venerdì 13 febbraio 2009

Reale, Giovanni, Il dubbio di Pirrone. Ipotesi sullo scetticismo

Padova, Il Prato, 2009, pp. 120, € 13,00, ISBN 9788863360431

Recensione di Michele Paolini Paoletti – 13/02/2009

Filosofia antica, Storia della filosofia, Scetticismo

La figura di Pirrone, importante quanto leggendaria, attraversa come una costante la storia della filosofia moderna, lì dove lo scetticismo antico viene appunto connotato come “pirronismo”. Le interpretazioni della vita e del pensiero di questo filosofo, tuttavia, si muovono entro un vasto panorama di fattori storici e culturali degni di attenta considerazione: i rapporti con l’Oriente in occasione della spedizione di Alessandro Magno, il ruolo della religione, il confronto con la filosofia aristotelica ed, eventualmente, con la scuola eleatica. La complessità degli studi, inoltre, pare risentire in modo precipuo del rapporto dialettico che si instaura tra l’aspetto negativo e negante dello scetticismo pirroniano (il dubbio, l’impossibilità di scegliere una tesi piuttosto che un’altra, l’afasìa) e quello positivo (il tentativo di vivere una moralità ed una religiosità pure ed incontaminate), sì da poter intendere Pirrone come una sorta di “erma bifronte”.

Giovanni Reale, in questo breve e denso studio, si sforza anzitutto di compiere un bilancio delle varie interpretazioni pirroniane. L’interpretazione tradizionale, quella gnoseologico-fenomenistica per la quale Pirrone criticherebbe la conoscenza umana distinguendo anzitempo il fenomeno conoscibile dalla misteriosa cosa in sé, si accompagna storicamente alla lettura hegeliana del pirronismo come “negazione di quel negativo che è proprio di ogni coscienza individuale” (p. 21), come dimostrazione della necessità di superare il finito. Nondimeno, Pirrone viene inteso come precursore delle tendenze empiriste della scienza moderna (Patrick), come un metafisico che vuole superare il dominio della logica (Raphael) o come un nichilista che risolve l’intera realtà nell’apparenza pura di un fenomeno senza cosa in sé (Conche). Il momento scettico, inoltre, può essere subordinato alla volontà di fuggire le insidie della teoresi per vivere una vita beata e tranquilla. Non mancano, infine, quanti sostengono la discendenza diretta delle categorie speculative pirroniane da quelle della filosofia indiana, né quanti tratteggiano questo filosofo come “eroe del dubbio o come incarnazione di esso, come una sorta di concreto simbolo del non poter credere” (p. 51).

Ciascuna linea interpretativa pare restituire un riflesso della complessa fisionomia dell’oggetto di studio. Reale, piuttosto che tentare un inquadramento globale e sistematico del pirronismo, si limita ad analizzare i due aspetti precedentemente enunciati (quello negativo e quello positivo) della vita e del pensiero di Pirrone, per poi delineare un’ipotesi di lavoro storiografico in cinque punti. Per quanto riguarda la biografia del primo filosofo scettico, occorre tener presente che, per quest’ultimo, “lo scopo del filosofare consisteva nell’esercitarsi ad essere virtuoso (chrestòs) e nell’insegnare ad essere virtuoso (agathòs) anche ad altri” (p. 57), secondo la testimonianza di Antigono. Parimenti, “la faccia scettica di Pirrone consiste non tanto nell’indifferenza, nell’impassibilità e insensibilità in quanto tali, ma nel loro essere spinte oltre misura: al limite, quasi, dell’inumano, e, comunque, ad un limite che era (o che era sentito) di rottura” (p. 60), anche se “è difficile spogliarsi completamente dell’uomo”, come afferma Pirrone stesso. Dal punto di vista dottrinale, invece, il pirronismo invoca la quiete e la pace dell’animo, l’assenza completa di turbamento e l’insensibilità a tutto ciò che è diverso dal bene. Al contempo, però, esso indica la strada per raggiungere questo difficile obiettivo nel riconoscimento dell’indifferenza tra le cose e nella conseguente disposizione a non determinare né consentire alcunché, secondo la celebre formula del “non-più-questo-che-quello”. Il principio dell’isostenia (uguale forza dei ragionamenti opposti) e la teoria dell’antilogia (cioè dei discorsi contraddittori che arrivano a non definire nulla) sarebbero stati esplicitati dai discepoli di Pirrone, così come l’epoché (la sospensione del giudizio) e la acatalepsìa (mancanza di comprensione).

L’ipotesi di lavoro impostata da Reale verte, invece, attorno all’individuazione di alcune influenze dell’ontologia eleatico-megarica. I frammenti di Timone, ad esempio, noto discepolo di Pirrone, paiono ispirarsi in alcuni punti al poema parmenideo, così come sono privi di qualsiasi critica nei confronti della scuola eleatica, mentre disapprovano tutte le altre scuole; la teoria della apàtheia, poi, prima che dagli scettici, è stata formulata da Stilpone, pensatore megarico. Per queste ragioni, il pirronismo è una sorta di “eleatismo in negativo”, poiché giunge a negare radicalmente la validità della doxa senza spingersi al cospetto della Verità. In aggiunta, Pirrone incarna, con le proprie azioni, la negazione del principio aristotelico di non-contraddizione, perché l’indeterminatezza del reale rende impossibile qualsiasi attribuzione di verità all’affermazione o alla negazione degli stati di cose. L’impresa di Alessandro Magno, del resto, rileva Conche, “significava veder distruggere nell’ambito dei valori gli antichi limiti del bene e del male e vedere l’arbitrio puro che imponeva nuovi valori, fare esperienza dell’esistenza di un volere arbitrario dal quale può risultare un nuovo mondo, e quindi capire al vivo il non-più-questo-che-quello” (p. 99). I contatti con l’Oriente, infine, sembrano tanto più importanti quanto più si considera l’atteggiamento e l’orientamento generale dei sapienti indiani invece dei singoli punti delle loro dottrine.

In conclusione, l’autore sembra suggerire la possibilità di comprendere storicamente la portata di Pirrone senza appiattire la sua figura sulle tesi dello scetticismo moderno, giacché poteva essere fondatore dello scetticismo “solo uno che non sapeva e non voleva esserlo, e che, comunque, non era uno scettico nel senso che successivamente ebbe questo termine” (p. 112).

Indice

I. Quadro generale delle interpretazioni proposte della filosofia di Pirrone
1. L’interpretazione gnoseologico-fenomenistica
2. L’interpretazione dialettico-hegeliana
3. L’interpretazione scientistica
4. L’interpretazione pratico-morale
5. L’interpretazione metafisica
6. L’interpretazione antimetafisico-nichilistica
7. L’interpretazione orientalistica
8. L’interpretazione letteraria

II. Preliminare approccio alle testimonianze pirroniane
1. Pirrone erma bifronte
2. I due atteggiamenti rispecchiati nelle testimonianze sulla vita di Pirrone
a. L’atteggiamento positivo-dogmatico
b. L’atteggiamento scettico e negativo
3. Le due componenti rispecchiate nella dottrina
a. Tesi positive e dogmatiche
b. Le tesi scettiche
4. Una importante testimonianza del pirroniano Numenio

III. Ipotesi di lavoro
1. La componente dogmatica di Pirrone e le sue ascendenze eleatico-megariche
2. Lo scetticismo di Pirrone come rovesciamento della ontologia aristotelica
3. Il nucleo centrale del pirronismo è una sorta di eleatismo in negativo
4. Influssi sul pensiero di Pirrone della rivoluzione della tradizionale visione greca del mondo e della vita operata da Alessandro
5. L’influsso dell’Oriente

IV. Conclusioni

Bibliografia essenziale su Pirrone


L'autore

Giovanni Reale è uno dei massimi studiosi del pensiero antico e insegna “Storia della filosofia antica” presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Tra le numerose opere, ricordiamo la Storia della filosofia greca e romana (nuova edizione in 10 volumi, Bompiani, 2004).

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

La 'apatheia' ovvero (e non invero) apatia, non appare tema centrale della filosofia di Pirrone né risulta scopo di tal filosofia, del resto non era sua invenzione metodologica.
Allora la 'isostenia' e la 'antilogia' erano originariamente le due forze intellettuali che attraverso la 'epoché' ovvero la riduzione della percezione ordinata dei tempi vitalmente significanti a relativa sensazione impulsiva e continuata (non le... epoche appunto ma... epoché...) conducevano il saggio alla conquista della 'acatalepsia' cioè della attenzione non vigile ('lepsia' e non in 'catalessi') e priva di contrarietà di sorta (a-cata) ovvero senza che manchi di vero bene la costanza e certezza ('acata' quale variante di 'agata' nel senso di: le buone cose).
Ciò che ho descritto con mia interpretazione italo-greca era in antichità dopo l'insegnare di Pirrone detto ma non filologicamente perché i concetti ancora non mutati da evoluzioni linguistiche medioevali; ed allora dovendo far paragoni con filosofie contemporanee quella di Pirrone apparirà in analogia a pragmatismo kantiano — conseguire attraverso la azione una massimalità, 'chrestos', quale conseguimento di un risultato, "agathos"— e ad antinichilismo contemporaneo — affermazione di relatività ed assoluto senza che questo sia il fine da poter negare negando i mezzi cioè i relativi—.
Siccome una concezione storico-culturale devesi sostenere su adeguate comprensioni culturali e storiche, dunque non è condivisibile che in mancanza di adeguata chiarezza, cioè tanta quanto contenuta in mia descrizione, si possa fare di una versione storica lo specchio di un pensiero astratto solo per contiguità temporale, per giunta di un sistema filosofico antico che insegna ad evitare le propensioni sconvenienti tentando di fare una contrapposizione a principio di logica, odiernamente formulato entro stessa logica formale anche. Infatti senza compiuta adeguata descrizione del pensiero inaugurato da Pirrone, dunque il parallelo culturale e storico, storico-culturale e viceversa ed anche secondo ordine inverso, risulta impossibile a conseguirsi senza trasformarsi in non filosofico giudizio e questo ultimo destino accadrebbe ed accade anche disastrosamente qualora fosse entro scopi filosofici!
In tempi di sradicamenti culturali e di replicazioni pseudoculturali bisognava evitare tanta confusione antifilosofica — lo scrivo dopo aver oggi dovuto valutare e disistimare disavventuroso documentario e al contempo penoso spettacolo televisivo (da me sopportato solo in parte ma senza dubbi di sorta da parte mia sul pessimo risultato della trasmissione televisiva) su RaiStoria intorno ad imprese di Alessandro Magno (di questa mia in certo senso ingrata ma non vana fatica conto di offrire resoconto, oggi stesso da me scritto e pure con mia considerazione particolare aggiunta e non di scarsa importanza).

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ecco resoconto suddetto:


Per fare un documentario storico, sia pure supportato da invenzioni cinematografiche non esemplificative ma esplicative, è assolutamente necessario assumere per guida non la emotività suscitata dal passato ma i pensieri del presente e del passato.
Evidentemente non è andata così per il documentario ieri venerdì 6 settembre in onda su RaiStoria sulle conquiste di Alessandro Magno, che non è per davvero storico e documenta solamente le fantasie culturali di certo ambiente ove su ideologie estranee al mondo alessandrino si costruiscono tentativi di racconti e non altro di storicamente valido.
La descrizione in parole terminando in aperta contraddizione, che costringeva l'espositore a tono irrealistico per non esser fantasticante — difatti era evidente da stesso racconto che vi eran greci in Persia ed anche cultura greca prima di stesso arrivo di Alessandro ma dicitura di documentario ne attribuiva poi a questi dopo averne raccontato correttamente il resto prima — poneva in luce prospettiva di studi non adeguata a comporre più di una ipotesi, perché inadatta per capire la natura sempre eminentemente culturale della grecità orientale e dunque anche per distinguere tra reali fatti di guerra ed irreali. Tale prospettiva inadeguata a vero racconto documentario si esplicava in contestualizzazioni fallaci, biblicamente reperibili ma proprio per questo manifestamente erronee. Infatti nell'Antico Testamento Alessandro Magno è rappresentante di altra umanità, incomprensibile e inconoscibile anche se riferibile, per questo i tentativi, anche più o meno occulti, di usar tal Testamento per inquadrarne i fatti a lui medesimo attribuibili non posson riuscire né il Nuovo Testamento, che contiene epistole indirizzate a greci o da greci, offre alternativa ad antiche citazioni ed aggiunge menzione di necessità di avvalersi di tutt'altri racconti, che non basta siano extrabiblici (menzionati in stesso Antico Testamento) ma devon essere proprio non biblici, siano scritti o, più probabilmente, orali. Invece evidentemente i reali autori del documentario ne hanno inavvedutamente tentato e fallito.
Sicché Alessandro da presenza cinematografica verosimile diventa inautentica figura, somigliante a soldato tedesco ignorante e troppo ambizioso di Seconda Guerra Mondiale; ed i Suoi diventano somiglianti (e confusi peraltro con quelli soltanto del suo sèguito) a prìncipi tedeschi ex luterani e decaduti; Dario raffigurato quale un bellissimo gaglioffo dai modi americaneggianti, i militi e guerrieri somiglianti per mentalità ai moderni carabinieri o ad altri armieri e troppo inetti per usar armi da fuoco... I pareri degli studiosi, posti in causa da filmati di loro affermazioni, o sopravvalutati o addirittura fraintesi — interviste stesse rischiando di defraudare stessi intervistati a causa di collocazione delle stesse — e le incongruenze storiche presentate per estremi drammi...
Ma vera storiografia occidentale terminava ricerche sue ponendo degli interrogativi:
se Alessandro davvero morì per malattia dovuta a ferita conseguita in ultima battaglia, fino a che punto avrebbe potuto riaccompagnare i Suoi sulla via del ritorno? E se questa era terrestre per i Suoi, ma non ugualmente era per Lui, dove loro avrebbero mai potuto testimoniarne direttamente morte, o chi altri veramente? E come si spiega l'accadere di una malattia per uomo descritto quale del tutto esente da problemi di salute?
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(Sèguito del resoconto suddetto:)

La storiografia orientale ed araba aveva negato giovane morte di Alessandro invitando occidentali a ridecifrare racconti originali ad essi a disposizione, cosa che era stata fatta e stabilendo che i fatti inerenti morte del padre Filippo erano riferiti ad accadimenti ma non precisi riguardanti il figlio Alessandro e che dunque se costui fosse morto molto tempo dopo quanto generalmente creduto da taluni allora era morte del padre da collocarsi molto tempo dopo, cui fatti eran in origine riferiti per sèguito di altri, questi a sua volta riferiti a figlio ma senza vere specificazioni di accadimenti; per questo credendo taluni a morte per malattia del figlio, si credeva morto ed ucciso il padre ma ciò solo per stima di anni non ancora passati ad ultimi naturali... Però siffatta riduzione a reali nozioni realmente disponibili col tempo fu nuovamente messa da parte... ed attualmente purtroppo dopo nuovo riemergere di limiti storiografici occidentali di nuovo si sta tentando di avvalorare credenze come fossero dati e non eventuali opinioni storiche. La vera storia tradizionalmente disponibile a studiosi esclusivamente dedicati ai racconti occidentali non offre alcun racconto certo su morte di Alessandro Magno e neppure del padre Filippo e neanche di periodi biografici... — Forse anni più lunghi, giorni che duravan tantissimo di più per rallentamenti solari esorbitanti, questi poi allora davano illusioni?
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

I veri studiosi passato tanto tempo da primi e successivi racconti non avvalorano le opinioni, anzi raddoppiano forza degli interrogativi; che i falsi dotti invece tentano di abolire... E chi assembrava il materiale di suddetto documentario tentava di stabilir troppo e finendo col non rivelare propria inadeguatezza ad ingenui spettatori, quasi quasi costretti pure a valutare dinamiche di lotta o combattimenti impossibili a raccontarsi se non a chi erede diretto di medesime capacità o per discendenza o per ispirazione.
A far sembrare il tutto più di un tentativo, sentenziosità vaga e permeante ogni comunicazione del documentario stesso, ciò in verità un abuso proprio troppo grave ai danni della saggezza arcaica della Grecità antica e medioevale ed attuale: infatti da tale saggezza (di cui anche io a parte sono e quale parte attiva restando fatalmente) veramente giunse, è giunto, giunge monito a notar ingenuità dell'eroismo omerico nonché post-omerico ma non invito a ritenerne giudicabilità; e sia Nuovo Testamento che Antico Testamento biblici confermano tale non giudicabilità pur non negando ingenuità di tali eroismi e non ammettono nulla di più a riguardo poiché il peccato universale che dottrina biblica riferisce invero per parte di umanità può esser solo la indegnità dell'altra restante e solamente a greci di ambienti giudaici tale dottrina attribuendo passati errori imputabili e neanche per nuovo presente di stessi ambienti!
Alcuni storici, senza pensare eventi estremi contemporanei, tentano di negarne stessi accadimenti in atto, nei quali parte di umanità si è resa senza futuro o senza ugual futuro per propria contrarietà volontaria con l'altra che non ha bisogno di darsi giudizi morali e che istintivamente aveva rifuggito e rifuggeva e rifugge dall'opporsi a vere Leggi (a questa altra umanità io sono sempre appartenuto).
Dunque invece che immaginar stesso Dario un triste figuro, anche di costui devesi ipotizzar altro accadere, perché se ne crede morte credendo che la affermazione di Alessandro, l di doverlo incontrare per sapersi se davvero in odio contro di lui, fosse per cieco desiderio di dargli morte ed invece questo è falso, tal errore praticato da alcuni storici evidenziandosi incapacità di codesti storici a sapere cosa significava e sempre significa esser greco e potente in mezzo a nemici potenti e non greci e cosa di altro la parola vendetta può significare oltre che ripetizione di violenza; tantoché le stesse maledizioni di Dario non erano proponimenti; datoché per chi saggio o potente dire di propria vendetta indica vendetta ai danni di un destino terminale da porre senza inizio prima che possa accadere e togliendone principio con sconfitta di eventuali reali empi od eventuale reale empio ma non ripetendone presunta violenza anzi col non ripeterne e comunque (e non in ogni caso) agendo per necessitare la empietà a porsi contro se stessa in presente e futuro; e tutto ciò è etica naturale, che la vita greca non saprebbe mai eludere, non arbitraria pietà religiosa da proporre per morale tantomeno da imporre quale sentenza contro passati o presenti o futuri greci o a questi ultimi uguali.
(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Dopo ultima parte del suddetto resoconto, allego considerazione suddetta, che pongo però in parentesi:

(In Italia, dove sui giornali appaiono continuamente diciture errate sui carabinieri dello Stato, che in realtà soltanto militi posson ad opportuna occorenza esser definiti non militari, il tentativo di documentario va in onda accompagnato da pretestuose e troppo pretenziose affermazioni di presentatore, in tal caso non in vero ruolo di autentico storico; per giunta va in onda su televisione di Stato, canale RaiStoria...
In periodo durante cui, per strada e non solo, troppa gente protesta contro usi ed azioni in accordo con antichità ma in contesti contemporanei... —Con ciò ultimo mi riferisco in particolare ad utilizzo di caschi ovvero elmetti da parte di motociclisti; contro cui le proteste riescono ad essere impedenti talvolta, talaltra disastrose, quando non inette a ledere, perché accadono in forza di continue menzogne, falsità, incompetenze e perché accadono per volontaria irrazionalità e sentimentalismo che si fonda sul timore per protezioni fisiche e sulla paura per preventive o non comuni capacità; perché chi protesta contro caschi ovvero elmetti dei motociclisti propende per abusi che tenta di spacciare per vere azioni di guerra o di difesa da aggressioni ed invece ledendo altrui diritti a liberi spostamenti, anche diritto di farne mediante disciplina del motociclismo e cose solo con essa realmente usufruibili o solo per essa fatte; ...e troppi fingono che si possa essere motociclisti inadeguati ma il motociclismo è una di quelle azioni che si fanno per adeguatezza soltanto! Analogalmente le guerre di Alessandro eran fatte per avversare solo omicidi o torti gravissimi contro vita con uguali conseguenze di morte; costui non fondava propria condotta solo sulla lotta contro i tempi avversi (cosa che da sola fonda e costituisce la lotta del centauro e nella fattispecie che ho citata la lotta del motociclista) però il resto era adeguato solo a fermare delitti e violenza, allorché di umane presenze impossibili nel mondo cui migliorar morte già in atto non ve ne erano. Certo gli Stati attuali non hanno etiche tanto rigorose ed ammettono difese anche da parzialmente incapaci o parzialmente capaci; tanto che gli italiani carabinieri posson sparare per sola difesa senza obbligo di sparar già morenti né hanno compito di disintegrar cancri o cancrene sparando; eppure armi da fuoco sono e sarebbero adatte a romper cose veramente di troppo e quindi ovviamente eccezionalmente e straordinariamente anche a distruggere intrusioni fisiche nei corpi e non si può scusare chi avendo paura dell'etica antica la condanna... né c'è da accettar scuse anche perché l'attuali parzialità di difese di Stato sono a loro volta accettabili solo se sottoposte a stesse etiche antiche od uguali; ed invece distrattamente Stati hanno consentito disvalori e favorito oblii che han dato spazio ad uso di armi improprie spacciate per strumenti per fare difese, perché di fatto sono improprie per esempio (esempio né secondario anzi primario) le armi elettriche se usate in contesti non di guerra quali sono i contesti entro cui accadono le aggressioni, ugualmente altre non convenzionali e mai del tutto determinate negli effetti reali non teoricamente postulati...
Tanti i torti accaduti anche da chi in Stati politici, che il genere umano sta cambiando e non sarà più lo stesso, lo si nota dalla insostenibilità antropologica di molte umane presenze anche in stessi Stati politici; ma per restar genere numeroso, bisogna che i torti non accadano più e dovrà ciò succeder presto; altrimenti i colpevoli dovranno essere abbandonati alla morte a loro offerta dal mondo e questa già in molti casi esistendo oramai per pochi o tanti di costoro. MAURO PASTORE)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio penultimo messaggio la espressione:
'la affermazione di Alessandro, l di doverlo'
sta per:

la affermazione di Alessandro, di doverlo .

Reinvierò tal messaggio corretto ed anche successivo.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

I veri studiosi passato tanto tempo da primi e successivi racconti non avvalorano le opinioni, anzi raddoppiano forza degli interrogativi; che i falsi dotti invece tentano di abolire... E chi assembrava il materiale di suddetto documentario tentava di stabilir troppo e finendo col non rivelare propria inadeguatezza ad ingenui spettatori, quasi quasi costretti pure a valutare dinamiche di lotta o combattimenti impossibili a raccontarsi se non a chi erede diretto di medesime capacità o per discendenza o per ispirazione.
A far sembrare il tutto più di un tentativo, sentenziosità vaga e permeante ogni comunicazione del documentario stesso, ciò in verità un abuso proprio troppo grave ai danni della saggezza arcaica della Grecità antica e medioevale ed attuale: infatti da tale saggezza (di cui anche io a parte sono e quale parte attiva restando fatalmente) veramente giunse, è giunto, giunge monito a notar ingenuità dell'eroismo omerico nonché post-omerico ma non invito a ritenerne giudicabilità; e sia Nuovo Testamento che Antico Testamento biblici confermano tale non giudicabilità pur non negando ingenuità di tali eroismi e non ammettono nulla di più a riguardo poiché il peccato universale che dottrina biblica riferisce invero per parte di umanità può esser solo la indegnità dell'altra restante e solamente a greci di ambienti giudaici tale dottrina attribuendo passati errori imputabili e neanche per nuovo presente di stessi ambienti!
Alcuni storici, senza pensare eventi estremi contemporanei, tentano di negarne stessi accadimenti in atto, nei quali parte di umanità si è resa senza futuro o senza ugual futuro per propria contrarietà volontaria con l'altra che non ha bisogno di darsi giudizi morali e che istintivamente aveva rifuggito e rifuggeva e rifugge dall'opporsi a vere Leggi (a questa altra umanità io sono sempre appartenuto).
Dunque invece che immaginar stesso Dario un triste figuro, anche di costui devesi ipotizzar altro accadere, perché se ne crede morte credendo che la affermazione di Alessandro, di doverlo incontrare per sapersi se davvero in odio contro di lui, fosse per cieco desiderio di dargli morte ed invece questo è falso, tal errore praticato da alcuni storici evidenziandosi incapacità di codesti storici a sapere cosa significava e sempre significa esser greco e potente in mezzo a nemici potenti e non greci e cosa di altro la parola vendetta può significare oltre che ripetizione di violenza; tantoché le stesse maledizioni di Dario non erano proponimenti; datoché per chi saggio o potente dire di propria vendetta indica vendetta ai danni di un destino terminale da porre senza inizio prima che possa accadere e togliendone principio con sconfitta di eventuali reali empi od eventuale reale empio ma non ripetendone presunta violenza anzi col non ripeterne e comunque (e non in ogni caso) agendo per necessitare la empietà a porsi contro se stessa in presente e futuro; e tutto ciò è etica naturale, che la vita greca non saprebbe mai eludere, non arbitraria pietà religiosa da proporre per morale tantomeno da imporre quale sentenza contro passati o presenti o futuri greci o a questi ultimi uguali.
(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Dopo ultima parte del suddetto resoconto, allego considerazione suddetta, che pongo però in parentesi:

(In Italia, dove sui giornali appaiono continuamente diciture errate sui carabinieri dello Stato, che in realtà soltanto militi posson ad opportuna occorenza esser definiti non militari, il tentativo di documentario va in onda accompagnato da pretestuose e troppo pretenziose affermazioni di presentatore, in tal caso non in vero ruolo di autentico storico; per giunta va in onda su televisione di Stato, canale RaiStoria...
In periodo durante cui, per strada e non solo, troppa gente protesta contro usi ed azioni in accordo con antichità ma in contesti contemporanei... —Con ciò ultimo mi riferisco in particolare ad utilizzo di caschi ovvero elmetti da parte di motociclisti; contro cui le proteste riescono ad essere impedenti talvolta, talaltra disastrose, quando non inette a ledere, perché accadono in forza di continue menzogne, falsità, incompetenze e perché accadono per volontaria irrazionalità e sentimentalismo che si fonda sul timore per protezioni fisiche e sulla paura per preventive o non comuni capacità; perché chi protesta contro caschi ovvero elmetti dei motociclisti propende per abusi che tenta di spacciare per vere azioni di guerra o di difesa da aggressioni ed invece ledendo altrui diritti a liberi spostamenti, anche diritto di farne mediante disciplina del motociclismo e cose solo con essa realmente usufruibili o solo per essa fatte; ...e troppi fingono che si possa essere motociclisti inadeguati ma il motociclismo è una di quelle azioni che si fanno per adeguatezza soltanto! Analogalmente le guerre di Alessandro eran fatte per avversare solo omicidi o torti gravissimi contro vita con uguali conseguenze di morte; costui non fondava propria condotta solo sulla lotta contro i tempi avversi (cosa che da sola fonda e costituisce la lotta del centauro e nella fattispecie che ho citata la lotta del motociclista) però il resto era adeguato solo a fermare delitti e violenza, allorché di umane presenze impossibili nel mondo cui migliorar morte già in atto non ve ne erano. Certo gli Stati attuali non hanno etiche tanto rigorose ed ammettono difese anche da parzialmente incapaci o parzialmente capaci; tanto che gli italiani carabinieri posson sparare per sola difesa senza obbligo di sparar già morenti né hanno compito di disintegrar cancri o cancrene sparando; eppure armi da fuoco sono e sarebbero adatte a romper cose veramente di troppo e quindi ovviamente eccezionalmente e straordinariamente anche a distruggere intrusioni fisiche nei corpi e non si può scusare chi avendo paura dell'etica antica la condanna... né c'è da accettar scuse anche perché l'attuali parzialità di difese di Stato sono a loro volta accettabili solo se sottoposte a stesse etiche antiche od uguali; ed invece distrattamente Stati hanno consentito disvalori e favorito oblii che han dato spazio ad uso di armi improprie spacciate per strumenti per fare difese, perché di fatto sono improprie per esempio (esempio né secondario anzi primario) le armi elettriche se usate in contesti non di guerra quali sono i contesti entro cui accadono le aggressioni, ugualmente altre non convenzionali e mai del tutto determinate negli effetti reali non teoricamente postulati...
Tanti i torti accaduti anche da chi in Stati politici, che il genere umano sta cambiando e non sarà più lo stesso, lo si nota dalla insostenibilità antropologica di molte umane presenze anche in stessi Stati politici; ma per restar genere numeroso, bisogna che i torti non accadano più e dovrà ciò succeder presto; altrimenti i colpevoli dovranno essere abbandonati alla morte a loro offerta dal mondo e questa già in molti casi esistendo oramai per pochi o tanti di costoro. MAURO PASTORE)

MAURO PASTORE