forme dello scetticismo (M. De Caro – E. Spinelli)
L’antico intrecciarsi degli scetticismi (E. Spinelli)
Scetticismo e criticismo nel Medioevo (A. Maierù – L. Valente)
Montaigne, Sanches e la conoscenza attraverso i fenomeni. Gli usi moderni di un  paradigma antico (G. Paganini)
Lo scetticismo di Cartesio (P. Rodano)
Hume, i limiti dello scetticismo e le radici del naturalismo (E. Lecaldano)
Modernità di una storia antica: Kant, Hegel e lo scetticismo (C. Ferrini)
Scetticismo e fallibilismo (M. Dell’Utri)
Pessimismo epistemologico e certezza (R. Egidi)
Lo scetticismo sull’esistenza del mondo esterno (A. Coliva)
L’irrefutabilità dello scetticismo: aporia insanabile o questione irrilevante? (M. De Caro)
Note
Bibliografia


I curatori

Mario De Caro insegna Filosofia morale presso l’Università “Roma Tre”.
Emidio Spinelli insegna Storia della filosofia antica presso l’Università di Roma “La Sapienza”.

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