mercoledì 10 aprile 2013

Donatelli, Piergiorgio, La vita umana in prima persona

Roma-Bari, Laterza, 2012, pp. 136, euro 16, ISBN 9788842099130.

Recensione di Marianna Nobile - 06/09/2012

Al centro del libro di Piergiorgio Donatelli è la difesa della libertà in ambiti cruciali della vita umana, quali la procreazione, la sessualità e il morire, che tradizionalmente sono stati oggetto di imposizioni valoriali riconducibili a Dio, al finalismo naturalistico, all’ordine sociale, e che, invece, nel mondo moderno, vanno riconsiderate alla luce delle aumentate conoscenze scientifiche e del riconoscimento della libertà come valore all’interno delle società democratiche.


È proprio il percorso che ha portato allo sviluppo di tali società a costituire il punto di partenza dal quale Donatelli sviluppa la sua analisi. Si è trattato di un percorso certamente disomogeneo, ma che ha trovato un esito solido nelle pratiche sociali e nelle relative regolamentazioni. Tuttavia, il riconoscimento delle trasformazioni avvenute nel campo delle libertà individuali, non appare sufficienteall’autore. Affinché le diverse credenze morali, e le istituzioni che le tutelano, possano essere comprese, è necessario ‹‹cominciare dal basso, da quella massa di risposte e relazioni umane›› (p.8) che mettono in luce la soggettività delle esperienze personali. Richiamando la teoria espressa da J.S. Mill nel saggio Sulla libertà, Donatelli ritiene che sia necessario mettere alla prova le nostre credenze continuamente, poiché, nel momento stesso in cui si danno per acquisite, queste perdono aderenza con la realtà che le ha espresse e che le rende vive.
Lo scontro tra il paradigma etico tradizionale e quello moderno, fondato su valori liberali, ha permesso la creazione di uno spazio democratico in cui esercitare la libertà e promuovere gli interessi personali, ha dato luogo ad un progetto riformatore che non si è limitato a sbarazzarsi di credenze che vincolavano la sfere della vita umana entro spazi oggettivi, ma ha contribuito a formarne di nuove, in difesa dell’individuo come agente libero. Donatelli, nella ricostruzione del quadro di valori proposto, non trova riferimenti nella letteratura filosofica in senso stretto, ma si affida a citazioni di autori, come Sade e Dostoevskij, operando una scelta inconsueta che può dar adito a qualche perplessità. Gli scrittori menzionati, in particolare, avrebbero dato avvio ad una tradizione che non fa più appello alla nozione di “spazio oggettivo” (inteso come l’unico orizzonte entro cui poter riconoscere la vita morale autentica in base a criteri stabiliti dalla concezione etica teologico-finalistica), ma che mette in luce, da una parte, la possibilità di articolare spazi in cui far fiorire pratiche morali alternative a quelle comunemente accettate, e dall’altra la caduta di ogni legge morale. 
Tale scontro non si è esaurito, marivive tuttora nella contrapposizione tra liberali e conservatori, in particolare nella reazione liberale volta a difendere nuovi spazi di libertà umane da concezioni intrinseche e oggettive. A tal proposito, Donatelli si sofferma sull’analisi di due correnti liberali, l’utilitarismo e il contrattualismo kantiano, confrontandole con il quadro conservatore, rappresentato dalle teorie di G.E.M. Anscombe. In merito alle concezioni liberali, facendo particolare riferimento a P. Singer e a J. Rawls, l’autore osserva che ‹‹se l’utilitarismo non vede davvero le azioni ma vede solo i veicoli causali con cui un certo bene è prodotto, il contrattualismo kantiano vede solo le azioni ma le priva […] delle basi umane più ampie e del loro collegamento con gli sfondi naturali. La moralità è ricostruita nei termini dei vincoli deontologici generati da ciò su cui acconsentiamo, escludendo del tutto ogni fonte diversa da quella del rispetto dell’autonomia morale degli altri›› (pp. 26-27). Ancora una volta, uscendo da riferimenti puramente interni all’elaborazione filosofica, e prendendo come esempio il romanzo di A. Huxley, Il mondo nuovo, Donatelli concentra la propria critica sul fatto che, in sostanza, queste concezioni non tengono conto delle ‹‹basi più ampie di risposta umana››(p.30), del sentimento morale che emerge nelle circostanze particolari, dei contesti in cui si sviluppano atteggiamenti e fatti, dove vengono espressi i concetti apparentemente universali di autonomia e libertà. 
Per illustrare il quadro conservatore, viene preso in esame il tentativo, che Donatelli qualifica come “disperato”, di Anscombe di difendere l’etica propria del cattolicesimo tradizionale, attraverso la denuncia dello svuotamento dei concetti morali, causato dal venir meno dello “sfondo di natura teologica”. Pur riconoscendo il pluralismo religioso, Anscombe fa appello al finalismo aristotelico per giustificare i doveri morali, intesi come imperativi che contraddistinguono la natura umana: indipendentemente dai motivi e dalle intenzioni, un’azione è moralmente giusta quando si conforma a ciò che è propriamente umano. In quest’ottica le proibizioni assolute non identificano esclusivamente le azioni moralmente sbagliate, ma delineano i confini entro cui si sviluppa il concetto stesso di umanità. Viene, quindi, ravvisato nel concetto di sfondo il quadro entro cui può essere inscritta la comprensione finalistica di ciò che sono gli esseri umani, della natura delle azioni e del loro significato sociale, articolate nei termini delle virtù. Donatelli non respinge l’idea di sfondo in quanto tale, bensì ‹‹l’idea che vi sia un modo solo di avere sfondi alle spalle, che ci sia un unico ‘noi’, e che l’unico contrasto moralmente rilevante sia tra i modi caratteristici di essere umani che sono espressi da precisi divieti assoluti e il perdere del tutto o il corrompere la nostra umanità›› (p.44).
Alla luce di quest’analisi l’autore muove un’ulteriore critica alle teorie liberali, che certamente riconoscono l’inconsistenza delle posizioni conservatrici, ma che non riescono a dare un loro solido contributoalla creazione di nuovi sfondi, che rappresentino e identifichino nuovi modi di vita. In questi spazi di nuova libertà dovrebbe essere possibile promuovere gli interessi individuali. In questo modo si aprirebbe una nuova strada per l’etica liberale, che si concentra sull’esplorazione di questi nuovi sfondi, composti dalle diverse esperienze umane tutte caratterizzate dall’esercizio libero della soggettività.
Il libro di Donatelli prosegue con il tentativo di una più mirata analisi del rapporto tra sfondo e concezioni morali personali, sostenendo, da una parte, che l’esperienza morale degli esseri umani sia plasmata dagli sfondi oggettivi in cui essi si riconoscono, dall’altra che gli sfondi rappresentino un orizzonte entro cui la soggettività si configura liberamente in espressioni di vita individuali, le quali a loro volta possono plasmare lo sfondo in cui prendono forma. In tale prospettiva sembra che le teorie liberali non riconoscano il nesso esistente tra sfondi e pensiero morale e che ritengano quest’ultimo totalmente libero da vincoli. Al contrario, i conservatori fanno proprio il concetto di sfondo, ma sostengono che le basi del pensiero morale si fondino su un unico sfondo, che rappresenta l’ordine finalistico essenziale proprio dell’umanità, senza avvedersi che, in realtà, tali basi sono mutevoli e contingenti. L’alternativa che si prospetta ai conservatori è, quindi, rifiutare il mondo moderno, in quanto non più in grado di rendere conto dei valori tradizionali, oppure ripensare tali valori e ideali in termini di possibilità personali alla luce del concetto di libertà. Nella linea di pensiero che annovera tra i suoi esponenti S. Weil e C. Milosz, tra cui l’autore include anche L. Wittgenstein, si intravede la necessità di una profonda riflessione che dà luogo all’adesione incondizionata ai valori conservatori, i quali, mediante un investimento personale, sono posti in radicale contrasto con il mondo moderno. Emerge qui il tema del contrasto, dell’opposizione, ma soprattutto dello sforzo di sostenere e difendere le proprie convinzioni morali; uno sforzo che non grava solo sui conservatori, ma che dovrebbe interessare tutti, anche i liberali, nella misura in cui si fanno portavoce di valori che giorno per giorno devono vincere le sfide poste dalla modernità.
Riportando l’attenzione alle teorie liberali, Donatelli individua due posizioni distinte che mirano rispettivamente allo sgretolamento della realtà e al riconoscimento dell’importanza della realtà. La prima posizione è rappresentata da R. Rorty, il quale, ponendo come obiettivo delle società democratiche l’impegno a combattere l’oppressione e la crudeltà, critica la teoria che considera il fondamento assiologico-metafisico immutabile rispetto ad una realtà unica e oggettiva. In sostanza, ‹‹[…] non abbiamo bisogno della realtà ma abbiamo bisogno della mutevolezza incontrollata delle descrizioni che priva chi ci vuole umiliare della ‘descrizione corretta’ che consente loro di squalificarci e di opprimerci›› (pp.80-81). Si evince, quindi, il riferimento di Rorty ad una metaetica cognitivista, descrittiva di valori morali e, al tempo stesso, prescrittiva degli stessi. Nella stessa linea di pensiero è possibile inscrivere M. Foucault, che, in opere quali Gli anormali e Il potere psichiatrico, riconosce l’esistenza di diverse realtà che plasmano l’esperienza umana e, allo stesso tempo, sono soggette a trasformazioni ad opera di questa. Seppur vincolante, la realtà può essere sgretolata: essa non è costituita esclusivamente da fatti oggettivi, ma anche da attività umane che, in quanto tali, possono subire o apportare un cambiamento. 
La seconda posizione liberale, che può essere ricondotta alle teorie di B. Williams e di A. Sen, non si vuole liberare dei concetti di realtà e di fondamento, ma invoca una giustificazione delle credenze morali non più basata su fondamenti a priori e la riporta sullo stesso livello delle teorie che si vogliono fondare. 
Donatelli, quindi, dopo aver esaminato il significato di sfondo e di realtà, si concentra sull’obiettivo dichiarato fin dalle prime pagine del libro: la difesa della libertà dall’assoggettamento e dalla normalizzazione. Ancora una volta, argomenta la propria posizione prendendo in considerazione come i due avversari principali della libertà, identificati nei conservatori e nella scienza, di fatto si oppongano alla rivendicazione della soggettività. Gli esponenti delle teorie conservatrici, facendo appello alla legge divina e alle proibizioni assolute, svuotano lo sfondo in cui si manifestano la realtà delle espressioni personali e l’esercizio libero dell’individualità. Allo stesso modo, coloro che ravvisano nel quadro finalistico l’unico sfondo possibile in cui può avere senso parlare di umanità non prevedono l’esercizio della libertà, riconducendo i doveri morali esclusivamente al rispetto dell’ordine intrinseco della realtà, ed escludendo, così, il punto di vista interno e l’esperienza individuale. L’altro avversario della libertà a cui fa riferimento l’autore è la concezione scientifico-tecnologica, che, attraverso il carattere normativo delle proprie descrizioni, mira a normalizzare le esperienze umane e a conformare la realtà ai criteri universali in cui la scienza si configura.
Una volta chiariti questi aspetti, Donatelli richiama l’attenzione sul rapporto tra scienza ed etica prospettato dalle teorie neopositiviste. La preoccupazione di Donatelli è che le esperienze morali diventino prigioniere delle scienze biomediche e sociali e che queste facciano propri i concetti relativi alla vita umana, utilizzandoli per i loro fini. ‹‹La critica è rivolta all’idea che questi fini conoscitivi e tecnici esauriscano l’esperienza delle aree della vita umana rilevante per riflettere bene sulla nostra esistenza e per impegnarci nella ricerca etica della libertà e della felicità›› (p. 57).
Alla luce di queste considerazioni, l’autore si domanda quale forma dovrebbe avere lo sfondo in grado di permettere l’esercizio creativo della libertà e della soggettività. Per dare una risposta, Donatelli si affida ancora una volta alle riflessioni di J.S. Mill, seppure queste non appaiano né originali, né decisive al fine di delineare un concetto di sfondo che tenga conto ed elimini le criticità che caratterizzano la concezione etica tradizionale. Secondo Mill, infatti, per difendere la libertà, è necessario immaginare uno sfondo composto da individui che, in quanto soggetti liberi, esercitano le proprie facoltà, coltivando credenze, promuovendo interessi e intraprendendo un percorso di crescita personale che può comportare anche la trasformazione dell’individuo stesso. ‹‹Il problema che si pone, vinta la lotta contro i regimi tradizionali, è quello di verificare in che modo gli spazi della libertà garantiti dalle leggi, dalle istituzioni e dall’insieme di obblighi caratteristici delle società civili si trasferiscano nella libertà individuale, nella capacità di fare qualcosa di sé come soggetto […]›› (p.99). Nella prospettiva di Mill le istituzioni liberali considerate isolatamente non sono sufficienti a promuovere il libero sviluppo dell’io. Anche una volta acquisite le garanzie che difendono la libertà religiosa, gli ostacoli posti dalle confessioni cristiane all’esercizio della libertà non cessano di imporre dei vincoli alla ricerca personale della felicità. È, dunque, necessario ripensare l’idea di religione come una dimensione connessa alla parte più profonda dell’io che permetta all’individuo di dare un significato alla propria esistenza. 
In conclusione Donatelli riflette sulle modalità in cui la caduta del modello etico tradizionale ha permesso l’evoluzione di diversi sfondi relativi alle aree cruciali della vita umana: la sessualità, la procreazione e la morte. Nel mondo moderno la sessualità, libera dal vincolo della procreazione e dalla dicotomia di genere, si apre alla possibilità di creare esperienze personali, ma anche al pericolo di essere pensata come un’identità, che imprigiona la libertà in modi di vita acquisiti una volta per tutte. La procreazione, seppur ricondotta alla scelta della donna, è diventata oggetto di interessi medici e sociali, che considerano il corpo in gravidanza un mero ‹‹contenitore fetale›› (p.120), trascurando la soggettività dell’esperienza della gravidanza. L’esperienza del morire è stata svuotata di ogni espressione della soggettività individuale e sottratta a qualsiasi contesto personale in seguito al progresso tecnologico, che ha reso la morte un processo indefinito e medicalizzato. In tutte queste aree cruciali della vita umana si assiste al formarsi di nuovi sfondi in cui la libertà conquistata non conduce all’effettiva espressione della soggettività, ma, ancora una volta, viene plasmata su concezioni acquisite sulle quali non ci si interroga più. La presa di posizione di Donatelli sembra dar luogo, dunque, a nuovi interrogativi sugli sfondi sui quali una società laica e democratica dovrebbe fondarsi per garantire il rispetto della libertà individuale. ‹‹Se le forme che hanno conquistato la libertà sono sempre sul punto di trasformarsi in modi di imprigionare la libertà stessa, modi che mettono al centro certe opinioni, scelte, sentimenti, piaceri e condotte come cose che attendono solo di essere assunte ma che non sono conquistate per sé ogni volta, allora abbiamo bisogno di trovare le condizioni in cui ingaggiare una lotta continua contro il centro a favore del margine, una lotta per l’individualità›› (p.108).


Indice

1. L’etica partendo dal basso 
1. Allargare l’immaginazione democratica 
2. L’etica e le basi ampie dell’esperienza 
3. Modernità e tradizione

2. Liberali e conservatori: ripensare uno scontro 
1. Reazioni 
2. L’utilitarismo 
3. Il contrattualismo kantiano 
4. I liberali e «Il mondo nuovo» di Huxley 
5. Anscombe e il quadro conservatore 
5.1. L’erosione del quadro conservatore 
5.2. Lo sfondo della vita morale 
5.3. Le proibizioni assolute 
6. I liberali rivisitati

3. La scienza e lo spazio dell’etica 
1. Ancora sullo scontro tra liberali e conservatori 
2. La divisione tra etica e scienza 
3. La scienza e la vita umana 
4. La contesa sul naturalismo scientifico 

4. Sfondi 
1. Gli sfondi del pensiero 
2. Un conservatorismo per pochi. Cosa imparano i conservatori dalla nozione di sfondo?
3. Sgretolare la realtà. Cosa imparano i liberali? Parte I 
4. L’importanza della realtà. Cosa imparano i liberali? Parte II

5. La lotta per la libertà
1. Gli avversari della libertà  
1.1. Libertà e assoggettamento
1.2. Libertà e normalizzazione 
2. Dai dispositivi agli sfondi: John Stuart Mill 
3. Mill sulla religione, la famiglia e la natura 
4. Sperimentare l’individualità

6. La sessualità, la procreazione, la morte 
1. Che cosa ci rende umani?  
2. La sessualità 
3. La procreazione 
4. La morte

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