venerdì 21 settembre 2012

Muscato, Carmelo, Politeia. Gli ordini sociali in Platone e nella società tradizionale

Palermo, Qanat, 2011, pp. 167, euro 18, ISBN 978-88-96414-51-4

Recensione di Armando Plebe - 01/04/2012

Esistono dei concetti tabù dei quali non è possibile parlare con la serenità di chi voglia essere obiettivo. Tra di essi, il termine casta suscita nell’ascoltatore moderno una repulsione immediata. Se mi vanto di appartenere alla casta dei professori universitari o dei parlamentari, suscito subito una reazione negativa.
Con la disinvoltura tipica degli studiosi giovani e coraggiosi Carmelo Muscato infrange due volte questo tabù. In un agile libro, Politeia. Gli ordini sociali in Platone e nella società tradizionale, egli sostiene – 

contro la communis opinio degli antichisti – anzitutto che Platone fu davvero impegnato nel promuovere una visione strettamente affine a quella delle caste. In secondo luogo, contro un’opinione politica diffusa più per motivi psicologici che non per la solidità degli argomenti, che una società di caste non sia necessariamente aberrante.
Nella prima parte il libro mostra l’insufficienza dell’impostazione sin qui adottata dagli storici a proposito del rapporto tra Platone e le caste, assunto per lo più a capo di’imputazione. Nella seconda, tentando un nuovo modo di intendere tale rapporto, evidenzia inaspettate e puntuali corrispondenze tra il modello sociale platonico e quello vedico su cui si fonda il sistema delle caste.
Ma è nella terza parte che il libro rivela il suo effetto più dirompente, mettendo in discussione alcuni capisaldi del pensiero politico moderno, primo fra essi quello dell’egualitarismo e della democrazia. È bensì il punto nevralgico di ogni dottrina moderna dello stato, ma se non si ha il coraggio di problematizzarlo, ogni discorso risulta ambiguo. Ciò naturalmente non significa che ci si debba rivolgere all’atteggiamento opposto, ma una spregiudicata valutazione degli argomenti a favore o contro di esso è senz’altro auspicabile.
È infatti un tipico dogmatismo del benpensante: esso esige che della democrazia e dell’egualitarismo si debba parlare bene come di Garibaldi, così come si debba guardare con diffidenza alla gerarchia. E non vi sono peggiori remore dogmatiche di quelle che provengono da un liberalismo paradossalmente intollerante. Per essere veramente liberali bisogna ammettere che anche il conservatorismo abbia diritto di cittadinanza.
Il libro di Muscato è insieme fazioso e intelligente. Anzi è intelligente proprio in quanto è fazioso, poiché su un argomento del genere non ci può essere una presa di posizione neutrale. La stessa impostazione del problema condiziona la sua soluzione. Esso sostiene una posizione che non è liberale, ma ha l’intelligenza di presentarla in maniera accettabile per lo stesso punto di vista liberale, giacché si preoccupa di mostrare la razionalità e l’equità di un sistema sociale gerarchico.
In ogni caso, sia che si consideri con interesse l’interpretazione di Platone prospettata da Muscato sia che la si rifiuti, è difficile negare che la sua impostazione costituisca un passaggio obbligato che occorre percorrere se non si vuol guardare al pensiero politico di Platone con pregiudizi dilettantistici.


INDICE

PREFAZIONE di Salvatore Lavecchia
INTRODUZIONE
I. PLATONE E LE CASTE
1.1. Le caste come capo d’imputazione
1.2. Un problema di difficile soluzione
1.3. Casta ed ereditarietà: un’equazione problematica
1.4. Un nuovo modo di collegare Platone alle caste
II. POLITEIA, L’ETERNO ORDINE COSMICO
2.1. Platone e il trifunzionalismo di Dumézil: due precisazioni preliminari
2.2. Le analogie tra la Repubblica e le caste sulla base del trifunzionalismo
2.2.1. La solidarietà tra i primi due ordini sociali in Platone
2.2.2. La solidarietà tra i primi due varna
2.2.3. L’equivalenza tra svadharma e oikeiopragia
2.3. Il significato di “Politeia” come “ordine cosmico”
III. SOCIETÀ APERTA O SOCIETÀ CHIUSA?
3.1. Totalitarismo e olismo
3.2. Il pensiero unico della società aperta
3.3. La separazione tra gerarchia e potere
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

3 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Per il radicalismo quale movimento "di sinistra" politica non chiuso ad estremismi, non è annoverabile alcuna alternativa al pluralismo democratico delle società e politiche occidentali od occidentali-globali; per antagonismo di stesso orientamento politico, alternativa opposta invece è pensabile purché il novero ne sia esterno; l'altro orientamento politico, "di destra", non ha analoga ideologica strutturazione di movimento, però ne ha di culturale, definibile appunto "alternativa" non di cultura stessa ma di politica e non direttamente culturale.
Entro siffatta "alternativa di politica di destra" esiste etica del tutto differente, cui sistema delle caste non è ammesso solo in remota o altrui realtà. Ma ciò non significa che si accettino antidemocraticamente caste politiche - sociali in Occidente però significa che se ne concepisca possibilità di rapporto politico diretto di Occidente con Oriente... referenza che in altro orientamento politico occidentale manca ed essendone presente diretta a poteri democratici aggiunti, uniti, o ad analoghi a democratici. Tal ultima relazione è maggiormente sostenuta da unitarietà sociale etnica eurasiatica-euroasiatica mentre l'altra relazione da confronto non interetnico non infrasociale euro - asiatico. Questa ultima relazione reca ovvietà di distinzione tra concetto di casta asiatico, in particolare indo e indiano, e idea elitaria, ovvero di esclusività, europea in particolare germanica e germana; ma tal corrispondere più distinto è genealogico-culturale, di originarità orientale di Occidente non di comparabilità né analogia; altresì corrispondere di altro politico orientamento, di sinistra cioè, sia pur fatto di analogo esistere sociale politico, nondimeno ha comunanza indoeuropea più forte però entro cui separate entità distinte, euro ed inde, radici etniche non sincronicamente consistenti ma diacronicamente. Distinzione occidentale - orientale in fatto di caste ed esclusività vige in opposti orientamenti politici oligarchici e oclocratici non simmetricamente, perché specularità mancando a direttività politica oclocratica ed invece presenza mancandone ad oligarchica, in 'cratos' gli 'archos' essendo attivi quali presenze non direttamente interne a Stato stesso.
Tal quadro di riferimento geopolitico - partitico è fondamentale quanto a comprensione di rapporti culturali e politici tra saggezza dei Veda e filosofia di Platone, circa caste orientali e corrispondenza occidentale di esse, cui non sono omologamente le caste dell'Occidente; difatti non in ciò trovasi realtà di divenire orientale-occidentale.
...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... In realtà di divenire orientale-occidentale la analoga esclusività fu ed è stata esclusione di stesso divenire orientale-occidentale in entità considerabili; anche se orfismo di Platone sembra negarne; infatti non così destinazione di Suo pensiero cioè in differire da scaturigini volto alla idea spartana della organizzazione politica, cui originarietà in Sparta era di politica, marziale e direttamente, mentre spartarcontato in esercito militare ateniese era origine di facoltà politiche in Atene non di politica militare stessa che era per ateniesi in realtà del tutto secondaria, "diversiva" in strategia bellica non "affermativa". Dunque volgersi a idea spartana era per Platone una direzione culturale non altro, che peraltro poteri della sua Atene ebbero da precisare di proprio conto, perché direttività culturale filosofica platonica, non di Platone medesimo, era di fatto imprecisa, non allineata a direttive di arcontato militare ateniese cui spartarcontato parte ateniese medesima da origini non spartane ma sparte e tuttavia le stesse di elleni Spartani – non medesime degli spartani itali. Per questo, v'era poi anche concetto politico definibile terminologicamente 'spartacontato', con variante verbale cioè "barbarica non barbara" non politicamente ateniese e politicamente grecale non sol greca; per destini ateniesi non pienezza ch'era esiziale, ignota a Socrate — anche per ciò poi inviso a comandi di esercito ateniese non solo per suoi esercizi superiori a norma di esercizio bellico ma per inadempienza con questi a tutte le prudenze per futuro etnico di Atene. A tal secondaria accezione, cui in sèguito parte decadente di intellettualità ateniese, è corrispondente sequela tematica di Autore da indice accluso in recensione rilevabile e che recensore interpretava non grecamente ma grecalmente; e ciò senza riferirne a mentalità italo greca e riferendone, a ellenica ellena, ciò essendo allontanarsi da passati storici espressi e d'altronde codesti per ellenicità esclusiva restando più notabili in cultura accademica universitaria in distanziamento culturale che in vicinanza, non tanto meno in vicinanza particolaristica. Giacché di verbo di Platone essoterico-esoterico, con assolutizzare ellenicità non se ne può intendere tutto e meno se con grecalità non ellenica... Per tal motivo, recensire non falliva ricezione di messaggio cui stesso recensire; ma proprio con siffatto suo tatticismo — filologicamente improntato e ormai non più risultante filologicamente — in recensione non possono esser focalizzati argomenti effettivi di indice quali invece da interpretazione italiana greca o grecale indipendente da elleniche attuabile.

...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

Argomenti che Titolo e Indice di pubblicazione recensita implicano, concernono ternità cui triade indù delle così dette Trimurti e triade cristiana della così nota Trinità, dunque mostrano tramite neoplatonico attivo qual culturale mediazione; e ciò in prospettiva di Autore non rivolgimento particolare ma culturale ricezione non limitante; ma ad esser limitata è stessa prospettiva, storicamente confinata a decadere di significanze culturali italiche-elleniche e odiernamente decaduta a passata.
Ciò, lungi da esser evento da poco, rappresenta la fine di una tradizione, di cultura e cui incentrate altre ed anche religiose; in paganesimo terminando la centralità di intellettuale ideale triangolarità metafisica matematica, in cristianesimo terminando la centralità della espressione biblica-testamentaria trinitaria di Padre - Figlio - Spirito Santo, centralità sostituite rispettivamente da 'Triplicità' non geometricamente rappresentabile e da Tripartizione non semanticamente formulabile: idea-cosa-tutto / Soggetto-Verbo-Evento.

Lavoro recensito mostra, di fatto attraverso pensiero trinitario cui cristianità, passato orientale di spiritualità, cui elemento di perfezione interiore delle trimurti, e passato occidentale di conoscenza, cui elemento ideale di perfetta triangolarità, quando proprio stesso evento greco nel mondo ne aveva già impedito ri-fondersi, dunque autore recensito non pensando di tal Evento il significato interno, di non morte-rinascita di Occidente, ma potendone autore stesso (recensito) evitarne il pensamento predeterminante - altrimenti determinante, a causa di incertezza storica di Evento stesso, non di suo solo significato qual in Evo di Mezzo accaduto di valutare per comprendere. Insomma studio di autore era evidentemente da accadere di possibilità unificativa-terminativa, per Fine e forse Rinascita di Occidente, non Rinascita senza Fine, cui invece tautologico filosofico divenire in accadere odierno, motivato da perdurare politico greco, anche cosmopolita, specificamente europeo (si pensi a presenza di Stato della Grecia in Unione Europea e a costituzione di Stato di Macedonia del Nord...).


Mancata fine occidentale preceduta, accompagnata, seguita, da fenomeni di volontarie indistinzioni di massa, cui politologie non escludevano il fallire eventuale, non così culture ufficiali di politiche popolari o popolareggianti, cui vasta intellettualità di studi filosofici allineata spesso anche in opinare continuatività di Occidente stesso; tal indistinzioni essendo tra pensare di aristocrazie di tipo orientali e orientali e occidentali o di tipo occidentale; a cui aggiunte in agire di massa indistinzioni di indistinzioni, tra aristocrazie meridionali e occidentali non distinte da orientali; confusione di massa, cui oblazione, di massa, di settentrionali e oblio di nordiche:
socialmente ciò essendo ignoranza di massa e rifiuto di massa a poteri e origini di poteri: regionali, europei, occidentali, globali; negazioni contro saggezza di nazioni e saperi naturali sia locali che globali, con disfacimento di condizioni popolari già esistenti e in catastrofica inettitudine di generica coesistenza mondana di moltitudini di masse (di individui), cui pensiero del disinganno era rimedio ma cui tramiti erano, recentemente - fino a tutt'oggi, tragicamente rifiutati popolarmente.


Recensione dunque è da realtà di tempi ormai per sempre decaduti da centralità culturalmente significante ed esclusi da politicità di sorta.


MAURO PASTORE