lunedì 25 dicembre 2006

Butler Judith, La disfatta del genere.

Roma, Meltemi, 2006, pp. 287, € 21,50, ISBN 88-83-53500-6.

Recensione di Ottavia Spisni - 25/12/06

Filosofia politica (femminismo)

Undoing Gender viene presentato in traduzione italiana con il titolo La disfatta del genere. Si tratta di una raccolta eterogenea di saggi, scritti in anni diversi, in cui l’autrice riflette sulla differenza sessuale (cap. I), il genere e la sessualità (cap. II), mettondo in campo una descrizione importante e dettagliata dell’attuale situazione europea e americana. Le discussioni comprendono la situazione attuale legale e medica degli Intersessuali e Transessuali (cap. III e IV), il dibattito sui PACS, sul matrimonio tra omosessuali, sull’adozione e la procreazione omosessuale (cap. V), e importanti confronti con altre teoriche femministe (ad esempio la replica a Metamorfosi di Rosi Braidotti contenuta nel nono capitolo). Le posizioni contemporanee sono descritte a partire dalle molteplici premesse teoriche che orchestrano il dibattito sviluppatosi negli ultimi anni in un contesto globale.
Judith Butler si propone di ripensare alcune posizioni contenute nel testo Gender Trouble, scritto quattordici anni prima di Undoing Gender e che venne proposto al pubblico italiano nel 2004 con il titolo Scambi di Genere. Questo primo libro prende significativamente il nome da un film di John Waters, Female Trouble, recitato dalla drag queen Divine (all’anagrafe Harris Glenn Milstead). Butler argomenta come la coerenza delle categorie di sesso, genere e sessualità sia una costruzione culturale prodotta dalla ripetizione di atti performati nel tempo. Si tratta dunque di discorsi che hanno una forza regolativa e normativa dal momento in cui decidono a priori quali tipi di orientamento sessuale e di genere siano consentiti o meno dalla società (cap. X).
I saggi contenuti in Undoing Gender sono focalizzati sulla questione di cosa potrebbe significare disfare (undo) il genere, intendendo con il termine ‘genere’ le concezioni socialmente acquisite e riperformate acriticamente che normalizzano la vita sessuale e i generi sessuali. Con il termine ‘becoming undone’, i saggi intendono anche l’essere moralmente ed emotivamente distrutti, sottolineando, però, il potenziale non solo distruttivo, ma anche creativo dell’esperienza negativa del ‘disfacimento del genere’. Butler nota come le questioni irrisolte e problematiche del femminismo contemporaneo (il quale non prevede una gamma condivisa di premesse per dare atto ad un programma politico coerente) siano il suo punto di forza, e sottolinea l’importanza di ‘mantenere il valore democratico di un movimento che può contenere, senza addomesticarle, interpretazioni contraddittorie su questioni fondamentali’ (p. 207). E’ democratico il tentativo di riappropriazione dei termini che la modernità ha escluso.
La teoria per Butler non si discosta mai dalla pratica della vita reale e concreta, ed è per questo che l’accento è sempre posto sui termini ‘possibilità’ e ‘vivibilità’. La domanda delle possibilità concrete e immaginarie, corporee e simboliche della vita possibile è posta costantemente e nemmeno si elude la questione problematica della ‘violenza di genere’ cui la comunità GLBQTI (Gay, Lesbiche, Bisessuali, Queer, Trans, Intersessuali) sembra essere particolarmente esposta (cap. X). La pratica di fare e disfare il proprio genere è dunque una modalità di azione creativa e politica individuale e collettiva che può e deve essere costantemente performata. Ciò accade perché, come ha già messo in luce Foucault, il genere non è alieno dal binomio sapere/potere e il corpo nella sua esistenza sociale è sempre sessuato e sottoposto ad assoggettamento normativo. Ad esempio il transgender rientra nella sfera politica ‘non solo perché ci costringe a domandarci cosa sia o debba essere considerato reale, ma perché ci mostra come si possano mettere in discussione le attuali concezioni della realtà e istituirne di nuove. La fantasia non rappresenta solo un esercizio cognitivo, un film interiore che proiettiamo all’interno del teatro della mente. Essa struttura la relazionalità e partecipa alla stilizzazione dell’incarnazione stessa. I corpi non sono spazialità date. Nella loro spazialità, essi si attuano nel tempo: invecchiando, cambiando forma, cambiando significato – a seconda delle loro interazioni – e la rete di relazioni visive, discorsive e tattili che diviene parte della loro storicità, del loro passato, presente e futuro’ (p. 249).
La corporeità è la dimensione fondamentale dell’umano, e collegata ad essa è la questione della memoria,e dunque del racconto. La corporeità può essere raccontata in miriadi di modi, può occupare la norma, o eccederla, rielaborarla, oppure trasformarla. La norma dipende dalla sua ripetibilità; di qui l’importanza del ‘fare’ e del ‘disfare’ il genere. Il ‘becoming undone’ deve dunque essere costantemente riperformato, perché i ‘generi che ho in mente esistono da lungo tempo, ma non hanno ancora avuto accesso al linguaggio che governa la realtà. Quindi si tratta di sviluppare un nuovo lessico, nell’ambito della legge, della psichiatria, della sociologia e della teoria letteraria, che legittimi la complessità di genere che da molto tempo stiamo vivendo’ (p. 251).
I problemi che Butler si pone sono dunque concreti e si pongono sul filone contemporaneo della giustizia distributiva. Il contenitore sociale non può essere messo da parte ‘Il fatto stesso che io sia in grado di agire è reso possibile dalle circostanze stesse della mia formazione, la quale ha origine in un mondo sociale che non ho mai scelto. Il fatto poi che la mia agency sia lacerata dal paradosso non significa che sia impossibile. Significa solo che il paradosso è la condizione della sua possibilità. Ne consegue che l’“Io”, che io sono, si ritrova, a un tempo, costituito da norme e da queste dipendente, ma si sforza anche di vivere in modo da mantenere con esse un rapporto critico e trasformativo’ (p. 27). La pratica dell’agency è dunque sempre condivisa e questa condivisione presuppone riconoscimento (Anerkennung).
Il tema del riconoscimento (che presuppone un rapporto di simmetria tra le parti) trova formulazione nella Fenomenologia dello Spirito di Hegel e arriva fino alla teoria critica francofortese. Il tema viene discusso da Butler nel capitolo sesto ‘Desiderio di riconoscimento’. Butler dissente sul fatto che la relazione debba presupporre necessariamente un termine medio, un terzo, un mediatore tra le parti, e sostiene che le problematiche legate alle molteplici sfumature che la vita di chi è transgender mette in luce, sono una prova evidente di questa carenza intrinseca della metodologia hegeliana (ma anche strutturalista e psicoanalitica). L’utilizzo del termine queer ad esempio muove in una direzione liberatoria perché in grado di comprendere il desiderio non come esclusivamente eterosessuale o omosessuale, ma fluttuante e trans-gender (in senso letterale) e mai legato e incardinato in maniera esclusiva o conseguente alla sessualità. Il desiderio è fluttuante, mobile, instabile, non può essere catalogato, è nomade. Questo discorso teorico è volto a scardinare gli assunti principali della psicoanalisi e dello strutturalismo quali il complesso di Edipo (capitoli settimo e ottavo ‘Dilemmi del tabù dell’incesto’ e ‘Confessioni del corpo’) e a mettere in discussione i presupposti psichiatrici (diagnosi di disturbo di identità di genere contenuta nel DSM-IV, Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali IV revisione) e legali della medicalizzazione degli Intersessuali e Transessuali (FTM, Female to Male o MTF, Male to Female).
La riflessione di Butler ha una profonda finalità pratica e trasformativa della realtà sociale e politica. A questo scopo è importante agire concretamente a livello sociale e istituzionale, e l’attività teorica è solo un presupposto per la trasformazione al fine di una maggiore ‘vivibilità’. In questo senso il femminismo è una riflessione propriamente filosofica perché si pone le domande fondamentali su cosa si intenda per vita buona e si interroga sul problema della violenza (sulla scia delle riflessioni foucaultiane sul nesso che intercorre tra sapere e potere).
Una proposta e una sfida importante è ad esempio quella di riportare nel contesto dei diritti umani internazionali le problematiche sulla priorità teorica della differenza sessuale rispetto al genere, del genere sulla sessualità, della sessualità sul genere, (cap. IX). La sfida alla regolazione del genere, che ha sempre fatto parte dell’attività normativa eterosessista, è esemplare perché contiene in sé il filo rosso e il paradosso di tutta la riflessione sul ‘genere’ e sui ‘queer studies’: la differenza sessuale non è né totalmente data né totalmente costruita e non è possibile istituire un confine tra biologico e psichico, tra discorsivo e sociale. Per Butler è di fondamentale importanza tenere conto del fatto che la differenza sessuale ‘non è un dato, né una premessa, né un fondamento su cui costruire una teoria femminista’ (p. 210).

Indice

Prefazione. La disfatta del gender e la questione dell’umano
Ringraziamenti
Introduzione. Agire di concerto
I. Al di là di se stessi: i limiti dell’autonomia sessuale
II. Regole di genere
III. Fare giustizia: riattribuzione di sesso e allegorie della transessualità
IV. Dilemmi diagnostici
V. La parentela è già da sempre eterosessuale?
VI. Desiderio di riconoscimento
VII. Dilemmi del tabù dell’incesto
VIII. Confessioni del corpo
IX. La fine della differenza sessuale?
X. La questione della trasformazione sociale
XI. L’“Altro” della filosofia può parlare?
Bibliografia

L'autore

Judith Butler (1956) insegna Retorica, Letteratura comparata e Women’s Studies all’Università di Berkeley in California. Ha una formazione filosofica: ha studiato in Germania con Hans George Gadamer e ottenuto il Ph.D. in Filosofia all’Università di Yale nel 1984 con una dissertazione su ‘Desiderio e riconoscimento’ nella Fenomenologia dello Spirito di Hegel. E’ la maggiore teorica Queer e femminista contemporanea. Sono stati tradotti in italiano Corpi che contano (1996), Scambi di genere (2004), Vite precarie (2004), La vita psichica del potere (2005), Critica della violenza etica (2006).

Links

Wikipedia - Judith Butler Voce "Judith Butler" su Wikipedia (in inglese)
Wikipedia - Queer studies Voce "Queer studies" su Wikipedia (in inglese)
theory.org.uk - Judith Butler Bibliografia e altre risorse su Judith Butler (in inglese)
Judith Butler: A Bibliography Bibliografia completa di Judith Butler (in inglese)
Human Rights Campaign Associazione statunitense per la tutela dei diritti degli omosessuali e transgender (in inglese)
Intersex Society of North America Associazione statunitense di supporto agli intersessuali (in inglese)
International Gay and Lesbian Human Rights Commission ONG per la tutela dei diritti degli omosessuali (in inglese)
Movimento identità transessuale Associazione per la tutela dei diritti di transessuali, travestiti e transgender

Filmografia

Female Trouble, diretto da John Waters (1974)
The Rocky Horror Picture Show, diretto da Jim Sharman (1975)
My beautiful Laundrette, diretto da Stephen Frears (1985)
Mery per sempre, diretto da Marco Risi (1989)
Paris is Burning, diretto da Jennie Livingstone (1990)
Stonewall, diretto da Nigel Finch (1994)
Go Fish, diretto da Rose Troche (1994)
But I am a cheerleader, diretto da Jamie Babbit (1999)
Boys don’t cry, diretto da Kimberly Peirce (1999)
Todo sobre mi madre, diretto da Pedro Almodóvar (1999)
Hedwig and the Angry Itch, diretto da John Cameron Mitchell (2001)
Le fate ignoranti, diretto da Ferzan Ozpetek (2001)
The Hours, diretto da Stephen Daldry (2002)

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