lunedì 26 maggio 2014

Gortenuti, Arturo, Religioni, potere e biopotere. Un legame indissolubile ed eterno

Padova, Il Prato, 2013, pp. 256, euro 15, ISBN 978-88-6336-214-5

Recensione di Alessandro Bruzzone - 27/02/2014

Nell’opera di Michel Foucault (1926-1984), sicuramente tra i più influenti lasciti filosofici del Novecento, la cosiddetta “microfisica del potere” occupa un posto centrale. E’ ad essa che Arturo Gortenuti, autore dall’interessante ed eclettica biografia intellettuale, si ricollega con il saggio qui recensito, nel quale applica la metodologia critica foucaultiana al caso paradigmatico delle religioni.
Il lavoro di Gortenuti, dopo la prefazione di Antonio Negri e l’introduzione, può essere distinto in due parti: la prima,

 costituita da quattro capitoli, riprende la nozione di potere nel pensiero filosofico (e non solo: vedi il primo capitolo, Cenni sul problema del potere nella sua globalità), concentrandosi poi sulla proposta foucaltiana e sui punti principali nei quali si articola, presentati con chiara sintesi (secondo capitolo: Sapere e potere. Micropotere. Biopotere. Biopolitica); viene quindi propriamente affrontata la questione delle religioni (terzo capitolo: Religioni – Fede – Credenze – Operatori sacrali) e proposta un breve ricognizione sulla sua attualità (quarto capitolo: Uno sguardo sull’attualità). In quattro “movimenti”, Gortenuti riprende così Foucault e definisce la base teorica della sua indagine.
La seconda parte, costituita da un lungo capitolo (il quinto: Religioni, Sapere, Potere e Biopotere nella Storia), articolato in ben 19 paragrafi, ha un taglio nettamente storico: essa consiste in un’analisi delle maggiori religioni mondiali, sulla base della metodologia sviluppata nella prima parte.
Veniamo alla prima parte: il nucleo forte della riflessione di Gortenuti è costituito dal secondo e dal terzo capitolo, sui quali mi concentrerò.
La novità della “microfisica del potere”, alla quale Foucault lavora a partire dagli anni Settanta, sta nel concepire il potere “non come istanza centralizzante, ma come un insieme pluralizzato di relazioni fra gli uomini” (p. 38). Un esempio classico di concezione del potere come istanza centralizzante è ravvisabile nel Leviatano di Hobbes, nel quale il potere considerato è quello dell’istituto monarchico, che esercita una sovranità esclusiva sul popolo. “In effetti, se Hobbes ha fatto un’analisi lucida e importantissima del potere inteso come sovranità politica”, osserva Gortenuti, “Foucault fa un’analisi estremamente interessante del potere parcellizzato [corsivo mio], quale si ritrova, per esempio, nei rapporti medico/paziente, guardia/prigioniero,  insegnante/allievo, soldato/superiore (p. 41). Il potere, attraverso il sapere, permea le relazioni umane a ogni livello, laddove la capacità di gestire un determinato insieme di conoscenze pone un essere umano in grado di formare e gestire il comportamento e le credenze di un suo simile, anche ai livelli più intimi e privati (si pensi alla produzione della sessualità). 
Questa, pertanto, la specificità di un approccio microfisico del potere (micropotere), in opposizione alla tradizione filosofica che ha sempre privilegiato (vedi per esempio l’analisi di Hobbes) un approccio macrofisico. Nella complessa analisi foucaultiana appaiono così due concetti molto importanti, quelli cioè di biopotere e biopolitica: riportando le definizioni di Foucault, Gortenuti spiega come il biopotere sia “il tipo di tecnologia non disciplinare che prende in carico l’uomo non più solo come «corpo utile», ma come «essere vivente»”, mentre la biopolitica è “il dispositivo che fa entrare la vita e i suoi meccanismi nel campo dei calcoli espliciti, e fa del sapere/potere un agente di trasformazione della vita umana” (p. 52). Il potere à la Foucault non è il mero esercizio di un’autorità oppressiva, bensì un articolato e dinamico insieme di rapporti che, passando attraverso i corpi, plasma e guida desideri, saperi e pratiche che fondano la vita umana stessa. 
Si potrebbe asserire, quindi, che il potere è tanto più efficace quando non viene affatto percepito come tale. Foucault “non ha trattato specificamente il legame e la relazione tra istituzione religiosa e il credente” (p. 41), anche se ha ampiamente sottolineato (in un saggio intitolato Religione e cultura) il carattere di forza politica e strumento di potere che la religione detiene. E’ qui, pertanto, che si inserisce la parte nuova dell’analisi di Gortenuti che, accennata sin dall’introduzione, si sviluppa appieno con il terzo capitolo: la religione si svela come un caso, direi, addirittura paradigmatico di biopotere. La realtà di questo particolare biopotere è il Sacro, una forma sapienziale che struttura e regola il rapporto tra l’essere umano e la sfera spirituale e/o divina; il Sacro è gestito (come ogni forma di sapere specifico) da alcuni operatori specializzati, individuati nella figura-tipo del Sacerdote, la cui etimologia rimanda proprio al “fare il sacro”. Concetti come Religione, Sacro e Sacerdote vengono delineati da Gortenuti con grande precisione, attraverso il confronto e la specificazione di molti altri concetti che si presentano analoghi o confusi agli altri: ad esempio, trattando il concetto di Religione, il nostro autore ha modo di toccare quelli di Tolleranza, Fanatismo, Fondamentalismo, Mito, Credenza, Cosmologia, Morale, Etica, Fede, Teologia, Magia, Atto religioso, Culto, Rito, Istituzione, ed infine Verità religiosa.
Nel quinto capitolo, da me indicato come “seconda parte” del lavoro di Gortenuti, avviene la lunga analisi della realtà del potere nelle principali religioni mondiali. “Lunga” in senso relativo, considerata – come si accennava sopra – l’enormità dell’oggetto di studio. Lo stesso Gortenuti, del resto, sottolinea la natura di excursus di questo capitolo; parandosi così da critiche che, in effetti, sarebbero anch’esse fuori misura. 
In realtà, forse il vero difetto di questo capitolo è l’eccessiva completezza. L’autore comincia distinguendo le religioni in tre grandi tipologie: le religioni primali o primitive, tipiche soprattutto dei popoli non alfabetizzati, “caratterizzate dalle credenze in una miriade di forze, dei e spiriti, che regolano la vita del singolo e della comunità” (p. 101); le religioni nazionali, caratterizzate da un forte livello di identificazione con una comunità culturale specifica ed espresse attraverso una forma di politeismo o monolatria, spesso legate al culto di un capo considerato di origine divina (un esempio ancora attuale è lo shintoismo in Giappone); infine, le religioni mondiali o universali, caratterizzate da monoteismo e dalla pretesa di essere vere per tutti (esempio in tal senso sono le tre religioni abramitiche: ebraismo, cristianesimo, islamismo). Si tratta di una distinzione formale, dato che – come avverte lo stesso autore – i confini e le collocazioni nei vari gruppi sono spesso incerti: ma la tipologia più discutibile è la prima, le religioni “primali” che, in barba alle più avanzate acquisizioni dell’antropologia (si pensi ad autori come Eduardo Viveiros de Castro e Philippe Descola), oltre che mescolare animismo e totemismo, sembra peraltro accennare a una visione gerarchica, evolutiva che collocherebbe tali forme religiose “in basso” rispetto alle altre (“Spesso infatti la Religione nazionale è un’evoluzione della primale, e le Religioni universali sono in pratica una derivazione di quelle nazionali”, p. 102), e che non trova più molto riscontro negli studi etnoantropologici. 
Dopo questa distinzione iniziale, Gortenuti passa in rassegna tutti i principali gruppi religiosi esistenti o esistiti, dalla preistoria ad oggi. Qui sorgono i problemi: senza entrare nel dettaglio dell’analisi condotta dall’autore (cosa che sarebbe di fatto impossibile nello spazio di questa recensione), rilevo come essa sia sì interessante, per il grande livello di erudizione (molto ricche le informazioni storiche), nonché per la buona coerenza con l’assetto metodologico impostato nella prima parte. Purtroppo, il poco spazio complica l’esposizione, sacrificando un po’ troppo l’analisi alla necessità del dato storico. Forse un’analisi meno onnicomprensiva ma più approfondita, intorno ad alcuni esempi specifici (una, o comunque poche religioni selezionate con criterio), considerata l’ampiezza del saggio, sarebbe stata più efficace; alternativamente, un progetto come questo richiederebbe, necessariamente, ben altra lunghezza di stampa.


Nonostante questi limiti, il lavoro di Gortenuti risulta comunque interessante e utile, sia nell’ottica degli studi intorno all’opera di Foucault, sia in quella della storia critica delle religioni.


Indice

Prefazione

Introduzione

Cenni sul problema del potere nella sua globalità

Sapere e potere. Micropotere. Biopotere. Biopolitica

Religione – Fede – Credenze – Operatori sacrali

Uno sguardo sull’attualità

Religioni, Sapere, Potere e Biopotere nella Storia

La preistoria

Religioni mesopotamiche

Religioni degli Egizi

Mazdeismo

La religione nella Grecia antica

La religione dei Celti

La religione dei Germani

Le religioni Slave e Baltiche

La religione degli Etruschi

La religione dell’antica Roma

Religioni dell’America precolombiana

Religioni israelitica – giudaismo – ebraismo 

Cristianesimo

Islam

Vedismo – Brahamenesimo – Induismo

Buddhismo

Universismo – Taoismo – Confucianesimo

Shintoismo

Conclusioni

Bibliografia

5 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Alquanto scettico il rapporto del recensore sulla elencazione di autore recensito, senza perplessità in relazione di recensione, per un lavoro che recava utilità ma senza già impiego, questo da farsi o trovarsi altrove ed in anni seguenti non trovandosene in realizzazioni definite, cioè non provvisorie e determinanti per un futuro, da parte di autore stesso; che in anno 2018 manifestava via per moderazione con certa assolutezza e senza tutte le previe particolarizzazioni: negli àmbiti propri di postmetafisica o mefafisicità e da stesso anno 2013 di pubblicazione fino a questo (2020), una occasione di più però destinata a opportunità di meno...
Né recensire ne mutava applicazioni, cioé [non: cioè] di recensito non inquadrava nettezza di pensieri e ragionamenti sul fenomeno religioso, da autore studiato secondo disciplina rigorosamente culturale (di fatto, forse inconsapevolmente in autore,da tradizione umanista letteraria, kantiana - post kantiana, antropologicamente rilevante non già scientificamente pure, iniziata da R. Otto) e scientificamente connotata, da schemi evidentemente ignoti a recensore, da psicoanalisi del Sé sociale, magistralmente realizzata da E. Fromm, della religiosità umana preistorica storica e contemporanea (in ciò nulla di post freudiano né di ex, ovvero antiteticamente a neurologica psicanalisi peraltro - ovviamente - incompiuta e indefinita di Sigmund Freud poi da costui medesimo scomposta fino a non-risultanza neurologica (da altri recentissimamente correlatone invece risultato, di studi sulla neurovegetativa non precisabilità di attenzione - non-indifferenza, euristicamente - non neurologicamente (!!) - corrispondente a stato neuronale di cosiddettao 'pregare')).
Studio di autore adottava modalità interpretative di psicoanalisi del Sé sociale, evidenti da indice accluso, descriventi passaggio da indistinzione a distinzione di assoluta indefinibilità mentale del Sé religioso sociale, per prospetto che servì a scoprire quali contesti vi fossero alla base dello umanismo e del transumanesimo di M. Foucault; ottenendo descrizione circa analisi politica foucaltiana, limitata a contestualità astratta di essa e per contestualismi relativi senza concrete contestualizzazioni possibili di essa in quanto tale.
Ne scaturiva pensiero adatto non già atto a mostrare sfondo culturale filosofico biopolitico e fondamento culturale e politico di biopotere, connesso a realtà di necessità filosofica intellettualmente - culturalmente de-costruttiva; atto su critica di realtà impolitica distruttiva non fino a negazione di questa.
Tal raggiungimento era bioeticamente non determinato ed in ambivalenza di successioni: rifiuto del superamento e di nuova generativa sociale e vitale; non rifiuto di questa; ma per circostanze incerte e non solo vitali.
Inoltre biopotere e biopolitica in quadro intellettuale da autore (...recensito) costruito erano triadicamente dialetticamente irrelate con tesi ed antitesi principali in sintesi terminologicamente bioeticamente risolvibile non altrimenti cioè assolutamente biologicamente non anche relativamente tanatologicamente. Senza dubbio, ciò forniva prospetto vitale; ma senza disporre in esso di vera alternativa a tautologica-ideologica vitalità - per - vitalità, anche per etnoantropologico ragionare non antropoetnologico ed in ragione di stesso autore di medesimo lavoro, che infatti disponeva distinzioni di religiosità in base a differenza di condizioni umane e per mezzo non per base di situazioni nazionali umane.

...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Sicuramente autore identificava relazione di mutazione non storicamente decisiva ma importante; ma non individuava rapporti umani in trasformazione vitale - sociale (non viceversa); dunque riferire recensivo sia ad Hobbes e a immaginifico filosofico gnoseologico di Leviatano che a intellettualizzazione ontologica de-costruttiva foucaltiana non diminuiva sensi possibili usufruibili praticamente e successivamente di lavoro (recensito) ma non esplicandone limiti; questi (appunto) trovandosi deducibili da posteriore attività di autore, di "compromesso" intellettuale.
Insomma sia da lavoro che da sua recensione, macrofisica di potere politico era opposta a microfisica e questa attivamente proposta l'altra invece no!
Senonché problemi odierni di fisicalismi ideologici prepotenti socialmente-antivitalmente, sono risolvibili con tanatologia non esente da macrofisica oltre che compresente di microfisica dei poteri, cioè attivamente materialmente non solo dispositivamente; e se iniquo disporre, antidispositivamente...
Ma se non per de-costruire, cioè per costruire contro iniquità materiali o per solo difendersene politicamente e per non sola realtà politica, è necessaria una microfisica dei poteri che sia epistemologicamente conseguente non solo susseguente né differente alla macrofisica designata dal "leviatano" Assoluto.
Questa mèta si realizza in contenuti filosofici non in forme di filosofia; e se ne ritrova espressa non indirettamente in Opere letterarie filosofiche di H. Melville.
Non ne è inconsistenza; ma alterità radicale: talassocratica, essoterica-esoterica, democratica al contempo oligarchica... Tale, che assolutezza non sia solo monoarchica o non più o non monoarchica... Per movimento di manifesta filosofia: limite-verso, non limite-da (... culturalmente non indefinibile).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio messaggio, il primo qui, :

'in autore,da tradizione umanista letteraria'

sta (propio) per:


in autore, da tradizione umanista letteraria .


Reinvierò per maggior agio di lettura.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Alquanto scettico il rapporto del recensore sulla elencazione di autore recensito, senza perplessità in relazione di recensione, per un lavoro che recava utilità ma senza già impiego, questo da farsi o trovarsi altrove ed in anni seguenti non trovandosene in realizzazioni definite, cioè non provvisorie e determinanti per un futuro, da parte di autore stesso; che in anno 2018 manifestava via per moderazione con certa assolutezza e senza tutte le previe particolarizzazioni: negli àmbiti propri di postmetafisica o mefafisicità e da stesso anno 2013 di pubblicazione fino a questo (2020), una occasione di più però destinata a opportunità di meno...
Né recensire ne mutava applicazioni, cioé [non: cioè] di recensito non inquadrava nettezza di pensieri e ragionamenti sul fenomeno religioso, da autore studiato secondo disciplina rigorosamente culturale (di fatto, forse inconsapevolmente in autore, da tradizione umanista letteraria, kantiana - post kantiana, antropologicamente rilevante non già scientificamente pure, iniziata da R. Otto) e scientificamente connotata, da schemi evidentemente ignoti a recensore, da psicoanalisi del Sé sociale, magistralmente realizzata da E. Fromm, della religiosità umana preistorica storica e contemporanea (in ciò nulla di post freudiano né di ex, ovvero antiteticamente a neurologica psicanalisi peraltro - ovviamente - incompiuta e indefinita di Sigmund Freud poi da costui medesimo scomposta fino a non-risultanza neurologica (da altri recentissimamente correlatone invece risultato, di studi sulla neurovegetativa non precisabilità di attenzione - non-indifferenza, euristicamente - non neurologicamente (!!) - corrispondente a stato neuronale di cosiddettao 'pregare')).
Studio di autore adottava modalità interpretative di psicoanalisi del Sé sociale, evidenti da indice accluso, descriventi passaggio da indistinzione a distinzione di assoluta indefinibilità mentale del Sé religioso sociale, per prospetto che servì a scoprire quali contesti vi fossero alla base dello umanismo e del transumanesimo di M. Foucault; ottenendo descrizione circa analisi politica foucaltiana, limitata a contestualità astratta di essa e per contestualismi relativi senza concrete contestualizzazioni possibili di essa in quanto tale.
Ne scaturiva pensiero adatto non già atto a mostrare sfondo culturale filosofico biopolitico e fondamento culturale e politico di biopotere, connesso a realtà di necessità filosofica intellettualmente - culturalmente de-costruttiva; atto su critica di realtà impolitica distruttiva non fino a negazione di questa.
Tal raggiungimento era bioeticamente non determinato ed in ambivalenza di successioni: rifiuto del superamento e di nuova generativa sociale e vitale; non rifiuto di questa; ma per circostanze incerte e non solo vitali.
Inoltre biopotere e biopolitica in quadro intellettuale da autore (...recensito) costruito erano triadicamente dialetticamente irrelate con tesi ed antitesi principali in sintesi terminologicamente bioeticamente risolvibile non altrimenti cioè assolutamente biologicamente non anche relativamente tanatologicamente. Senza dubbio, ciò forniva prospetto vitale; ma senza disporre in esso di vera alternativa a tautologica-ideologica vitalità - per - vitalità, anche per etnoantropologico ragionare non antropoetnologico ed in ragione di stesso autore di medesimo lavoro, che infatti disponeva distinzioni di religiosità in base a differenza di condizioni umane e per mezzo non per base di situazioni nazionali umane.

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MAURO PASTORE

3 aprile 2020 18:48

MAURO PASTORE ha detto...

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Sicuramente autore identificava relazione di mutazione non storicamente decisiva ma importante; ma non individuava rapporti umani in trasformazione vitale - sociale (non viceversa); dunque riferire recensivo sia ad Hobbes e a immaginifico filosofico gnoseologico di Leviatano che a intellettualizzazione ontologica de-costruttiva foucaltiana non diminuiva sensi possibili usufruibili praticamente e successivamente di lavoro (recensito) ma non esplicandone limiti; questi (appunto) trovandosi deducibili da posteriore attività di autore, di "compromesso" intellettuale.
Insomma sia da lavoro che da sua recensione, macrofisica di potere politico era opposta a microfisica e questa attivamente proposta l'altra invece no!
Senonché problemi odierni di fisicalismi ideologici prepotenti socialmente-antivitalmente, sono risolvibili con tanatologia non esente da macrofisica oltre che compresente di microfisica dei poteri, cioè attivamente materialmente non solo dispositivamente; e se iniquo disporre, antidispositivamente...
Ma se non per de-costruire, cioè per costruire contro iniquità materiali o per solo difendersene politicamente e per non sola realtà politica, è necessaria una microfisica dei poteri che sia epistemologicamente conseguente non solo susseguente né differente alla macrofisica designata dal "leviatano" Assoluto.
Questa mèta si realizza in contenuti filosofici non in forme di filosofia; e se ne ritrova espressa non indirettamente in Opere letterarie filosofiche di H. Melville.
Non ne è inconsistenza; ma alterità radicale: talassocratica, essoterica-esoterica, democratica al contempo oligarchica... Tale, che assolutezza non sia solo monoarchica o non più o non monoarchica... Per movimento di manifesta filosofia: limite-verso, non limite-da (... culturalmente non indefinibile).


MAURO PASTORE

[3 aprile 2020 19:02]