venerdì 13 dicembre 2013

Garaventa, Roberto, Per una riforma radicale della chiesa. Con Hans Küng oltre Joseph Ratzinger

Napoli-Salerno, Orthotes, 2013, pp. 112, euro 10, ISBN: 978-88-97806-30-1.

Recensione di Daniele Iannotti - 17/08/2013

Maneggiare questo agile volume, in tempi come questi, non è operazione semplice, né scontata. L’analisi che qui viene proposta con straordinaria lucidità pone in luce uno sguardo sociologico e storico sull’istituzione ecclesiastica, accanto alla trattazione di alcuni nuclei teologici decisivi per l’incontro-scontro con il XXI secolo.
L’autore, in effetti, cerca di mostrare che cosa sia la Chiesa cattolica oggi attraverso la disamina di tutte le incrostazioni storiche che l’istituzione si è attribuita in modo più o meno coerente col dettato evangelico;

 tra di esse, in realtà, si cerca di vedere che cosa possa essere mantenuto e che cosa invece vada riformato (parola decisiva in questo contesto) per permettere alla stessa di sopravvivere ai cambiamenti e alle sfide del tempo corrente, e anche alla concorrenza religiosa di altre confessioni cristiane – a proposito delle quali il dialogo va reimpostato proprio centrando nuovamente l’idea stessa di cattolicità e il ruolo teologico e politico del Pontefice. 
L’operazione è certamente ambiziosa, perché viene intrapresa attraverso una lettura critica dell’opera del teologo H. Küng, a sua volta voce autorevole, seppur non maggioritaria, nel quadro polifonico che emerge nel dibattito dentro e fuori l’organo “Chiesa cattolica”.
L’inizio di questa trattazione si apre nell’Introduzione al volume, quando l’autore si interroga circa le conseguenze che le dimissioni del Pontefice Benedetto XVI comporteranno nella Chiesa, da molteplici punti di vista, essendo il Papa guida spirituale e autorità assieme teologica e politica. Conseguenze queste che vanno oltre l’immediata elezione del suo successore e ai rapporti che il “Pontefice emerito” potrà e vorrà intessere con lui, magari influenzandolo. 
In queste pagine, Garaventa si mostra molto critico nei confronti del magistero di Papa Ratzinger, il quale è in continuità con le posizioni già espresse da cardinale, poi confluite, come è noto, nel pensiero di Giovanni Paolo II e nelle sue encicliche. 
È necessario sottolineare che il testo, dato alle stampe prima dell’elezione al “soglio petrino” di Papa Francesco, evoca tutte quelle direttrici attraverso le quali il cammino della Chiesa dovrebbe avviarsi per poter di nuovo risplendere della luce dell’annuncio; essa è offuscata da scandali, mal governo (anche di meri strumenti quali lo IOR) e da una chiusura dottrinale che va di pari passo con lo stile di vita distaccato e mondano che larga parte del clero ha adottato. Chiaramente, queste indicazioni passano per una attenta esegesi del testo sacro – e qui il confronto con Ratzinger teologo è decisivo – ma anche e soprattutto per una riforma radicale in senso politico e giuridico della Chiesa. Il teologo Küng, infatti, insiste sulla necessità che vi sia una riforma reale della Chiesa, in quanto “non un mero adattamento acritico alla modernità, ma […] un ascolto del messaggio cristiano originario all’altezza dei tempi” (p. 16). In quell’aggettivo sostantivato “originario” si colloca non una puerile rivendicazione pauperistica, quanto piuttosto un ritorno al Cristianesimo delle origini, scevro da complicazioni politiche e sociologiche e molto più “leggero” rispetto a dogmi che sono, a giudizio dell’autore e del teologo Küng, di dubbia aderenza col messaggio consegnato da Cristo. Il “primato” papale, quindi, con tutto il carico dogmatico e di diritto canonico che gli è stato attribuito nei secoli, va rimesso in discussione, riportando la figura del vescovo di Roma al livello di un primus inter pares, quale appunto era nella Communitas dei primi secoli (cfr. pp. 15-16). A giudizio di chi scrive, tuttavia, occorrerebbe maggiormente interrogarsi, anche alla luce delle evidenze storiche, su quale sia stato il vero stato della primitiva cristianità; essa era certamente molto meno arricchita di dogmatica postuma, ma siamo realmente sicuri che fosse quella comunità quasi idilliaca minacciata solo dalle persecuzioni? La lotta delle eresie ha certamente comportato uno sviluppo e un allontanamento dalla semplicità del messaggio e dei riti originari (immediatamente successivi alla morte di Cristo). Ma non è questa la sede per apporre tali argomenti.  
Tornando al presente volume, possiamo dire che accanto a questo lavoro “per togliere” si presenta un lavoro “per aggiungere” che possa inerpicarsi lungo il difficile sentiero della guida dei fedeli in una modernità sia con i suoi caratteri di mostruosità, ma anche con le sue domande sull’etica, sulla morale sessuale ecc.; questo lavoro, inoltre, deve necessariamente passare per una seria riconsiderazione del ruolo delle donne che scavalchi la condizione attuale e, infine, concretizzarsi in uno sforzo per rendere la Chiesa davvero cattolica e quindi meno “euro-centrica” (cfr. 13-15) rinforzando l’azione e forme di autonomia del clero locale.


Il primo capitolo, infatti, si apre con una domanda impressa nel titolo: “Immutabilità della tradizione cattolica?”. In queste pagine, memori degli insegnamenti di Küng (specie nel testo: Salviamo la chiesa, Milano 2011), vengono analizzati i concetti stessi di tradizione e di testimonianza, dai quali e per i quali la Chiesa di Roma trae molta parte della legittimità del proprio magistero e della propria organizzazione politico-istituzionale, spesso con grave nocumento per il messaggio evangelico. Infatti la tradizione, anche per Benedetto XVI,  “coincide con la verità ” (p. 23). Il libro ripercorre in questo capitolo un interessante e ben articolato excursus su come si sia evoluta la Chiesa di Roma, in relazione alla crescente caratterizzazione politico-monarchica, specie dopo la “riforma gregoriana”, la quale allontanò definitivamente Roma dall’oriente bizantino – preparando poi la strada a quelle deformazioni dalla cui incubazione si genererà la “Riforma” di Lutero. 
Dogmi tardivi come quello della Immacolata Concezione e dell’infallibilità papale trovano una scarsa, se non alcuna, giustificazione in termini di Scrittura e fondamento, invece, in quella teologia della tradizione molto “romano-centrica”. 
Certo, la domanda sorge spontanea nelle menti di chi legge: quanto ha senso parlare di novità nella Chiesa cattolica? Si potrebbe rispondere che il materiale da riformare è sempre quello, il Verbo rivelato, il quale può “solo” essere accuratamente riletto con gli occhi e le esigenze della modernità, senza snaturarlo o senza svenderlo per essa. Küng sostiene, in rotta con l’amico divenuto Pontefice, che l’unico criterio di verità è il Vangelo stesso (p. 25, cfr., H. Küng, Teologia in cammino, Milano 1987, p. 140). Qui però si apre la vexata quaestio di quale criterio esegetico occorra seguire, perché molto spesso lo storicismo offusca la vista e l’esegesi letterale diventa troppo “esclusivista”. 
Ha senso, poi, introdurre istanze di democrazia (politica) in una istituzione che per definizione è (divenuta) verticistica? È comunque storicamente evidente il fatto che il progressivo assorbimento di prerogative e titoli imperiali (e pagani) si sia sviluppato solo nell’occidente latino – per ovvi motivi – e che quindi sia ormai ingestibile in un mondo post-medievale, in cui non ha più senso la continuità con l’impero (cfr. p. 27). I caratteri di monarchia (assoluta) elettiva e senescente avevano significato in un mondo che militarmente, oltre che culturalmente, accerchiava l’esistenza stessa della Chiesa, insidiando la testimonianza che essa rendeva nel mondo. 
Diverso, invece, appare il discorso per quanto concerne l’amministrazione della Chiesa e la cura della anime; ma su questo terreno, come per il precedente, è inevitabile il confronto col mondo protestante sul quale torneremo in seguito.


Il secondo capitolo è incentrato sul confronto con Joseph Ratzinger. L’autore giustamente sottolinea come siano presenti elementi di affinità (per esempio, il contesto di provenienza) e anche profonde differenze non solo biografiche quanto piuttosto di impostazione culturale. Entrambi sostengono una teologia che si fondi “sulla scrittura, sui padri e su un pensiero storico ” (p. 49), però l’ex Pontefice è il sostenitore di una teologia che non è sensibile alle “deviazioni” storiche, ammettendo un percorso parallelo tra tradizione e Scrittura. Mentre, invece, Küng introduce l’elemento critico sia nell’approccio alla Scrittura (Ibidem) sia in quello verso Cristo, che è sempre prima Gesù di Nazareth, quando per Ratzinger è vero il contrario (cfr. p. 52 e ss.). Importantissima è la nota 59 (p. 67) con la quale Garaventa illustra il metodo storico-critico a “fasi alterne” col quale, secondo lui, Ratzinger ha affrontato la stesura nel 2007 del suo libro su Gesù di Nazareth, mettendo tra parentesi la questione della storicità tutte le volte che introduceva un vulnus al corpus dogmatico esistente (ad esempio, storicità dei Vangeli, ecc).
Altro elemento di differenza è senza ombra di dubbio la visione che il “Papa emerito” ha della modernità (p.59), la quale cinge d’assedio la Verità con il relativismo dilagante e con la “dittatura dell’io”; la quale, come egli ha rimarcato anche con la travagliata vicenda dalle sue dimissioni, ha traviato anche il concetto stesso di servizio pastorale che il teologo ha in mente. Come dargli torto? Ma la modernità è non soltanto questa mortificazione dell’aspetto comunitario e del trascendente; è qui che forse la rottura tra i due massimi teologi si fa più radicale, perché concerne il rapporto che la Chiesa universale ha tanto col presente quanto col futuro. È dunque necessario, per reinterpretare la cattolicità stessa della Chiesa cattolica, sostantivare quell’universale a cui essa tende non solo eliminando le storture storiche, ma anche aprendosi a questa modernità che si sta rapidamente “de-ellenizzando” (p. 66), che cioè si sta scristianizzando sempre di più – avendo il Cristianesimo a suo tempo totalmente assorbito gli schemi concettuali del mondo greco. Non basta più “l’apologia” dell’obbedienza (p. 69), sostiene Küng. Perfino le conquiste più forti del Cristianesimo sono ridotte, come sostenne spesso Benedetto XVI, a una vaga e astratta forma di filosofia (direi senza Sophia), perdendo quel carattere di rapporto sostanziale col mistero dell’invisibile e della Rivelazione.  
Il pregio di Benedetto XVI è quello di creare una “forte identità simbolico-religiosa” (p. 70), mentre la forza di Küng è quella di tutte le aperture, perché guardano alla possibilità e anche al fallimento, specie se le resistenze sono ancora tante.


L’ultimo capitolo, infine, rappresenta una suggestiva interlocuzione tra H. Küng e K. Barth, raffinatissimo teologo protestante; chiaramente, essi prendono le mosse dallo “stato dell’arte” dei due approcci. Il limite di certo protestantesimo (specie ottocentesco), riscontrato da entrambi, è stato infatti quello di mescolarsi troppo con la modernità fino alla quasi totale passività etica e pratica nei confronti, per esempio, dell’avvento del nazionalsocialismo. Barth, invece, propone la risposta della sua “teologia dialettica” che rifiuta una troppo cattolica analogia tra Dio e l’uomo e che trova la conciliazione, l’incontro (la sintesi) in Cristo (cfr. p. 79). In realtà, l’analogia entis è una acquisizione spuria del cattolicesimo, derivata anche da forme di pietà popolare. Il vero cattolicesimo è per il teologo restio a quest’ultima. Se è universale (quindi cattolica), una teologia deve orientarsi solo a Cristo, vera ed unica parola del Signore. Questo merito della ritrovata centralità nella cristologia di Barth è riconosciuto da Küng.
Le pagine seguenti si intrecciano in analisi molto dense, le quali attraversano il cuore delle distinzioni teologiche che separano la galassia protestante dalla cattolicità (la quale a sua volta non è un monolite). Qui il teologo cattolico propone delle possibili sintesi, come per esempio attorno al tema della grazia e della giustificazione. La grazia non è posseduta come propria qualità dall’uomo, come vorrebbe un certo cattolicesimo della Controriforma, ma è sua solo in quanto dono di Dio – grazia eccedente – con cui Egli favorisce colui cui la destina; allo stesso modo, la grazia è unità di un dono che ci è dato da Cristo, anche se correttamente (secondo Küng) la teologia cattolica ha inteso sottolineare le varie modalità attraverso le quali essa opera nell’uomo, al contrario di quanto sosteneva Barth (p. 87). Grazia che in primo luogo è perciò data da Cristo sulla “Croce” e che contemporaneamente (“coestensivamente”) salva l’uomo (Ibidem). 
Sulla base di questo immenso dibattito e confronto tra i due teologi, non arroccati nelle loro posizioni, possiamo sostenere, per Küng, una sintesi teologica che il testo di Garaventa articola nei seguenti punti: a) la Bibbia è un documento non totalmente umano che rimanda a una trascendenza irriducibile, che l’uomo deve “riconoscere, comprendere e professare”; b) l’uomo è esortato a qualcosa di più rispetto a una mera “interpretazione neutrale” del messaggio; c) il compito della Chiesa è proclamare questo annuncio senza compromessi con la peggiore mondanità, affinché l’uomo possa “affidarsi” a esso; d) la centralità di Cristo rispetto ad ogni altra concezione (pp. 99-100).  
Il testo si conclude a p. 106 con l’auspicio del teologo cattolico, il quale si augura che la teologia possa prendere le mosse dal dato biblico, avendolo però prima studiato con metodo storico-critico; occorre praticare questo passaggio con un raggio di azione che si estenda verso tutti i dogmi cattolici o cristiani in genere. La necessità che si staglia dietro a queste considerazioni appare dunque duplice: in primo luogo creare un humus attorno al quale possa darsi di nuovo la comunione tra le chiese; secondariamente, evitare che il Cristianesimo depurato degli orpelli medievali faccia di ciò che “resta”, ossia Cristo, l’equivalente di un mito anti-moderno.
È un libro dunque molto interessante, che offre stimoli per la riflessione molto circostanziati, cercando di porre la questione del futuro del Cristianesimo tutto, oltre che della Chiesa cattolica, al di là delle avverse condizioni nelle quali ora “naviga la barca di Pietro” tra i flutti di una modernità che non la comprende e spesso non la vuole.


Indice

Introduzione;
UNO. Immutabilità della tradizione cattolica?
DUE. Hans Küng a confronto con Joseph Ratzinger;
TRE. Hans Küng a confronto con Karl Barth;
Indice dei nomi

16 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Recensione muove da considerazione cui altra disunione da quella cristiana: Occidente diviso, filosofie disunite, filosofia divisa... però questa ultima più netta unità non integra è diventata tale a causa di perdurare di inconciliabili vissuti religiosi... Tuttavia non ha senso limitarsi a pensare solo questi, perché bisogna pensare anche distinzioni di libera spiritualità che ne sono non causa ma base... Eppure così facendo si ritrova proprio l'altra (suddetta) divisione...
Mondo per il quale filosofia si fa con la ragione filosofica, non è legato alla storia della filosofia propriamente detta ma ne stava in contatto e poi non più tutto; fino a non poter sapere del mondo per il quale filosofia si fa con la decisione filosofica soltanto, che è prerazionale non essa stessa razionale... Parte di questo mondo ha scoperto nuove ragioni non filosofiche favorevoli a proprie filosofiche decisioni... Evidentemente esistono antitetiche ragioni, extrafilosofiche | filosofiche, entrambe in vicenda filosofica, le une in filosofia, le altre di filosofia. Non tanto estrema la diatriba tra analitici (...razionalisti) e continentali (... non razionalisti), preponderanti i primi in America ed i secondi in Europa, questi infine facendo valere forza di ragione su forze di ragionamenti; mentre non diatriba vi fu tra irrazionalismo e razionalismo ma affermazioni, di movimento di filosofia cui interno movente di filosofia stesso, di movimento filosofico cui tal movente non interno; ed è ovvio notare che da non rifiuto del primo movimento consegue non refutabilità del secondo, non viceversa; ma questa evidenza non è tale in stesse ragioni non-filosofiche - extrafilosofiche, cui azione non atto è di per sé ignara di esistere integrale di filosofia e di esistenza parziale filosofica non ignorando ma non comprende alcunché... Perciò, razionalità non in sé stessa tendente ad eventualità filosofica, può farsene avversa od esserne aliena.
Di questo bisogna tener conto in valutare recensione, notandone alquanta esternità, in certo senso, non manifesto in essa, gesuano, in altro pur in essa e indirettamente manifesto, nazareno, in altro ancora, in essa non del tutto esplicitato, ultrabiblico... Sicché tal esternità, esternità poiché non Cristianesimo è religione basata su elemento scritturale, se non rende distruttive le altre perché ne fornisce di ragioni meramente culturali - però ne dà di non-cultuali; perché recensire in realtà pone in causa iconologia di Gesù, riferendone in (suo) nomare il Cristo, quindi ciò cui da recensione stessa resta il solo presupponibile, oltre ad essere non diretta verità iconografica, ha valore in parte convenzionale e proprio nella tradizionale parte di medietà biblica cui storia, dei tempi del cattolicesimo di H. Kung [[ la: u, in cognome, con dieresi]], socialmente religiosamente ecclesiasticamente coincidente.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Il ruolo della filosofia nel cristianesimo non è stato poco rilevante ma sovente ne fu o sempre, come mostrano inizi cristiani in Oriente; ma in Occidente da presto ne fu decisivo per polemica pagana e dopo vari esiti con assunzione cristiana di mòniti pagani; poiché chiusa fu Accademia platonica a causa di evoluzione pagana - neocristiana, teologica-filosofica.
In Medio Evo europeo filosofia ebbe ruolo spesso in realtà secondario e mai preponderante nelle Chiese latine ma assai importante in mondo bizantino non solo greco; in Modernità europea generalmente ne ebbe inizialmente di minor ancora in Cristianesimo e minore anche per Cristianesimo rispetto ad eventi antichi, fino ad Illuminismo e post-illuminismi, fortemente limitativi e non sempre fino (non sino) all'accadere infine di verbo anticristiano, assurto non in persona di filosofo Nietzsche ma in figura da costui definita di "Anticristo", cui però Nietzsche stesso dava nota di dominii limitati a religiosità non naturali e separate da naturalità. Rito cristiano orientale originario, che era, è greco, non ne era minacciato e neppure Ortodossie, originate da tal Rito o di tal Rito fatte anche.
Per un lungo periodo, prima del nazismo e non periodo prenazista, valse fortemente, in alta e poi anche in bassa cultura, relativamente a culture religiose prive o aliene da naturalità, proprio il veto fatto promulgare da Nietzsche (non fu lui medesimo a promulgarlo); ma neopaganesimo, cui stesso Nietzsche in certo modo esterno iniziatore, in realtà era sorto in destituzione di polemiche tra monoteismo esoterico e monoteismo manifestato; e proprio a questo scopo stesso F. W. Nietzsche aveva creato immenso àdito a negazione contro inconsistenza di vasta parte di religione e mondo cristiani, realizzando per tramite di monoteismo zoroastriano quel che suo padre non aveva potuto realizzare con stesso cristianesimo, a causa di morte tragica... Proprio per render giustizia a questa morte, Nietzsche sin da piccolo aveva fatto novero di nemici e, dopo, fattone esclusione; notando che tragedia familiare sua derivasse da perplessità antivitali contro stesso progetto paterno; difatti padre di Nietzsche intendeva, qual pastore di Chiesa Evangelica, dare grande e numeroso congedo a tanta cristianità cui forme storicamente rilevanti ma non praticamente più consistibili. Questo duplice ripudio, concluso dal solo orfano inoltratosi nel Mistero zoroastriano attraverso suo simulacro zarathustriano, non ha ancora terminato di sortire tutti i suoi effetti, che consapevolezza di origine prima aiuta ad accadere evitando violenze ulteriori e più gravi ed aiutando autodeterminazione e libertà religiose di tutti, cristiani compresi (per questi motivi anche io ne suscitai e ne suscito consapevolezza)...

Da annuncio, di Lutero, della fine del Dio creduto sino ad allora in Settentrione di Sacro Romano Impero, al bando contro la innaturalità di condizioni ecclesiastiche maggioritarie in Ovest europeo ed americano ed ove in rapporto a questo, fatto da Nietzsche, c'era e resta Lieto Annuncio di autenticità: ma che non giunge da Soglio Pontificio.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Per quanto si possa rappresentare, da una parte soltanto, postumamente un confronto intellettuale, ne resta solo evocazione, racconto, non ripresentazione completa. Di ciò recensore ingenuamente non tiene il dovuto conto, nel riferire di operati di K. Barth e di H. Kung [[ la: u, in cognome, con dieresi]]; in particolare recensore procede con ragione filosofica senza corrispondente decisione filosofica: ciò per un verso offre distacco e neutralità di ragionare, per altro verso impedisce di intendere appieno motivazioni riformate citate in recensione stessa e così non intendendosi appieno senso di disponibilità a dialogo cattolico-protestante da entrambe le parti; ed alquanta esternità recensoria non consente a recensire di entrare nel merito della discussione stessa, coinvolta in confronto cattolico tra 'papalini e presbiterili', papi e presbiteriani, tantoché in recensione si trova non inclusione di contenuti intellettuali non solo imprescindibili anche di cui consistenti eventi stessi ed anche intellettuali e di stesso recensito pure...
In ultimi anni e già da anno cui recensione, invece poteri presbiteriani cattolici hanno operato efficace relativizzazione della effettuazione della canonicità normativa ecclesiastica cattolica mostrando non solo verità di libertà di reali tradizioni cattoliche ma pure non verità di divieti dottrinali non autenticamente dottrinarii, essendo stata canonicità fatta valere in fondamentalità di non specificabilità. Ciò liberò e libera molti sacerdoti e fedeli, anche con eventualità di aiuto di difese giudiziarie non ecclesiastiche, da rinunce cui il dire era costretto per l'evitarne ma cui il proferire, sotto pontificato di Papa Giovanni Paolo Ii ed anche dopo, anticristiano ed antiumanitario fino a delittuosità palese ed in sistema vaticano stesso.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Teologo riformato, calvinista (non solo sempre tale), Karl Barth fu autore di teologia dialettica non per non logica né illogicità di impossedibile Logos e di vacue logìe, ma per constatazione anche logica che Chiese e Cristianità dei suoi tempi e luoghi — e non viceversa Cristianità e Chiese né di altri tempi e luoghi dai suoi — versavano in situazioni di non diretta pensabilità dei valori cristiani dei dogmi né delle formule cristiane dei dogmi. Questa distanza era in una persistenza, cui dialettica di: | Alterità Misteriosa - non alterità ovvia |, poteva fare da rimedio, ma anche da nuova idea teologica-dottrinaria; di ciò Barth non esplorandone possibilità anzi talvolta negandone; di essa invece esistentivamente rigorosa ed esistenzialmente notevolissima sintesi finale teologica-dialettica non fu adottata da Barth stesso. Ma proprio essa si trova ad apice di riflessioni, in certo qual modo sequenziali, di intellettuali di contemporaneità nonché filosofi, teologi luterani Bultmann e Moltmann, per distinzioni di:
| mito -non mitologia- biblico / allegoricità -non allegoria- di Scritture bibliche|
| Storia del cristianesimo \ Evento cristiano |
cui senso ultimo se ne trova espresso prima di compiersi di sequenza in riflessioni sparse di altro teologo luterano, D. Bonhoeffer, in meditazioni non sparse circa distinzioni di:
|Atto / Essere
|Tentazione \ Caduta
...Queste ultime erano susseguenti a dottrine teologiche riformate su vuotità non nullità di Predestinazione divina e su entità pienità di Provvidenza Divina, che definivano rilevanza di duplice quadro storico: relatività di Caduta e Redenzione, assolutezza di Tentazione e Salvezza. Tal quadro era dedotto dalla affermazione di Giovanni Calvino circa non universalità della Vicenda della Redenzione ed universalità della Vicenda della Salvezza, corrispondenti a pratiche indicazioni di umanità cui situazione di peccato la altrui non propria condizione di peccato; di tal umanità innocente ne era indicazione di Lutero di ambienti in Germania, cui umanità restata bellicosa però in contatto diretto a natura; in Svizzera era attribuita a venute saracene ma che in Alpi trovavano presenze arcaiche protoeuropee eguali, delle quali G. Calvino stesso era ritenuto originario - dalle seconde- e così se ne spiegava spontaneità teologica e non immediatezza etica. Riflettendo anche su storie greche non solo "arabe", teologi calvinisti ritennero infine imminente altro Divino Provvedere che dal Nuovo Patto cioè della vicenda storica cristiana (in "Cristo Gesù") dopo il Patto Primo ovvero più remoto (in "Adamo") cancellasse il Primo, di cui divari tra empietà sempre maggiori tra 'accaderi' mondani umani con 'eveniri' umani mondani suggerivano relatività ormai prossima a finire...
Ugualmente in Germania dopo tempi Wagner e di Nietzsche, ecologi e poi anche ecologisti cominciarono a notare e far notare insostenibilità di tradizionale dottrina cristiana della redenzione; questa essendo stata riflessione incompiuta ma in tutto già definita proprio di Bonhoeffer (terminata a causa di salute mancante e malattia durante cui egli già di altro morente (per malattia, ovviamente mai proprio di malattia, che solo concausa potrebbe mai esser di morte) era raggiunto da non determinanti colpi di fucile di persecutori nazisti)...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...) Pensiero teologico luterano in suo senso comune e attuale mostra intellettualmente ragioni a Lutero anche future oltre che differentemente presenti che ne convinsero a non escludere sùbito ritualità di penitenza poi con forza a non farne più riammettere se non qual evenienza tra molte anche tutt'altre...

E con ciò, si mostra fallacia di prospettiva interconfessionale in recensione — evidentemente in qualche modo eterodottane già, dato procedere razionalista e strettamente ragionativo di recensire medesimo –che presenta legami storici religiosamente non più reali; i quali, prima, diversamente dubbi cioè a causa di incertezze di vita in ambienti realmente cristiani e non per ultrasignificanza di unilateralità storica –

...dunque quelle incertezze per altri rischi da quelli additati da tradizionale ufficialità storica geografica cattolica e vaticana, di cui oggi resta comunicatività senza soggettualità e anche a effettiva causa di stessa vaticana delittuosità che ho citato (citata in precedente mio messaggio) .


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Specifico che:
Vaticana delittuosità menzionata anche in ultimo mio messaggio, è in particolare da me citata in mio messaggio non direttamente ad esso precedente.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Tutti i tentativi di avvicinamento al mondo riformato condotti dalla cattolicità ufficiale avevano esito controriformista o controriformistico...

Tuttavia negli ultimi decenni erano state ottenute (e tali ne sono) comunanze ufficiali tra chiese luterane e chiesa cattolica, in fatto di rito (eucaristia) ed in fatto di dottrine (fede e grazia). Tali comunanze sono anche indice di riforma in stessa, ormai! passata, Controriforma, che non è stata una non-riforma; ma in tali casi non essendovi più alternativa qual controriforma v'è altra cattolicità... A questa recensore non pensava, anche perché concepiva alterità cattolica storicamente posteriore o posteriorizzabile...
Ma come sono sparite da circolazione (perlomeno ufficiale) le vere e proprie "papamobili", anche per sequestro di autorità italiane per il caso dell'attentato contro papa polacco oltre che per più recenti multe per sistemi di sicurezza non del tutto funzionali (né oggi sarebbe diversamente), ugualmente non era (e non è) più usufruibile una unica concezione storica cattolica e non perché bastasse od occorresse porre a margini o sempre a margini romanocentricità o romanocentrismo... ma perché cattolicità non solo europea anche occidentale non era -e non è- unico pensiero e altri necessari ve ne erano già - e ve ne sono e saranno ancora; e non per anti-eurocentrismo né per eurocentrismo né per non-eurocentrismo... Indubbiamente ciò non aiutava né aiuta a comporre una geopolitica cattolica ecclesiastica anzi ne mostrava e ne rivela effettiva inesistenza, proprio inibendo sinceri accoglimenti-apprestamenti romani vaticani; tanto che atteso papa africano non arrivò e ne arrivava argentino con cognome italiano...
Sembrerebbe tutto ciò troppo poco concettualizzabile per essere ecclesiastico; eppure si deve considerare che a Romanità si erano aggiunti Romanismi e che Idea di Roma non era stata, non fu e non è, il solo Pensiero di Cittadinanza. Allora constatando che tal Idea è ancora essenziale a cattolicità, se ne deve considerare tutta molteplice realtà anche storica: Antica Roma, Impero ed Imperii Romani (anche Aquitania, Costantinopoli, Alessandria), Sacro Romano Impero (titolo antico imperiale - non continuazione di stessa cosa - e senza mediazioni clericali), Stato Pontificio, Vaticano (a Roma dopo fine di dittatura fascista)... ma nel frattempo: cristianesimi romanici, romanici italici e non solo italici; Romania - e romanità cristiana ortodossa, non solo rito latino dunque... romanismi degli zar Romanov e Romanismi di presidenzialità statunitensi americane... ma pure altro, perché tutta altra storia anche v'è non di Roma e romani e non solo di Romoli e romoli, anche - ed indipendentemente- di Romi, romi... e di altra romanità ed altri Romanismi... senza origini Rom ma pur sempre con Ideale romano e antecedente anche non confluente a stessa Idea di Roma oltre che in altra parte confluenza ad Essa; dunque Romei e romei, affini a Idea; ma pure romei e Romei, affini a Ideale solamente che in sua quintessenza non è meta possibile di Idea...:
Insomma un mondo romano diverso oltre tradizioni imperiali oltre tradizioni presidenziali, su cui riflettere per ottenere pensabilità della attualità cattolica ecclesiastica che è realtà ancor più variegata fino a indeterminabilità non indeterminazione... Poiché volontà cattolica ha destino di vastità ed imprecisabilità cui esigenze diverse restano insoddisfacibili. (Come si suol dire: non si può stare con due piedi in una scarpa sola (e non si deve pensar a far automobile autocarro se anche autocarro non può essere...)) .


...Attualmente non esiste più in religione e politica il potere solitario dei Papi, ma esiste in religione il potere del Papato. La politica non ne è più direttamente coinvolta perché non c'è più realtà religiosa-politica vaticana.


...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...

Grecità ha una sua parte in cattolicità ma rito greco è a sé stante perché non è base per cattolicesimo e quale base è per altro da cattolicesimo. Non solo per questo, non ha senso riporre attese cattoliche nella storia ellena; non solo perché universalismo elleno non v'è e universalismo ellenista è altro da universalità cattolica che ha suoi limiti in grecismo e non fino a grecità (terminologia greco-ellena di stesso termine "cattolico" ovvero 'catholikos' è grecismo soltanto e ovviamente soltanto di umano verbo); ma anche perché non ha senso presupporre alterità quale non alterità e storia greca resta altra storia dal resto delle storie.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Evoluzione storica di cattolicesimo aveva superato periodo della Controriforma già in anno 2013 ed in anni 2019-2020 aveva già terminato le proprie vere pretese a causa di definitivi interventi giudiziarii in necessità di difendere inermi da plagi e abusi di tutele o peggio violenze contro decisioni...
Ciò accadeva senza chiusura del Papato perché non avvicendamento accadeva ma aggiungimento, con due ruoli effettivi di cui primo a inibizione degli eccessi del secondo e il secondo a interdizione di compimenti del primo; dopo che il precedente papa (quello polacco) era stato considerato testimone non veritiero durante processo a sua stessa difesa quindi non accolto più da Giudici di Stato Unitario Italiano quale interlocutore realmente possibile. Alcuni comunicati vaticani erano contro diritti di tutti i Paesi, Italia e dunque zona vaticana pure; dopo morte del papa polacco, proprio quando tornato ben disposto a onestà con Leggi di Stato e lui non più sostenuto dalle schiere degli ammiratori ed impedito ma non fino al punto di impedire di denunciarli anche in ruolo di ancora sedicenti sanitari, Vaticano era malgrado sue richieste fuori Unione Europea fuori Organizzazione di Nazioni Unite e poi terminò di gestire davvero zona dove situato per concessione di Stato Italiano — non solo per interessamento UNESCO a valori e destinazioni originarie, rinascimentali, di Architettura di zona stessa cui gestori poi ex gestori in interessi divergenti e non leciti— anche per insufficienza di Guardie Svizzere vaticane a mantenere il controllo di essa e con intervento di agenti d'ordine di Stato italiano a favore di venditori ambulanti giunti in zona e trattati quali stanti in zona non italiana ed invece restando ovviamente, stessa zona, zona di Paese Italia... fu da Presidente di Repubblica Italiana precisato in Discorso ufficiale che zona stessa non era zona di franco commercio né genericamente franca (per quanto franche siano alcune tradizioni o altro di Italia, quella zona di Roma non ne era né è destinabile esclusivamente a franchigie ed è zona non etnicamente-esclusivamente determinabile...) e ciò aiuta a capire non inesistenti i fatti che ho detto... Della vecchia struttura burocratica vaticana gli Archivi recentemente sono stati aperti e quindi non ne esiste più identità specifica; vero diritto canonico non può più autenticamente riferire di sede "petrina" a Roma, per tradizione potrebbe essere ad Avignone (non in cattedrale, gemella (più grande) di romana vaticana, ma sita in Africa, che era ed è architettonicamente qual sede, destinata ad esser non "petrina").

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Non per l'esito non "petrino", ma per statuto di tutti i monoteismi, non è la storia euristicamente oggettivabile ed epistemologicamente rilevante a costituire possibile meditazione, neppure filosofica; ma storia soggettivabile euristicamente ed esplicabile epistemologicamente; gnoseologicamente rilevabile, ermeneuticamente oggettivabile.
Dunque cercar fatti per asseverare pratiche ecclesiastiche non ha senso, né tra Idee e Ideali, neppure tra guai e sciagure, ancor meno da invenzioni di guai inesistenti e di occultamenti di guai esistenti... In ciò Clero cattolico ha finalmente proceduto canonicamente, esplicitando cioè con diritto canonico caso di inadempienza di prelato attribuente a moralità ruolo in altra evenienza catastrofica... sanzionando prete che malediceva umani a motivo di solo accadere di terremoto. Ciò accadeva dopo ineffettività vaticana e quindi era direttamente valevole anche gerarchicamente ed ha segnato Ritorno di serie motivabilità non solo cattoliche anche in chiese cattoliche non solo italiane... Certamente non è sufficiente per essere proprio ottimisti, eppure aiuta nel rifiuto del solamente rifiutabile e ve ne resta ancora assai purtroppo:
giorni orsono, in foglio recante notizia di giornale si leggeva falsa affermazione di tramutazione di influenza virale non stagionale in stagionale abbinandone appellativo pasquale... invece trattandosi di influenza già stagionale e non nuova neppure, che idiotamente e contro valore di non legge di Decreti di Presidenza del Consiglio dei Ministri alcuni giornalisti hanno finto disastro sanitario ed occultando intolleranze, di molti anche volontarie, a nuovi freddi e geli anche primaverili... Per strada, accanto a cartello, avevano girato e poi anche dopo, ennesimi, innumerabili forse!, autori di crimini di terrorismo, non politico, cioè fautori di paure immotivate che agiscono occultando reali pericoli, costituiti da gente che odia clima europeo e non vuol abbandonare Europa o vuol farne raggiungere da chi non saprebbe amarne clima... Per costoro cartello funzionava da falso rituale... proprio quello che dichiarazioni congiunte luterane cattoliche hanno escluso con una definizione al riparo da errori di relazioni inesistenti umanità / Mistero / natura.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Quanto contenuto in titolo di lavoro recensito non si è avverato per interezza di chiesa ma senza dubbio è accaduto un mutamento, proprio quello auspicato durante Rinascimento allorché ruoli papali assurgevano ad assolutezza estrema; perché il Papato è diventato Istituzione ecclesiastica più importante del ruolo papale e dunque non per molteplicità di ruoli, già accaduta in passato... Due non un solo papa, uno emerito e l'altro no, in eventi contingenti recenti, di Ratzinger e Bergoglio, erano impossibile forza dei ruoli stessi e ne restavano ed ora Papato cioè intero apparato ecclesiastico cui elezioni e azioni papali è più importante di queste stesse, cui effettuazioni più importanti di ciò effettuato; e proprio per funzione essenziale ecclesiastica, che in agire non è in quanto tale sottoposta ad impresabilità né ad impresarietà. Nonostante rovina, anche giudiziaria, vaticana, dunque esiste ancora una realtà ecclesiastica cattolica; ma proprio fine vaticana non rende consistere di riforma cattolica in quanto tale; anche perché rivendicazioni etiche erano di giustizia anche tradizionale purché autentica; sia perché si tratta di Liberazione religiosa in atto e maggiore di una Riforma...
Ma per intendere non riforma bisogna intendere anche passata riforma, di cui evento principale la Riforma luterana e gli altri poi connessine. Purtroppo in ambienti non solo di filosofia, non sempre ha avuto accesso il conoscere di cultura riformata protestante quindi evangelica! In Occidente diviso questa mancata conoscenza era anche stessa divisione, sia geopoliticamente che eminentemente socialmente: per incomunicabilità volute da ateismi fanatici,  perché se anche Atlantico era divenuto già via di comunicazione non straordinaria non sempre era usata a scopo concorde con scopi di Occidente e poiché coi vantaggi anche alcuni svantaggi, datoché a esser comunicanti con trasporti marittimi molte altre zone pure non solo occidentali... Pensiero riformato americano sconosciuto a cattolicesimo europeo e riformati europei non intesi del tutto da cattolici americani... Ma soprattutto il veto ateo marxista-comunista totalitario poneva mondo religioso non solo occidentale in difficoltà gravissima, cui filosofia coinvolta; e questa difendendosene con tollerare pseudomarxismo e marxismi impropriamente tali e postmarxismi ed exmarxismi, che erano moderativi poi inibitivi cioè coi post e con gli ex arginando stalinismo che non poteva disporre più del gioco al marxismo stesso... Ma altra filosofia non era coinvolta!
In Italia ateismo ha anche senza comunismo consentito poca comprensione di cristiana Riforma; unito ad antimonoteismo e a cattolicesimo intransigente degenerato già od ancora degenerante oramai in 'cattolicismo'. Tale intransigenza non coglie le destinazioni originarie della dottrina luterana sull'arbitrio, che erano di rifiutare le ingannevoli pretese clericali di stabilire a proprio arbitrio destini ultramondani ed ultraterreni: tal arbitrio Lutero definiva non reale ed arbitrarietà sacerdotale ne descriveva relativa e limitata da Assolutezza di Mistero di Dio; anche e non solo contro "il mercato delle indulgenze".

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

È accaduto un mutamento cattolico in cattolicesimo anche di realtà politicamente non religiosamente democratiche, senza approdare a riforma cattolica. In ciò lavoro recensito, non era inane, ma solo a negarne fini reali.

...Anche ideologie democratiche nacquero da precisazioni di Tesi di Lutero, cui il luterano Muntzer dava teorici supporti religiosi che nella pratica furono subissati da antiecologica condotta di fòlle di contadini in Germania e da reazioni spropositate e spietate di soldatesca dalla non diversa condotta, contro ecologia di rapporti umani, reazione cui Lutero s'era illuso restasse solo minaccia. Lutero di propri lavori accettò 95 Tesi, Servo Arbitrio, Catechismo, rinnegando il resto anche invettive antisioniste che erano antiumanitarie ma pure antireligiose tanta la violenza di stesse invettive e ai danni di ebrei ed anche giudei, e ripudiando anche suo assurdo monito contro i turchi, assurdo sia perché evidentemente non ne ben identificava, sia perché ignorava di fatto proprio lui stesso finanche che v'era cristianesimo turco. Molti con còmpiti di filosofia hanno ignorato a lungo questi fatti quandanche saputene ed ignorano anche che nozione psicologica di libero arbitrio era ad opera del luterano Melantone e che Calvino e Zwingli non negavano esistenza di libero arbitrio, che quelli che avevano fatto di servo arbitrio nozione non più relativa ad inganni clericali erano incorsi in opposizioni, in particolare di altro riformato, Arminius, che aveva avviato anche una Riforma non più legata al protestare contro gli abusi clericali cattolici invero basata su differenza, non esplicabile con ricorso a nozioni di arbitrio, cui tuttavia Arminius provvedeva di erasmiana formulazione e non cattolica appunto, ma evangelica. Da questi fatti ed altri non opposti erano sorte condizioni per altro dell Riforma, il Metodismo cui dava inizio J. Wesley, cui era essenziale solo scopo pratico diretto religioso, poi dottrine pentecostali riformate che erano originariamente per nuova storicità cristiana, cui due esiti: non bisogno più di testimonianza biblica ("neoapostolicità", originariamente se con Bibbia solo per cultura biblica); rilettura di Bibbia ("testimoni di Geova" erano solo studiosi di Bibbia). Di fatto prima epoca di Riforma si chiudeva così, superando utilizzo di Sacre Scritture a scopo di metro di giudizio, alternativo a vicariato papale poi differente da esso. Di questo poco ne accettavano ambienti universitari italiani, ma assai recente costituzione di Facoltà di studi storici-religiosi, scientifici quanto a individuazione e catalogazioni, a Roma ne interrompeva poteri di ostilità, anche permettendo non più necessaria intermediazione accademica europea o altra straniera per validazione di studi religiosi, non solo cattolici (difatti, Facoltà valdese di teologia a Roma da molti decenni... )... A ciò gli intolleranti, sempre più in evidenza di atea intolleranza che ne muoveva tutti, reagivano contro interezze di culturalità, basi non solo di espressioni religiose; e non solo acculturazione di filosofia ne era svantaggiata...
Anche per questi fatti, ho inviato questi commenti; anche perché affermazioni di recensione sono di anni addietro e sarebbero potute essere di illusione senza aggiungervi alcunché dopo.



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Evidenza storico-religiosa vera, checché ne dicano sedicenti professori di Facoltà, non attesta alcun Gesù storico qual segno od appartenenza di religione cristiana; e di ideali Gesù in storie ed attualità cristiane se ne trovano idealità di altra entità, non semioticamente connotabile, cioè relazione a Idea non concretamente descrivibile in analogie antropologiche, detta "il Cristo", psicologicamente una determinazione del Sé universale cui figurazioni non umanamente possibili né umane possibili, cioè matrice archetipica cui immagini simboliche mentali non espressive ma allusive: distinzione del Gesù ideale da Idea di Cristo, cui storia umana e umani non sono riferimento né riferire!!
Con ciò, non si nega umanità religiosa, che in coincidenza bimillenaria di cattolicesimo aveva assunto, ma senza futuro, centro storico antico-gerosolimitano e nel riferimento a Nazareth e ad annunciatore di cristianesimo, non cristiano, che critica storico-letteraria giudaica ha identificato ma opportunamente mostrandone non totale coincidenza con racconti evangelici biblici: difatti non è risultato che tal predicatore, storicamente poi notevolissimo, fosse stato crocifisso né che fosse morto in anticipo né dopo punizione o supplizio; ed ovviamente ciò non toglie senso ai relativi eventi cui si riferisce, ma che neppure così sono cristianamente indicativi di alcunché di fondamentale al Cristianesimo.

(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore muoveva suo procedere entro culturalismo non culturalità religiosa.
Dunque giudico assolutamente opportuno il seguente riferimento culturale:

Originale orientale tradizione iconografica cristiana non è quella araba anche europea del presepio coi personaggi, ma quella palestinese, conosciuta anche nel Libano, del 'presepio vuoto' o 'presepe', distinzione di concetti ben conosciuta in tradizioni, elleniche, napoletane ma non di queste stesse, tra:
atto interiore non mimabile, esteriore mimabile,
questo ultimo esternità non religiosa-cultica ma di cultura su religione, non essa stessa religiosa... Ebbene significato originario di Vangelo della Nascita era assenza di umano teste; ad esempio, di "Stalla vuota"... e cui piena era parallelo accadere non evento stesso ma eguale... non veritiero!! Pure tal uguaglianza senza verità tradizioni più antiche dei Vangeli assommano, non ad una sola persona cui non attribuire(!!); ed anche Bibbia nel dire, in Vangeli, di verginalità e di bimbo, aveva ed ha senso proprio di:
"non lui";
e senso di "non lui anche se un altro" "e anche se un altro è un altro ancora, non lui", per scarti temporali cui narrazioni contenute in Testi... secondo ispirata tradizione storica libanese dei molti gesù, ovvero rivelatori di allora nuova religione cristiana e che suggerivano diversa umanità religiosa non con concreta manifestazione, né per fissa – che sarebbe anche impossibile!!


Allora, cosa di restante di filosofico in disconoscimento di cristologia da parte di recensore?
Analogo disconoscimento in oggetto del pensiero di autore recensito, cui Chiesa indicata da riformare non era più tanto né abbastanza Chiesa, né luogo di vera cristianità né accadere cristologicamente; e di tal "Chiesa Cattolica" stessa, ancora adesso nulla risultando di cristianamente assicurabile.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio, precedente qui, del 16 aprile 2020 13:18,

'dell Riforma'

sta (proprio per):

della Riforma .


Reinvierò per agio di lettura.



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+

È accaduto un mutamento cattolico in cattolicesimo anche di realtà politicamente non religiosamente democratiche, senza approdare a riforma cattolica. In ciò lavoro recensito, non era inane, ma solo a negarne fini reali.

...Anche ideologie democratiche nacquero da precisazioni di Tesi di Lutero, cui il luterano Muntzer dava teorici supporti religiosi che nella pratica furono subissati da antiecologica condotta di fòlle di contadini in Germania e da reazioni spropositate e spietate di soldatesca dalla non diversa condotta, contro ecologia di rapporti umani, reazione cui Lutero s'era illuso restasse solo minaccia. Lutero di propri lavori accettò 95 Tesi, Servo Arbitrio, Catechismo, rinnegando il resto anche invettive antisioniste che erano antiumanitarie ma pure antireligiose tanta la violenza di stesse invettive e ai danni di ebrei ed anche giudei, e ripudiando anche suo assurdo monito contro i turchi, assurdo sia perché evidentemente non ne ben identificava, sia perché ignorava di fatto proprio lui stesso finanche che v'era cristianesimo turco. Molti con còmpiti di filosofia hanno ignorato a lungo questi fatti quandanche saputene ed ignorano anche che nozione psicologica di libero arbitrio era ad opera del luterano Melantone e che Calvino e Zwingli non negavano esistenza di libero arbitrio, che quelli che avevano fatto di servo arbitrio nozione non più relativa ad inganni clericali erano incorsi in opposizioni, in particolare di altro riformato, Arminius, che aveva avviato anche una Riforma non più legata al protestare contro gli abusi clericali cattolici invero basata su differenza, non esplicabile con ricorso a nozioni di arbitrio, cui tuttavia Arminius provvedeva di erasmiana formulazione e non cattolica appunto, ma evangelica. Da questi fatti ed altri non opposti erano sorte condizioni per altro della Riforma, il Metodismo cui dava inizio J. Wesley, cui era essenziale solo scopo pratico diretto religioso, poi dottrine pentecostali riformate che erano originariamente per nuova storicità cristiana, cui due esiti: non bisogno più di testimonianza biblica ("neoapostolicità", originariamente se con Bibbia solo per cultura biblica); rilettura di Bibbia ("testimoni di Geova" erano solo studiosi di Bibbia). Di fatto prima epoca di Riforma si chiudeva così, superando utilizzo di Sacre Scritture a scopo di metro di giudizio, alternativo a vicariato papale poi differente da esso. Di questo poco ne accettavano ambienti universitari italiani, ma assai recente costituzione di Facoltà di studi storici-religiosi, scientifici quanto a individuazione e catalogazioni, a Roma ne interrompeva poteri di ostilità, anche permettendo non più necessaria intermediazione accademica europea o altra straniera per validazione di studi religiosi, non solo cattolici (difatti, Facoltà valdese di teologia a Roma da molti decenni... )... A ciò gli intolleranti, sempre più in evidenza di atea intolleranza che ne muoveva tutti, reagivano contro interezze di culturalità, basi non solo di espressioni religiose; e non solo acculturazione di filosofia ne era svantaggiata...
Anche per questi fatti, ho inviato questi commenti; anche perché affermazioni di recensione sono di anni addietro e sarebbero potute essere di illusione senza aggiungervi alcunché dopo.



MAURO PASTORE