mercoledì 21 settembre 2016

Vivarelli, Anna, Io e gli altri

Milano, Il battello a vapore, 2015, pp. 124, euro 12, ISBN 978-88-566-4468-5

Recensione di Daniela Mainardi – 20/06/2016
 
Da sempre i filosofi hanno provato a costruire, attraverso il loro pensiero, le migliori società possibili, questa premessa per anticipare il lavoro di Anna Vivarelli, la quale illustra un insieme di tematiche che hanno come filo conduttore il percorso dell’umanità verso la conquista dei diritti e della libertà. Nel capitolo intitolato “L’uomo è un animale politico”, la Vivarelli espone alcune teorie filosofiche, che si occupano di spiegare le motivazioni alla base della formazione degli Stati.

Utilizzando un celebre aforisma aristotelico, la studiosa spiega che gli Stati sono popolati da uomini che per natura sono esseri socievoli, poiché non sono autosufficienti, in quanto hanno bisogno di aiuto, per realizzare i loro scopi. Hobbes la pensava diversamente da Aristotele, in quanto egli visse in un’epoca di lotte religiose e guerre civili e per questo si faceva portatore di una visione negativa degli uomini, infatti sosteneva che essi per natura sono ostili. Hobbes pensava che l’uomo fosse naturalmente egoista e che cercasse di garantirsi il proprio vantaggio a spese altrui. La Vivarelli sostiene che per avere una visione a tutto tondo del mondo contemporaneo abbiamo necessità di fare appello sia alla visione pessimistica di Hobbes sulla natura dell’uomo, sia al punto di vista di Aristotele, il quale sostiene che esistono persone collaborative, socievoli disposte ad aiutare il prossimo. Il concetto di necessità dello Stato, inteso come organizzazione politico-giuridica che regola la vita collettiva di un popolo, all’interno di un territorio, garantisce la collaborazione tra gli individui, mette d’accordo Aristotele e Hobbes. Infatti, entrambi giungono alla stessa conclusione che anche se l’uomo è per natura egoista, egli è costretto ad adottare un’ottica collaborativa, dalla forza dello Sato. 
Alla base della formazione di uno Stato c’è un patto sociale, così come teorizzato da J.J. Rousseau (1712 -1778) figlio di un artigiano orologiaio. In gioventù Rousseau lavora come apprendista incisore, studia a Torino e per alcuni anni convive con una nobildonna francese, Madame de Warens, la cui influenza e cultura saranno determinanti, per la vita futura del filosofo. Segretario dell’ambasciatore francese a Venezia, dal 1741 si trasferisce a Parigi, dove entra in contatto con filosofi e intellettuali dell’Illuminismo (in particolar modo Denis Diderot), alla cui Encyclopédie collabora con articoli di musica e occupandosi dell’intera voce sull’economia politica. Rousseau scrive Il “Contratto sociale” nel 1762; in quest'opera sono evidenziati i caratteri generali del suo pensiero, che si propone di delineare i concetti della libertà e dell'uguaglianza tra gli uomini, propri dello Stato di Natura. L’opera si apre con queste parole “L'uomo è nato libero e tuttavia è dappertutto in catene”. Ne Il Contratto Sociale, Rousseau descrive uno Stato fondato su una volontà generale che stipula un patto sociale: un patto dei cittadini con loro stessi, per giungere alla fondazione di una società di liberi ed eguali, in cui sia possibile una convivenza pacifica tra gli individui. La sicurezza e la libertà sono gli elementi costitutivi della nuova realtà ipotizzata dal filosofo, il cui perseguimento e la cui conservazione diventano l'obiettivo prioritario dell'uomo e della nuova comunità e politica. Nella costruzione dell’edificio filosofico di Rousseau è centrale il concetto di patto sociale, un patto di associazione, in cui nessun individuo è titolare per natura di autorità su altre persone e in cui ognuno accetta la clausola di alienarsi completamente a tutta la comunità, non temendo la perdita dei propri diritti, perché tale condizione è comune a tutti. Questo atto di associazione trasforma ogni individualità in un corpo morale e collettivo, sotto la suprema direzione della volontà generale che ha come scopo il bene pubblico. 
Per comprendere le basi della democrazia, la Vivarelli commenta il Lo spirito delle leggi di Montesquieu, filosofo e magistrato del tribunale di Bordeaux, della Francia del Settecento. Nell’opera il filosofo sostiene la separazione dei tre poteri, il potere legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere affidati a tre soggetti diversi, in modo che nessuno eserciti un potere che non gli spetta. Come è noto, nelle democrazie attuali il potere legislativo è esercitato dal Parlamento, il potere esecutivo viene affidato al Governo, che è costituito da un nutrito numero di ministri (il Ministro dell’Istruzione, il Ministro degli Esteri, il Ministro della Salute), a capo del ministri c’è il Presidente del Consiglio o come si dice in alcuni stati un Premier. Il poter giudiziario è affidato ai magistrati, cioè ai giudici. Come fa notare la Vivarelli, nel mondo ci sono esempi di democrazie ben funzionanti, altre meno, poiché il potere è nella mani di pochi. Insomma, qualcuno ha letto Montesquieu e qualcuno ancora no, sostiene in modo ironico la Vivarelli. 
Per presentare il tema delle libertà, la Vivarelli cita il lavoro di Benjamin Constant  (Losanna, 25 ottobre 1767 – Parigi, 8 dicembre 1830) intellettuale francese di origine svizzera. Egli distingue due tipi di libertà: la libertà degli antichi e la libertà dei moderni. La libertà degli antichi è quella di cui godevano i greci quando prendevano decisioni nella piazza della polis. Si tratta della libertà che consiste nella partecipazione alla vita politica e alla decisione dello Stato di cui si è cittadini. Per gli antichi questa era l’unica libertà possibile e quando la perdevano dicevano di essere caduti nella tirannide. Secoli dopo la tirannide fu detta dispotismo, noi invece la chiamiamo dittatura o regime totalitario. In età moderna, sostiene Constant, accanto alla libertà politica i cittadini hanno sentito il bisogno di un’altra libertà, ossia quella civile che consiste nell’avere spazi di azione e di pensiero in cui lo Stato non entra. Si parla di libertà religiosa, cioè la libertà di credere nel Dio che si vuole e di professare e praticare il culto religioso che si preferisce o di non credere in nessun Dio; si parla di libertà di pensiero e di espressione, cioè la libertà di avere le opinioni politiche, religiose, sociali che si vuole. Un vera libertà comporta ovviamente sia la libertà politica, sia le libertà civili, in quanto non sono in contraddizione tra loro, ma solo insieme ci rendono liberi per davvero. 
Per comprendere come si è originato il totalitarismo del Novecento, la Vivarelli spiega in che cosa consiste la tecnica della creazione del consenso, ossia il fatto che le convinzioni degli uomini e delle donne vengono manipolate con un’opportuna propaganda, ossia con un lavaggio del cervello. Hannah Arendt (Hannover, 14 ottobre 1906 – New York, 4 dicembre 1975) è stata una filosofa e scrittrice tedesca, naturalizzata statunitense. La privazione dei diritti civili e la persecuzione subìte in Germania a partire dal 1933 a causa delle sue origini ebraiche, unitamente alla sua breve carcerazione, contribuirono a far maturare in lei la decisione di emigrare. Il regime nazista le ritirò la cittadinanza nel 1937 e rimase quindi apolide fino al 1951, anno in cui ottenne la cittadinanza statunitense. Hannah Arendt ci spiega innanzitutto le tecniche più sottili della manipolazione totalitaria. Esse non mirano solamente a convincere il cittadino ad aderire a programmi del governo attraverso la propaganda politica, ma più semplicemente a togliergli la capacità critica, ossia svuotare la testa degli individui in modo che essi non abbiano più interessi e convinzioni personali. 
Durante la Rivoluzione francese fu scritta la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, questo documento riconosceva come diritti naturali e imprescrittibili la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione. Pochi anni prima nella dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti d’America, Thomas Jefferson (Shadwell, 13 aprile 1743 – Charlottesville, 4 luglio 1826) è stato un politico, scienziato e architetto statunitense. È stato il 3º presidente degli Stati Uniti d'America ed è inoltre considerato uno dei padri fondatori dell’idea di Nazione. Egli aveva inserito tra i diritti naturali dell’uomo la ricerca della felicità. Dunque ormai da oltre due secoli, in molte parti del mondo, libertà, proprietà, sicurezza, resistenza all’oppressione e felicità sono considerati diritti umani. Ma ci sono tanti altri diritti, come il diritto degli omossessuali, il diritto dei bambini a non essere sfruttati che devono essere conquistati e soprattutto applicati. 
Herder, Johann Gottfried Herder (Morąg, 25 agosto 1744 – Weimar, 18 dicembre 1803) è stato un filosofo, teologo e letterato tedesco. Egli scrisse che la tendenza dell’umanità è quella di ricomprendere un intero universo in se stessa. Questo universo è sovrastato dalla scritta “nessuno sia separato dagli altri; tutti siano in funzione degli altri: così ciascuno sarà importante per gli altri e tutti sarete felici”. Quella di Herder è una visione che supera le Nazioni, le divisioni, i confini e guarda all’umanità nel suo insieme. Un contemporaneo Humboldt Wilhelm von Humboldt (nome completo Friedrich Wilhelm Christian Carl Ferdinand Freiherr von Humboldt; Potsdam, 22 giugno 1767 – Tegel, 8 aprile 1835) è stato un linguista, diplomatico e filosofo tedesco. Scrisse che il vero scopo dell’uomo è lo sviluppo più alto e proporzionato delle sue energie, fino a costituire un tutto compiuto: per questo sviluppo la libertà è la condizione prima e indispensabile. Ma oltre la libertà lo sviluppo delle energie umane richiede anche qualche cos’altro, ossia richiede varietà di situazioni. Anche l’uomo libero e indipendente, se posto in una situazione ambientale uniforme ha uno sviluppo meno completo.
Nella parte intitolata “Guerra e pace”, la Vivarelli spiega il significato che assumono le guerre nella dimensione storica di un popolo. Alcuni filosofi, come gli Stoici, vissuti in Grecia due millenni fa, concepivano l’umanità come una grande famiglia, che obbedisce a una sola legge di natura. La studiosa sostiene che questa idea è stata sviluppata nel Settecento illuminista; infatti, come è noto, i filosofi dell’Enciclopedia, sostengono che la ragione, che caratterizza tutti gli uomini, li rende tutti fratelli. Per Kant visto che per diversi motivi gli Stati sono sul punto di farsi la guerra gli uni contro gli altri, bisognerebbe trovare il modo o per farli associare tra loro in uno stato mondiale, oppure per farli riunire in una federazione di popoli. Il secondo punto di vista proposto da Kant è stato adottato con la costituzione dell’ONU, dove i conflitti tra i membri aderenti vengono discussi in modo da trovare una soluzione pacifica, infatti ne fanno parte 193 paesi. 
Il termine cosmopolita significa cittadino del mondo. Ci sono tanti modi per esprimere il cosmopolitismo, uno è quello espresso da Diogene il Cinico, il quale abbandonò la città e andò ad abitare dentro una botte, in quanto deluso dalle convenzioni sociali. Un'altra modalità di esprimere il cosmopolitismo è stata quella degli illuministi del Settecento che si trasferivano in altre nazioni, a dimostrare che si può vivere bene anche fuori dalla propria patria. La Vivarelli associa al concetto di cosmopolitismo, l’utopia, perché sviluppare sentimenti di felicità e pacifismo rimandano a un progetto bellissimo, ma irrealizzabile nella realtà, per un insieme di motivi.
Ernst Bloch (Ludwigshafen, 8 luglio 1885 – Tubinga, 4 agosto 1977) scrittore e filosofo tedesco marxista, disse che pensare significa oltrepassare la realtà con i suoi limiti e i suoi difetti, per immaginare una realtà migliore. Questo atteggiamento mentale, questo atto di volontà che per certi versi è più facile quando si è giovani ci offre l’opportunità di oltrepassare l’orizzonte e immaginare di conquistare un mondo migliore.


Indice

1. L’uomo è un animale politico
2. Liberi insieme agli altri
3. Le regole della democrazia
4. Viva la libertà
5. Libertà negata
6. La banalità del male
7. Questioni di diritto
8. Uno è molti
9. Guerra e pace 
10. Cittadini del mondo
11. Oltre l’orizzonte

Piccolo dizionario delle parole difficili

Testi citati

15 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Quanto recensore riferisce, non saprei ora quanto veritieramente, di pubblicazione recensita, su politologie antica e moderna, offre antipolitologia, dunque niente di intrinsecamente reale!

La dicrasia possibile tra pensieri di Aristotele e di Hobbes non è l'alternativa tra antica consapevole ingenuità e moderna prudenza inconsapevole: il primo fu in condizioni culturali di già premodernità ed il successivo in situazioni civili ancora tardoantiche (le scansioni storiche relative sono pluralmente definibili non singolarmente).
L'autrice include peraltro una ulteriorità non omologabile ad esteriorità evidentemente sondata da autrice stessa in aspetti aporetici che offrono alterità ideologiche di cui però se ne trovano senza tipologie (pure in indice riportato); evidentemente nel libro dicendo di:

animalità umana e politica,

ma (purtroppo!) non di:

umanità animalmente apolitica.

La indistinzione tra le due verità è retaggio di medioevale aristotelismo che identificava assieme a figura storica personaggio non storico, da cultura nuova, neolatina italiana, divise in due menzioni:
Aristotile / Aristotele.
Attualmente con prima menzione si indica persona mai esistita che nel mostrare attitudine politica di ciascun uomo giocava a negare definizione di umanità. Invece Aristotele negava singolarità di menzione ad umanità ma ne dava efficacemente di plurale unicità, sostenendo:

che l'umanità, quale relazione di umani, non è sempre integralmente capace di politica;

che gli umani, maschi e femmine, son tutti capaci singolarmente di politica ma quali elementi di collettività non ne sono abili in tutte le relazioni;

che nulla impedisce ad alcun umano azione politica singola, ovviamente se questa trova mondana occasione per esserci nel mondo;

che il mondo pur non continuamente consentendo occasioni per politica nondimeno almeno una volta nella vita almeno a ciascun singolo umano ne consente sempre.

Analogalmente nella cultura postmodernizzata ed in età postmoderna la conoscenza della persona e dell'operato di Th. Hobbes è per vasti ambienti incerta o assente, non filosoficamente sempre recuperabile perché di molteplici temporalità in mondo postmoderno alcune sono adeguate pur senza rapporti con le altre; da ciò derivando trasformazioni di presunzioni medioevali in pregiudizi moderni ma anche ignoranze su stessa modernità, che a volte si assommano rafforzandosi con diaframmi talvolta parziali; e molti tradizionalisti fanno filosofia muniti di prevenzioni, frequentissime su "Il Leviatano" e su suo Autore, che intendono autoritarismi non autorevolezze e per sostentamenti a totalitarismi non ad assolutismi.

Non metafora ma affermazione, la ferinità che ad esigenze fortemente vitali e senza esercizio di forte politica ne deve trarre di esterna non aliena; ciò Aristotele definì: relazione politica impossibile collettivamente e possibile solamente da singolarità a collettività.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Hobbes non riferiva ferinità a persone.
Altra cosa dalla ferinità è l'esser ferini; in tal senso ferini furono tutti i grandi noti antichi filosofi greci (erano elleni e greci); ferino fu anche lo stesso Giordano Bruno, nonostante somiglianza rapace, non a belve, pure Avicenna, entrambi greci, l'arabo ellenista, l'italiano semplicemente greco oltte che italiano.
La lupesca ferinità che dava necessità di politici assolutismi non da medesima condizione assunti non va confusa con l'esistenza ferina.
La opportuna distinzione è riferibile al titolo e non solo della pubblicazione recensita, che nel rappresentare dualità di identità e non identità, di "Io" ed "Altri" e nel notare valore politico di uguaglianza e libertà omettendo pari notazione di fraternità, forzando storie in schemi ristretti e implicando relazioni anche di tipo personale, fa gravare disconoscimenti e misconoscimenti storici e politici su chi privo di previe conoscenze ma non dedito alle sconsideratezze oppure presunzioni e rafforza pregiudizi e prevenzioni dei dediti.
Senza dubbio ciò preclude universale valore di pubblicazione, anzi ne determina di particolaristico, valido non solo entro ignoranze o fraintendimenti, comuni a certi gruppi, ma purtroppo anche entro sconsideratezze oppure presunzioni, comuni a certuni non altri gruppi; ma tale validità ristretta è anche preclusa ad autentico utilizzo criminologico, perché porre in causa anche i crimini politici e contemporanei senza descrivere tutto intero il sistema dei valori alla base della triplicità fondamentale delle moderne democrazie non conduce la filosofia a poter giovare a studi criminologici; e tutto quanto per essi così fatto risulta intromissione non filosofica in altro àmbito filosofico da parte di non interezza filosofica frammentata in filosofia\non-filosofia, assieme senza giovarne.

La proposta di comparazione psicosociale tra identità ed alterità senza adeguato riconoscimento di limiti e funzioni di fratellanza tra umane imprese ed anche solo animali genera fraintendimenti e d'ordine pratico.
Faccio esempio tratto da eventi reali:

è abitudine di molti passanti, residenti, sedicenti lavoranti, anche non solo in Stato, di temere manifestazioni umane ferine tollerandole solo per condizioni di esclusiva selvatichezza o neppure di esclusiva o neanche tollerandole e di inventare difese senza attacchi, sia con armi che con comunicazioni; tra cui noti sono fucili da caccia usati contro camminatori per zone selvagge e lettere di pagamenti in realtà non dovuti né richiedibili usate contro motociclisti.
Tali abusi accadono per mancata identificazione della necessità di agire entro competente solidarietà e conseguente equità non solo uguaglianza lecquali fanno effettiva, anche in Stati, distinzioni necessarie per cose, azioni, manifestazioni, individuali oppure collettive e differenti. Le difese contro tali abusi son fatte scambiare dai persecutori per forme di totalitarismo... Ma l'Assolutismo politico in Europa fu anche fautore dei moderni assetti politici delle attuali democrazie; per cui gli abusanti agiscono con disastrosi errori anche ai danni di strutture dello Stato; in specifico esempio citato ai danni di Regioni e Stato Centrale rendendo istituzioni regionali incapaci di liberarsi di intrusioni incompetenti, nelle fattispecie menzionate di: confusione tra cacciare e scacciare; tra moto-autoveicoli ed auto-motoveicoli e motociclette e motocicli (questi ultimi con vetturette aggiunte che non sono auto e restando i trainanti motocicli e motociclette e l'insieme non auto).
Si consideri anche, ovviamente, vastità degli altri esempi possibili!

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Reinvierò testo del messaggio precedente con correzioni e miglioramenti, lo farò precedere da un asterisco.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Hobbes non riferiva ferinità a persone.
Altra cosa dalla ferinità è l'esser ferini; in tal senso ferini furono tutti i grandi noti antichi filosofi greci (elleni od italo-elleni... greci), ferino fu Giordano Bruno, nonostante somiglianza non a belve però a rapaci, pure Avicenna, entrambi greci (l'arabo ellenista, l'italiano semplicemente greco oltre che italiano).
La ferinità, che dava necessità di politici assolutismi non da medesima condizione assunti, non va confusa con l'esistenza ferina.
La critica distinzione è da riferirsi per titolo e non solo della pubblicazione recensita, che nel rappresentare dualità di identità e non identità, di "Io" ed "Altri" e nel notare valore politico di uguaglianza e libertà omettendo pari notazione di fraternità, forzando storie in schemi ristretti e implicando relazioni anche di tipo personale, fa gravare disconoscimenti e misconoscimenti storici e politici, su chi privo di previe conoscenze ma non dedito alle sconsideratezze oppure presunzioni e rafforza pregiudizi e prevenzioni di dediti.
Senza dubbio ciò preclude universale valore di pubblicazione anzi ne restringe a particolaristico, valido non solo entro ignoranze o fraintendimenti, comuni a certi gruppi, purtroppo anche entro sconsideratezze oppure presunzioni, comuni a certuni non altri gruppi; ma tale restrizione è anche preclusa ad utilizzo criminologico; perché porre in causa anche i crimini politici e contemporanei senza descrivere tutto intero il sistema dei valori alla base della triplicità fondamentale delle moderne democrazie impedisce la filosofia di giovare a studi criminologici; e quanto per essi siffatto fa intromissione e non filosofica in altro àmbito filosofico, da parte di non interezza filosofica divisa in filosofia\non-filosofia e senza giovarne.

Comparazione psicosociale tra identità ed alterità senza adeguato riconoscimento di limiti e funzioni di fratellanza tra umane imprese oppure solo animali crea fraintendimenti pure d'ordine pratico.
Faccio esempio reale:

è abitudine di molti passanti, residenti, sedicenti lavoranti, anche non solo in Stato, di temere manifestazioni umane ferine tollerandole solo per esclusiva selvatichezza o neppure esclusiva o non tollerandole, inventando difese non ad attacchi, sia con armi che con comunicazioni; tra cui: fucili da caccia usati contro camminatori per zone selvagge; lettere di pagamenti in realtà non dovuti né richiedibili usate contro motociclisti.
Tali abusi accadono per mancata identificazione della necessità di agire entro competente solidarietà e conseguente equità non solo uguaglianza le quali fanno effettiva, anche in Stati, distinzione necessaria di: cose, azioni, manifestazioni, individuali oppure collettive e differenti. Le difese contro tali abusi son fatte scambiare dai persecutori per forme di totalitarismo; ma l'Assolutismo in Europa fu fautore dei moderni assetti delle attuali democrazie; quindi gli abusanti agiscono con disastrosi errori anche ai danni di strutture dello Stato, in specifico esempio citato ai danni di Regioni e Stato Centrale rendendo istituzioni regionali incapaci di liberarsi di intrusioni incompetenti, nelle fattispecie menzionate di: confusione tra cacciare e scacciare; tra moto-autoveicoli ed auto-motoveicoli e motocicli e motociclette (questi due ultimi solo tali anche con vetturette aggiunte che non sono auto e restandone anche l'insieme non auto).
Si consideri pure, ovviamente, vastità degli altri esempi possibili!

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Sono dispiaciuto dell'inconveniente di scrittura accaduto, che dipende anche da noie non solo a me arrecate delittuosamente da altri e durate tanto tempo e necessitantimi (ancora ed ancora...) altre urgenti attenzioni alternative e cui non ho voluto opporre maggior impegno per mio filosofico senso del limite ed istintiva mia saggezza, anche perché Internet non è una libreria... allora sia bastato ultimare con altro invio.

(Le ostilità in questo stesso mio messaggio menzionate sono anche le stesse menzionate nei precedenti qui contro liberi spostamenti.)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Nel testo della recensione si cita la Anna Arendt definendola "apolide". Senza dubbio ciò indicherebbe qualcosa ma solo a intendere termine usato quale indicazione non descrizione; descrittivamente "apolide" serve a menzionare vita greca senza luogo di riferimento importante, ma non è questo il caso della Harendt; d'altronde quanto in recensione si tenta di dire, non saprei fino a che punto omologamente a pubblicazione recensita, su antichità e grecità, esclude il caso della sola indicazione; e certo confusione non può servire a negarlo e di confusione il recensore ne riporta assai e proprio sulla libertà greca.
Nonostante quel che di troppo detto e che si dice volgarmente, va precisato dunque che nessuna greca tirannide o greca dispotia poteva, può porre in crisi la libertà politica greca ed inoltre la libertà fondamentale dell'esser greco (di esser greci) è il vivere il presente primigeniamente ugualmente al passato dei primigeni ma senza dipendenze da alcun passato proprio per rinnovamento di stessa originaria forza di umanità; e ciò significa pure che la libertà fondamentale dell'esser greco è lo stesso esser greco e nel mondo antico nessuna prepotenza politica era tanto vasta dal poterne avversare con politica stessa: tiranni e despoti greci fondavano propri poteri rispettivamente su carisma di irresistibile concorde simpatia politica e di provvidenziale ruolo per diretta felicità di tutti. Di questo molti non sanno neppure in Italia, dove si tramanda di più sulle corrispondenti Antichità, perché in Italia la grecità non ha fondazioni-esiti politici ma etnici e il distacco delle masse dalla natura è stato violentemente avverso alla compiutezza della vita etnica.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Di quant'altro riportato da recensore e di fatto attribuito a pubblicazione si trova tutto individuato in parti non esemplificative od antiesemplificative e non identificato; manca identificazione di cosmopolitismo, di cui se ne menziona una metafora incompleta ed a rischio d'errori: fuor di metafora esser cittadini del mondo infatti non significa ma l'esser cittadini ovunque non dovunque nel mondo significa qualcosa eppure ciò ultimo fu, dopo il Secolo dei Lumi, un lascito, provvisorio, del cosmopolitismo ad internazionalismo, non fu cosmopolitismo stesso.
Del patto sociale e di Rousseau non si deve tacere scopo politico e filosofico: Rousseau definiva qualcosa e ne indicava altro da fare ma per decisioni democratiche non ulteriormente assolutiste e non per fatalità e affinché origine della comunanza politica più ampia possibile fosse manifestata quindi perché la manifestazione accolta entro futuri ordinamenti costituzionali politici; non dirne, non dire di tali arbitrari mutamenti equivale ad accusare la realtà politica umana antica di essere esistita e la medioevale di essere esistita e la moderna di esistere ma dire o peggio insinuare ciò non dà mai beneficio né vero scopo filosofico, dato che gli antichi non praticarono violenze totalitarie e i medioevali crearono la Modernità anche per escludere errori totalmente disastrosi dal destino anche politico ed i moderni hanno sorte di opporre proprio destino a destini totalitari, che sempre ne sono estranei.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Gli Stoici usavan concetto di familiarità di umani tra umani per esimere grecità da vane comunanze e lo Stoicismo per criticare le manchevolezze delle civiltà non naturalmente vissute nei confronti delle altre. La Stoa originariamente ne usava per mostrare la necessità della avversione contro chi agiva come se ragion umana non fosse a tutti familiare; negli eredi antichi dell'originario pensiero stoico ciò era assurto a giudizio, di cui testimonianza noto 'Inno a Zeus' di Cleante. Costui nel porre universalità di Ragione Assoluta entro espressione non universale dell'Assoluto e rendendo evidenti dissentimenti ineludibili in convivenza umana universale mostrò con scrittura e non soggettiva che l'umana familiarità a se stessa non generava armonie di intenti e che bisognava generare opposizioni nonché separazioni; ed il cristianesimo greco soprattutto medioevale rese evidente la compiuta possibilità di queste opposizioni nelle future umane generazioni inquantocché unite da una comprensione comune allora disposte anche a salvifiche maggiori distinzioni; e senza dubbio attualmente questo si sta realizzando e proprio dopo la Reunione (non la Reunificazione) della umanità nella Epoca dei viaggi dei Velieri oceanici e transoceanici ed i moderni hanno definito giustizie politiche comuni affinché si potesse politica globale nonostante parte di umanità si sia alienata la natura nella civiltà; e ciò lo si nota non solo dalla attività politica filosofica di Nietzsche ma pure da quella di Napoleone Bonaparte... il quale pur tenne su Occidente e Colonie meridionali e Protettorati orientali Impero universale, non totale (evidentemente). Napoleone non agì costituendo una armonia ma infine per spezzarne una mondanità unica e pervasiva; ed evidentemente il tentativo totalitario-comunista ha cercato l'impossibile pretendendo dal Nord del mondo un futuro già annullato dal passato delle Incursioni vichinghe polari-artiche ed antartiche e della Norma cui esse interessarono e hanno interessato intero Orbe terraqueo nel mutare rapporti di conoscenze umane di intero mondo — attraverso la ricerca della vita non solo propria nella non solo propria sopravvivenza. Questo passato era anche della Russia sovietica prima che Stalin e stalinismo tentassero di render lo Schema marxista reale funestando prima proletariati poi borghesie e specialmente tutto quanto potesse somigliarci in intero mondo; e tentando di azzerar cultura politica cinese esso ne funestò anche di europee e (è evidente...) di italiana pure.
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

La critica moderna e contemporanea alla 'civiltà senza diritti civili', anche quella di B. Constant, imponeva, impone culturale prima che civile attenzione a diritti religiosi, di pensiero ed espressione, quali antecedenze per un vivere civile che fosse, sia veramente tale, un vivere cioè e non un morir prima o peggio! Le libertà civili sono conseguenze di cui tali antecedenze sono condizioni necessarie non sufficienti, perché tale sufficienza deriva dalla cultura, in ogni caso oramai centrale in tale azione vitale sia per le cosiddette Grandi Civiltà, eminentemente orientali e fondate su forte autoproliferazione civile, sia per le Altre Civiltà, di cui la greca è esempio compiuto, fondate sull'intervento delle facoltà naturali entro gli àmbiti civili. Tale centralità culturale, detta, dicibile in italiano "Àmbito Culturale" e senza ricorrere a traduzioni dal tedesco o da altre lingue, è una nozione, filosofica, attraverso cui si può pensare o ripensare (!) una civiltà possibile, sia per i mondi delle Grandi Civiltà e per i mondi a queste legati, sia per gli altri mondi (!)... Invece l'interessamento attuato dal totalitarismo comunista imponeva una considerazione integralmente civile della civiltà senza intermediazione culturale determinante; e questo allontanò i Soviet dalle azioni naturalmente significanti e annullò i vasti progressi che dalla Russia zarista e poi sovietica erano stati attuati anche in agricoltura; e mentre la società sovietica predata dal cosiddetto Stalin (era soprannome anche usurpato) e dai suoi era "bilanciata" ma per mezzo di oppressioni, omicidi, sequestri anche di persone, obliterazioni, occultazioni, distruzioni, le campagne in molti luoghi di influenza stalinista erano in gravi condizioni e le carestie accaddero di nuovo e non solo per ingratitudine di metei e climi ma pure per disorganizzazione di fatto; ed invece di riappropriarsi di cultura contadina, lo stalinismo ne fu avverso ed anche fuori dalla Unione Sovietica; dove in Italia, per quanto davvero interdetto da attività politica-artistica-filosofica partitica ed ex partitica di P. P. Pasolini, comunque esso operò vasti torti, anche per tramite di servizi sevreti in parte o tutti asserviti ai capricci dello stesso stalinismo... Ma la attività controculturale dello stalinismo fu più ampia e varia anche! Un risultato di essa in Italia è stato una diffusissima ignoranza ed estranea ai destini italiani e perdurata per forestieri interventi esclusivamente civili che hanno allontanato moltitudini e non solo dall'intendimento del passato greco della Italia; ma tale distacco in Italia è in fin dei conti assolutamente disastroso perché etnicamente parte di stessa Italia è, per breve periodo in Evo di Mezzo fu (bizantineggiante) tutta, luogo e comunità 'greca', nel futuro prospettandosi passato, bizantineggiante od uguale e non altro, per via di somma necessità, di nuovo per tutta Italia (!) medesima.
Per l'Italia non ha senso far uso di àmbiti culturali a prescindere da forti riferimenti naturali e storico-naturali ed anche perché la grandezza civile non ha neppure il poco senso di una volta, bensì ne recherebbe o reca minimo, ugualmente a tutta Europa, ed in particolare marginale, ugualmente agli altri luoghi greci (greci... grecali, grecani, grecanici) d'Europa (Ellade, Macedonia del Nord, Turchia europea, Montenegro, Cipro...).
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio precedente 'sevreti' sta per: segreti.
Ecco testo con correzione:

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La critica moderna e contemporanea alla 'civiltà senza diritti civili', anche quella di B. Constant, imponeva, impone culturale prima che civile attenzione a diritti religiosi, di pensiero ed espressione, quali antecedenze per un vivere civile che fosse, sia veramente tale, un vivere cioè e non un morir prima o peggio! Le libertà civili sono conseguenze di cui tali antecedenze sono condizioni necessarie non sufficienti, perché tale sufficienza deriva dalla cultura, in ogni caso oramai centrale in tale azione vitale sia per le cosiddette Grandi Civiltà, eminentemente orientali e fondate su forte autoproliferazione civile, sia per le Altre Civiltà, di cui la greca è esempio compiuto, fondate sull'intervento delle facoltà naturali entro gli àmbiti civili. Tale centralità culturale, detta, dicibile in italiano "Àmbito Culturale" e senza ricorrere a traduzioni dal tedesco o da altre lingue, è una nozione, filosofica, attraverso cui si può pensare o ripensare (!) una civiltà possibile, sia per i mondi delle Grandi Civiltà e per i mondi a queste legati, sia per gli altri mondi (!)... Invece l'interessamento attuato dal totalitarismo comunista imponeva una considerazione integralmente civile della civiltà senza intermediazione culturale determinante; e questo allontanò i Soviet dalle azioni naturalmente significanti e annullò i vasti progressi che dalla Russia zarista e poi sovietica erano stati attuati anche in agricoltura; e mentre la società sovietica predata dal cosiddetto Stalin (era soprannome anche usurpato) e dai suoi era "bilanciata" ma per mezzo di oppressioni, omicidi, sequestri anche di persone, obliterazioni, occultazioni, distruzioni, le campagne in molti luoghi di influenza stalinista erano in gravi condizioni e le carestie accaddero di nuovo e non solo per ingratitudine di metei e climi ma pure per disorganizzazione di fatto; ed invece di riappropriarsi di cultura contadina, lo stalinismo ne fu avverso ed anche fuori dalla Unione Sovietica; dove in Italia, per quanto davvero interdetto da attività politica-artistica-filosofica partitica ed ex partitica di P. P. Pasolini, comunque esso operò vasti torti, anche per tramite di servizi segreti in parte o tutti asserviti ai capricci dello stesso stalinismo... Ma la attività controculturale dello stalinismo fu più ampia e varia anche! Un risultato di essa in Italia è stato una diffusissima ignoranza ed estranea ai destini italiani e perdurata per forestieri interventi esclusivamente civili che hanno allontanato moltitudini e non solo dall'intendimento del passato greco della Italia; ma tale distacco in Italia è in fin dei conti assolutamente disastroso perché etnicamente parte di stessa Italia è, per breve periodo in Evo di Mezzo fu (bizantineggiante) tutta, luogo e comunità 'greca', nel futuro prospettandosi passato, bizantineggiante od uguale e non altro, per via di somma necessità, di nuovo per tutta Italia (!) medesima.
Per l'Italia non ha senso far uso di àmbiti culturali a prescindere da forti riferimenti naturali e storico-naturali ed anche perché la grandezza civile non ha neppure il poco senso di una volta, bensì ne recherebbe o reca minimo, ugualmente a tutta Europa, ed in particolare marginale, ugualmente agli altri luoghi greci (greci... grecali, grecani, grecanici) d'Europa (Ellade, Macedonia del Nord, Turchia europea, Montenegro, Cipro...).
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Nel testo della recensione sono riportate affermazioni fatte di espressioni corrette ma usate, stante a quanto riportato da recensore stesso, contraddittoriamente:

il diritto dei bambini essendo anche esso un diritto direttamente umano non ha alcunché di tanto specifico ma in evidenza recensoria se ne mostra uso troppo specifico e ciò non offre vantaggi anzi toglie vantaggi ad uso di medesimo diritto, anche perché menzionando caso possibile del torto dello sfruttamento bisogna quindi aggiungerne una descrizione generica altrimenti non si potrebbe proprio menzionar legge...

se si afferma diritto di omosessualità si può farne valere ma se si afferma diritto di omosessuali non si trova forza sufficiente nella affermazione perché il sesso omosessuale non è continuativo, oltre che è generalmente più o meno episodico (a seconda di occasioni vitali) ed essendo esso possibilità o potere naturali e di tutti gli esseri umani...

federazione di popoli è realtà non appartenente solo inerente, in astratto o concreto, a organizzazione di nazioni unite, anche perché non tutte le nazioni son fatte o costituite da popolo o popoli ma principalmente perché nazionalità e popolarità son proprio cose distinte.

Il recensore porta in recensione un riferimento improprio a Diogene il Cinico ed a aneddoto della botte utilizzata per magione; infatti fu tramandato che tal Diogene usava essa non per sostituzione di casa ma per abbandono di altra dimora propriamente tale; e che la botte gli serviva per minor artefazione ovvero maggior comprensione di natura; e che in sua società gli altri si meravigliassero del perché di scelta così tanto poco diversa ovvero molto convenzionale!

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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Non il caso di Diogene e la Botte è adatto per esempi di uguaglianza e libertà senza solidarietà... E di fatto la recensione presenta il caso di autrice che dice di illuministiche uguaglianza e libertà privandone di adeguato riferimento a "fraternità", che forse sembrando recuperato dalla citazione di umanità quale familiarità ed invece tale citazione complicandone finanche integrazione!
Difatti gli illuministi usavan dire di fraternità per le differenze e naturali cui la politica poteva, doveva aggiungerne di altre, fatte dall'arbitrio sociale e politico innanzitutto e che non fosser replicazioni di naturale familiarità di socialità; tali replicazioni — che pure bolscevichi ed ancor più menscevichi mostrarono insufficienti a risolver qualcosa al posto di risoluzioni politiche — non sono contatto con natura ma abbandoni di culture tramite prepotenze od illusioni civili che hanno privato la politica di corrispondenze o realizzazioni naturali-extranaturali!
Non si creda che ciò sia una astrazione!
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Per meglio capirnle da astrazione concretezza di quanto in precedenza esposto, fornisco, dopo preambolo teorico, esempio pratico, non trascurabile, in merito a diritti di spostamento:

Gli umani son tutti umani, eppure hanno (ovvero: abbiamo...) capacità molto diverse, di collettivi o di singoli e variamente: in cose ordinarie od eccezionali — ciò non significando che maggiori abilità in cose non straordinarie siano più relative delle maggiori nelle straordinarie né viceversa... Allora civile sopravvalutazione induce a non conoscere entità di differenze di capacità poiché fa mancare evidenza di corrispondenza o di legame di realizzazioni rifiutando àmbiti culturali necessari a stessa civiltà, che solo se in autoconsapevolezza ne fa uso altrimenti non ne sa e potrebbe finanche non volerne... Ecco allora che tanti accaduti ed anche di pessimi possono spiegarsi ed anche il dato di fatto, in Italia e altrove pure, di istituzione burocratica civile che pratica indistinzioni cui di dovere sarebbero poi inazioni statali di fatto non sempre opportune od azioni sempre inopportune; ed è proprio così che Motorizzazione Civile acclude dati di pertinenza di cittadini senza spiegar loro a sufficienza e non indicando motivazioni e non rifiutando o finanche ricercando caso di acclusione di dati di mezzi che sono tecnicamente di uso ed utilizzi più o meno personali, compiendo essa gravissimo abuso e lasciandone di peggiore ad enti esterni ad essa: accludendo cioè in Registro Automobilistico anche motoveicoli e lasciando trattare da altri le acclusioni quali inclusioni ordinarie; annoverando appunto persino dati di motocicli e motociclette, i quali (appunto) son mezzi tecnicamente personali (procedono per impegno più o meno attivo e passivo di intero corpo ed intera mente del motociclista cioè secondo modalità più o meno personali oltre che per movimenti impersonali)... E questo disastro burocratico è accaduto e risulta che accade perché in parte dello Stato civile è mancata nozione concernente differenze di capacità necessarie tra pilotaggio di ciclomotori ed azione motociclistica, con successive incomprensioni peggiori tra automobilismo e motociclismo... Menzioni accessorie, se lecite e coerenti, in registri statali sono possibili; ma se ciò accade indistintamente e invadentemente senza capir diverse esigenze e neppur differenti mezzi, è anche per mancanza di cultura di base su attuazioni non solo civili e su capacità spiegabili solo con rapporti tra natura e cultura, quali sono tutte le basilari capacità motociclistiche, derivanti da autocomprensioni della unica naturalità atta ad accogliere tecnica estrema e diretta!!

La filosofia odierna per esser tale e pubblicamente rilevante non deve fornire eccessi di Stato civile anzi deve contribuire a forza di Stato costituzionale. Per questa necessaria etica c'è bisogno di menzione di moderna solidarietà accanto a moderne uguaglianza e libertà, affinché la uguaglianza non degeneri in iniquità.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio precedente ' capirnle ' sta per: capirne.

Invierò testo con correzione e miglioria, preceduto da doppio asterisco.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Per meglio capire, di quanto in precedenza esposto, da astrazione concretezza, fornisco, dopo preambolo teorico, esempio pratico, non trascurabile, in merito a diritti di spostamento, quindi una conclusione:

Gli umani son tutti umani, eppure hanno (ovvero: abbiamo...) capacità molto diverse, di collettivi o di singoli e variamente: in cose ordinarie od eccezionali — ciò non significando che maggiori abilità in cose non straordinarie siano più relative delle maggiori nelle straordinarie né viceversa... Allora civile sopravvalutazione induce a non conoscere entità di differenze di capacità poiché fa mancare evidenza di corrispondenza o di legame di realizzazioni rifiutando àmbiti culturali necessari a stessa civiltà, che solo se in autoconsapevolezza ne fa uso altrimenti non ne sa e potrebbe finanche non volerne... Ecco allora che tanti accaduti ed anche di pessimi possono spiegarsi ed anche il dato di fatto, in Italia e altrove pure, di istituzione burocratica civile che pratica indistinzioni cui di dovere sarebbero poi inazioni statali di fatto non sempre opportune od azioni sempre inopportune; ed è proprio così che Motorizzazione Civile acclude dati di pertinenza di cittadini senza spiegar loro a sufficienza e non indicando motivazioni e non rifiutando o finanche ricercando caso di acclusione di dati di mezzi che sono tecnicamente di uso ed utilizzi più o meno personali, compiendo essa gravissimo abuso e lasciandone di peggiore ad enti esterni ad essa: accludendo cioè in Registro Automobilistico anche motoveicoli e lasciando trattare da altri le acclusioni quali inclusioni ordinarie; annoverando appunto persino dati di motocicli e motociclette, i quali (appunto) son mezzi tecnicamente personali (procedono per impegno più o meno attivo e passivo di intero corpo ed intera mente del motociclista cioè secondo modalità più o meno personali oltre che per movimenti impersonali)... E questo disastro burocratico è accaduto e risulta che accade perché in parte dello Stato civile è mancata nozione concernente differenze di capacità necessarie tra pilotaggio di ciclomotori ed azione motociclistica, con successive incomprensioni peggiori tra automobilismo e motociclismo... Menzioni accessorie, se lecite e coerenti, in registri statali sono possibili; ma se ciò accade indistintamente e invadentemente senza capir diverse esigenze e neppur differenti mezzi, è anche per mancanza di cultura di base su attuazioni non solo civili e su capacità spiegabili solo con rapporti tra natura e cultura, quali sono tutte le basilari capacità motociclistiche, derivanti da autocomprensioni della unica naturalità atta ad accogliere tecnica estrema e diretta!!

La filosofia odierna per esser tale e pubblicamente rilevante non deve fornire eccessi di Stato civile anzi deve contribuire a forza di Stato costituzionale. Per questa necessaria etica c'è bisogno di menzione di moderna solidarietà accanto a moderne uguaglianza e libertà, affinché la uguaglianza non degeneri in iniquità.

MAURO PASTORE