venerdì 18 settembre 2009

Hegel, Georg Wilhelm Friedrich, Lezioni sulla storia della filosofia tenute a Berlino nel semestre invernale del 1825-1826 tratte dagli appunti di diversi uditori.

Roma-Bari, Laterza, 2009, pp. LV+632, € 38,00, ISBN 978884208795

Recensione di Maurizio Brignoli – 18/09/2009

Storia della filosofia (idealismo)

Nelle introduzioni Hegel affronta alcune importanti questioni metodologiche: se il pensiero esiste in sé e per sé, è eterno ed è vero indipendentemente dal tempo, ciò non contraddice la storicità del pensiero? Inoltre com’è possibile accordare la pluralità delle filosofie al fatto che la verità sia una? La risposta di Hegel è che nello sviluppo della filosofia i primi pensieri sono quelli più astratti e ogni nuovo grado costituisce una tappa del processo del pensiero che diventa oggetto di se stesso; la storia della filosofia esprime questo sviluppo come s’è svolto nel tempo. La filosofia è una sola e il fatto che si siano date diverse filosofie significa che vi sono gradi diversi, e necessari, nello sviluppo della ragione. La successione delle filosofie dipende dall’interna necessità del concetto, ciò che viene refutato nel corso dello sviluppo storico non è il contenuto bensì la circostanza che una forma dell’idea, che ad un certo momento è la più elevata, sia esclusiva. La filosofia odierna, la più concreta, deve contenere in sé i principi filosofici precedenti come momenti che nel passato si erano presentati come l’intero.
Per comprendere il rapporto della filosofia con la religione, la storia, l’arte, la politica la categoria essenziale è quella dell’unità in quanto si tratta di un solo spirito (di un popolo, di un periodo storico) che si manifesta in figure diverse. Con la scienza la filosofia ha in comune l’aspetto formale: il pensare e la forma dell’universalità, con la religione condivide l’aspetto sostanziale: l’assoluto. La religione ponendosi dal punto di vista della rappresentazione non può intendere il concetto e pertanto non può giudicare la filosofia.
La filosofia sorge quando il mondo reale va in rovina e il riscatto avviene in un mondo ideale dove il pensiero si rifugia.
La filosofia inizia dove il pensiero nella sua libertà perviene all’esistenza separandosi dalla sua base naturale e costituendosi per sé, nasce quindi dove e quando sorgono libere istituzioni. È per questo che non si dà filosofia in Oriente perché, sebbene lì lo spirito incominci e gli dei si presentino col carattere di rappresentazioni universali più simili alle idee filosofiche, l’individualità non si dà come persona. Nei greci l’idea si svolge come qualcosa di oggettivo e pertanto la soggettività sta di fronte ad essa come qualcosa di accidentale e la libertà è limitata solo ad alcuni.
Con Talete il principio universale si identifica con una figura fisica e sorge la consapevolezza che l’uno è l’essenza di ogni cosa; il principio universale non può però avere una forma particolare come l’acqua. Con Pitagora il vero è qualcosa di eterogeneo rispetto al sensibile, ma l’essenza del concetto consiste nell’unità del soggetto e i numeri non sono adatti ad esprimere concetti. Gli eleati approdano all’uno che è del tutto universale, la coscienza si innalza al libero pensiero e il pensiero rende se medesimo suo oggetto. Dall’identità di pensiero ed essere ciò che è negativo viene rimosso; si ha qui il principio dell’intelletto per il quale il mutamento non trova luogo. È con Eraclito che si ha il divenire, la dialettica obiettiva, dove è contenuta l’identità di essere e non essere, mentre Empedocle, Leucippo e Democrito ritornano all’estremo opposto dei principi in quiete. Anassagora inizia una nuova epoca in cui si riconosce come assoluto il pensare. È questo il principio dell’attività che conserva se stessa come universale, anche se Anassagora ne dà solo l’astratta determinazione.
Il passo successivo è la determinazione del pensare, il contenuto assoluto universale che il pensiero dà a se stesso. Con i sofisti nasce la ‘cultura’, l’oggetto viene sussunto entro determinazioni universali.
Con Socrate si ha una svolta nella coscienza del mondo. La verità è posta come mediata per mezzo del pensare e il vero è unità di soggettivo e oggettivo. Emerge la tragedia della Grecia: si fronteggiano, da un lato, il diritto divino, la morale vissuta, la patria e, dall’altro, la coscienza, il sapere, la libertà soggettiva. A fondamento dello Stato ateniese vi è però la consuetudine, la morale irriflessa e deve essere combattuto chi erige a principio lo spirito della coscienza. Un principio superiore appare come corruzione di quello esistente quando non è ancora tutt’uno con ciò che è sostanziale nel popolo.
Socrate e Platone vogliono condurre l’universale all’interno della coscienza. L’idea platonica è concreta e determinata in se stessa, la filosofia non rimane chiusa nel pensiero di un individuo, ma si eleva a costituzione, a realtà. Il principio della libertà soggettiva è il principio dell’epoca moderna, ma nel mondo greco penetra come principio della rovina degli Stati. Platone ha colto lo spirito del suo mondo e l’ha esposto secondo la convinzione di voler escludere dalla sua repubblica questo nuovo principio.
Platone non mette in risalto il principio della soggettività pura, Aristotele invece va oltre e si interroga sul lógos, su ciò che muove, sul fine. Ciò che prima era mutamento viene posto come ciò che si conserva nell’identità con se stesso, come attivo all’interno di ciò che è universale. Come in Platone prevale l’idea in quanto uguale a se stessa solo in astratto, ma si aggiunge il momento della negatività inteso come distinguere, determinare. Nella metafisica aristotelica pensare e pensato sono uno e l’unità è espressa nella più elevata determinatezza. Aristotele porta alla luce per primo le forme universali del pensare, ma queste sono le forme dell’intelletto e rimaniamo nella logica del finito. Aristotele però non si basa sull’intelletto altrimenti non avrebbe potuto essere il filosofo speculativo che è stato.
Scopo condiviso da stoici, epicurei e scettici è la libertà dello spirito. Si tratta di filosofie greche trasferite nell’infelicità del mondo romano, il mondo della fredda sovranità, dove l’individuo deve cercare all’interno di sé, nell’universalità astratta, il soddisfacimento che la vita esteriore non può dare. Con lo scetticismo si ha il ritorno in se stessa della coscienza di sé, dell’infinita soggettività senza oggettività.
A questo punto lo spirito produce una rottura in se stesso e dalla soggettività prorompe di nuovo verso un’obiettività intellettuale. La coscienza prende di nuovo l’assoluto in quanto vero come suo oggetto e perviene alla fede in Dio. Col neoplatonismo non si cerca più il vero sul piano del finito.
L’idea del cristianesimo è che l’uomo in quanto consapevole che il vero è per lui e che in lui si trova la determinazione della propria libertà è in condizione di sapere ciò che è eterno. Nel medioevo la filosofia non è l’idea che pensa nella sua libertà, ma è l’idea condizionata dall’esteriorità, dal potere dominante della dottrina ecclesiastica. Nel Rinascimento emergono le libertà e l’ordine borghese conforme alle leggi. Gli uomini giungono a sapersi liberi e scoprono tramite il lavoro che hanno la forza di essere attivi in favore dei loro scopi. Il pensiero si ritrova in se stesso e scaturisce quindi l’antitesi fra l’intelletto e la fede della chiesa. Il principio di trovare soddisfazione nella propria attività è l’inizio della riconciliazione dell’uomo con se stesso. Dio che è spirito si dà solo sotto la condizione della spiritualità libera del soggetto e la Riforma esprime il momento dell’essere in sé dello spirito, dell’essere libero.
Nell’età moderna bisogna considerare l’emergere del pensare per sé secondo la sua figura concreta. Il problema sta nel cogliere il dissidio tra essere e pensare e comprenderne la conciliazione. Da qui in avanti la filosofia si occupa di questa unità e si separa dalla teologia.
Affinché si sviluppi la conoscenza dell’universo serve la conoscenza del particolare e con Bacon l’empiria è essenzialmente rivolta alla ricerca dell’universale. Con Cartesio torna la filosofia propriamente intesa che ha per principio il pensare libero che prende le mosse da se stesso. Cartesio comincia dall’universale, dal pensare come tale; è un inizio nuovo, assoluto, però, pur asserita, l’unità di pensiero ed essere, non è dimostrata. Spinoza ci dà il conseguente svolgimento della filosofia cartesiana. La sostanza assoluta è unione di pensiero ed essere anche se resta solo una determinazione astratta. L’idea in sé e per sé contiene il principio del movimento, della libertà, ma questo Spinoza non l’ha capito. In Leibniz e Locke vi è invece il principio opposto: il particolare, la determinatezza finita. La filosofia di Locke è un empirismo metafisicizzante in quanto si tratta sempre dell’universale che deve essere dedotto dall’esperienza. Il sistema leibniziano è una metafisica che parte dalla determinazione limitata, propria dell’intelletto, della molteplicità assoluta.
Gli stadi filosofici fin qui considerati sono tutti metafisici e derivano dalle nozioni universali dell’intelletto, in Dio ogni contraddizione (pensare-essere, Dio-mondo) trova soluzione. Questo Dio però rimane nell’al di là e le contraddizioni rimangono irrisolte nell’al di qua. Dio non è concepito come spirito. Contro questa metafisica insorge l’empirismo. Hume dichiara universalità e necessità qualcosa di soggettivo e da qui parte Kant. L’unità della molteplicità viene posta attraverso la mia spontaneità, però che io sia uno, in quanto pensante, non è esposto da Kant in modo preciso. Fichte cerca di portare a termine la costruzione delle determinazioni del pensare a partire dall’io e per primo porta alla coscienza il sapere di sapere. Come in Kant vi è all’origine un’antitesi: l’io e il non io, ma la risoluzione di Fichte è solo pretesa con una soppressione dei limiti all’infinito.
La filosofia riacquista le sue prerogative con Schelling: il contenuto, la verità torna a essere il punto principale, però l’indifferenza fra oggettivo e soggettivo viene presupposta e non dimostrata. Quella di Schelling è l’ultima e autentica figura della filosofia anche se in essa è assente la forma dello sviluppo. L’impresa dell’epoca moderna è capire l’idea come spirito, l’idea che sa se stessa; per arrivare a ciò bisogna che l’antitesi si faccia assoluta e che l’idea pervenga alla consapevolezza della sua scissione. La risoluzione dell’opposizione fra soggettivo e oggettivo si ha quando l’antitesi, portata alle sue estreme conseguenze, dissolve se stessa, quando gli opposti sono identici, ma non solo in sé in quanto la vita eterna consiste nell’eterna produzione dell’antitesi e nel ricondurla in eterno all’identità.

Indice

La storia della filosofia secondo Hegel di Roberto Bordoli
Introduzione
Letteratura
La filosofia orientale
Il primo periodo: la filosofia greca
Il secondo periodo: la filosofia medievale
Il terzo periodo: la filosofia moderna
Appendice
Introduzione alla storia della filosofia. Manoscritto del 1820
Introduzione alla storia della filosofia. Manoscritto del 1823


L'autore

È in corso da più di vent’anni un'opera di pubblicazione con nuovi criteri delle lezioni berlinesi di Hegel (Stoccarda 1770 - Berlino 1831). Non si cerca più un'edizione ‘sincronica’ che riassuma in un unico testo i corsi di anni differenti, ma si pubblicano i singoli corsi. In italiano sono disponibili Le filosofie del diritto, Leonardo, Milano 1989; Lezioni sulla filosofia dello spirito 1827-1828, Guerini e Associati, Milano 2000; Lezioni di estetica. Corso del 1823, Laterza, Roma-Bari 2000; Lezioni di filosofia della religione, Guida, Napoli 2003; Filosofia della natura. Lezioni del 1821-22, Angeli, Milano 2008; Filosofia della storia universale. Corso del 1822-23, Einaudi, Torino 2001. Secondo i vecchi criteri sono invece disponibili le Lezioni sulla storia della filosofia, 4 voll., La Nuova Italia, Firenze 1930-1945 e ss.

Link

http://www.hegel-gesellschaft.de/ (sito della Internationale Hegel-Gesellschaft e.V., la più antica Associazione dedita alla coltivazione della filosofia hegeliana, con sede a Berlino, anche in italiano)
http://www.hegel.net/it/ (sito di filosofia dedicato al pensiero di Hegel, contenente un’ampia scelta di materiali in lingue diverse)

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