sabato 3 giugno 2006

Marletti, Carlo – Cabrera, Paul L. Ravelo (a cura di), El gesto de la filosofía hoy.

Pisa-La Habana, Ets-Imagen contemporanea, 2006, pp. 254, ISBN 8846713966.

Recensione di Luigi Marfè – 03/06/2006

Filosofia politica, Filosofia della scienza, Etica (bioetica)

Nuovo arrivato e affatto ignaro delle lingue del levante, Marco Polo non poteva esprimersi col Gran Kan altrimenti che con gesti o con gli oggetti che andava estraendo dalle sue bisacce. Secondo una tradizione che risale allo Hermes dei Greci, le Città invisibili di Italo Calvino fanno del mercante un vettore di comunicazione tra Oriente e Occidente proprio per l’abilità dei suoi gesti. In un’epoca di discorsi ininterrotti e parole in sovrappiù, la figura di Polo stupisce per la freschezza con cui si lascia alle spalle la vanità del dire e l’opacità dello scrivere. Come il Neveu de Rameau di Diderot, il suo discorso vive nella polisemia della pantomima. Ogni movimento si dona all’interlocutore come enigma e stimolo all’interpretazione, riservando a sé il potere degli emblemi, che una volta visti non si possono dimenticare né confondere.
Qual è tuttavia il gesto della filosofia oggi? A dispetto delle tentazioni delle nuove tecnologie dell’informazione o dei crescenti processi di globalizzazione, gli autori di questo volume confidano ancora nella resistenza pervicace del discorso filosofico e scommettono su una conoscenza cui si può attingere solo con i suoi mezzi. Come scrive Carlos Jesús Delgado Díaz, ai filosofi spetta la sfida di costruire un nuovo sapere che riconduca la scienza alla dimensione assiologica e costruisca una nuova etica della vita attraverso categorie capaci di totalità e comprensione in base a principi non antropocentrici e transdisciplinari. Contro le retoriche opposte dei sistemi onnicomprensivi e del riduzionismo esasperato, il gesto filosofico deve proporre un approccio obliquo, assieme organico e olistico. I risultati raggiunti nel campo della bioetica e dell’epistemologia mostrano come l’attitudine verso la complessità vada mescolata con la consapevolezza di tutto ciò che con Wittgenstein resta aldilà dal senso. Non lineare né irreversibile, la quête del senso resta appesa al bilico del provvisorio e va difesa non solo dal baratro dell’indifferenza, ma anche dalla falsa sicurezza di chi ne dà per scontato il progresso. L’incanto di Kublai è ancora possibile, a patto che la filosofia rinunci alla spiegazione meccanicistica per offrirsi come scarto dal noto e creazione del nuovo, variabile che non collima e brivido del non adeguarsi.
El gesto de la filosofía hoy è il frutto del primo Encuentro de Filosofía Cuba-Italia, che si è svolto a la Habana tra l’1 e il 3 ottobre 2002. Per l’Italia è intervenuto il Dipartimento di Filosofia dell’Università di Pisa. I due curatori Carlo Marletti e Paul L. Ravelo Cabrera vi hanno raccolto tredici relazioni, che delineano un panorama della filosofia contemporanea e riflettono sulla sua condizione e sulle sfide che la attendono. I campi di indagine sono soprattutto tre: la filosofia della politica e delle scienze sociali, la filosofia della scienza e l’epistemologia, la bioetica e i paradigmi delle scienze cognitive.
La fiducia nel dire politico della filosofia dipende per Ravelo dalla sua natura di gesto polemico. Contro le tesi del relativismo e le derive del postmoderno, occorre richiamarsi al discorso sulla responsabilità di Husserl. L’universalismo non è un concetto prêt-à-porter, ma piuttosto un progetto da costruire passo dopo passo. La ricerca filosofica non può svicolare dalla dimensione assiologica del giudizio né dall’inesauribilità della domanda sul senso. Juan Francisco Fuentes mette allora a confronto il discorso politico di John Rawls e di Jürgen Habermas. Della posizione del primo è criticato il riduzionismo, che esclude il politico dalla riflessione filosofica, ma lascia nell’ombra i fondamenti del suo progetto neo-contrattualista. L’insistere dell’altro sulla dimensione intersoggettiva sembra invece nascondere i fantasmi di etero-determinazione di chi annega l’io nelle retoriche del noi. Alfonso M. Iacono si dedica invece alla dialettica che si instaura tra i concetti di Oriente e Occidente. Derivate una dall’altra, le due dimensioni funzionano come orizzonte di comprensione reciproco: la frontiera è infatti un concetto mobile, che affianca identità e contaminazione. Lontano dagli stereotipi, le due tradizioni culturali mostrano affinità inaspettate nel discorso sulla teodicea del Dio che si ritira di Hans Jonas, Sergio Quinzio e, più di recente, Bronislaw Baczko, e sul senso della storia, intesa ora come ripetizione ora come freccia dell’irreversibilità.
Diverse relazioni affrontano inoltre temi di carattere epistemologico. Contro l’indifferenza ontologica del postmoderno, che si rinserra nella logica della potenzialità, Rigoberto Pupo Pupo difende l’eterno problema filosofico della verità. Benché possa essere definita in modi molto distanti, dall’adequatio rei et intellectusdegli scolastici al valore funzionale che le è attribuito nel pragmatismo, in ambito moderno, la verità sembra connotarsi come ricerca e divenire. Il rapporto di soggetto e oggetto non va inteso in maniera astratta, ma come relazione intersoggettiva. Non diversamente, mentre scorre la storia della matematica, Enrico Moriconi si sofferma sul passaggio delle sue strutture formali da strumento delle operazioni a soggetto del meta-discorso, fino al teorema di incompletezza di Gödel. Come nota Grisel Ramírez Valdes, la scienza deve far propria la teoria della complessità. Non tutta la realtà si lascia irretire nei sistemi che costruiamo, né d’altronde ciascuno di essi può escludere gli altri. Contro il riduzionismo, occorre esercitarsi in prospettive inter-schematiche che, senza relativizzare il concetto di verità, intendano l’oggettività come somma di punti di vista e inesausto girarvi intorno.
Due relazioni si inoltrano nei territori di frontiera del nuovo sapere filosofico: la bioetica e le neuroscienze. Aldilà dei risultati che ha saputo raggiungere in campo medico, Thalía Fung vede nella bioetica una lezione di metodo per tutto il discorso filosofico. Come per altro verso l’ecologia, la bioetica riconduce la scienza verso le questioni dell’etica e mostra i limiti di ogni costruzione antropocentrica. Fuori da ogni provincialismo del genere umano, il suo sguardo transdisciplinare allarga le proprie categorie agli altri modi della vita, fino ad abbracciare una dimensione cosmica. Non diversamente, le scienze cognitive indagano le connessioni tra la mente e il cervello e la base fisica del ragionamento. Nelle neuroscienze, Massimo Barale vede un ponte verso il futuro, a patto che sappiano guardarsi da ogni riduzionismo fisicalista. Liberata dall’entusiasmo acritico, l’immagine di software e hardware per la mente e il cervello può avere ancora valore. A importare maggiormente è però l’individuazione del codice operativo, cioè quella progettualità che i filosofi da sempre hanno chiamato ragione.
Anche in una prospettiva volta verso l’avvenire come quella di questo convegno, a tornare con frequenza nei discorsi dei relatori è infatti la questione sull’attualità dell’eredità kantiana. L’esempio dell’orientamento in una camera buia dà ad Adriano Fabris l’occasione per ripensare la portata rivoluzionaria del discorso trascendentale di Kant. Come già notava Heidegger, tuttavia, dietro l’importanza del soggetto resta la cocciuta persistenza del mondo. Studiando le riflessioni di Wilfrid Sellars, Carlo Marletti vede la lezione di Kant proprio nell’equidistanza con cui sfugge sia al mito del dato sia all’autonomia del concetto; la distanza tra i due è che per Sellars il processo conoscitivo non arriva mai ad offrirsi in maniera compiuta, ma piuttosto come proto-teoria. Da altro orizzonte teorico, anche Gian Mario Cazzaniga, mentre scorre la storia del concetto di società nel mondo occidentale dal Leviathan di Hobbes ai giorni nostri, torna al Kant della pace perpetua, come auspicio ed augurio per un futuro che tarda ad arrivare.
La nuova innocenza del postmoderno annacqua la distinzione tra conoscenza e valore, esalta il vagabondaggio nomade e si lascia fluttuare in un vortice di universi in compresenza indifferente a ogni scelta. Al contrario, El gesto de la filosofia hoy si propone come quête del senso. Nel saggio che apre il volume, Remo Bodei rammenta come le categorie della filosofia non siano eterne, ma durino appena più degli individui e, se dimenticate, muoiano assieme al loro modo di tagliare i concetti e gettare uno sguardo sul mondo. Tra l’utopia della memoria assoluta al modo del Funes di Borges e la melanconia per ciò che non tornerà di Pessoa, il filosofo deve percorrere la strada stretta di Epimeteo. Se con Nietzsche l’oblio aiuta a sopravvivere e cicatrizzare, la memoria permette di ricostruire nel futuro passati differenti dall’inferno e identità non più spezzate, nella fiducia che la storia abbia ancora qualcosa di nuovo da dirci. Viene in mente un passo di Danubio, quando, riflettendo sull’identità dell’Europa, Claudio Magris vede nel limes romano le labbra di una bocca che separa dalla barbarie, limita e dà forma, ma anche si apre all’incontro dell’altro e, nel bacio, ne assapora la differenza.

Indice

C. Marletti e P.L. Ravelo Cabrera, Introducción 
R. Bodei, Memoria, olvido u la construcción de la identidad 
P.L. Ravelo Cabrera, El apremio espiritual y el gesto político de la filosofía (entre Kant, Nietzsche y Husserl) 
A.M. Iacono, De occidente a oriente. Imágenes de la historia y autonomía de los hombres 
R. Pupo Pupo, La verdad como eterno problema filosófico 
J.F. Fuentes, Paradigmas de la filosofía política contemporanea 
A. Fabris, Kant y el problema del sentido 
Th. Fung, La bioética: ¿un nuevo tipo de saber? 
G.M. Cazzaniga, Metamórfosis de la soberania y derechos del hombre 
E. Moriconi, Transformaciones en el pensamento axiomático 
Gr. Ramírez Valdes, La complejidad de la ciencia : cómo la filosofía de la ciencia contemporánea “se desprende” del concepto de verdad 
M. Barale, Mente y naturalezza entre conocimiento científico y comprensión filosófica 
C. Marletti, Kant, Sellars y lo “múltiple del sentido” 
C.J. Delgado Díaz, Crisis y revolución en el pensamiento científico contemporáneo: la hipótesis del Nuevo Saber


Gli autori

Massimo Barale è professore ordinario di Ermeneutica filosofica all’Università di Pisa. Le sue ricerche sono incentrate sullo studio di teorie della ragione, dell'esperienza e della soggettività, verso nuovi modelli di etica filosofica (Immagini della ragione, 1983; Ermeneutica e morale, 1988; Visione e discorso nella scoperta platonica della struttura razionale dell'esperienza, 2001) e sulla filosofia come indagine critico-trascendentale, nel suo rapporto con le forme della razionalità scientifica (Filosofia come esperienza trascendentale, 1977; Kant e il metodo della filosofia, 1988; Betrachtungen über geschichtlich-philosophischen Hintergrund und den systematischen Ort von Kritik der Unterskraft, 1997).

Remo Bodei è professore ordinario di Storia della filosofia all’Università di Pisa e Recurrent Visiting Professor presso la University of California di Los Angeles. Ha dedicato le sue prime ricerche allo studio dell’idealismo tedesco (Sistema ed epoca in Hegel, 1975; Scomposizioni. Forme dell’individuo moderno, 1987; Hölderlin: la filosofía y lo trágico, 1990). Nel 1994 ha curato l’edizione italiana del Principio speranzadi Ernst Bloch. È redattore di numerose riviste. Le sue ultime ricerche affrontano il problema delle passioni (Ordo amoris. Conflitti terreni e felicità celeste, 1991; Geometria delle passioni. Paura, speranza, felicità: filosofia e uso politico, 1991; Le prix de la liberté, 1995; Il noi diviso. Ethos e idee dell’Italia repubblicana, 1998).

Gian Mario Cazzaniga è professore ordinario di Filosofia morale all' Università di Pisa ora in congedo. È inoltre membro del consiglio scientifico della cattedra UNESCO “Fondements philosophiques de la justice et de la société démocratique” di Montréal e del “Groupe de Recherches sur les Lumières, l'Illuminisme et la Franc-maçonnerie” al CNRS di Parigi. Nelle sue ricerche, ha approfondito i nessi che legano tradizione e modernità (Alle origini dello spirito laico. Fin’amors e cortezia nella cultura trobadorica, 1983; Traces de l'autre. Mythes de l'antiquité et Peuples du Livre dans la construction des nations méditerranéennes, 2004), illuminismo e massoneria (La religione dei moderni, Pisa 1999; La figura di Gesù nell’Illuminismo, “Heri et hodie. Figure di Cristo nella storia”, 2001) e filosofia classica tedesca, teorie della sovranità e radici dell’identità europea (Penser la Souveraineté à l'époque moderne et contemporaine, 2001; Radici d’Europa, 2003).

Adriano Fabris è professore ordinario di Filosofia morale all’Università di Pisa. Redattore di numerose riviste, ha tradotto opere di Heidegger, Gadamer, Scholem, Jean Paul. Le sue ricerche sono volte allo studio dell’ermeneutica filosofica (Logica ed ermeneutica, 1982; “Essere e tempo” di Heidegger, Introduzione alla lettura, 1999; El giro linguistico. Hermeneutica y analisis del lenguaje, 2000), la filosofia delle religioni (Linguaggio della rivelazione, 1990; Introduzione alla Filosofia della religione, 1996), la storia del pensiero ebraico (I paradossi dell'amore tra grecità, ebraismo e cristianesimo, 2001), la filosofia della musica, le etiche applicate, la filosofia della comunicazione.

Alfonso M. Iacono è professore associato di Storia della filosofia politica all’Università di Pisa. Collabora con il quotidiano “Il Manifesto”. I suoi interessi sono rivolti ai rapporti tra filosofia, antropologia e politica nel pensiero moderno e contemporaneo, con analisi storiografiche e indagini epistemologiche (Teorie del feticismo, 1985; Le fétichisme. Histoire d’un concept, 1992; Paura e meraviglia. Storie filosofiche del XVIII secolo, 1998; L’evento e l’osservatore, 1987). Al centro c’è una riflessione sul tema dell’altro nelle relazioni storico-sociali fra gli uomini (Il borghese e il selvaggio, 1982; Tra individui e cose, 1995).

Carlo Marletti è docente di Filosofia del linguaggio presso l’Università degli Studi di Pisa. I suoi lavori riguardano soprattutto l’ambito epistemologico (A proposito de sensación-concepción, 2000; McDowell e le ragioni della sensibilità, 2001; Kant, Sellars e l’intuizione, 2002).

Enrico Moriconi è professore associato di Logica presso l’Università di Pisa. Campo delle sue ricerche sono la logica e fondamenti della matematica (La teoria della dimostrazione di Hilbert, 1987), la filosofia del linguaggio (Discorso e significato, 1994; Normalization and meaning theory, 1998) e la filosofia della scienza (Etchemendy on logical truth, in coll. con M. Mariani, 1997).

Paul L. Ravelo Cabrera, Rigoberto Pupo Pupo, Juan Francisco Fuentes, Thalía Fung, Grisel Ramírez Valdes, Carlos Jesús Delgado Díaz sono professori di filosofia presso l’Università di La Habana.

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