venerdì 7 maggio 2010

Sandel, Michael, Giustizia. Il nostro bene comune, trad. it. di Tania Gargiulo. Bobbio, Norberto, Il giusnaturalismo moderno, a cura di Tommaso Greco.

Sandel, Michael, Giustizia. Il nostro bene comune, trad. it. di Tania Gargiulo.
Milano, Feltrinelli, 2010, pp. 332, € 25,00, ISBN 9788807104541.
[Ed. orig.: Justice. What’s the right thing to do?, Farrar, Straus and Giroux, New York 2009]

Bobbio, Norberto, Il giusnaturalismo moderno, a cura di Tommaso Greco.
Torino, Giappichelli, 2009, pp. 289, € 28,00, ISBN 9788834895818.
Recensione di Francesca Rigotti - 07/05/2010

Filosofia politica, Filosofia del diritto

Ho unificato i due volumi, che sotto altri aspetti non potrebbero essere più diversi, in nome dei seguenti caratteri: il trattarsi di lezioni universitarie, il fatto che si occupano entrambi del tema classico della giustizia, l'impegno etico e la passione per l'insegnamento dei loro autori. Esaminerò brevemente i due testi in fila, prima Sandel poi Bobbio, ed esporrò poi alcune considerazioni sul loro accomunamento.

Il libro di Michael Sandel non offre una trattazione nuova e originale della giustizia secondo gli argomenti del filosofo dell'università di Harvard conosciuto sotto l'etichetta di “comunitarista”. È piuttosto l'opera “didattica” di un docente carismatico che pare attragga un enorme pubblico di studenti alle sue lezioni di filosofia politica, dalle quali verrà prossimamente tratta persino una serie televisiva. E in effetti questo Giustizia. Il nostro bene comune offre ai lettori la possibilità di compiere un viaggio appassionante quanto facile e persino divertente nei meandri del concetto di giustizia. Dico ciò perché è vero che non ci si stanca di leggere queste pagine, ben raccontate e vivacizzate coi “casi”, che corrispondono alla “narrazione” filosofica come quelle di Stephen King o John Grisham alla fiction di genere noir o giuridico. Quasi un philosophical thriller insomma, senza delitti se non quelli contro le idee, che offre una visione ampia e illuminante dei problemi della giustizia, soprattutto quelli che non si rivolgono esclusivamente a questioni economiche come l'aumento della produzione economica e la sua distribuzione, ma mirano a questioni etiche più elevate. Anche se prevalentemente di principi si tratta, alcuni personaggi emergono dalle loro teorie, e non viceversa come sarà nelle lezioni di Bobbio: Bentham dall'utilitarismo, Kant dalla teoria dell'intenzione, Rawls da quella dell'equità, Aristotele dalla dottrina della giustizia teleologica.

La posizione di Sandel è comunque improntata dal suo, dicevo, “comunitarismo”, ampiamente rivelato e propagandato nel decimo e ultimo capitolo, e col quale si intende un'impostazione non neutrale o astratta dalle convinzioni di fede dei cittadini, bensì una impostazione incarnata nella comunità e capace di trasferire tali convinzioni nella sfera pubblica: insomma un incentivo a promuovere il ritorno prepotente delle religioni nella centralità del dibattito politico nel più puro stile di Obama.

E siamo subito arrivati al finale “a sorpresa” che disturba lo studioso laico che fino a quel momento aveva ammirato le capacità didattiche come pure la scrittura avvincente di “casi esemplari”, nei quali il lettore è peraltro abilmente portato ad assumere il punto di vista dello scrivente. Salvo scontrarsi col problema della neutralità liberale, a parere di Sandel difficile da conseguire, o per meglio dire non opportuna da ricercare perché svuotata, a suo avviso, di reale impegno etico. Si possono affrontare questioni politiche solamente partendo dalle proprie convinzioni etiche e religiose, asserisce Sandel, anzi è bene formulare visioni politiche improntate ai propri precisi obiettivi religiosi, se si hanno, altrimenti etici. Pensare di aspirare alla neutralità in nome della tolleranza sarebbe, ripete Sandel, un esercizio di sterile moralismo: meglio entrare nell'agone coi propri convincimenti, con le proprie preferenze e i propri desideri e cercare di introdurli nella vita pubblica. Questo permette, sempre secondo Sandel, di evitare sia la Scilla dell'utilitarismo (che fa della giustizia una questione di calcoli e non di principio) quanto la Cariddi del liberalismo (che accetterebbe le preferenze delle persone quali che siano). Che è una presentazione quantomeno approssimativa, e poco aderente al vero, di queste posizioni-politiche. Come se il principio della neutralità liberale accettasse ogni preferenza, anche quelle del fumo o della pedofilia, senza guardare ai danni e/o ai benefici che esse apportano alla società.

Come conduce invece Norberto Bobbio le sue lezioni, allorché giovane professore all'università di Padova tiene negli anni accademici 1945-46 e 1946-47 i suoi corsi, gli unici dedicati al giusnaturalismo? Sicuramente senza “casi” esemplari ma con molta acribia storica e a partire da una precisa posizione filosofica ed etica: Bobbio si rendeva ben conto, come molti di noi, di insegnare una materia particolare “che è prima di tutto una disciplina etica che impegna la personalità di chi la professa nella sua totalità né ammette divisioni o compromessi” (p. XI della Presentazione di Tommaso Greco, cui si deve la cura critica del volume e la cura della collana che si propone di raccogliere le opere universitarie di Norberto Bobbio). La corrente giusnaturalistica viene presentata dunque senza veli come una posizione moderna la cui caratteristica consiste nel rifiuto di ogni principio inteso a sfuggire all'indagine razionale, e nel porre tale indagine alla base di ogni tentativo di ricostruire il panorama delle “scienze giuridiche e morali”. Vanto dei principi della dottrina del diritto naturale sarebbero state: la distinzione tra diritto e morale e la separazione tra religione e stato, nonché la derivazione del potere dal consenso dei governati, che tutti sarebbero diventati capisaldi dello stato moderno.

E poi gli autori, Grozio, Hobbes, Spinoza, Pufendorf, Tomasio, Leibniz, Vico, cronologicamente presentati con grande chiarezza espositiva e con uno stile garbato e attraente senza voler essere per forza, come quello di Sandel, accattivante. E, intercalate, osservazioni personali come quella su chi possa definirsi filosofo e che cosa possa dirsi filosofia: la filosofia “è qualche cosa di impegnativo, è più che una soluzione – scrive Bobbio -: è una decisione personale; comporta rischio e responsabilità: è una presa di posizione di fronte ai problemi universali. Il filosofo si assume la responsabilità del proprio pensiero” (p. 28). E così Grozio, Hobbes, Vico e Tomasio non sono aridi nomi sulla carta, e nemmeno però vivaci personaggi a tutto tondo: sono tuttavia persone che esprimono idee, sono persone che si sono assunte la responsabilità del proprio pensiero, persone impegnate alla ricerca di una soluzione tramite la loro decisione personale, assunta rischiando e assumendosene le responsabilità.

Il pensierino finale sarà dedicato infine alla passione per l'insegnamento che traspare dalle pagine dei due volumi e che non riduce certo i nostri due autori a “bravi professori”, buoni a trasmettere il sapere ma non a pensarlo in forma originale. Sia Sandel che Bobbio presentano chiaramente la loro interpretazione delle cose e delle idee politiche: lo fanno chiaramente, palesemente, coraggiosamente, rivelando di essere persone impegnate nella ricerca e nell'insegnamento e che se ne assumono la responsabilità, dichiarando a lezione le loro posizioni, al pubblico giovanile degli studenti, sicuramente arricchendolo.

Indici

MICHAEL SANDEL, GIUSTIZIA. IL NOSTRO BENE COMUNE 

1. Fare quel che è giusto 
2. Il principio della massima felicità: l'utilitarismo 
3. Abbiamo la proprietà di noi stessi? Il libertarismo 
4. Manodopera salariata: i mercati e la morale 
5. Quel che conta è l'intenzione: Immanuel Kant 
6. Il problema dell'equità: John Rawls 
7. Pro e contro la discriminazione positiva 
8. Chi merita che cosa? Aristotele 
9. Che cosa dobbiamo gli uni agli altri: i dilemmi della lealtà 
10. La giustizia e il bene comune 
Note 

NORBERTO BOBBIO, IL GIUSNATURALISMO MODERNO 

Presentazione di Tommaso Greco 
Nota all'edizione 
LE ORIGINI DEL GIUSNATURALISMO MODERNO E IL SUO SVILUPPO NEL SECOLO XVII 
Introduzione 
Capitolo I. Evoluzione storica del concetto di diritto naturale 
Capitolo II. Ugo Grozio 
Capitolo III. Tommaso Hobbes 
Capitolo IV. Benedetto Spinoza 
Capitolo V. Samuele Pufendorf 
Conclusione 
IL DIRITTO NATURALE NEL SECOLO XVIII 
Capitolo I. Il giusnaturalismo nel Seicento 
Capitolo II. Cristiano Tomasio 
Capitolo III. Goffredo Guglielmo Leibniz 
Capitolo IV. Giambattista Vico 
Capitolo V. I giusnaturalisti minori 
Appendice. 
Note del Curatore


Gli autori

Michael Sandel è professore di Filosofia politica e teoria del governo alla Harvard University. Il suo libro più importante, Il liberalismo e i limiti della giustizia, è stato pubblicato da Feltrinelli nel 1994; il più recente, Contro la perfezione. L’etica nell’età dell’ingegneria genetica da Vita & Pensiero nel 2008. Le sue opere sono state tradotte in cinese, giapponese, francese, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, polacco e coreano. Suoi interventi appaiono abitualmente su “The Atlantic Monthley”, “The New Republic” e “The New York Times”. I suoi corsi ad Harvard sono molto famosi e in particolare il corso propedeutico, Justice, le cui lezioni sono alla base di Giustizia, è frequentato da centinaia di studenti (14 mila iscritti secondo il sito di Harvard University). Spesso ospite di università europee, asiatiche e australiane, ha presieduto dal 2002 al 2005 il Council of Bioetics, un organismo che dipende direttamente dalla presidenza degli Stati Uniti e che esamina le implicazioni etiche delle tecnologie biomediche. Per l’eccellenza del suo insegnamento, gli è stato conferito lo Harvard-Radcliffe Phi Beta Kappa Teaching Prize.

Norberto Bobbio (Torino, 1909-2004) è stato uno dei maggiori pensatori contemporanei. I suoi scritti spaziano dalla filosofia del diritto alla teoria politica, dalla storia delle idee ai problemi della contemporaneità.

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