mercoledì 8 gennaio 2014

Badiou, Alain, La repubblica di Platone, dialogo con un prologo, sedici capitoli e un epilogo

Traduzione di Marta Albertella, testo a cura di Ilaria Bussoni, introduzione e postfazione di Livio Boni, Firenze, Ponte alle Grazie, 2013, pp. 420, euro 28, ISBN 978-88-6220-628-0.

Recensione di Francesco Tampoia - 09/10/2013

Come si regge una polis? È possibile esercitare la giustizia? Basta soltanto la Costituzione, la Legge per renderla operativa? Nella sua “hyper-traduzione”, remix artistico- letterario della Repubblica platonica -come Badiou definisce la sua fatica- tali interrogativi conducono il lettore nella complessa e polimorfa atmosfera del classico dialogo platonico. Per un verso accessibile a tutti, per l’altro sorretto da scolastiche, filosofiche citazioni, in vivace, ironica e conviviale discussione il libro presenta allievi che espongono le proprie idee, spesso in contrapposizione al maestro Socrate. 

Il principale problema resta quello del rapporto tra Badiou e Platone, un rapporto si direbbe simbiotico tra due filosofi a distanza di ben oltre duemila anni. Usando i suoi raffinati strumenti ideologici, letterari e artistici, Badiou riesce, con indubbio successo, a leggere, a farci leggere, oggi, il grande capolavoro della Repubblica di Platone, a dar vita a Platone come se parlasse di noi.
Numerosi i commenti, le recensioni. La teatralità del testo- vivace e godibile nei dialoghi platonici- è riproposta da Badiou, che gioca su diversi caratteri: Socrate, Amantea, bella sorella di Platone, non presente nell’originale testo platonico, una specie di alter ego che con i suoi interventi sposta quasi sempre la discussione su nuove prospettive e approfondimenti, Glaucone fratello di Platone, dalla viva intelligenza, amante della caccia, sportivo, pronto, deciso, anche spiritoso negli interventi; Cefalo ricco anziano del Pireo, Polemarco cittadino ateniese figlio di Cefalo, Trasimaco stimato sofista, figura caricaturale, Clitofonte ammiratore e alleato di Trasimaco. 
In una sintesi quasi impossibile il contenuto.
Sin dal Prologo il Socrate- Badiou pone sul tappeto il problema della giustizia e il suo valore: la giustizia rappresenta l’Essere come giusta e appropriata articolazione degli esseri. Segue, come presupposto, la necessità di ridurre il sofista (l’antifilosofo) al silenzio, combattere la demagogia e la falsità. Con accattivante apertura, garbo e simpatia Socrate si rivolge ai giovani: “è proprio vero che c’è in voi, nei giovani, qualcosa di divino, poiché, dopo aver parlato con un’energia poco comune degli innumerevoli vantaggi dell’ingiustizia, ancora non siete convinti, davvero convinti, che valga più della giustizia” (p. 85). Altro importante presupposto è l’impossibilità di pensare un’autarchia individuale: “la quantità di bisogni diversi conduce nello stesso territorio una grande quantità di uomini riuniti dalle leggi dell’associazione e del reciproco aiuto. A questa disparata coabitazione noi diamo il nome di Paese, comunità politica, Stato, città, processo collettivo eccetera, a seconda del contesto” (p. 89).
È questa la ragione che spinge il gruppo a esaminare prima lo stato, il senso del convivere, e poi il singolo individuo. Glaucone, sempre attento al filo del discorso, parla degli scambi tra uomini, della necessità di soddisfare i bisogni primari dei cittadini, della divisione del lavoro, e di intermediari tra produttori e consumatori. Fondamentale, a suo giudizio, la figura del guardiano che sottomette l’energia soggettiva all’idea del Bene. Una sorta di cane-filosofo, nota scherzando Amantea, somigliante al lupo-sofista.
Ogni proposta politica per i futuri guardiani della città implica una chiara ed efficace paideia, ogni insegnamento deve mirare a combattere la menzogna, a instillare le più sane e fondamentali virtù: coraggio, sobrietà, grandezza d’animo, spirito libero, giustizia.  Accanto alle discipline dello spirito le discipline del corpo per un’impeccabile forma fisica; i guardiani devono essere raffinati nel cibo, mai obesi. La dieta, tuttavia, riguarda tutte le classi sociali: equilibrio nella persona con la cultura letteraria da una parte, lo sport dall’altra.
In una città-stato ideale chi deve governare? La risposta di Glaucone è secca: i migliori. Certo dovranno essere ‘illuminati, capaci e, soprattutto, avere a cuore il bene pubblico’. Ma gli illuminati non saranno invaghiti di lusso e ricchezze? La soluzione è abolire la proprietà privata. Eliminata la proprietà privata, il paese o città diventa una vera comunità collettiva. Certamente possono esserci delle deviazioni, può accadere che alcuni diventino più ricchi di altri; la massa adulatrice è solita seguirli e appoggiarli; nelle assemblee riescono a condurre demagogicamente il gioco. Ad Amantea l’opportuno richiamo a essere padroni di se stessi e non schiavi.
Il Soggetto umano possiede principalmente una duplice natura: la migliore e la peggiore. In ogni soggetto albergano istanze diverse, inclinazioni distinte, come in ogni oggetto: Pensiero, Affetto, Desiderio. La Giustizia li avvolge tutti. In ogni modo, la natura umana è sostanzialmente buona, come ha detto alcuni secoli fa J. J. Rousseau. Solo nello stato ideale si realizza la quinta politica, quella buona e vera del comunismo, una sorta di aristocrazia popolare vivente. Possono le donne svolgere le stesse attività degli uomini? La regola dello stato ideale è che tutti devono potersi occupare di tutto. Ci sono comunque pregiudizi, tradizioni e costumi. Per quanto riguarda la famiglia ci sono resistenze alla sua abolizione; sulla comunità delle donne c’è il rischio del ridicolo, una certa intimità dovrebbe essere salvaguardata a discapito della pubblicità e collettività.
Che cos’è un filosofo? È necessario che siano i filosofi a esercitare le funzioni governative; in alternativa, chi è chiamato a funzioni dirigenziali deve trasformarsi in filosofo. E chi non comincia con l’amore, non saprà mai che cos’è la filosofia; il filosofo è l’amante dell’essere e della verità, coltiva “l’amore per ogni sapere insediato nello squarcio di luce di quella parte eterna dell’essere che si espone al pensiero puro e che, proprio per questo, resta estranea alla dialettica del nascere e del morire” (p. 214). È impossibile che l’indole filosofica si compiaccia del falso (p. 214).
Filosofia e politica. Le opinioni maggioritarie spesso sono fallaci. Basti pensare al movimento dei pianeti intorno al sole. In passato si credeva che il sole ruotasse intorno alla terra, mentre si è visto che era il contrario, “Eppure, la democrazia, la libertà di dire quel che si vuole è quanto c’è di meglio al mondo”(p. 228). I dirigenti politici ”devono manifestare il proprio amore per la cosa pubblica in ogni circostanza, piacevole o dolorosa, non cedere mai su questo principio” (p. 236). Le virtù cardinali del politico sono: giustizia, sobrietà, coraggio, saggezza, e alla base di tutto l’idea del Vero. Più avanti Amantea domanda: La discussione generalizzata su qualunque cosa, le persone che chattano su internet, tutta questa baraonda non stabilisce una solida dittatura della chiacchiera e dell’opinione?” (p. 282). La risposta è certamente sì. In primo luogo bisogna credere e cercare la verità, seguire un’accurata paideia che può aversi solo se si muove e trasforma anche ciò che è velato e oscuro, perché l'essenza della 'formazione' si fonda sull'essenza della verità. Formazione e verità, paideia e aletheia procedono insieme.
Nella parte centrale del libro, Badiou trasferisce il celebre mito della caverna in un immaginario cinema cosmico. Davanti, lo schermo, “che arriva fino al soffitto, ma è talmente alto da perdersi nell’oscurità, blocca la visuale di qualunque altra cosa che non sia questo. La sala è piena. Gli spettatori sono, da quando esistono, imprigionati sulla loro poltroncina, con gli occhi fissi sullo schermo e la testa stretta dentro cuffie rigide che coprono le orecchie”(p. 251). Su una grande passerella di legno parallela allo schermo “automi di ogni sorta, bambole, sagome di cartone, marionette, sorretti e animati da invisibili manovratori o guidati da telecomandi “(p. 251). Strano spettacolo, chiosa Amantea. Qui gli umani sono fermi, incatenati, non vedono altro che ombre, “ma che cosa succederebbe se, spezzate le catene e curata l’alienazione, la loro situazione cambiasse di punto in bianco?” (p. 252). Immaginiamo che uno spettatore sia slegato, obbligato ad alzarsi, a voltare la testa a destra e a sinistra, a camminare, a guardare la luce che esce dai proiettori e, liberato, ridiscenda nella caverna, ove sono ancora gli altri, incatenati. Nella caverna, adesso, si sente a disagio, rischia di soccombere alla strapotenza della verità (falsa) che colà domina, la pretesa che la comune realtà valga come l'unica realtà. Deve condurre anche gli altri fuori dal mondo di oscurità, deve porli di fronte a ciò che è massimamente disvelato. La caverna non è totalmente chiusa, è dotata di apertura e predisposta alla sottrazione di totale occultamento, è spalancata alla luce, è rivolta al sole. Il filosofo è l’uomo più adatto a sostare su di essa, in bilico sull’apertura dell'Essere. Oggi, osserva Amantea riferendosi al Web, le persone possono anche restare a casa ed essere nel frattempo in una caverna. Il pensiero di chiunque, continua Amantea, vale quanto quello di chiunque, è bene che le grandi masse si volgano verso il sapere fondamentale, quello orientato dalla visione del Vero. Che tutti, con le buone o con le cattive, escano dalla caverna!
Più avanti, Socrate-Badiou si sposta dalla matematica alla dialettica. La matematica fornisce l’unica e adeguata guida per scoprire una conoscenza predittiva e anticipatrice. Nessuno può vivere da uomo e ignorare il numero. L’aritmetica superiore è utile al filosofo per superare la potenza del divenire. Oggi più che in passato vale la forza del numero, vale per ottenere delle maggioranze, che, perché numeriche, possono anche essere fasulle. I numeri, insomma, vanno maneggiati con cura. Il filosofo li userà nella prospettiva del pensiero puro, pensiero che gli serve per contrastare il panta rei. Lo studio delle scienze costituisce il preludio della dialettica. 
Critica delle quattro politiche pre-comuniste. Timocrazia è lo stato di guerra che dà potere solo ai guerrieri i quali possono degenerare nella ricerca di cariche prestigiose e trasformarsi in nuovi ricchi. La storia insegna che quando il corpo politico tende a scindersi, quando si creano forti disuguaglianze esplode il conflitto, l’unità del Paese come stato-comunità è rotta, si può arrivare alla guerra civile. Oligarchia è la condizione di mantenimento del potere per il potere; “l’avarizia dell’oligarca lo rende incapace di rivaleggiare pubblicamente e onestamente con i suoi concittadini, di condividere con loro un’ampia visione della vita” (p. 304). Democrazia e Tirannide. La democrazia è quel tipo di stato in cui ogni cittadino è libero di dire e di fare quello che vuole. Ricordando soprattutto il XX e XXI secolo, può divenire un significante senza significato, una parola vuota che contiene in sé uguaglianza e diseguaglianza, populismo, demagogia, schiavitù, approssimazione alla tirannide, “tirannidi e fascismi, incarnando il fatto che la libertà, raffinata ma senza principio né concetto, si capovolge in selvaggia schiavitù, nascono sempre in un contesto che pretende di essere democratico o repubblicano” (p. 322). 
 Giustizia e felicità. In scala discendente, il Socrate-Badiou intravede cinque tipi di politica: comunismo, timocrazia, oligarchia, democrazia e tirannide (detta anche fascismo). Verso la fine Glaucone: “per ora quest’ordine esiste solo nei nostri discorsi. Non credo ve ne sia un esempio compiuto da nessuna parte. […] A quest’Idea e a nient’altro noi proveremo a essere fedeli” (p. 365, mio corsivo). Obiettivo finale l’eudemonia, la condizione dell’uomo veramente giusto che in quanto tale sarà felice.
Poesia e Pensiero. Platone ha scritto che l’arte imitativa, mimesis, è ben lontana dalla verità. I poeti non fanno nulla per il bene materiale della città, si occupano di immagini, di apparenze. Vanno cacciati? Non del tutto. L’attacco di Platone alla poesia vuole significare altro: vuole essere l’interruzione della sovranità del mito; è un modo per attaccare la tradizione, non un definitivo rifiuto. La poesia non solo incanta, è piacevole, può anche essere utile alla comunità. Glaucone, amante della musica, suggerisce di ascoltare i poeti con benevolenza “quale guadagno sarebbe per noi se stabilissero che la poesia è al contempo godibile e caritatevole!” (p. 388) Oggi i poeti, per Badiou, devono aiutarci a de-saturare la filosofia. Nell’epilogo emerge la mutevolezza ed eternità dei Soggetti, la loro diversità naturale e sociale sotto l’aspetto emotivo, la loro diversità nel coniugare intelligenza e piacere. Ascoltare e diffidare, quindi, non lasciarsi trascinare dalla gloria, dal denaro, nemmeno dalla poesia, e per esse trascurare la giustizia e le altre virtù. La favola di Er chiude con l’ideale del Bene platonico e propone la scelta di una vita degna di essere vissuta. La giustizia è l’Essere come giusta e appropriata articolazione degli esseri. 
La Repubblica di Platone di Badiou è un singolare macrotesto in cui emerge l’estrema difficoltà della filosofia nella prassi, in realtà Platone non prevede nessuna via di salvezza, anzi l’implosione del sistema. Il comunismo di Badiou, ha osservato sul quotidiano la Repubblica Roberto Esposito, non può sostituire un comunismo nella figura isomorfica, analogica dell’assoluto ideale. È un’ontologia ideale, come lasciato intendere da Glaucone (p. 365), un comunismo sui generis. Riappare, ancora una volta, lo spettro di Marx, che ripropone la 11a Tesi su Feuerbach “I filosofi hanno cercato di interpretare il mondo, il punto però è cambiarlo.” In difesa di Badiou la dichiarazione che la sua Repubblica è uno scritto filosofico e non propriamente politico.


Indice 

Nota introduttiva all’edizione italiana
Platone, firmato Badiou di Livio Boni
Prefazione. Come ho scritto questo libro incerto
Personaggi
Prologo. Conversazioni presso la villa del porto
1. Ridurre il sofista al silenzio
2. Incalzanti domande dei giovani
3. Genesi della società e dello stato
4. Disciplina dello spirito: letteratura e musica
5. Disciplina dello spirito: dietetica, medicina e sport
6. La giustizia oggettiva
7. La giustizia soggettiva
8. Donne e famiglie
9. Che cos’è un filosofo?
10. Filosofia e politica
11. Che cos’è un’Idea?
12. Dalla matematica alla dialettica
13. Critica delle quattro politiche pre-comuniste.
     1. Timocrazia e Oligarchia
14. Critica delle quattro politiche pre-comuniste.
      2. Democrazia e Tirannide
15. Giustizia e felicità
16. Poesia e pensiero
Epilogo. Mutevole eternità dei soggetti
Postfazione.
Per un approfondimento critico: l’ultraplatonismo di Alain Badiou di Livio Boni
Indice dei nomi

5 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore presentava pubblicazione recensita per quel che è nei confronti della storia greca, una invenzione: evidentemente singolarità antica non potrebbe mai esser ripetuta ed in più il dialogo di autore è preannunciato in evidente controsenso storico.
Ma parte di cultura filosofica in Italia non era (e non è) in accordo con la forma esplicita ed oggettiva e letteraria del dialogo filosofico. Molti sono stati gli intellettuali che per protagonismo hanno agito sulla falsariga di celebri dialoghi antichi, molto permutando e se stessi inserendo in moonologhi critici distruttivi ove restanti ridotti ad oggetti da smentire. Il caso dei dialoghi letterari filosofici di G. Bruno era perfetto per gli intendimenti inquisitori di componente cattolicista non cattolica del cattolicesimo; e dato che Bruno era pure neoplatonico, si trovavano interessi marxisti a divergere del tutto da mistificazioni pretesche... datoché Platone aveva formulato nozione politica minima di comunismo e dato che comunismo marxista ne praticava citazione-smentita anche in occulto.
In recensione – anno 2013 dopo ultime consumazioni geopolitiche ex-post-sovietiche – si trova e fuori tempo massimo il fascino dissipatore-distruttore dei giochi oscuri del marxismo-comunista; difatti di umorismo anche 'nero' di Badiou, non se ne trova intesa da parte di recensore (Francesco Tampoia).
Autore (recensito) mentre attuava una commedia dell'assurdo perché intendeva vanità di retaggi e riesumazioni, per antitesi raccontava mondo contemporaneo ove si trovava ad agire:

la innegabile ascendenza greca del rinnovamento culturale-civile in Europa occidentale ed anche in Francia rivelava estraneità di pretese totalitarie-comuniste; divergere che Badiou celia in mostrare incongruenze ed annullarne con non sensi diversi:
A) comunismo-natura, greco antico -
b) comunismo ipercivile e denaturato da diaframmi subculturali e scientisti (engelsiani), da Est del mondo;
C) Stato manifestato, cui offici poetici non convenienti, per Atene antica -
d) Stato di relazioni sociali-economiche senza qualcosa da manifestare e tutto solo evidente e poeti in ogni caso al bando, senza neanche facoltà non pubbliche di esercizio poetico;
E) concezione distaccata del mondo per tutti (gli ateniesi), direttamente e indirettamente -
f) concezione mondana, per giunta unica per tutti, per cui mondo favorevole solo se coincidenze fortunose, di cui strategie, di economia-socialità, non dando alcun conto, esponendo tutti al disastro di sciagure (il disastro del filostalinismo –invece stalinisno era volontarietà di esporre a sciagure);
G) ideologia politica fondante non esplicita perché comprensibile in interiorità dei soggetti politici -
h) idee tratte da ideologia nemica di cui esposizione in pratiche opposte, nel caso dell'arte e della poesia non vero desecretare ma rifare assurdamente e caso principale non la poesia ma il cinematografo: di arte del cinema, marxismo-comunismo fu sempre incapace di intender veramente i riferimenti alla vita e con cinematografo istituiva rapporti di esterna non comprensione e con crescenti superstizioni, mascherate da diffidenza su ignoti non realmente presumibili messaggi; e ciò accadeva perché comunismo marxista era sottoposto a primitività oltre che primitivismo, esterne invadenze ed interne decadenze; tanto che in Europa e specialmente Francia il cinema filomarxista non era volontariamente per pochi ma ne dovette a causa di incapacità di moltitudini comuniste-totalitarie, le quali avevano concezione del tutto magica del cinematografo;
I) pratiche fisiche e mentali, psichiche e materiali, concrete, secondo contingenze -
l [elle] ) teorie psico-somatiche non psicosomatiche e da intellettualismi non da studi e con proposizioni astratte arbitrarie persuasive ordinative, catalizzate da elementarità primitiva ignara di origine dei poteri tecnologici e tecnici e di necessità di essi, ignoranza teorica con parvenza di logicità soltanto perché capace di disturbi ed impedimenti puntuali ed efficienti non solo contro tecniche e tecnologie.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Dunque recensore appellando individuo "sportivo" cosa rivelava in anno 2013? I vuoti culturali generati dal marxismo comunismo. Cos'altro rivelava citando Marx? Di non aver accesso a reale possibile componente comunista di dialettica partitica italiana, la quale estrapolava affermazione da operato di Marx su mutamenti e filosofie per attribuirne anche contro Marx (stesso K. Marx, dopo suo ripensamento, ne sarebbe stato d'accordo). Di tal componente non si trova creatività ma riferimento indiretto a realtà statale dei Comuni. Comuni, comunardi, comunisti... niente cui 'Platone e famiglia' poteva dar di conto; invece qualcosa Platone avrebbe potuto offrir di conto su consuetudini odierne di massa circa 'sport e sportività' (e più ancora potrebbe neoplatonismo ma in forma non storicamente riferibile al Platone antico):
in odierna consuetudine di massa si usa parola "sport" non italianizzandola ma usandone come se se ne avesse; lo sport ne è trattato o da trastullo onoroso od oneroso o da medicina; della competizione sportiva ne son preferite registrazioni ed in specie cronometrie con risultato di omologazione elio-antropologica
–tremendamente sciocca ultimamente ed a tuttoggi, dato che moto solare pur segnato isocrono da orologi al sèguito di gravitazione solare preponderante e ugualmente da cronometri di fatto è di gran lunga maggiore (tempo effettivo per far cose assai assai inferiore): allora illusi di "umanità sportiva" ed ovviamente anche di "sport" son in condizione penosa e se protratta di morituri, di ipercronia; perché ricercano attinenze uguali pressoché o maggiori o non dissimili a cronometrie in un tender che è definibile 'supercronico' perché di fatto è oltre antropologica cronia di cui non riesce a ripettare esigenze poiché tenta di uniformarsi a eliotropica cronia... E di ciò si nota differenze di credenze reali da esibite (che pure troppo sciocche sarebbero): dicendo di pensare ad Eternità moltitudini son solite pensare a Lume Solare e ad obliare intuizione di eterno divenire del mondo! –
della utilità non competitiva della sportività ne tentano di negare disperatamente e ricorrendo ad ossessione di prelievi di elementi del corpo o ad ossessivi prelievi nel tentativo di mostrare non-utilità sportiva e sol valore di "esperienza" e per tuttaltro, ma sono volontari ignoranti di vere ginnastiche, evitandone pratica scolastica tramite gesti a vuoto ed energie il meno vigili possibili (pericolosi da avvicinare mentre imitano ginnastica)... e sono anche invadenti con destino altrui...
Di ciò marxismo purtroppo favorì falsa scolarizzazione ed estremizzazioni.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio primo messaggio qui: 'moonologhi' sta per: monologhi.

Purtroppo avevo dovuto preferire controllo non del tutto certo sia per timore di spioni via-inyernet sia a causa di tormento sonoro presso non vicino mia abitazione: sega elettrica usata (non saprei da chi) evidentemente anche per esibirne rumore e per dar idea doppiamente sbagliata su altri rumori di oggetti tecnici e tecnologici... Mi conveniva pensar a difender agio di udito più che a evitar reinvio di messaggio.

Reinvierò messaggio con correzione inclusa, per agio di lettura anche.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore presentava pubblicazione recensita per quel che è nei confronti della storia greca, una invenzione: evidentemente singolarità antica non potrebbe mai esser ripetuta ed in più il dialogo di autore è preannunciato in evidente controsenso storico.
Ma parte di cultura filosofica in Italia non era (e non è) in accordo con la forma esplicita ed oggettiva e letteraria del dialogo filosofico. Molti sono stati gli intellettuali che per protagonismo hanno agito sulla falsariga di celebri dialoghi antichi, molto permutando e se stessi inserendo in monologhi critici distruttivi ove restanti ridotti ad oggetti da smentire. Il caso dei dialoghi letterari filosofici di G. Bruno era perfetto per gli intendimenti inquisitori di componente cattolicista non cattolica del cattolicesimo; e dato che Bruno era pure neoplatonico, si trovavano interessi marxisti a divergere del tutto da mistificazioni pretesche... datoché Platone aveva formulato nozione politica minima di comunismo e dato che comunismo marxista ne praticava citazione-smentita anche in occulto.
In recensione – anno 2013 dopo ultime consumazioni geopolitiche ex-post-sovietiche – si trova e fuori tempo massimo il fascino dissipatore-distruttore dei giochi oscuri del marxismo-comunista; difatti di umorismo anche 'nero' di Badiou, non se ne trova intesa da parte di recensore (Francesco Tampoia).
Autore (recensito) mentre attuava una commedia dell'assurdo perché intendeva vanità di retaggi e riesumazioni, per antitesi raccontava mondo contemporaneo ove si trovava ad agire:

la innegabile ascendenza greca del rinnovamento culturale-civile in Europa occidentale ed anche in Francia rivelava estraneità di pretese totalitarie-comuniste; divergere che Badiou celia in mostrare incongruenze ed annullarne con non sensi diversi:
A) comunismo-natura, greco antico -
b) comunismo ipercivile e denaturato da diaframmi subculturali e scientisti (engelsiani), da Est del mondo;
C) Stato manifestato, cui offici poetici non convenienti, per Atene antica -
d) Stato di relazioni sociali-economiche senza qualcosa da manifestare e tutto solo evidente e poeti in ogni caso al bando, senza neanche facoltà non pubbliche di esercizio poetico;
E) concezione distaccata del mondo per tutti (gli ateniesi), direttamente e indirettamente -
f) concezione mondana, per giunta unica per tutti, per cui mondo favorevole solo se coincidenze fortunose, di cui strategie, di economia-socialità, non dando alcun conto, esponendo tutti al disastro di sciagure (il disastro del filostalinismo –invece stalinisno era volontarietà di esporre a sciagure);
G) ideologia politica fondante non esplicita perché comprensibile in interiorità dei soggetti politici -
h) idee tratte da ideologia nemica di cui esposizione in pratiche opposte, nel caso dell'arte e della poesia non vero desecretare ma rifare assurdamente e caso principale non la poesia ma il cinematografo: di arte del cinema, marxismo-comunismo fu sempre incapace di intender veramente i riferimenti alla vita e con cinematografo istituiva rapporti di esterna non comprensione e con crescenti superstizioni, mascherate da diffidenza su ignoti non realmente presumibili messaggi; e ciò accadeva perché comunismo marxista era sottoposto a primitività oltre che primitivismo, esterne invadenze ed interne decadenze; tanto che in Europa e specialmente Francia il cinema filomarxista non era volontariamente per pochi ma ne dovette a causa di incapacità di moltitudini comuniste-totalitarie, le quali avevano concezione del tutto magica del cinematografo;
I) pratiche fisiche e mentali, psichiche e materiali, concrete, secondo contingenze -
l [elle] ) teorie psico-somatiche non psicosomatiche e da intellettualismi non da studi e con proposizioni astratte arbitrarie persuasive ordinative, catalizzate da elementarità primitiva ignara di origine dei poteri tecnologici e tecnici e di necessità di essi, ignoranza teorica con parvenza di logicità soltanto perché capace di disturbi ed impedimenti puntuali ed efficienti non solo contro tecniche e tecnologie.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio del

23 febbraio 2020 11:23


'via-inyernet'

sta per:


via-internet .


MAURO PASTORE