lunedì 17 maggio 2010

Ermanno Bencivenga, L’etica di Kant. La razionalità del bene.

Milano, Bruno Mondadori, 2010, pp. 243, € 25,00, ISBN 9788861590625.

Recensione di Gianmaria Merenda - 17/05/2010

Filosofia morale, Filosofia teoretica

Il proposito di Bencivenga è ben espresso nel primo capitolo del suo saggio: dichiarato qual è l’oggetto dell’etica (la condotta dell’uomo), l’autore espone due domande che l’agire etico impone: “che tipo di potere dà autorità alle ingiunzioni etiche? Che senso ha per l’etica affermare, come spesso fa, che, se non sono coerenti con le sue, le ingiunzioni di funzionari e leggi non hanno alcun peso, non posseggono autorità reale?” (p. 7). L’autore intende presentare le risposte di Kant a questi interrogativi e vuole farlo con un linguaggio che appartiene ai nostri tempi (“Nella terminologia contemporanea, la discussione svolta nel presente volume appartiene alla metaetica e non all’etica normativa”, nota a p. 162). Una prima specificazione importante riguarda la filosofia trascendentale: non una filosofia che spiega direttamente il mondo reale (essendo una conoscenza ricavata dai concetti non ha implicazioni empiriche) ma una filosofia che fornisce uno spazio logico coerente che possa essere utile per descrivere “l’esperienza comune”. Questo fatto, l’analiticità della filosofia trascendentale, crea una conseguenza che Bencivenga non esita a definire “spiacevole”: se la filosofia trascendentale non è un atto cognitivo, essa crea solo lo schema concettuale che permette di comprendere il mondo reale, non può permettere alcuna conoscenza del mondo. Solo un esempio reale, empirico e quindi non trascendentale, può con i suoi limiti comprendere il reale. Questo vuol dire che la filosofia trascendentale crea gli strumenti necessari alla cognizione del reale percepito dall’esperienza sensibile e che questi strumenti possono essere ridefiniti di volta in volta, “anche in maniera drammatica”, proprio a causa della dimensione temporale empirica.
All’interno della filosofia trascendentale si svolge la ‘rivoluzione copernicana’ di Kant: “Le due posizioni intorno alle quali si svolge la rivoluzione copernicana di Kant sono il realismo trascendentale (RT) e l’idealismo trascendentale (IT); la rivoluzione è la transizione da RT a IT, la «prova» […] di adattare IT invece di RT” (p. 17. Da qui in poi anche in questa recensione si utilizzeranno le sigle di Bencivenga). Nel realismo trascendentale, lo spazio logico tradizionale, i concetti sono pensati come oggetti, con il conseguente limite di non poter definire l’oggetto se non utilizzando delle analogie. Il passaggio di Kant dal realismo trascendentale all’idealismo trascendentale è il tentativo di utilizzare un differente spazio logico strutturato sulla rappresentazione. In RT esistono degli oggetti che si possono rappresentare; in IT sono le rappresentazioni che permettono, attraverso l’uso delle categorie, di costruire concettualmente gli oggetti reali.
Sono i limiti imposti all’intelletto dalle categorie trascendentali che permettono di oggettivizzare un oggetto reale. In questa dinamica, nell’operare dell’IT, anche un solido riferimento cognitivo come l’io che appercepisce ne fa le spese. Differentemente da RT che tratta l’io come oggetto e come tale non può spiegarlo se non riferendosi a un oggetto empirico o a un concetto indefinito come l’“Io”, l’IT utilizza l’io come contenuto di un’esperienza spaziotemporale: “l’unità dell’appercezione non può essere altro che la coerenza (categoriale), quindi è dipendente dalla coerenza del mondo che viene appercepito” (p. 28). È questo che fa si che l’io appaia come una pausa logica che permette di appercepire in progress un mondo che invariabilmente si presta a continue categorizzazioni variabili. Bencivenga afferma: “la ragione è una sola, certo, ma come un teatro bellico: è attraversata da una fenditura irrimediabile, divisa entro se stessa, coinvolta in un perpetuo confronto interno. È una perché ci sarà sempre il problema di quale sia l’unico, universale modo di procedere” (p. 56). È l’io che stabilisce la coerenza razionale che ci permette di vivere nel mondo naturale, empirico e quindi irrazionale, pur avendo la libertà di razionalizzare il mondo attraverso l’uso delle categorie trascendentali. È l’esser sempre in guerra causato dal nostro essere naturali e razionali ad un tempo che permette all’io che ragiona di riformulare gli imperativi della ragione stessa in modo che essi possano adattarsi al mondo empirico irrazionale. Proprio perché le due modalità di elaborare il reale convivono nell’uomo la ragione “prescriverà un certo comportamento agli esseri umani, anzi prescriverà loro di comportarsi come se avessero certe credenze: quelle che sono necessari presupposti pratici dell’esecuzione dei comandi della ragione” (p. 149). L’esercizio di prescrizione razionale è, secondo Bencivenga, oneroso da attuare poiché l’uomo deve mantenersi in equilibrio tra il suo essere empirico e il suo essere razionale. La ragione svolge il suo compito in un ambiente che non è quello empirico, che solo apparentemente condiziona la nostra condotta etica. Kant afferma: “diamo un senso ai termini e ai giudizi morali muovendoci a livello concettuale in modo direttamente antagonistico alle nostre abitudini empiriche” (p. 153). È in questo disequilibrio, in questa costante riscrittura del reale, che Bencivenga propone con convinzione la sua lettura dell’etica in Kant.

Indice

Nota al testo
Prefazione
1. Problemi per l’etica
2. Il quadro concettuale
3. Libertà
4. Valori
5. Imperativi
6. La moralità comune
Note
Bibliografia
Indice dei nomi


L'autore

Ermanno Bencivenga è ordinario di Filosofia presso l’University of California, Irvine. I suoi interessi spaziano dalla Logica alla Filosofia politica all’Etica. Tra le sue numerose pubblicazioni segnaliamo: Le logiche libere (Bollati Boringhieri, 1976); Una logica dei termini singolari (Bollati Boringhieri, 1980); Il primo libro di logica. Introduzione ai metodi della logica contemporanea (Bollati Boringhieri, 1984); Filosofia: istruzioni per l’uso (Mondadori, 1995); Manifesto per un mondo senza lavoro (Feltrinelli, 1999); La rivoluzione copernicana di Kant (Bollati Boringhieri, 2000); la raccolta di poesie Panni sporchi (Garzanti, 2000); Il pensiero come stile. Protagonisti della filosofia italiana (Bruno Mondadori, 2008); I delitti della logica (Bruno Mondadori, 2008).

Link

Una breve intervista a Bencivenga:
http://www.flipnews.org/italia/underground_3/blog/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=2505

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