mercoledì 21 luglio 2010

Patočka, Jan, Che cos’è la fenomenologia? Movimento, mondo, corpo, a cura di Giuseppe Di Salvatore.

Verona, Edizioni Fondazione Centro Studi Campostrini, 2009, pp. 378, € 25,00, ISBN 9788889746103.

Recensione di Lidia Gasperoni - 21/07/2010

Filosofia teoretica (fenomenologia, ontologia)

L’intento dell’antologia di saggi di Jan Patočka (1907-1977), curata da Giuseppe Di Salvatore, è quello di presentare in Italia gli studi maturi dell’autore ceco concernenti la fenomenologia.
Il volume è frutto di un intenso lavoro di traduzione realizzato tenendo in considerazione le versioni in ceco, in tedesco e le traduzioni francesi e rappresenta una scelta precisa del curatore di diffondere in Italia gli studi fenomenologici di Patočka, noto soprattutto per la sua riflessione filosofica rispetto alla politica e alla storia. Come spiega Di Salvatore nell’introduzione: “I testi antologici descrivono un percorso, in una certa misura anche cronologico, che parte da una riflessione sul movimento per arrivare ad alcune tra le formulazioni più radicali e controverse della sua posizione in fenomenologia” (p. 16). Eccetto il primo saggio risalente al 1934, tutti gli altri saggi appartengono agli anni Sessanta e Settanta, dunque all’ultimo periodo della vita di Patočka, e segnano una ripresa della questione della fenomenologia, risentendo nel contempo di tutte le esperienze che hanno caratterizzato il suo percorso di vita.
Alla base della scelta dei testi vi è una tesi interpretativa ben precisa rispetto alla filosofia di Patočka, ossia quella di portare alla luce le trame delle sue analisi fenomenologiche “a partire da una riflessione approfondita sulla nozione di movimento, quindi di corpo e di mondo” (p. 14).
La questione filosofica che percorre tutti i testi e costituisce il punto nodale della riflessione di Patočka è quella concernente il senso della filosofia e della fenomenologia come possibile via per una nuova comprensione dell’apparire di ciò che appare e per porre nuovamente “la questione dell’essere come questione fondamentale” (p. 314). I saggi di Patočka rappresentano un’interrogazione complessa e articolata sulla filosofia abbracciandone l’intera tradizione dai Presocratici, a Platone, Aristotele, Kant, Fichte, Hegel, Husserl e Heidegger per arrivare a pensatori come Ingarden e Tugendhat. In questa prospettiva l’antologia porta il titolo “Che cos’è la fenomenologia?”, ossia quello di una domanda, di un’interrogazione tanto rispetto alla filosofia quanto alla fenomenologia come sua possibile realizzazione. Questa domanda esprime quell’attenzione del filosofo ceco, che Di Salvatore mette bene in luce nell’introduzione e che percorre tutti i suoi testi, per un pensiero aperto che non smetta di interrogarsi. Così Patočka scrive in riferimento alla fenomenologia di Husserl: “La risposta si trova nella domanda stessa. Se la fenomenologia può aiutarci, non è nonostante la sua incompiutezza, ma proprio perché non è un sistema chiuso. Una filosofia incompiuta è una filosofia aperta. Una filosofia che in un certo modo ricomincia ogni volta da capo. Una filosofia che è piuttosto una riflessione sul metodo, sul modo di affrontare i problemi, non un risultato definitivo, e che ci insegna così ad apprezzare i risultati nel loro giusto valore: come semplici tappe all’interno di un percorso. La verità assoluta come risultato non esiste” (p. 215-216).
L’antologia di testi, oltre a testimoniare della consapevolezza di Patočka per la complessità e l’apertura di questa questione e rendere il testo interessante per chiunque pratichi la filosofia e rifletta sull’efficacia del suo metodo, offre anche alcune importanti chiavi di lettura per comprendere le possibili risposte avanzate dal filosofo ceco in ambito fenomenologico. In questa prospettiva la raccolta di saggi si articola in una dialettica aperta tra la definizione della domanda su cosa sia la fenomenologia e il percorso delle possibili risposte avanzate da Patočka.
Il primo saggio del 1934 dal titolo Osservazioni sulla posizione della filosofia all’interno e al di fuori del mondo affronta la questione del ruolo del filosofo nel mondo o, meglio, del conflitto tra la filosofia e il mondo. La filosofia è la possibilità “che l’uomo ha non solamente di sembrare, ma di essere” (p. 43). Questa possibilità caratterizza la dimensione radicalmente storica dell’uomo e il suo agire nel mondo. “La comprensione dell’essere che la filosofia compie – scrive Patočka – trascendendo intellettualmente il mondo si rapporta all’autentica esistenza umana che rappresenta l’atto libero” (p. 43).
L’antologia si compone di tre parti. La prima parte è incentrata sulla problematica del movimento. A partire dal concetto aristotelico di movimento Patočka cerca (cap. II) di cogliere il carattere essenziale e teleologico del movimento. Esso riveste un ruolo fondamentale nel processo di oggettivazione proposto dalla fenomenologia (cap. III) e, in generale, nel rapporto tra mondo e soggetto. “Penso che il filo conduttore per la definizione dei nostri incontri nel mondo consiste nel fatto che il veicolo e il mediatore di questi incontri è il movimento – il nostro proprio movimento nel quadro del mondo e di tutto ciò che nel mondo stesso può presentarsi e apparire” (p. 66). Il movimento costituisce quindi il punto di rottura rispetto alla metafisica introducendo un ripensamento del rapporto tra finitezza e corporeità, mondo e soggettività, tra essere e esistenza. In particolar modo è il movimento soggettivo a realizzare questa rottura, descritta da Patočka, come il “salto nell’essere”, un “atto pieno”: “il movimento sembra essere quell’elemento di cui la vita finita soggettiva ha bisogno per dispiegare a partire da lì tutte le effettuazioni più soggettive e la sua distanza dal mondo, senza con ciò perdersi in questo distanziarsi. Con il movimento soggettivo siamo saldamente ancorati alla realtà” (p. 118). Il movimento soggettivo quindi pone al centro dell’analisi fenomenologica la corporeità, oggetto della seconda parte dell’antologia.
I saggi della seconda parte ruotano attorno alla problematica della possibilità di una tematizzazione dei rapporti tra mondo e soggetto e sulla centralità del corpo nella comprensione del soggetto e dell’azione.
A partire dalla questione kantiana della distinzione tra concetti e intuizioni, il filosofo ceco affronta (cap. VI) la questione del mondo e della possibilità di definirlo nella distanza dal soggetto e nel carattere distinto dei fenomeni o, al contrario, in una visione decisamente più monistica come quella che egli chiama “la coscienza d’orizzonte” ossia “un sapere previo non tematico sull’Uno inglobante” (p. 141). Come scrive Patočka: “Il mondo non può mai essere esperito nel senso di un incontro, poiché l’incontro presuppone un possibile passaggio di lato, un possibile non-incontro, ancorato all’assenza – mentre il mondo non può mai essere assente, ma tutt’al più dimenticato” (p. 141).
Tale visione del mondo coinvolge allora quel complesso rapporto tra filosofia e fenomenologia del corpo proprio. Patočka interpreta (cap. VII) le diverse tappe della storia della filosofia rispetto al significato che il corpo ha assunto in essa. Il suo interesse si sofferma in particolar modo sui diversi modi in cui la filosofia ha analizzato il corpo, concentrandosi in particolar modo sulla versione aristotelica in cui il corpo è considerato come “dotato di senso” (p. 156) ma le sue funzioni sono considerate, come egli scrive, “per lo sguardo”, il che vuol dire nella prospettiva della “terza persona” (p. 158). Con il cogito ergo sum cartesiano Patočka si confronta in più luoghi di questa raccolta. Rispetto al corpo egli ritiene che l’unità di corpo e mente che avvicina Cartesio alla posizione aristotelica necessiti di una fondazione ulteriore senza la quale essa rimane “un fatto empirico incomprensibile” (p. 169). Patočka riconosce il valore dell’introduzione cartesiana di una prospettiva personale rispetto al corpo anche se ne critica la devalorizzazione (p. 172). È alla fenomenologia che il filosofo ceco connette l’introduzione più autentica della dimensione del corpo e il riconoscimento del valore della dimensione personale rispetto ad esso.
Nel saggio Corpo e mondo (cap. VIII – il quale corrisponde all’ottavo capitolo dell’Introduzione alla fenomenologia di Husserl) egli analizza la fenomenologia della corporeità di Husserl, riconoscendone il valore e il carattere incompiuto, aperto a successivi sviluppi. Ed è qui che Patočka introduce la nozione di “appresentazione”. Nell’unità, nella “mutua interconnessione e interdipendenza di uomo e mondo” (p. 217-218), cambia il rapporto tra uomo e mondo, tra gli uomini e la storia, tra la filosofia e le scienze e, in ultima istanza, il senso stesso dell’apparire. È allora nel saggio Corpo, possibilità, mondo, campo di apparizione (cap. IX) che Patočka traccia la distinzione tra un apparire inteso soggettivamente e un apparire inteso asoggettivamente e afferma il valore sistematico di una “fenomenologia asoggettiva”: “Qual è la differenza tra la fenomenologia soggettiva e la fenomenologia asoggettiva? La fenomenologia soggettiva ha nel suo oggetto il suo piano di spiegazione. L’apparire (dell’ente) è ricondotto al soggettivo (l’io, l’esperire, la rappresentazione, il pensiero) come base ultima di spiegazione. Nella fenomenologia asoggettiva, il soggetto nel suo apparire è un ʽrisultatoʼ nella stessa misura che tutto il resto” (p. 232-233).
L’asoggettivismo, che come richiama Di Salvatore nell’Introduzione, non costituisce in alcun modo “l’eliminazione del soggetto”, bensì è “l’esempio eccellente del rapporto indissolubile ed esistenziale dell’uomo con il mondo” (p. 16), è uno degli aspetti più importanti della fenomenologia di Patočka, approfondita dai saggi della terza parte dell’antologia. Gli ultimi capitoli sono incentrati allora sulla fenomenologia, innanzitutto (cap. X) nel suo rapporto con la matematica, la logica e la metafisica. I due saggi successivi (cap. XI e XII) indagano, in una prospettiva critica rispetto alla fenomenologica di Husserl, la possibilità (cap. XI) e l’esigenza (cap. XII) di una fenomenologia “asoggettiva” a partire dalla quale il rapporto tra fenomeno e la sua determinazione soggettiva subisce un rovesciamento radicale: “Il fenomeno non è l’effettuazione di una costituzione soggettiva; al contrario, sono le possibilità ʿsoggettiveʾ a diventare chiare solo a partire dal fenomeno” (p. 310).
L’ultimo saggio chiude la raccolta riaffermando nuovamente il valore della domanda: cos’è la fenomenologia? Patočka scrive: “La fenomenologia è un ritorno del pensiero su se stesso. Essa è più precisamente, una riflessione sulla crisi del pensiero. Siccome il suo proposito è di liberare la scienza positiva e la scientificità in generale sin nelle sue radici, essa deve cercare le origini prime della crisi dell’umanità in una posizione radicale che, mirando ad escludere ogni posizione preconcetta, deve anche allontanare dal suo percorso i pregiudizi propri delle scienze positive. […] La fenomenologia non è nient’altro che l’aspirazione ad opporre a questo concetto fondamentale dei tempi moderni il percorso di una ricerca”. (p. 345)
Il libro si conclude con il bel saggio di uno studioso di rilievo della fenomenologia di Patočka come Renaud Barbaras il quale approfondisce alcuni dei temi più rilevanti della riflessione del filosofo ceco: la tesi dell’esistenza come movimento, la ripresa del sum cartesiano e gli importanti rimandi a Heidegger in riferimento al senso del Dasein e del suo rapporto al mondo e al corpo. Barbaras mette così in luce il valore fenomenologico di quel corpo “liberato dal peso della sostanzialità” (p. 354) e inserito in una concezione più ampia e complessa dell’apparire che rinnova costantemente la riflessione di Patočka e costituisce un motivo critico per chiunque creda nella ricerca filosofica.
In conclusione l’antologia, oltre a avere il merito di rendere accessibili in traduzione italiana i testi di Patočka e di approfondirne il contenuto nell’introduzione e nella postfazione, costituisce un testo prezioso per chi voglia chiedersi per la prima volta o ancora una volta cosa sia la filosofia e la fenomenologia come sua possibile via di ricerca.

Indice

Introduzione di Giuseppe Di Salvatore
Nota di traduzione
Testi
Osservazioni sulla posizione della filosofia all’interno e al di fuori del mondo
PARTE PRIMA. MOVIMENTO
Significato filosofico della concezione aristotelica del movimento e ricerche storiche dedicate al suo sviluppo
Per una preistoria della scienza del movimento: il mondo, la terra, il cielo e il movimento della vita umana
Sulla fenomenologia e l’ontologia del movimento
Fenomenologia e metafisica del movimento
PARTE SECONDA. MONDO, CORPO
Forma-del-mondo dell’esperienza e esperienza del mondo
Fenomenologia del corpo proprio
Corpo e mondo
Corpo, possibilità, mondo, campo di apparizione
PARTE TERZA. FENOMENOLOGIA
La fenomenologia come filosofia e il suo rapporto con le tendenze storiche della metafisica.
Il soggettivismo della fenomenologia husserliana e la possibilità di una fenomenologia “asoggettiva”
Il soggettivismo della fenomenologia husserliana e l’esigenza di una fenomenologia asoggettiva
Che cos’è la fenomenologia?
Postfazione di Renaud Barbaras
Riferimenti bibliografici
Indice dei nomi


L'autore

Jan Patočka (1907-1977), protagonista di rilievo del panorama filosofico e politico del XX secolo, non fu solo l’eroico firmatario della Charta 77, ma fu prima di tutto allievo di Edmund Husserl e Martin Heidegger e uno degli interpreti più originali delle questioni concernenti la fenomenologia. Le altre opere tradotte in italiano sono Socrate (Bompiani 2003), Il mondo naturale e la fenomenologia (Mimesis 2003) e Saggi eretici sulla filosofia della storia (Einaudi 2008).

Il curatore

Giuseppe Di Salvatore laureato all’Università “La Sapienza” di Roma con una tesi su “La questione fenomenologica nel pensiero di Jean-Luc Marion”, ha conseguito una borsa di 
dottorato all’Università “Tor Vergata” di Roma, discutendo nel 2007 la tesi di dottorato dal titolo “Le noyau verbal. Synthèse et intentionnalité”. Nel corso degli anni di dottorato ha seguito e collaborato ai seminari degli Archives Husserl a Parigi. Nel 2008-2009 ha conseguito un post-doc presso l’Università di Ginevra sulla questione degli indessicali in Karl Bühler. Attualmente lavora tra Verona e Ginevra allo studio della psicologia e della filosofia del linguaggio di Karl Bühler.


Link

The Jan Patočka Archive
www.ajp.cuni.cz
Fondazione Centro Studi Campostrini
www.centrostudicampostrini.it

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