mercoledì 17 giugno 2009

Bencivenga, Ermanno, Il pensiero come stile.

Milano, Bruno Mondadori, 2008, pp. 193, € 18,00, ISBN 9788861591486.

Recensione di Gennaro De Falco – 17/06/2009

Estetica

Bencivenga affascina il lettore con interessanti riflessioni – non sempre di immediata comprensione vista la complessità dei temi trattati e i riferimenti a numerose opere – che, portando ad esempio illustri filosofi e scrittori italiani di diversi periodi storici, dimostrano il legame tra filosofia e letteratura.
L’autore infatti è convinto della necessità di esprimere i concetti filosofici utilizzando un particolare stile, distinto da quello piatto che è tipico della filosofia angloamericana contemporanea: “chi però sappia descrivere con vividezza, trasmettere emozioni, coinvolgere personalmente il lettore, non ha solo uno stile; ha un bello stile” (p. 6).
E, di certo, la capacità immaginifica, l’abilità nell’intrecciare le parole, la disinvoltura nell’utilizzare le regole della punteggiatura, talvolta anche trasgredendole – si pensi ad esempio ad autori come Céline, Joyce e Hrabal –, sono ingredienti che differenziano un buon scrittore da uno mediocre.
E, considerando che un filosofo deve in qualche modo esprimere i suoi pensieri e che la scrittura risulta essere il mezzo più importante a cui lo stesso ricorre, verosimilmente un pensatore dovrebbe anche essere un buon scrittore, ciò favorendo innanzitutto la diffusione delle sue teorie.
Non bisogna infatti dimenticare che una persona desiderosa di apprendere può essere anche un attento lettore, e dunque un giudice severo di come una particolare costruzione filosofica gli sia rappresentata.
Bencinvenga è molto schietto nel criticare, in generale, anche la filosofia italiana odierna, troppo lontana dall’anima filosofica italiana che ha caratterizzato i secoli passati.
Non a caso egli comincia il suo excursus da Dante – di cui loda l’integrità morale ricordando il fiero rifiuto alla possibilità che a lui, esule, fu data per ritornare a Firenze a patto di un’ammissione di colpa (p. 19) – e in particolare dalla sua Commedia, ancora oggetto di diversi tentativi volti ad assegnarla a un dato genere letterario piuttosto che a un altro: fatiche sprecate secondo il nostro autore che la considera come un’ininterrotta opera di mediazione tesa a tradurre il contenuto divino in parole ordinarie: “perché questa possibilità abbia corso, la filosofia deve far posto alla poesia: all’invenzione di un mondo, di personaggi, di eventi” (p. 22).
Bencivenga pone la sua attenzione anche ad altre opere di Dante, quali il De Vulgari Eloquentia e il De Monarchia, in quest’ultima evidenziando la necessità di utilizzare il volgare “per ragguagliare le diverse lingue parlate nella Penisola” (p. 25).
Dopo aver analizzato il Principe di Machiavelli, esempio di “un’etica coraggiosa nel contemplare il paradosso dell’esistenza umana e nel perseguire il minore dei mali in circostanze in cui il bene è muto o assente” (p. 44), il nostro pone l’attenzione su Giordano Bruno la cui morte a Roma il 17 febbraio 1600 è metaforicamente considerata come fusione in un altro elemento, ovverosia il fuoco, il tutto vivendo pertanto in una continua trasformazione, in cui un elemento incorporerà sempre un altro elemento, e così via senza fine.
Anche le opere del filosofo nolano si caratterizzano per il bello stile, la cui potenza immaginifica affascina e coinvolge il lettore; di grandissimo significato è la metafora che lo stesso utilizza per comunicare il senso della vita che non può essere fatta solo di luci o solo di ombre: “nessun luogo, dico, condizione e splendore di luce possono esservi se non esistono le tenebre” (p. 56).
Dello stesso periodo è Tommaso Campanella (pp. 63-80) – anch’egli perseguitato dalla Chiesa e rimasto in carcere 27 anni – il cui insegnamento, fondato sulla parità tra conoscenza intellettuale e sensoriale, si pone in contrasto con quello di Aristotele.
Per Bencivenga lo stile ignaro e veggente del filosofo calabrese è capace di trasmettere al lettore la sua passione per l’esistenza, il suo tentativo di restituire dignità al corpo attraverso cui avviene la conoscenza, sinbolicamente composta di segni “impressi nell’anima, nel corpo dell’anima” (p. 74).
Il corpo ha bisogno di essere sfidato, di essere sottoposto a delle prove: solo così, accettando la fatica e affinando la disciplina, che è anche sinonimo di volontà, l’uomo potrà scoprire nel proprio corpo un mirabile mezzo di conoscenza.
Anche di Leopardi (pp. 117-134) Bencivenga offre al lettore una chiave di lettura originale: “quando si prende in mano l’intera sua produzione, non sembra del tutto corretto, a prima vista, caratterizzarlo come grande poeta” (p. 117).
Infatti Leopardi viene considerato anche un grande filosofo, e lo Zibaldone, esempio insieme ad altre opere di come la filosofia e la poesia possano fondersi in un linguaggio nuovo, ne è una dimostrazione; d’altronde, nell’opera appena citata, si legge che la poesia non è necessariamente in versi e che un linguaggio poetico, ricco di immagini, carico di significati rivoluzionari ed innovativi, può trovarsi anche in prosa (p. 133) – ed anche Una Saison en enfer di Arthur Rimbaud ne è un mirabile esempio. Bisogna nondimeno estirpare quella filosofia che produce il disincanto perché, secondo l’illustre scrittore di Recanati, l’uomo, solo se pervaso dalle dolci illusioni che la Natura gli offre, e mantenendosi vigoroso come se fosse sempre giovane, potrà trovare l’inspirazione poetica e “riscaldare l’idea con il fuoco della passione” (p. 133).
Dopo alcune pagine dedicate a Luigi Pirandello e Benedetto Croce – la cui vera musa ispiratrice, secondo Bencivenga, è la nostalgia (p. 170) – il libro si chiude con Italo Calvino: di questi viene analizzata un’opera che di certo non è tra le più famose, ovverosia la giornata di uno scrutatore (pp. 171 ss.). Tale opera consente a Bencivenga di addentrarsi in una esposizione attraverso la quale giunge a mostrare la strategia usata da Calvino per le sue opere: “un inventore di storie deve negare a cose e persone il loro ambiente familiare […] e seguirle con pazienza mentre cercano risposte adeguate a sollecitazioni inattese” (p. 174).
Anche un filosofo cerca risposte, e pertanto sia la filosofia sia la letteratura si pongono come obiettivo quello di decontestualizzare, di staccare le persone dall’ambiente in cui vivono per farle immedesimare in altre realtà – probabilmente uno dei pochi mezzi per combattere l’individualismo e l’egoismo che oggi dilagano: ciò per offrire una conoscenza che sia anche sinomino di elevazione spirituale e di emancipazione.
Nelle ultime pagine Bencivenga tira le somme del suo lavoro collegando idealmente Dante, da cui è partito, a Calvino, con cui ha concluso; egli avverte dell’errore, tutto odierno, che spesso commettono sia filosofi sia letterati nel tentativo di volersi necessariamente identificare in una categoria di appartenenza (p. 188).
Probabilmente oggi la società, sempre più tecnocratica, tecnologica e specialistica, contagia anche taluni studiosi, letterati o filosofi che siano, di un’ansia da collocazione. E non si fa fatica a notare che nella vita di tutti i giorni l’esigenza di specializzazione e parcellizzazione invade sino ad annullare una delle doti più ricche dell’uomo – quella dell’immaginazione – che, nella filosofia come nella letteratura, è elemento essenziale e che ha consentito quella trasversalità intellettuale tanto presente anche negli autori citati nel testo recensito.

Indice

Prefazione
Introduzione
Dante
Machiavelli
Bruno
Campanella
Galileo
Vico
Leopardi
Pirandello
Croce
Calvino
Bibliografia


L'autore

Ermanno Bencivenga è ordinario di Filosofia presso l’Università della California; logico di fama, ha dato importanti contributi alla filosofia del linguaggio, alla filosofia morale e alla storia della filosofia. Dirige la rivista internazionale di filosofia “Topoi” e la collana di testi filosofici “Topoi Library”. Collabora al quotidiano “La Stampa”. Alcune delle sue ultime opere sono: Le due Americhe (A. Mondadori, 2005), La logica dell’amore (Aragno, 2007), Filosofia: istruzioni per l’uso (Bruno Mondadori, 2007).

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http://www.faculty.uci.edu/profile.cfm?faculty_id=2806&name=Ermanno%20%20Bencivenga Pagina personale di Ermanno Bencivenga presso la University of California

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