lunedì 16 marzo 2015

Scaratti, Marta, Albert Camus. Una introduzione

Firenze, Clinamen, 2015, pp. 94, euro 10,90, ISBN 978-88-8410-218-8.

Recensione di  Matteo Sozzi - 01/02/2015

Il libro vuole essere un’introduzione all’opera di Albert Camus, compito questo tanto rilevante e apprezzabile, quanto problematico e rischioso. Le pagine dello scrittore francese, infatti, da un lato hanno un tale indiscutibile valore letterario e filosofico da ben motivare un rinnovato interesse e una presentazione che ne evidenzi le tematiche e le questioni centrali. Dall’altro lato, tuttavia, non deve sfuggire la complessità di un autore che non si presta a essere compreso attraverso riduzioni e semplificazioni. Si pensi, ad esempio, a come Camus sia stato al contempo letterato e filosofo, 

e probabilmente la grandezza dell’uno è legata anche alla grandezza dell’altro, oppure si ricordi la sua biografia che lo vide essere algerino e francese proprio quando le due appartenenze si trovavano radicalmente in conflitto, aderente al partito comunista per esserne poi un critico impietoso, amante della vita nella sua intensità e pienezza e al contempo impietosamente cosciente dell’inevitabilità del dolore, della disperazione e della morte, prima a Sartre legato da un’importante amicizia e poi gelidamente ostile. Non stupisce pertanto che nemmeno l’etichetta di “filosofo esistenzialista”, forse una delle più adeguate, fu accettata dall’autore, che anzi la rifiutò apertamente, quasi che nessuna riduzione della sua opera a categorie e schemi potesse rappresentarlo. In questo senso, si dimostra rischioso qualsiasi tentativo di presentazione, che ha come inevitabile esigenza quella di offrire immediate chiavi di lettura e semplici percorsi interpretativi. 
L’autrice, peraltro, appare pienamente consapevole della sfida che costituisce lo scrivere un’introduzione a un autore come Camus: il testo che propone, infatti, non riduce, ma evidenzia la complessità e le contraddizioni di cui la produzione camussiana si nutre.  Alcune scelte a tal proposito appaiono particolarmente felici. 
Innanzitutto, è offerta fin dal primo capitolo una prospettiva di avvicinamento ai testi fondata sulla primaria esigenza di far emergere le contrapposizioni che sono a fondamento dei temi cari a Camus, quale frutto di un’aderenza onesta ed estrema alla concretezza del proprio contesto storico. Le oscillazioni interpretative e le contraddizioni sono, infatti, elemento costitutivo che anima la realtà vissuta da Camus, il quale si propone di narrarla e pensarla con radicale fedeltà. 
In secondo luogo, non viene disgiunta la dimensione letteraria da quella speculativa: i contenuti filosofici vengono costantemente messi in rapporto con i personaggi, le trame e le tematiche dei romanzi dell’autore. È il caso, in particolare, del secondo capitolo, dove vengono presentati i tre nuclei concettuali più rilevanti della speculazione camussiana: l’assurdo, la rivolta, il pensiero meridiano. L’assurdo nasce dalla tensione tra la bellezza e la caducità della vita, configurandosi come concetto non razionale con il quale paradossalmente si tenta di comprendere l’insensato. I riferimenti sono le fondamentali opere Il rovescio e il diritto, Il malinteso, Caligola, Lo straniero e Il mito di Sisifo. Con La peste inizia invece il passaggio dall’assurdo alla rivolta: tratta, infatti, di un flagello che colpisce indiscriminatamente tutti gli abitanti di una cittadina, mostrando come la bellezza della vita e la sua disperante contingenza siano universali; la vita si eleva così a valore irrinunciabile riconosciuto per tutti. Scrive, a tal proposito, l’autrice: «nel momento in cui l’uomo assurdo giunge alla consapevolezza del fatto che la propria condizione è condivisa dall’umanità intera, il riconoscimento della vita come bene irrinunciabile che egli aveva sancito per sé ― affermazione che è il cuore pulsante della rivolta ― si amplia a valore condiviso, che va riconosciuto e sancito per tutti» (p. 40). Questo concetto si delinea con grande intensità fin dalle pagine di Lettres à un ami allemand, in cui ci si interroga sulla disgregazione della filosofia morale di fine Ottocento e inizio Novecento, responsabile di quel nichilismo che offre legittimazioni sia ai regimi totalitari, sia ― ed è un ulteriore bruciante paradosso ― alla perdita di riferimenti religiosi e morali di cui lo stesso Camus è sostenitore. L’uomo in rivolta tratteggia quindi i caratteri essenziali della rivolta camussiana: l’essere un attacco esistenziale-metafisico contro il Dio della propria tradizione occidentale e una ribellione storica contro gli ordini sociali che sacrificano la vita di altri uomini per realizzare valori e ideologie. Per la dimensione metafisica, la riflessione si arricchisce di un confronto con altre importanti pagine di letteratura e filosofia, da Dostoevskij a Stirner, da Sade a Nietzsche. Per la valenza storica, invece, vengono analizzate e considerate criticamente le grandi rivoluzioni della storia, con particolare riferimento alla Rivoluzione francese e a quella russa. Con I giusti e con Actuelles si indirizza, infine, al problematico e, per diversi aspetti, aporetico orizzonte del pensiero meridiano: l’articolarsi storico della rivolta entro i confini che il valore universale della vita pone.
Un terzo elemento di questa introduzione appare poi importante: l’aver richiamato brevemente alcuni elementi di storia della critica e di biografia dello scrittore. I testi di Camus infatti provocarono dibattiti accesi, suscitando spesso reazioni contrastanti e critiche feroci che è bene tener presente per comprendere in profondità il valore di un pensiero tanto onesto e profondo quanto anticonformista e coraggioso. Il terzo capitolo fa riferimento proprio alle polemiche che Camus suscitò e suggerisce anche indicazioni per muoversi all’interno della letteratura fiorita intorno al centenario della nascita dello scrittore. Il legame poi dei temi con la vita dell’autore, delineata nell’ultimo capitolo, permette un più fedele approccio ai personaggi e alle tematiche camussiane, da porsi sempre all’interno di un preciso contesto personale, storico e politico. In particolare, non è possibile disgiungere l’opera di Camus dai tratti della sua personalità che fu, come nota efficacemente l’autrice, «edonista, libertario, anarchico, anticolonialista e visceralmente ostile a ogni totalitarismo, profondamente nietzschiano nel suo muoversi entro la “morte di Dio” e la volontà di potenza, in un sì che aderisce e in un no che nega ciò che impedisce questa adesione, mediterraneo e greco, in bilico tra il tragico ― che insieme lacera e tiene insieme ciò che fa esistere l’umano ― e un pensiero solare, mediterraneo, meridiano, che abbraccia e coglie una misura» (p. 80). 
Non è di secondaria importanza sottolineare, infine, come questo volumetto sia estremamente agile: breve e di facile lettura, come solo può essere un testo che desidera indirizzare alle pagine di Camus, suscitando interesse e non, al contrario, volendo trattare in modo esaustivo le tematiche e le implicazioni filosofiche presenti in quelle pagine. In tal modo, questa introduzione non incorre nel rischio di irrigidire l’opera letteraria e il pensiero di un autore che sempre fuggì le semplificazioni e i significati che aspirano a rendere sensato anche ciò che, come la vita, è per natura contraddittorio, illogico e irrazionale.


Indice

1. Il significato del pensiero di Camus

2. Assurdo, rivolta e pensiero meridiano

3. Storia della critica

4. Biografia e opere

Riferimenti bibliografici

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