venerdì 20 aprile 2012

Morin, Edgar, La Voie, Pour l’avenir de l’humanité

Paris, Fayard, 2011, pp. 311, ISBN 978-2-213-65560-4  

Recensione di Antonella Ferraris - 29/02/2012 

La riflessione presentata nell’ultimo libro di Edgar Morin, non ancora tradotto in italiano, prende le mosse dalla difficoltà di riflettere sul presente e sulla sua complessità soprattutto perché quest’ultima è sempre più nelle mani dei tecnoeconomisti piuttosto che dei  filosofi. La mondializzazione, iniziata nell’ottocento, si è trasformata in globalizzazione a partire dalla caduta del Muro di Berlino, dando libero sfogo alle pulsioni neo-liberiste del capitalismo selvaggio. 


Questo da un lato ha portato all’emergere dello sviluppo incontrollato di alcuni paesi come la Cina, ma allo stesso tempo alla decrescita di altri e alla diminuzione delle speranze di vita in molti paesi che un tempo si sarebbero detti in via di sviluppo, a problemi ecologici enormi, alla deriva delle relazioni sociali improntate alla solidarietà e all’emergere di una stratificazione sociale rigida: e questa è una descrizione senza dubbio molto semplificata. La Terra (intesa secondo la categoria interpretativa di Morin come Terra - Patria) non è in grado di far fronte ai suoi problemi più pressanti: dal pericolo nucleare al problema della fame ai conflitti. Ciò che è probabile è che essa si avvii verso la propria disintegrazione, quello che invece è ancora possibile è l’avvio di una metamorfosi simile a quella che si verifica negli insetti. Dalla società degli stati, così come è nata nel mondo antico, si deve allora guidare una trasformazione verso una società - mondo, che “ingloberà gli Stati senza sopprimerli” (p. 32, traduzione mia). Se la storia così come noi la conosciamo ha prodotto la civiltà nel bene (gli Stati, l’arte, la filosofia, la società e le sue strutture) come nel male (guerre, distruzioni, schiavitù) occorre una nuova meta - storia, così la chiama Morin che interpreti le capacità vitali dell’umanità alla luce di categorie nuove. Occorre cambiare strada e trovare, appunto, una nuova Via. Per elaborare gli orientamenti che condurranno ad una nuova Via occorre formulare delle dicotomie che non sono delle antinomie in quanto non costituiscono un aut aut ma un e…e: mondializzazione (nella possibilità di comunicare e quindi di formarsi una coscienza universale) e localizzazione (dar valore alle economie locali, ma anche all’autorità politica degli Stati di fronte al capitalismo sovrannazionale); crescere nei servizi e decrescere nel consumismo alimentare e materiale; sviluppare i bisogni spirituali ed interiore e il riappropriarsi di una dimensione interiore del tempo e avvilupparsi nella propria cultura e nel proprio senso di appartenenza; conservare l’agricoltura e l’artigianato, orientare la produzione verso beni più durevoli.  Partendo da questi presupposti, Morin compie una sorta di diagnosi dei metodi riformatori nella politica, nell’economia e in altri campi, ponendo l’accento sulle loro intersezioni ed evidenziando come non sia possibile agire in un ambito singolo. I campi considerati sono la politica (che comprende economia ed ecologia), l’educazione e l’istruzione, la società (strutture produttive, modelli sociali, consumo, lavoro, salute), gli stadi della vita e la condizione umana. Non analizzerò qui tutti gli aspetti della diagnosi di Morin, ma mi soffermerò su quelli che ritengo più significativi.  Il primo ambito è il pensiero politico, in bilico tra realismo e utopia, che, congiuntamente all’analisi del pensiero astratto,  deve essere pensiero della complessità, in grado di sciogliere le interdipendenze individuali e sociali, locali e globali che compongono i vari aspetti dell’identità “trinitaria” dell’uomo così come Morin l’aveva già definita in La Méthode: sapiens/demens, faber/mythologicus, economicus/ ludens.  Dal punto di vista umano Morin definisce politici anche aspetti non strettamente legati alla governance, quali la solidarietà e la convivialità (nell’accezione di Ilich), oltre alla ecologia della vita.  La politica, asserisce il filosofo francese, non può prescindere dalla democrazia parlamentare, ma anch’essa ha evidenziato i suoi limiti. Sotto questo profilo, nella analisi qui presentata, non vi è nulla di veramente nuovo: alla necessità della democrazia delle procedure si affianca la consapevolezza della distanza tra governanti e governati che richiederebbe interventi di partecipazione diretta dei cittadini (Morin cita il caso ben noto di Porto Alegre). Un altro modo di rendere minore tale distanza sarebbe di favorire il reclutamento confuciano dei funzionari di ogni ordine e grado, ma in particolare giudici, insegnanti, alti burocrati, ossia considerando le loro caratteristiche morali oltreché “tecniche”. Resta aperto il problema della valutazione di tali requisiti, che tuttavia non è più una questione politica, ma educativa e che mette in discussione le basi stesse del pensiero. Qui Morin si pone nel solco dei Francofortesi rivendicando l’illusione della piena razionalità e ricordando come la razionalità strumentale sia appunto quella che consente ai padroni dell’economia di distruggere progressivamente il nostro pianeta.  Il paradigma della scienza classica e della scienza moderna, che si vuole in grado di formulare conoscenze “chiare e distinte”, non è in grado di rilevare la sfida della complessità e delle conoscenze multidimensionali. La tradizione filosofica occidentale si è mossa per opposizioni concettuali quando invece ora dobbiamo riconsiderare la presenza la presenza dei contrari, la ragione e il sentimento, l’Uno e la molteplicità, la civiltà e la barbarie. Per questo ritiene fondamentale il ruolo dell’educazione, e soprattutto della formazione umanistica. Le materie scientifiche, pur importanti, insegnano fatti singoli senza insegnare cosa sono i fatti, senza mostrare i processi cognitivi e servendosi spesso delle opinioni dei loro fondatori (l’esempio citato da Morin è quello di Freud) come di un credo non modificabile. Soprattutto è lo zoccolo duro delle nostre esistenze, la convinzione della civiltà di cui siamo portatori che ci fa dimenticare,  in quanto occidentali, che la barbarie non ci ha abbandonato e che continua ad avvelenare le nostre vite sotto forma di invidia odio egoismo, il che in parte spiega l’infelicità di molte nostre vite che cerchiamo di combattere con i farmaci o rifugiandoci nelle dipendenze. La paura della solitudine e l’allontanamento dagli altri dovrebbero spingere gli uomini a ricercare un grado diverso di ”compagnia” ed “empatia”; anche l’etica, tradizionalmente individuale o pubblica, quando si rivolge alla  definizione delle norme che regolano la propria società deve divenire un’etica universale, nel momento in cui l’uomo si rende conto che ogni sua azione e ciò che la determina hanno effetto sulla totalità del nostro pianeta. Il libro di Morin può essere letto su due livelli. Il lettore che già conosce l’autore vi troverà le sue tematiche più importanti, ovviamente a partire dal tema della complessità sino a quello recente dell’educazione, riprese e ricollocate in un quadro veramente complessivo che affronta, forse per la prima volta, tutti i problemi rilevanti del mondo contemporaneo. Resterà forse deluso dal tono in alcuni tratti profetico usato da Morin, che dà più l’impressione di voler costruire una grande utopia sociopolitica, piuttosto che un grande sistema filosofico.  Il lettore non specialista potrà leggere un testo interessante e scritto in modo diretto, che fornisce un quadro generale del mondo e, nella situazione di crisi generalizzata del mondo attuale, indica una possibile via d’uscita.  

Indice 

Introduction générale
Changer de voie? Les voies vers la Voie

Première partie. Les politiques de l’humanité
Chap. 1 Régéneration de la pensée politique 
Chap. 2 Politique de l’humanité 
Chap. 3 Politique de la civilisation 
Chap. 4 La question démocratique 
Chap. 5 La démographie 
Chap. 6 Les peuples indigènes 
Chap. 7 La voie écologique 
Chap. 8 L’eau 
Chap. 9 La voie économique 
Chap. 10 Inegalités et pauvreté 
Chap. 11 La débureaucratisation généralisée 
Chap.12 Justice et répression

Deuxième partie: Réformes de la pensée et de l’éducation.
Chap. 1 Réforme de la  pensée 
Chap. 2  Réforme de l’éducation 
Chap. 3  Démocratie  cognitive et communicationnelle

Troisième partie: Réformes de la societé
Chap. 1 Médicine et santé 
Chap. 2 Ville et habitat 
Chap. 3 Agriculture et campagne 
Chap. 4 L’alimentation 
Chap. 5 La consommation 
Chap. 6 Le travail

Quatrième partie: Réformes de vie
Chap.1 la voie de la réforme de vie 
Chap. 2 La voie de la réforme morale 
Chap. 3 La famille 
Chap. 4 La condition féminine 
Chap. 5 L’adolescence 
Chap. 6 Vieillesse et vieillissement 
Chap. 7 La mort

Conclusion Post - conclusion 

8 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Ritengo che offrire inusitato riepilogo di cronaca e di storia sia cosa preziosa data importanza della pubblicazione di questo libro di Edgar Morin, dal titolo "La Voie Pour l’avenir de l’humanité", peraltro adesso tradotto anche in italiano. Il lettore ingenuo si avveda che nel mio procedere non ci sono divagazioni.

La sociologia quale scienza è stata attività praticata da Edgar Morin anche unitamente ad etica filosofica ma tra i suoi impegni vi fu anche la filosofia stessa datoché non gli era possibile tale unione senza parallela attività di sola filosofia. A sua volta questa filosofia sarebbe restata vana senza volgersi ad esterne saggezze, secondo le esigenze della professione sociologica.
La nascita della sociologia scientifica è circondata ancora adesso da falsi miti ed evidentemente anche al suo nascere lo era, perché i grandi e noti studi scientifici sociologici sorti in Europa non recano direttamente alle origini stesse del rispettivo metodo scientifico, come se esso fosse provenuto da altra Età ed invece si trova riscontro di un grande astio antiscientifico e per niente d'altri tempi, di positiviste illusioni od oscurantisti inganni, tra esaltazioni insensate e scetticismi contraddittori, che impediscono coscienza storica dei fatti che accaddero.
In Francia prima degli studi fondamentali di E. Morin era essenziale la attività di un "Centro studi di sociologia", interno al CNRS ovvero Centro Nazionale Ricerche Scientifiche, con Georges Gurvitch quale illustratore accademico, Georges Friedmann quale accademico ed esperto di beni culturali, Maximilien Sorre quale programmatore di ricerche — questi i loro ruoli principali di fatto che si posson dedurre e che valutati opportunamente servono ad intendere contenuti introduttivi, operativi, professionali dell'Opera di E. Morin "Il Metodo", che di fatto è una identificazione per esclusione - individuazione per inclusione, della possibile prassi scientifica della sociologia.
Questa ultima d'altronde risulta che fosse stata già praticata in Francia da  Pierre-Joseph Proudhon, tanto che in sua opera di politologia 'Del principio federativo' sono di fatto contenute descrizioni scientifiche di sociologia degli ambienti politici, per cui l'analisi di un volere collettivo politico, ovviamente non disponibile ad alcuna ricerca scientifica perché creativo arbitrario e di natura intuitiva non empirica né sperimentale, è unita ad analisi sociologica scientifica di sua origine, la socialità statale. Di tal altro stesso Autore però si trova ideologia filosofica per rinnovata istituzione di scienza, evidentemente perché delle azioni delle prime istituzioni, identificabili in ambienti teutonici in Germania, già non ve ne era comunicabilità in Francia. Proprio di tal Proudhon fu celebre questa sorta di motto evidentemente per altrui non proprio beneficio: "Bisogna collaborare con ogni mezzo per scoprire le leggi della società, i modi in cui si realizzano queste leggi e i processi tramite cui siamo capaci di scoprirle; ma, per il buon Dio!, quando avremo demolito tutti i dogmi aprioristici, non pensiamo di indottrinare a nostra volta il popolo"...
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[questo mio messaggio continua da mio messaggio precedente]

MAURO PASTORE : ...

...Ma a causa di sua intensa attività politica, volta con successo a mostrare e ad abolire rigido formalismo burocratico che lasciava ancora normativamente astratto il possedere privato dei semplici cittadini in Francia e giudiziariamente inaccettabile stesso burocratico registro delle proprietà, in ciò dunque manifestazione, in vari modi e definitivamente indiretti, ed attuazione riuscita di sottrazioni di poteri in eccesso, stesso Proudhon quale filosofo-ideologo di scienza non fu tanto ricordato, anche a causa dell'astioso interessamento di Karl Marx, questo accortosi che nessuna abolizione comunista di proprietà in Francia era possibile data la attività, in parte segreta, dei movimenti anarchici francesi che ottenevano rifondazione degli Statuti di proprietà anche movimentando stessa burocrazia deviata. Ricondotta questa dunque a rettitudine, della sociologia scientifica di Pierre-Joseph Proudhon non se ne seppe capire quasi nulla (anche a causa delle invettive di Karl Marx che fingevano identità religiose inesistenti) e solo negli ultimi anni dopo la tutela giudiziaria normativa delle affermazioni antitotalitarie quindi anche antistaliniste oltre che antinaziste (non si tratta di impedimenti a pensieri ed espressioni di pensieri né di imporre storie o lezioni storiche) le Leggi in Francia recano di nuovo palesi gli eventi passati costitutivi a difesa della libertà di possedere. Per questo àdito sta diventando di nuovo facile decifrare le osservazioni scientifiche di Pierre-Joseph Proudhon, che avevano avuto scopo di difendere patrimoni tecnici ed anche burocraticamente rilevanti nonché di evitare alla Francia che la confusione degli scientismi socialmente improntati e non sociologici si insinuasse in Stato stesso. Marx, che odiava la psicologia occidentale e nutriva sorta di devozione alla fisica newtoniana, di fatto anche rifiutava categoricamente di distinguere tra sociologia filosofica e scientifica e ne anteponeva la sociologia del solo dialogo sociale e marxiani e marxisti ne continuavano ritiuto ed anteposizione, confusivi e confusionari e sotto mentite spoglie scientifiche dato che i primitivi riferimenti di marxiani e marxisti alle scienze utilizzate dagli economisti del suo tempo, per disonesta propaganda erano fatti sembrare elementi di scienze sociologiche. Quando Edgar Morin si occupò di sociologia scientifica in Francia il comunismo-marxismo non era l'unico ma preponderante in forma di filostalinismo o stalinismo e la burocrazia francese era giudicata in base alle imitazioni postume dei marxiani che arrogandosi conoscenze e meriti della anarchia al tempo di Proudhon invece erano contro norme dello Stato e la sociologia scientifica era avversata dalla maggioranza dei comunisti ma non da tutti. Prima e durante e dopo gli interventi politici statali in Francia contro la demagogia antitotalitaria, la sociologia fu nuovamente avversata, da ambienti politici di estrema sinistra di nostalgici o revanscisti. Da tali ambienti è giunta la ossessiva illusione che l'etica professionale della sociologia possa essere replicata in unilaterale forma sociale, che stessi illusi vorrebbero poi dotare di contenuti di non conoscenza e disconoscimento di altrui realtà sociali, riproponendo la vuota confusione marxiana e marxista antiscientifica ed antisociologica e ciò tentando di realizzare per mezzo di altra imitazione, delle sintesi estetiche-filosofiche contemporanee oppure delle ipostatizzazioni religiose-teologiche tradizionali, dunque rifiutando le chiarificazioni pragmatiche e operando per interpretazioni statiche delle proposizioni filosofiche soprattutto politiche.
...

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :...

Di fatto dunque bisogna ben intendere che economia ed ecologia nella pubblicazione di Edgar Morin sono unite adl cosiddetta ecosofia, questa consistente non in costruzioni d'ordini ma in  s o t t r a z i o n e  di fissità.

Il titolo della sua pubblicazione non va trattato da orpello perché è fortemente indicativo: si tratta cioè di usare da tramite il nesso mondializzazione-globalizzazione e dunque secondo il suo verso proprio, di prudenza politica e accortezza sociale; trattasi di di conoscere il mondo per agire nel mondo non viceversa.

Entro reunione non unificazione del mondo della umanità ed entro logica politica globale le scienze sono attuabili solo con accortezza antipositivista e le tecniche solo con valenza positiva ma resta la eventualità dell'inganno nell'insuccesso completo di scienze e nel fallimento tecnologico delle tecniche resesi inette sia in quanto tali sia quali correlati di logiche varie.
Morin avendo affrontato il pericolo della stasi tecnologica-scientifica causata dalla assolutezza tecnoscientifica del globalismo ha potuto ultimamente eludere opportunamente le nuovissime intrusioni di logiche capitalistiche dopo essersi dissociato dalle prepotenze della razionalità associazionista, questa chiusa in manchevolezze percettive, le stesse denunciate dagli illuministi durante Secolo Decimo Ottavo, alienate pure dai valori di conoscenza sociale tratti dalla estetica dell'arte; la sua proposta di azione non è la negazione del patrimonio scientifico e tecnico ed ovviamente neppure è il rifiuto del suo àmbito particolare sociologico e sociale, di cui è una inclusione e non ne è il superamento per tramite di lamentazione di bislacca agenzia etica, quale invece è certo 'cattolicismo' odierno e non più attuale anche se ufficialmente 'corredato' di falsi crediti che paiono in vigore e non lo sono.
Dunque l'Autore incluse in sua recente attività politica filosofica anche azione scientifica. Questa azione si basa sulla sociologia della complessità in particolare sulla constatazione della fatalità di necessità globali quali reazioni ad universali ineludibili istanze.
Questa sociologia si attua teoricamente e praticamente previo riconoscimento dei limiti del sapere scientifico altrimenti la forza delle reazioni anche politiche delle relazioni sociali-globali rifiuterebbe la prassi scientifica o la impedirebbe e non sempre o non solo con estensione di esigenze; di fatto essendo possibilità dei provvedimenti per la globalità in minimo esercizio di accortezze, fossero istintive soltanto o raffinate saggezze e tali accortezze sono del tutto incompatibili con totalitarismo politico e in tutto incompatibili con integralismo religioso.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...


In mio penultimo messaggio 'ritiuto' sta per: rifiuto.

Reinvierò testo corretto di mio riepilogo storico per esigenze di agio di lettura.

Persecutori mi danno grossi tedi da attorno e non solo da molto vicino mia abitazione ed anche brighe con loro minacciosità reale anche contro mia vita, mie cose; ma Internet non è una libreria bensì un sistema di acquisizione dati e basti definitivo invio e le mancate e le imperfette scritture gli scellerati se le servino per rabbonirsi e non preghino impegni di troppo neppure dai miei (eventuali) lettori o dirsivoglia neppure da mie (eventuali) lettrici.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ritengo che offrire inusitato riepilogo di cronaca e di storia sia cosa preziosa data importanza della pubblicazione di questo libro di Edgar Morin, dal titolo "La Voie Pour l’avenir de l’humanité", peraltro adesso tradotto anche in italiano. Il lettore ingenuo si avveda che nel mio procedere non ci sono divagazioni.

La sociologia quale scienza è stata attività praticata da Edgar Morin anche unitamente ad etica filosofica ma tra i suoi impegni vi fu anche la filosofia stessa datoché non gli era possibile tale unione senza parallela attività di sola filosofia. A sua volta questa filosofia sarebbe restata vana senza volgersi ad esterne saggezze, secondo le esigenze della professione sociologica.
La nascita della sociologia scientifica è circondata ancora adesso da falsi miti ed evidentemente anche al suo nascere lo era, perché i grandi e noti studi scientifici sociologici sorti in Europa non recano direttamente alle origini stesse del rispettivo metodo scientifico, come se esso fosse provenuto da altra Età ed invece si trova riscontro di un grande astio antiscientifico e per niente d'altri tempi, di positiviste illusioni od oscurantisti inganni, tra esaltazioni insensate e scetticismi contraddittori, che impediscono coscienza storica dei fatti che accaddero.
In Francia prima degli studi fondamentali di E. Morin era essenziale la attività di un "Centro studi di sociologia", interno al CNRS ovvero Centro Nazionale Ricerche Scientifiche, con Georges Gurvitch quale illustratore accademico, Georges Friedmann quale accademico ed esperto di beni culturali, Maximilien Sorre quale programmatore di ricerche — questi i loro ruoli principali di fatto che si posson dedurre e che valutati opportunamente servono ad intendere contenuti introduttivi, operativi, professionali dell'Opera di E. Morin "Il Metodo", che di fatto è una identificazione per esclusione - individuazione per inclusione, della possibile prassi scientifica della sociologia.
Questa ultima d'altronde risulta che fosse stata già praticata in Francia da Pierre-Joseph Proudhon, tanto che in sua opera di politologia 'Del principio federativo' sono di fatto contenute descrizioni scientifiche di sociologia degli ambienti politici, per cui l'analisi di un volere collettivo politico, ovviamente non disponibile ad alcuna ricerca scientifica perché creativo arbitrario e di natura intuitiva non empirica né sperimentale, è unita ad analisi sociologica scientifica di sua origine, la socialità statale. Di tal altro stesso Autore però si trova ideologia filosofica per rinnovata istituzione di scienza, evidentemente perché delle azioni delle prime istituzioni, identificabili in ambienti teutonici in Germania, già non ve ne era comunicabilità in Francia. Proprio di tal Proudhon fu celebre questa sorta di motto evidentemente per altrui non proprio beneficio: "Bisogna collaborare con ogni mezzo per scoprire le leggi della società, i modi in cui si realizzano queste leggi e i processi tramite cui siamo capaci di scoprirle; ma, per il buon Dio!, quando avremo demolito tutti i dogmi aprioristici, non pensiamo di indottrinare a nostra volta il popolo"...
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

[questo mio messaggio continua da mio messaggio precedente]

MAURO PASTORE : ...

...Ma a causa di sua intensa attività politica, volta con successo a mostrare e ad abolire rigido formalismo burocratico che lasciava ancora normativamente astratto il possedere privato dei semplici cittadini in Francia e giudiziariamente inaccettabile stesso burocratico registro delle proprietà, in ciò dunque manifestazione, in vari modi e definitivamente indiretti, ed attuazione riuscita di sottrazioni di poteri in eccesso, stesso Proudhon quale filosofo-ideologo di scienza non fu tanto ricordato, anche a causa dell'astioso interessamento di Karl Marx, questo accortosi che nessuna abolizione comunista di proprietà in Francia era possibile data la attività, in parte segreta, dei movimenti anarchici francesi che ottenevano rifondazione degli Statuti di proprietà anche movimentando stessa burocrazia deviata. Ricondotta questa dunque a rettitudine, della sociologia scientifica di Pierre-Joseph Proudhon non se ne seppe capire quasi nulla (anche a causa delle invettive di Karl Marx che fingevano identità religiose inesistenti) e solo negli ultimi anni dopo la tutela giudiziaria normativa delle affermazioni antitotalitarie quindi anche antistaliniste oltre che antinaziste (non si tratta di impedimenti a pensieri ed espressioni di pensieri né di imporre storie o lezioni storiche) le Leggi in Francia recano di nuovo palesi gli eventi passati costitutivi a difesa della libertà di possedere. Per questo àdito sta diventando di nuovo facile decifrare le osservazioni scientifiche di Pierre-Joseph Proudhon, che avevano avuto scopo di difendere patrimoni tecnici ed anche burocraticamente rilevanti nonché di evitare alla Francia che la confusione degli scientismi socialmente improntati e non sociologici si insinuasse in Stato stesso. Marx, che odiava la psicologia occidentale e nutriva sorta di devozione alla fisica newtoniana, di fatto anche rifiutava categoricamente di distinguere tra sociologia filosofica e scientifica e ne anteponeva la sociologia del solo dialogo sociale e marxiani e marxisti ne continuavano rifiuto ed anteposizione, confusivi e confusionari e sotto mentite spoglie scientifiche dato che i primitivi riferimenti di marxiani e marxisti alle scienze utilizzate dagli economisti del suo tempo, per disonesta propaganda erano fatti sembrare elementi di scienze sociologiche. Quando Edgar Morin si occupò di sociologia scientifica in Francia il comunismo-marxismo non era l'unico ma preponderante in forma di filostalinismo o stalinismo e la burocrazia francese era giudicata in base alle imitazioni postume dei marxiani che arrogandosi conoscenze e meriti della anarchia al tempo di Proudhon invece erano contro norme dello Stato e la sociologia scientifica era avversata dalla maggioranza dei comunisti ma non da tutti. Prima e durante e dopo gli interventi politici statali in Francia contro la demagogia antitotalitaria, la sociologia fu nuovamente avversata, da ambienti politici di estrema sinistra di nostalgici o revanscisti. Da tali ambienti è giunta la ossessiva illusione che l'etica professionale della sociologia possa essere replicata in unilaterale forma sociale, che stessi illusi vorrebbero poi dotare di contenuti di non conoscenza e disconoscimento di altrui realtà sociali, riproponendo la vuota confusione marxiana e marxista antiscientifica ed antisociologica e ciò tentando di realizzare per mezzo di altra imitazione, delle sintesi estetiche-filosofiche contemporanee oppure delle ipostatizzazioni religiose-teologiche tradizionali, dunque rifiutando le chiarificazioni pragmatiche e operando per interpretazioni statiche delle proposizioni filosofiche soprattutto politiche.
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MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

MAURO PASTORE :...

Di fatto dunque bisogna ben intendere che economia ed ecologia nella pubblicazione di Edgar Morin sono unite a cosiddetta ecosofia, questa consistente non in costruzioni d'ordini ma in s o t t r a z i o n e di fissità.

Il titolo della sua pubblicazione non va trattato da orpello perché è fortemente indicativo: si tratta cioè di usare da tramite il nesso mondializzazione-globalizzazione e dunque secondo il suo verso proprio, di prudenza politica e accortezza sociale; trattasi di di conoscere il mondo per agire nel mondo non viceversa.

Entro reunione non unificazione del mondo della umanità ed entro logica politica globale le scienze sono attuabili solo con accortezza antipositivista e le tecniche solo con valenza positiva ma resta la eventualità dell'inganno nell'insuccesso completo di scienze e nel fallimento tecnologico delle tecniche resesi inette sia in quanto tali sia quali correlati di logiche varie.
Morin avendo affrontato il pericolo della stasi tecnologica-scientifica causata dalla assolutezza tecnoscientifica del globalismo ha potuto ultimamente eludere opportunamente le nuovissime intrusioni di logiche capitalistiche dopo essersi dissociato dalle prepotenze della razionalità associazionista, questa chiusa in manchevolezze percettive, le stesse denunciate dagli illuministi durante Secolo Decimo Ottavo, alienate pure dai valori di conoscenza sociale tratti dalla estetica dell'arte; la sua proposta di azione non è la negazione del patrimonio scientifico e tecnico ed ovviamente neppure è il rifiuto del suo àmbito particolare sociologico e sociale, di cui è una inclusione e non ne è il superamento per tramite di lamentazione di bislacca agenzia etica, quale invece è certo 'cattolicismo' odierno e non più attuale anche se ufficialmente 'corredato' di falsi crediti che paiono in vigore e non lo sono.
Dunque l'Autore incluse in sua recente attività politica filosofica anche azione scientifica. Questa azione si basa sulla sociologia della complessità in particolare sulla constatazione della fatalità di necessità globali quali reazioni ad universali ineludibili istanze.
Questa sociologia si attua teoricamente e praticamente previo riconoscimento dei limiti del sapere scientifico altrimenti la forza delle reazioni anche politiche delle relazioni sociali-globali rifiuterebbe la prassi scientifica o la impedirebbe e non sempre o non solo con estensione di esigenze; di fatto essendo possibilità dei provvedimenti per la globalità in minimo esercizio di accortezze, fossero istintive soltanto o raffinate saggezze e tali accortezze sono del tutto incompatibili con totalitarismo politico e in tutto incompatibili con integralismo religioso.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Ho reinviato anche terzo messaggio dopo i due del riepilogo storico con inclusa correzione, infatti 'adl' stava per: a.

MAURO PASTORE