mercoledì 9 marzo 2016

Zanetti, Gianfrancesco, L’orientamento sessuale. Cinque domande tra diritto e filosofia

Bologna, Il Mulino, 2015, ISBN 978-88-15-25869-4.

Recensione di Annalisa Verza - 01/01/2016

Il nuovo libro di Gianfrancesco Zanetti, dedicato al dibattito relativo ai problemi posti dall’orientamento sessuale, si presenta come un’opera di grande interesse e attualità. 
Il volume – agile, approfondito, di piacevole lettura e ricco di riferimenti storici e culturali – è scandito sulla base di un’ossatura analitica che – attraverso un’impostazione basata su una distinzione di punti argomentativi che rimanda, metodologicamente, ai classici della scuola analitica – tiene 


ben distinte cinque tesi, teoreticamente autonome benché concatenate, che l’autore identifica come tappe fondamentali e costitutive del percorso, soprattutto angloamericano, di tematizzazione sociale, morale e normativa, relativa alle problematiche riguardanti l’orientamento sessuale.
La prima tesi affermata dall’autore consiste nell’attribuzione, alla riflessione filosofico-giuridica sull’orientamento sessuale, di una precisa e specifica rilevanza: proprio tale tematica, infatti – sottolinea l’autore – ha operato come elemento trainante nella discussione liberale sul dibattito relativo alla coercizione giuridica della morale, fornendo sostanza alle tappe fondamentali attraverso le quali tale dibattito si è snodato. Che il dibattito sull’orientamento sessuale abbia avuto, e continui ad avere, una peculiare funzione di elemento propulsivo per lo sviluppo teorico ed il  “collaudo” pratico dei più rappresentativi principi cari alle nostre democrazie liberali – banco di prova applicativo per il principio del danno di John Stuart Mill; elemento focale della ripresa di tale principio in occasione del celebre dibattito sul Wolfenden Report inglese del 1957 che ha visto contrapposte la tesi milliana sostenuta da H.L.A Hart e il moralismo giuridico di Lord Devlin, accompagnato dalla tesi della “disintegration” del presunto “seamless web” sociale; importante sfida per la definizione pratica del principio di eguaglianza – è tesi che può essere accettata indipendentemente dal posizionamento concreto di ognuno in merito alla questione. 
La seconda tesi – anch’essa neutra rispetto alle diverse posizioni sostanziali che si possono sostenere in materia – afferma che lo sviluppo di tale dibattito ha seguito una scansione in tre fasi (ad ognuna delle quali viene dedicato un capitolo) analiticamente distinte, sia per l’angolatura valoriale a partire dalla quale il problema è stato affrontato in ognuna di esse, sia per l’ambito del diritto entro il quale tali riflessioni hanno avuto, poi, effettive ricadute. Mentre una prima fase, infatti, dedicata al problema della legalità o meno dei comportamenti omosessuali tra adulti consenzienti, si è incentrata sul tema del rilievo penale degli stessi, una seconda fase, imperniata sulla diversa questione dell’attribuzione (o meno) di valore a tale orientamento sessuale, ha condotto a riflessioni, incardinate sull’opposizione valuable/non-valuable, destinate ad avere un impatto concreto nell’ambito del diritto civile; infine, in una terza fase, la riflessione filosofico giuridica – poi incanalata, in termini concreti, nell’ambito del dibattito sul matrimonio civile per le coppie omosessuali – ha affrontato l’ulteriore argomento dell’uguale (o meno) valore dei diversi orientamenti sessuali.
La terza tesi (anch’essa indipendente dalle posizioni concrete sostenibili) afferma che tale dibattito non è scaturito originariamente da esigenze teoriche, per poi dispiegare le sue conseguenze sui diversi casi giuridici rientranti nel suo ombrello concettuale, ma che, al contrario, esso ha seguito una dinamica bottom up: sono stati, infatti – come è tipico nella cultura giuridica di common law – i singoli, concreti casi giuridici a fungere da vettore di traino per le speculazioni concettuali che hanno quindi, secondariamente, raggiunto una loro indipendenza teorica, tale da permettere loro di influenzare, poi, i casi successivi in materia. In relazione a ciò, l’autore illustra e mette in relazione tra loro i casi paradigmatici e più importanti che, in ambito americano, hanno determinato la necessità di un approfondimento teorico.
La quarta tesi – anch’essa slegata da posizioni sostanziali definite – riguarda la dinamica dei rapporti che si sono dati tra le tre fasi descritte nella seconda tesi. Tali rapporti sono descritti, sì, come posti tra loro in rapporti di consequenzialità, ma questa è intesa come “non assolutamente cronologica” (l’attivazione delle fasi successive ha, infatti, richiesto la precedente proposizione, ma non anche una definizione conclusa, delle fasi precedenti): ogni fase, dunque, ha costituito una condizione necessaria ma non sufficiente per l’innesco della fase successiva.
Infine, la quinta tesi porta a compimento il piano dell’opera. Se tutte le quattro tesi precedenti possono essere accettate a prescindere dalla posizione sostanziale di ognuno in materia, con la quinta tesi si afferma che, proprio in virtù della consequenzialità non assoluta che lega tra loro le tre macro-questioni (della legalità, del valore, del riconoscimento di un ugual valore), è analiticamente ammissibile, al di là di un monolitico schieramento a favore o contro le rivendicazioni avanzate dai rappresentanti degli orientamenti sessuali minoritari, che le posizioni concrete asseribili in materia si possano diversificare secondo un più articolato ventaglio combinatorio di quattro possibilità, che prevede: a) che una eventuale posizione negativa possa collocarsi già nell’ambito della prima tesi – il che andrebbe a travolgere anche le successive – o b) che, superando il primo filtro, si possa collocare nell’ambito della seconda tesi – cosa che implicherebbe un rifiuto anche della terza – o c) che l’accettazione delle istanze portate avanti nella prima e nella seconda possa trovare un limite nell’accettazione della terza soltanto (e, anche in tal caso, facendo riferimento ad un range di possibili argomentazioni che il lavoro affronta una ad una), o, infine, d) che possano essere accolte le istanze avanzate in tutte le tre tesi.
Il testo, ricchissimo di note, commenta e mette a disposizione del lettore italiano una sintesi preziosa e ben calibrata dei principali testi e degli elementi più salienti dei casi che hanno costituito il materiale di costruzione del ponderoso dibattito americano sul tema. 
Spaziando dalla New Natural Law Theory e dal comunitarismo anni Ottanta, dalla sentenza Bowers v. Hardwick fino al clamoroso overruling di tale sentenza in Lawrence v. Texas, che sancì la depenalizzazione del comportamento omosessuale in privato tra adulti consenzienti, il libro offre, in primo luogo, una sintesi delle tematiche via via implicate nel processo di depenalizzazione di tali comportamenti, ricostruendo con chiarezza un percorso ancora poco conosciuto in Italia, benché di grande importanza e portata storica. 
Dalla ricca discussione dei diversi “strati argomentativi” (pratico, morale, funzionale) attraverso i quali si è dipanata la discussione sull’attribuzione di valore al comportamento omosessuale, contrastando la dinamica autovalidante dei pregiudizi, analizzata anche sullo sfondo del processo attraverso il quale si è affermato il riconoscimento del diritto dei soggetti omosessuali di prestare servizio militare a partire dal caso Steffan, fino al caso Romer v. Evans che vide esporsi teorici del calibro di M. Nussbaum, J. Finnis, S. Macedo e R. George, nel volume viene, successivamente, analizzato dettagliatamente il tema dell’attribuzione di valore agli orientamenti sessuali minoritari.
Grazie ad un’attenta ricostruzione delle dinamiche storiche (ad esempio, in relazione alle spregiudicate strategie seguite dal NOM), e dell’elaborazione teorica scaturita in riferimento al same-sex marriage, attraverso casi come Windsor e Obergefell, e proponendo anche, in relazione a ciò, un’elaborata tassonomia di possibili argomentazioni sul tema (dall’argomento religioso, a quello basato sul consensus omnium, a quello antropologico; dallo slippery slope all’argomento ontologico; dal ragionamento basato su ipotesi a quello incentrato sulla libertà religiosa, o sulla sofferenza morale di chi ne è offeso, o su considerazioni tecniche), infine, il libro affronta con chiarezza concettuale il tema dell’attribuzione di ugual valore a tali orientamenti sessuali, concretizzata nell’approvazione dell’istituto del same-sex marriage. 
Così, Zanetti riesce a fornire al lettore un quadro coerente, stimolante e ben contestualizzato di un dibattito la complessità del quale è proporzionale alla sua importanza, e che mette ben in luce come la nozione di eguaglianza non si configuri “unicamente come un punto di partenza ideale, un valore dal quale far partire catene di argomenti normativi capaci di guidare le nostre deliberazioni, ma anche come, da un lato, un punto di arrivo concreto e, dall’altro, come un percorso fatto di acquisizioni specifiche (la rimozione cioè di date diseguaglianze), ovvero come pratiche che stabiliscono forme sempre precarie e storiche di eguaglianza” (p. 135). 
In questo senso, così come la diseguaglianza è pratica che storicamente è stata “fatta”, imposta a gruppi di persone rese disuguali – in quanto è la stessa discriminazione, creando ferite profonde, ciò che rende circolarmente vera l’assunzione di diversità sulla quale essa pretenderebbe di basarsi –, così anche l’uguaglianza è qui concepita come pratica che “si fa”, e che solo così, “facendosi”, può rendersi socialmente vera.


Indice

Introduzione
I. Legale/illegale
II. Valuable, non-valuable
III. Eguale, diseguale
Conclusioni sull’eguaglianza
Indice dei nomi

Nessun commento: