sabato 17 luglio 2010

Di Benedetto, Giovanni, L’Ecologia della mente nell’Etica di Spinoza.

Milano, Mimesis, 2009, pp. 223, € 18,00, ISBN 9788884839152.

Recensione di Francesco Martinello – 17/07/2010

Storia della filosofia (moderna), Etica

In questo libro l’autore intende “accostare i temi più significativi della filosofia di Spinoza ai principi e alle concezioni basilari del pensiero della complessità per scoprirne affinità, analogie, equivalenze e corrispondenze” (p. 39). Ciò viene realizzato mediante una lettura in chiave “sistemica” della celebre Ethica ordine geometrico demonstrata, lettura che intende rendere le riflessioni spinoziane attuali e ricche di applicazioni pratiche e politiche. Il risultato può essere interessante sia per quegli estimatori di Spinoza che sono sensibili anche alle mode filosofiche più recenti, sia per gli appassionati del tema della complessità (sopratutto nella sua applicazione socio-politica) con il gusto di conoscere chi sembra anticipare le loro intuizioni fondamentali.
Il primo capitolo presenta l’impostazione metodologica dell’opera, che “consiste nell’articolare la riflessione sul pensiero di Spinoza […] usufruendo della ricchezza di quel sapere interdisciplinare definito da Gregory Bateson ecologia della mente, e utilizzando, inoltre, quella copiosa meditazione sul metodo d’indagine che Edgar Morin chiama della complessità” (pp. 29-30). All’indagine delle somiglianze intrinseche tra le nozioni tipiche del “pensiero sistemico” e le dottrine espresse da Spinoza nel XVII secolo, l’autore antepone una riflessione che ne mostra le somiglianze estrinseche. Egli nota come entrambi gli stili di pensiero costituiscano dei radicali cambiamenti rispetto alla visione del mondo diffusa nell’epoca nella quale nascono. Entrambi inoltre sono sorti durante periodi storici contrassegnati da grandi incertezze e profondi cambiamenti sociali e nel sistema dei valori condivisi. Ma c’è di più: infatti, l’ambiente intellettuale rispetto al quale il pensiero di Spinoza risultò “sovversivo” non è secondo l’autore troppo diverso da quello rispetto al quale il pensiero sistemico consente di prendere le distanze. Si tratta, in entrambi i casi, del paradigma moderno, contrassegnato dal dominio della scienza e della tecnica in campo epistemologico, dal capitalismo e dal libero mercato in campo economico, e della centralità dell’individuo in campo sociale. Questa visione del mondo, che si era appena affermata nell’Olanda del XVII secolo (uno dei primissimi Stati Europei a passare dal vecchio ordinamento feudale al nuovo ordinamento borghese), oggi sembra diffusa ovunque. In virtù di tutto questo, citando Di Benedetto: “La tesi che si vuole dimostrare è che l’autore dell’Etica, nel suo sistema di pensiero, non solo avverte in anticipo la direzione che si avvia ad assumere il mondo moderno sotto il segno della scienza […] ma, con uno sguardo colmo di perspicace lungimiranza [...] propone anche una visione del rapporto tra l’uomo e l’universo in grado di rappresentare una risposta attiva ai pericoli e agli squilibri derivanti dalla cieca fede nello sviluppo e nel progresso” (pp. 21-22).
Nel resto del volume sono presentate le corrispondenze teoriche tra i due sistemi di pensiero. Il secondo capitolo parla sopratutto di Spinoza, individuando un primo gruppo di dottrine che si prestano alla lettura proposta dall’autore. Sono tutt’altro che secondarie: si tratta delle concezioni di sostanza, attributo e modo, della relazione di con-causalità che lega ogni genere di evento, e della critica alla visione finalistica della natura in quanto basata su una concezione dell’individuo e del suo rapporto con il resto del mondo che non tiene conto delle precedenti nozioni. Il terzo capitolo mostra come la relazione istituita da Spinoza tra Uomo e Natura, frutto della particolare articolazione ontologica dell’Etica, si presti a più di un’analogia con i capisaldi del pensiero della complessità. Il rapporto di interconnessione orizzontale fra sostanza, attributo e modo, infatti, assomiglia alla particolare relazione tutto-parti che caratterizza l’impianto sistemico. Ciò significa che anche le menti dei singoli soggetti umani non sono sostanze indipendenti, ma sono connesse fra loro; e la tesi dell’”ecologia della mente” (in senso batesoniano) è proprio che le singole menti umane, caratterizzate dalla coscienza come qualità dominante, sono però anche parte di un più vasto processo mentale nel quale infinite idee sono messe in relazione tra loro in infiniti modi. Infine, il rapporto tra Mente e Corpo, come è spiegato da Spinoza, sembra proprio richiamare la visione unitaria, piuttosto che dualistica, tipica della concezione sistemica.
La chiave di volta dell’intera impresa mi pare si possa trovare alle pagine 55-56. è infatti la peculiare lettura qui proposta della distinzione tra natura naturans e natura naturata che permette di giustificare l’analogia tra il Dio-Natura di Spinoza e il mondo come massimo sistema complesso (“Secondo la Teoria generale dei sistemi il mondo è una totalità composta da sottosistemi e caratterizzata da livelli di integrazione sempre più estesi. La graduale e progressiva integrazione fra la molteplicità dei livelli si estende in modo tale da arrivare a formare un unico sistema globale” (p. 73).
Il tema del quarto capitolo è ancora il rapporto tra gli individui e il resto del mondo, inteso questa volta però non in senso ontologico, bensì sociale. Ecco che allora viene presa in esame la famosa teoria spinoziana delle passioni, e gli aspetti per i quali essa è considerabile l’anticipazione di una “etica ecologica”, nella quale la costituzione affettiva di una persona passa per l’interrelazione con i suoi simili nella società, e non è concepita come sviluppo indipendente di un unico soggetto individuale. Il quinto e ultimo capitolo tratta del rapporto tra l’uomo e il mondo in chiave gnoseologica. La tesi dell’autore è che la particolare dottrina dell’Amor Dei intellectualis, che Spinoza giunse a teorizzare sulla base della sua teoria delle idee, ha molto in comune con la “saggezza sistemica”, che è il processo mediante il quale “l’individuo comprende che tutte le cose sono in relazione e che ogni singolarità è da ricondurre ad una più vasta totalità integrata” (p. 190). Presupposto comune a entrambe le concezioni sembra essere la tesi secondo la quale considerare la conoscenza intellettuale umana come una sorta di rappresentazione oggettiva di un mondo “esterno” è una visione distorta e solo parziale dell’effettiva attività di conoscere. Questa andrebbe piuttosto interpretata con la nozione di adattamento, secondo i dettami della visione evoluzionista della conoscenza, che ha stretta affinità con la teoria dei sistemi (perché adattarsi all’ambiente è un processo nel quale l’individuo è sia modificato sia modifica la realtà con la quale si trova a interagire). Chiaramente un approccio così audace non è riscontrabile alla lettera in Spinoza, tuttavia si può osservare come nel suo sistema i rapporti tra affezioni sensibili, conoscenza razionale e scienza intuitiva siano ben poco all’insegna della passività per la quale il conoscente viene a contatto con il conosciuto, e maggiormente caratterizzati da relazioni dinamiche che permettono l’accostamento con i processi descritti dalle dottrine moderne.
Pregi dell’opera. Si fa capire senza grandi sforzi anche da lettori non esperti né della filosofia di Spinoza né della dottrina della complessità. Le materie sono ben organizzate in capitoli sequenziali, e il filo del ragionamento è chiaro. Il libro inoltre aiuta a comprendere meglio alcune tesi di Spinoza, attualizzandole; ed è di lettura scorrevole grazie anche alle note che per lo più hanno dimensioni contenute.
Difetti dell’opera. Nel corso dell’esposizione in alcune parti il piano speculativo della filosofia e quello descrittivo della sociologia vanno a confondersi. La bibliografia si presenta un po’ povera, sia per il limitato numero di autori menzionati che per le qualità esclusivamente divulgative o puramente introduttive di alcune opere consultate. Non è approfondita la questione, che potrebbe risultare molto interessante alla luce dello stile dell’opera, se (e in quale misura) i fondatori del moderno pensiero sistemico conoscessero e apprezzassero le dottrine spinoziane.

Indice

Abbreviazioni
Prefazione di Andrea Cozzo
Introduzione
I. Un lottatore contro il suo tempo
II. La filosofia della Natura in Spinoza
III. Spinoza e la cultura della complessità
IV. Etica ecologica delle passioni
V. Amor Dei Intellectualis e coscienza globale
Bibliografia
Indice dei nomi

L'autore

Giovanni Di Benedetto è insegnante di Storia e Filosofia nei licei. Fa inoltre parte della redazione del web-magazine “kom-pa.net”, e collabora con riviste e periodici. Nell’anno 2007 Mimesis ha già pubblicato il suo volume: Il naufragio e la notte. La questione migrante tra accoglienza, indifferenza ed ostilità.

Link

Associazione italiana per la ricerca sui sistemi
http://www.airs.it/AIRS/indexIT.htm

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Non c'è possibile opportunità né offerta in insister con Schema marxista ad ostracismo antiborghese.

Il passaggio sociale fondamentale-fondativo tra Medio Evo e Modernità fu dai Feudi alle Cittadi e generalmente a Urbi, in società organizzata statale extrastatale; da statuto basilare di Residenza a statuto basilare di Cittadinanza.
Marx non seppe intender necessità di verificare se e quali realtà locali borghesi fossero pure politiche e non intendeva ritmi economici caratteristici dei borghi, spesso alternanti ubertà a scarsità, di queste ultime il marxismo del tutto ignorante se non dimentico di stessa referenzialità linguistica da esso medesimo adottata!
Realtà borghese è molteplicemente dinamica, soggetta più ai Villaggi o a Ville che ai Contadi e questi soggetti più a Chiese che ad Urbi mentre i Villaggi variamente ma poco soggetti ad ulteriori abitatività, mai metropolitane, raramente urbane; Villaggi in vari modi realtà villane, invero sporte ad imponderabilità naturali, singolarità di Ville anche unite a queste, fosse pure per albero o cespuglio o solo per cortile variamente imponderabilmente non impensabilmente volto a naturale accadimento. La sicurezza economica intrinseca dei borghi è varia a volte potendo esser sotto corrispettivo di soglia di povertà se borghi proprio inerenti villaggi o ville, ad esempio: finanziamenti improvvisamente assenti causa natura fatalmente capricciosa di occupazioni di villano ; strada deviata da accadimento naturale non prevedibile e con botteghe artigiane senza più passaggio di clienti...
In Russia, ove comunismo realizzato non marxista, non marxista-engelsiano, non marxiano (Marx non diede alcuna indicazione pratica di Stato comunista), cioè ove comunismo leniniano poi — dopo reìntegri di Lenin e tra ingerenza di dittatore "Stalin" — comunismo leninista quindi — dopo fine ingerenze staliniste — neocomunismo leninista, infine — dopo tentativi imperialisti-stalinisti — post comunismo leniniano, i borghi neppure ebbero ruolo dominante in formazione europea;
in Germania molti borghi eran frequentabili assai da imprenditorie e commerci internazionali euroasiatici, non artici, non siberiani dunque, ma altri non lo erano; e Marx ed Engels non ne pensavano restante a loro ignoto e certi di non sbagliare non intendendo facoltà finanziare intrinsecamente effimere borghesi e neppur continue, qualsifossero, qualsisiano.
In Paesi Bassi, Olanda compresa, il Capitalismo era facoltà indirettamente onerosa: suo successo sociale poi statale per necessità di diaframmi, argini, dighe, distanziamenti... peraltro ai tempi di Marx ed Engels più economicante pervasive: calzolai, modisti, dovevan badare a odori marini e a non antipatie ittiche... contadini dovevan coltivare su richieste dei pescatori... secondo logiche fortemente molteplici non socialmente prevedibili ancor adesso uniche possibili ed in futuro maggiormente incombenti — va pur considerato che il Continente Europeo non ha terrestri certezze computabili, nonostante non sia l'Oceania cui terre ed isole sono forti ripari ad eventi oceanici assai manifestati; dunque gli studi sociali-economici-geografici di Marx, Engels, Marx ed Engels, improntati a riferimenti eurasiatici-euroasiatici e di matrici asiatiche-euroasiatiche finanche per tramite di retaggi asiatici americani, non eran atti a generali gestioni politiche di sola Europa; di tal limiti i due medesimi ignorando concretezze e trascurando l'Europa fino a odi antioccidentali, più per altrui inganno che per tradimento; infine l'uno, Marx, si pentiva, l'altro se ne tediava, entrambi quindi contro propri sostenitori.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio precedente :

'economicante' sta per: economicamente.

Reinvierò con correzione inclusa; pure con aggiunta.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Non c'è possibile opportunità né offerta in insister con Schema marxista ad ostracismo antiborghese, per giunta con teoria sistematica dei sistemi cioè spuria inadatta a riferimento di Assoluto.

Il passaggio sociale fondamentale-fondativo tra Medio Evo e Modernità fu dai Feudi alle Cittadi e generalmente a Urbi, in società organizzata statale extrastatale; da statuto basilare di Residenza a statuto basilare di Cittadinanza.
Marx non seppe intender necessità di verificare se e quali realtà locali borghesi fossero pure politiche e non intendeva ritmi economici caratteristici dei borghi, spesso alternanti ubertà a scarsità, di queste ultime il marxismo del tutto ignorante se non dimentico di stessa referenzialità linguistica da esso medesimo adottata!
Realtà borghese è molteplicemente dinamica, soggetta più ai Villaggi o a Ville che ai Contadi e questi soggetti più a Chiese che ad Urbi mentre i Villaggi variamente ma poco soggetti ad ulteriori abitatività, mai metropolitane, raramente urbane; Villaggi in vari modi realtà villane, invero sporte ad imponderabilità naturali, singolarità di Ville anche unite a queste, fosse pure per albero o cespuglio o solo per cortile variamente imponderabilmente non impensabilmente volto a naturale accadimento. La sicurezza economica intrinseca dei borghi è varia a volte potendo esser sotto corrispettivo di soglia di povertà se borghi proprio inerenti villaggi o ville, ad esempio: finanziamenti improvvisamente assenti causa natura fatalmente capricciosa di occupazioni di villano ; strada deviata da accadimento naturale non prevedibile e con botteghe artigiane senza più passaggio di clienti...
In Russia, ove comunismo realizzato non marxista, non marxista-engelsiano, non marxiano (Marx non diede alcuna indicazione pratica di Stato comunista), cioè ove comunismo leniniano poi — dopo reìntegri di Lenin e tra ingerenza di dittatore "Stalin" — comunismo leninista quindi — dopo fine ingerenze staliniste — neocomunismo leninista, infine — dopo tentativi imperialisti-stalinisti — post comunismo leniniano, i borghi neppure ebbero ruolo dominante in formazione europea;
in Germania molti borghi eran frequentabili assai da imprenditorie e commerci internazionali euroasiatici, non artici, non siberiani dunque, ma altri non lo erano; e Marx ed Engels non ne pensavano restante a loro ignoto e certi di non sbagliare non intendendo facoltà finanziare intrinsecamente effimere borghesi e neppur continue, qualsifossero, qualsisiano.
In Paesi Bassi, Olanda compresa, il Capitalismo era facoltà indirettamente onerosa: suo successo sociale poi statale per necessità di diaframmi, argini, dighe, distanziamenti... peraltro ai tempi di Marx ed Engels più economicamente pervasive: calzolai, modisti, dovevan badare a odori marini e a non antipatie ittiche... contadini dovevan coltivare su richieste dei pescatori... secondo logiche fortemente molteplici non socialmente prevedibili ancor adesso uniche possibili ed in futuro maggiormente incombenti — va pur considerato che il Continente Europeo non ha terrestri certezze computabili, nonostante non sia l'Oceania cui terre ed isole sono forti ripari ad eventi oceanici assai manifestati; dunque gli studi sociali-economici-geografici di Marx, Engels, Marx ed Engels, improntati a riferimenti eurasiatici-euroasiatici e di matrici asiatiche-euroasiatiche finanche per tramite di retaggi asiatici americani, non eran atti a generali gestioni politiche di sola Europa; di tal limiti i due medesimi ignorando concretezze e trascurando l'Europa fino a odi antioccidentali, più per altrui inganno che per tradimento; infine l'uno, Marx, si pentiva, l'altro se ne tediava, entrambi quindi contro propri sostenitori.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Con teoria sistematica dei sistemi cioè spuria inadatta a riferimento di Assoluto, che fa di complessità da intellettualizzabile ad intellettualizzata precludendo divenire compiutamente filosofico, il raggio di interpretazioni possibili della Etica spinoziana si ridurrebbe ad oscillare tra Fondamentalismo neoreligioso e Negazione agnostica, con compromessi quali uniche sorti e incompatibili con valori filosofici.

Certamente il modulo, composto ed utilizzato da autore, di sistema-sistemi, rapportando staticamente infinità sostanziale ad infinito verbale, in rapportabilità di Assoluto a Relativo entro sistematica-unica/molteplicità-sistematiche, riesce ad estrapolare elementarità dimostrativa-geometrica inseribile in matrice non prima né ultima di dimostrare - geometrico spinoziano quale aggiunto ed esterno non attributivo accessorio in accessorio attributivo interno ad Opera stessa; ma divergendo conseguente, esterna e non giunta-né-aggiungibile sistemica/sistemiche da sistemiche-sistemica di Opera medesima...: un risultato di sistematica applicazione filosoficamente aliena dal definire, neanche matematicamene-logicamente, limiti di sistematicità filosofiche e destinazioni di sistemi filosofici. Tal alienità conduce filosofia tuttalpiù entro logica super-eco-nomica, non eco-logica però ecologicamente recuperabile con filosofizzazione di stessa elementarità nomica superata od in superamento non gnomico, dunque epistemologicamente non gnoseologicamente elementarizzando sub - elemento stesso, per non statica preservazione, non qual economizzare filosofico ma: 'econom-are', cioè un movimentare esternamente totalmente; e ciò fuor da evidenze marxianamente poste da recensore, rappresenterebbe una "Etica ecologica delle passioni" in duplice senso oggettivo-soggettivo (anche nel senso, grammaticalmente per sintassi significante, del genitivo), tal da scagionare passionalità dal veto ipermodernista, o paleo-hegelista, dato ad irrazionalità con rifiutarne anche di filosofica... ma tutto ciò non sol di sintassi grammaticale anche di filosofica-interpretativa esclusivo o, purtroppo, esclusivizzante ancora... Talché nessun economicizzar riducendo vantaggi (politici) potrebbe esser a sua volta ridotto in 'economare difendendo' conquiste (politiche); per conseguenza che de-filosofizzazione della Etica spinoziana già comporta cioè di materialismo staticamente definibile ipostaticamente perdurabile, con ecologico coincidere intellettualizzazioni di Assoluto a metaforizzazioni da Assoluto (Infinito, "Dio") neanche per rovesci di inversi pure coincidente a decisione filosofica originaria consapevolmente unita a scaturigini di condizioni di possibilità di decisione stessa...
poiché da economare ad economicizzare (purtroppo) indistinte essendo priorità non economiche in priorità non statiche economiche... così involvendosi materialismo storico in dittatura del passato, pure dello spinozismo marxiano oltre che di precedente...
Ma cosa dire di pubblicazione se essa consiste di fatto, filosoficamente, in un andar confessando aberrazione retriva già ancora esistente? Dirne come di preti confessori affascinati dai confessi ma stavolta fino a non poterne patto per ulteriore confessione comune, ché pensiero dato da pubblicazione non fa da cardine anzi ha funzione scardinante — di cui darne merito ad autore e non con recensore anche. Quest'ultimo poneva risalti economici vanamente, utili a critici cui non pensava (forse perché in anno 2010 non ne sperava?).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... Lo "Amor Dei Intellectualis" implicitamente alluso da recensore in falsa veste redentiva è non elusivo della non-volontà che de-metaforizzando il Verbo divino se ne appassiona, anacronisticamente, lasciando uniformarsi coincidenza intra-mondana a combinazione universale non misterica, finché arbitrio umano subissato da evenienza submondana ed anti eticamente...
Insomma consiglio di rifletter su teodicea leibniziana tralasciando antropodicea più o meno occulta di recensore F. Martinello.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio primo messaggio precedente :

'economicante' stia per: economicamente ,

nonostante incidentalmente scrittura non corretta possa far da tramite per logica impiegata da autore stesso nei confronti di "economia del testo" di stesso Spinoza... Difatti autore impiega riferimento ad un più o meno implicito 'economicare' in chiave interpretativa non marxiana ex marxiana; relativo neologismo per azione simile ad un comunicare ma senza distanza valevole...

Io ho scritto secondo chiave interpretativa antimarxista antimarxiana.


Si potrebbe dire

'l'economicante'

fenomenologicamente a proposito di realtà entro cui si manifestano assieme non insieme cioè in distinzione sufficiente arbitrarietà e non arbitrarietà economiche ed in economia medesima...
Come se Marx ed Engels passeggiando su diga olandese avesser scorto coloriti di propri abiti e calzature sùbito poi incontrandosi con gli occhi non evitando di intuire reciproci sia disinteressi sia disinteressamenti mai prima di allora saputi.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+

Non c'è possibile opportunità né offerta in insister con Schema marxista ad ostracismo antiborghese, per giunta con teoria sistematica dei sistemi cioè spuria inadatta a riferimento di Assoluto.

Il passaggio sociale fondamentale-fondativo tra Medio Evo e Modernità fu dai Feudi alle Cittadi e generalmente a Urbi, in società organizzata statale extrastatale; da statuto basilare di Residenza a statuto basilare di Cittadinanza.
Marx non seppe intender necessità di verificare se e quali realtà locali borghesi fossero pure politiche e non intendeva ritmi economici caratteristici dei borghi, spesso alternanti ubertà a scarsità, di queste ultime il marxismo del tutto ignorante se non dimentico di stessa referenzialità linguistica da esso medesimo adottata!
Realtà borghese è molteplicemente dinamica, soggetta più ai Villaggi o a Ville che ai Contadi e questi soggetti più a Chiese che ad Urbi mentre i Villaggi variamente ma poco soggetti ad ulteriori abitatività, mai metropolitane, raramente urbane; Villaggi in vari modi realtà villane, invero sporte ad imponderabilità naturali, singolarità di Ville anche unite a queste, fosse pure per albero o cespuglio o solo per cortile variamente imponderabilmente non impensabilmente volto a naturale accadimento. La sicurezza economica intrinseca dei borghi è varia a volte potendo esser sotto corrispettivo di soglia di povertà se borghi proprio inerenti villaggi o ville, ad esempio: finanziamenti improvvisamente assenti causa natura fatalmente capricciosa di occupazioni di villano ; strada deviata da accadimento naturale non prevedibile e con botteghe artigiane senza più passaggio di clienti...
In Russia, ove comunismo realizzato non marxista, non marxista-engelsiano, non marxiano (Marx non diede alcuna indicazione pratica di Stato comunista), cioè ove comunismo leniniano poi — dopo reìntegri di Lenin e tra ingerenza di dittatore "Stalin" — comunismo leninista quindi — dopo fine ingerenze staliniste — neocomunismo leninista, infine — dopo tentativi imperialisti-stalinisti — post comunismo leniniano, i borghi neppure ebbero ruolo dominante in formazione europea;
in Germania molti borghi eran frequentabili assai da imprenditorie e commerci internazionali euroasiatici, non artici, non siberiani dunque, ma altri non lo erano; e Marx ed Engels non ne pensavano restante a loro ignoto e certi di non sbagliare non intendendo facoltà finanziare intrinsecamente effimere borghesi e neppur continue, qualsifossero, qualsisiano.
In Paesi Bassi, Olanda compresa, il Capitalismo era facoltà indirettamente onerosa: suo successo sociale poi statale per necessità di diaframmi, argini, dighe, distanziamenti... peraltro ai tempi di Marx ed Engels più economicamente pervasive: calzolai, modisti, dovevan badare a odori marini e a non antipatie ittiche... contadini dovevan coltivare su richieste dei pescatori... secondo logiche fortemente molteplici non socialmente prevedibili ancor adesso uniche possibili ed in futuro maggiormente incombenti — va pur considerato che il Continente Europeo non ha terrestri certezze computabili, nonostante non sia l'Oceania cui terre ed isole sono forti ripari ad eventi oceanici assai manifestati; dunque gli studi sociali-economici-geografici di Marx, Engels, Marx ed Engels, improntati a riferimenti eurasiatici-euroasiatici e di matrici asiatiche-euroasiatiche finanche per tramite di retaggi asiatici americani, non eran atti a generali gestioni politiche di sola Europa; di tal limiti i due medesimi ignorando concretezze e trascurando l'Europa fino a odi antioccidentali, più per altrui inganno che per tradimento; infine l'uno, Marx, si pentiva, l'altro se ne tediava, entrambi quindi contro propri sostenitori.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...


Risulta necessario, per me e non solo per me, allegare precisazione a quanto inviato in precedenza :


* Della programmazione informatica e dei relativi funzionamenti informatici di questo sito esterno detto "Blogger" io non sono fautore né responsabile e dunque chi constatasse contrarietà in anzidetta programmazione ed anzidetti funzionamenti — mi riferisco in particolare a richieste di individuare in immagini oggetti, richiedenti nominandone (sia pur non nominandoli) erroneamente e confondendo cose solo apparentemente simili in realtà del tutto differenti ed incompatibili anche se apparentemente non sembrandone — abbia cura: di non confondere essi coi contenuti (anche non in quanto tali) degli utenti del sito (esterno); di supporre che tali utenti siano o possano esser o esser stati per evenienze in uso di questo ed anche in utilizzo di altri propri interni ad esso e non per preferenze; di tener conto di recente adeguata normativa europea su diritti di Autore ed altro analogo in comunicazioni telematiche. Miei messaggi e mio blog in tal sito esterno non vanno confusi coi nonsensi impliciti (né espliciti), eventuali o non, di stesso sito che li ospita esternamente, il quale pertiene a me solo per ciò da me inseritovi.

MAURO PASTORE