venerdì 13 febbraio 2009

Conni, Carlo - De Monticelli, Roberta, Ontologia del nuovo. La rivoluzione fenomenologica e la ricerca oggi.

Milano, Bruno Mondadori, 2008, pp. 272, € 19,00, ISBN 9788861591127.

Recensione di Giuseppe Sorgente – 13/02/2009

Filosofia italiana, Fenomenologia, Ontologia

La necessità di riconsiderare la fenomenologia come strumento di revisione della ontologia, il modo di concepire i rapporti tra realtà ed apparenza, il rapporto tra essenza e concetto, il rapporto tra ricerca filosofica e neurobiologica, questi alcuni dei temi affrontati nel volume che risulta strutturato in due parti, la prima di Roberta De Monticelli e la seconda di Carlo Conni.
De Monticelli evidenzia la necessità di operare “una vera e propria rivoluzione nel modo di concepire i rapporti fra apparenza e realtà” (p. 9); quando si pensa, ad esempio, a una cosa, a una persona si tende a operare una distinzione tra ciò che ‘fonda’ e ciò che è ‘fondato’ attribuendo tra l’altro ­– si pensi soprattutto alla persona – più importanza sotto il profilo ontologico a ciò che ‘fonda’. Questa, però, non è l’ontologia tout court, ma solo una della possibili ontologie; si impone pertanto una revisione dell'ontologia, che si concreta nella fenomenologia. Essa ridefinisce completamente il rapporto tra realtà e apparenza: il ‘fenomeno’ non è solo l’apparenza della cosa ma piuttosto la sua ‘struttura emergente’ (definizione utilizzata per la prima volta dall’altro autore del testo, Carlo Conni, ma studiata dal fondatore della fenomenologia, Edmund Husserl, seppur con termini differenti, a partire dalla Terza ricerca logica). L’identità delle cose si manifesta già attraverso la loro espressione superficiale; muta così anche il concetto di dato: non più mero segno della cosa, ma pienezza della cosa stessa (p. 11). Il fenomeno diviene dunque ‘ricchezza ontologica’ di ciascuna cosa. L’autrice prosegue nel suo excursus con alcune nozioni di Husserl. Tra queste ritorna più volte quella di ‘vedere eidetico’ (p. 15) o essenziale, che rimane ben distinto dal vedere empirico eppure da esso inseparabile. Di qui scaturisce il principio sintetizzato nella tesi “Niente appare invano” (p. 16). Non c’è fenomenologia senza aver dinanzi agli occhi qualcosa di dato.
L’esposizione delle varie tesi e regole della fenomenologia, l’approfondimento di alcuni aspetti quali ad esempio l’a priori materiale (p. 21), dove a priori sta per eidetico e materiale sta per dotato di contenuto, la contrapposizione tra ‘a priori kantiano’, che postula un caos del dato che poi viene organizzato mediante l’attività ordinatrice dell’intelletto e della ragion pratica e ‘a priori materiale’ che riconosce all’esperienza sensoriale ordine, forma e struttura, occupano la parte centrale della sezione dell’autrice.
Menzione particolare merita, per la centralità nel pensiero fenomenologico, quell’attività di depurazione e liberazione, oggettiva e soggettiva, ‘predicata’ da Husserl e nota come riduzione fenomenologica; De Monticelli ne fornisce la sequenza: la ‘sosta’, l’epoché ossia la sospensione del giudizio, la messa tra parentesi della conoscenza del fenomeno apparso, la riduzione dell’io all’‘Io puro’. Il passaggio successivo è quello di definire la coscienza in ambito fenomenologico: coscienza in fenomenologia è sinonimo di ‘presenza di oggetti’.
Nella seconda sezione, l’autrice enuncia alcune tesi metafilosofiche e sostanziali, e alcune regole. Di particolare interesse e ulteriormente esplicativa della riduzione fenomenologica, appare la tesi “sii disponibile a ‘dare la tua vita’ per la ricerca filosofica” (p. 64) dove l’espressione ‘dare la tua vita’ non va intesa in senso drammatico, ma semplicemente serve a evidenziare che in fenomenologia non esiste sapere accumulato e che se di vivere si deve parlare, si vuole parlare di esperienza vissuta.
La trattazione fenomenologica prosegue con le tesi che sintetizzano e riproducono in maniera fedele lo spirito dei fenomenologi: il principio di evidenza, il principio di trascendenza e la regola di fedeltà. Gettate le basi teoretiche si tratta di delineare quali sono i tipi ultimi di realtà, reciprocamente irriducibili, già citati nella tesi di esistenza dei dati empirici (p. 18): la risposta ancora una volta la fornisce il programma di ricerca della filosofia fenomenologica con le cosiddette ‘regioni ontologiche’ e le relazioni che intercorrono tra le stesse. Husserl nei Prolegomeni distinse tra ‘ontologia formale’ (studio delle forme del qualcosa in generale) ed ‘ontologia materiale’ (proprietà essenziali di specifici tipi di enti ovvero le cosiddette ‘regioni ontologiche’ di appartenenza) dove materiale, anche in questo caso, è sinonimo di contenutistico; da queste considerazioni husserliane, riprese da De Monticelli, è implicato il rifiuto della riduzione ontologica sic et simpliciter degli enti, cioè il rifiuto della scomposizione di una cosa – oggetto, fatto, evento, processo – nei suoi componenti singoli. Husserl propose essenzialmente tre tipi di regioni ontologiche: Natura Materiale, Vita Animale e Persona dando vita ad un programma di ricerca ontologica differenziata noto come ‘fenomenologia trascendentale’.
A questo punto della ricerca si pone il problema dei rapporti esistenti tra le diverse regioni ontologiche; l’autrice ne dà un cenno, richiamando le teorie husserliane della Fundierung, di intero e di concreta (nozione non primitiva, derivata dalla nozione di intero). In sostanza regioni ontologiche diverse vanno concepite come strati di realtà legati da rapporti di Fundierung. Questa impostazione consente così di arrivare al principio di definizione ontologica secondo cui le regioni ontologiche sono definite da ‘enti concreti’, mentre gli oggetti delle scienze positive sono momenti di concreti ossia oggetti astratti. Accennata la regione ontologica della persona, il programma di presentazione affronta le questioni afferenti alla teoria dell'esperienza; rimarca l'importanza della esperienza diretta, proponendo una schematizzazione dei modi di presenza degli oggetti (p. 92), fornisce la nozione di originario nell'accezione fenomenologica, ossia origine dell'evidenza o sorgente di evidenza, illustra due dei modi ulteriori dell'esperienza: il modo del sentire (o della percezione affettiva) e della presenza degli altri come tali (toccando anche il concetto di empatia); evidenzia la possibilità di un legame (e la sua auspicabilità come sembra intendersi dal testo) tra ricerca empirica e filosofica prendendo spunto dalle scoperte della scuola di Parma sui neuroni specchio. Nella parte finale De Monticelli tratteggia una teoria della ragione distinguendo tra l’altro ragione teorica o logica e ragione pratica, richiamando per le sue tesi il concetto di evidenza (p. 100).
La seconda parte del testo, di Carlo Conni, naturale prosecuzione della disamina fenomenologica di De Monticelli, esemplifica l’applicazione della fenomenologia come metodo di ricerca filosofica nell'ontologia del concreto. Rimarcando la centralità della percezione nel programma fenomenologico, l’autore ci riporta a uno dei capisaldi del pensiero husserliano, ossia quello di andare verso le cose stesse (zur Sache selbst), attraverso gli strumenti della teoria degli interi e delle parti, e dell’‘a priori materiale’. Si viene così valorizzando una forma di realismo diretto secondo cui le cose sono dotate, proprio per il modo in cui si manifestano, di caratteri e significati che prescindono da qualsiasi tipo di elaborazione ermeneutica o intellettuale. La necessità, già tematizzata da Husserl, di sviluppare una scienza delle operazioni umane originarie costitutive della realtà circostante richiede una svolta della fenomenologia in senso ontologico e descrittivo, il cui punto di partenza è quello di abbandonare l’approccio classico della scienza occidentale; il fenomeno va considerato come plenum e non come sintesi ottenuta tramite riflessione e astrazione. La riattualizzazione di tale approccio si ritrova anche in alcune aree della ricerca sull’attività dei sistemi neurali del cervello (neuroni specchio), che Conni tratta brevemente. Lo sviluppo del programma dell’autore prosegue nella fondazione di un’ontologia che possa fornire solido terreno di ancoraggio per il programma di ricerca dell’a priori materiale; in questo ambito viene quindi esplicitato il concetto di fenomeno puro così come lo intendeva Husserl: fenomeno puro è quel contenuto depurato sia del lato soggettivo sia di quello oggettivo. Ciò che resta è allora quella che l’autore, con espressione appositamente coniata, definisce ‘struttura emergente’, dove l’emergenza è una modalità ontologica costitutiva dei fenomeni. Partendo da questa definizione Conni giunge a porsi la domanda: “Che relazione sussiste dunque fra il nostro mondo, costituito di qualità, valori, proprietà, e il mondo materiale?” (p. 159). Per rispondere, riprende la nozione di Fundierung, riportando la tesi di Husserl secondo cui ciò che unifica realmente gli strati di ogni cosa sono i rapporti di fondazione, relazione primitiva che unifica istanze di regioni ontologiche materiali distinte. Qualsiasi tentativo di esperire i fenomeni operando una loro riduzione o scomposizione (approccio tipico della ricerca empirica) si traduce in una perdita o in un'alterazione del livello descrittivo, che proprio in qualità di struttura emergente, funge a un tempo da spiegazione e da descrizione della realtà oggetto dell’indagine. Ma se le proprietà e le qualità non sono separabili dagli interi che le contengono, come è possibile determinarle? La risposta viene fornita mediante una strategia di tipo descrittivo (scevra da riduzioni basate su meccanismi di causalità): la teoria dell’emergenza fenomenica.
Lo sviluppo del ragionamento porta a un altro importante nodo da sciogliere: è possibile affermare, oltre al fatto che le relazioni di fondazione attengono ai rapporti fra parti, ovvero tra parti e interi, che gli interi composti di parti siano a loro volta fondati nelle loro parti? (p. 170). Husserl lo afferma en passant nella Sesta ricerca logica, mentre Peter Simons, docente di filosofia all’Università di Leeds, lo considera possibile soltanto debolmente, nel senso che un intero dipende dalle sue parti, distinguendo così dalla Fundierung già affrontata, intesa come fondazione forte. La risposta al problema della fondazione intero-parte e della sua articolazione viene ancora una volta risolto, proprio per il suo carattere di struttura globale, dalla struttura emergente. Sviluppando il proprio programma, Conni richiama il concetto di fondazione unitaria, peraltro già preconizzato da Christian von Ehrenfels, filosofo austriaco contemporaneo di Husserl, nel suo saggio Le qualità formali (1890) e affronta la teoria husserliana degli interi e delle strutture, necessaria per delineare un’ontologia del nuovo e dei fenomeni, soffermando la sua attenzione sui sistemi autopoietici. I sistemi autopoietici sono sistemi (strutture pregnanti in fenomenologia) le cui relazioni interne determinano l’organizzazione del sistema stesso. A partire dall’autopoiesi del sistema individuo è possibile comprendere la fenomenologia biologica. Il lavoro dell’autore si chiude con la considerazione che non è possibile determinare l’emergenza di una struttura inferendola dalla natura dei suoi elementi di base, poichè, essendo un contenuto di esperienza, è solo quando si manifesta che è possibile stabilire un rapporto di necessità con i suoi inferiora (p. 201). L’unità dell’intero è afferrabile dunque dal soggetto in un unico atto intenzionale. La dimensione fenomenica dell’esperienza è come una sorta di ponte tra la materia e la vita, tra le persone e la realtà fisica degli oggetti, quello che appunto l’autore definisce come ‘regno di mezzo’.
Tutto il testo lascia trapelare l’entusiasmo e la passione con cui i due autori cercano di promuovere la fenomenologia come mezzo utile alla ricerca filosofica e scientifica e come metodo per la fondazione e la comprensione di una nuova ontologia o meglio di una ontologia del nuovo; entrambi dunque seguono il rigore dei fenomenologi: ‘danno la vita’ per la ricerca filosofica.

Indice

Al lettore: istruzioni per l’uso
Parte prima. La fenomenologia come metodo di ricerca filosofica e la sua attualità
di Roberta De Monticelli
Sezione prima. Esercizi introduttivi e riferimenti di base
La fenomenologia come stile di pensiero filosofico
La fenomenologia come metodo filosofico
Battaglie che durano. La questione dell’oggettività e lo scetticismo
Sezione seconda. Domini di ricerca
Tesi e regole metafilosofiche (M)
Tesi e regole della filosofia fenomenologica
Teoria della realtà
Teoria dell’esperienza
Teoria della ragione. Ragione in senso proprio
La sfera della motivazione e i limiti della ragione
Appendice
Parte seconda. L’emergere del nuovo di Carlo Conni
Ontologia e fenomenologia
Fondazione ed emergenza
Interi e strutture
Il regno di mezzo
Glossario dei termini equivoci
Scheda bibliografica
Bibliografia
Indice dei nomi


Gli autori

Roberta De Monticelli insegna Filosofia della persona presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Fra le sue pubblicazioni: L’allegria della mente (Bruno Mondadori, Milano 2004); Nulla appare invano (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2006), Esercizi di pensiero per apprendisti filosofi (Bollati Boringhieri, Torino 2006); Sullo spirito e l’ideologia (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2007).

Carlo Conni svolge attività didattica e di ricerca presso la Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha pubblicato Identità e strutture emergenti. Una prospettiva ontologica della Terza ricerca logica di Husserl (Bompiani, Milano 2005).

Link

http://www.unisr.it/persona.asp?id=348 (pagina della Università Vita-Salute San Raffaele di Milano dedicata a Roberta De Monticelli)

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